COS'E' LA PUDDINGA?

 

Cos'é LA PUDDINGA?

Il mare e la puddinga si sposano in quest’incantevole scenario della nostra riviera

Questo mini faraglione é noto con il nomignolo: CAREGA (sedia) per la sua inequivocabile forma. Spesso da ottobre a maggio funziona da osservatorio e trampolino per i cormorani, gabbiani e saltuariamente anche aironi. Lo scoglio si trova lungo la passeggiata tra Santa Margherita e Paraggi. Un esemplare di Pino d’Aleppo lo sovrasta offrendo uno scorcio tra i più suggestivi della zona.

Chi ama passeggiare in mezzo alla natura nostrana, si sarà accorto che a partire dalla zona di mare sottostante il convento della Cervara e proseguendo in direzione Portofino, gli scogli sembrano artificiali.

Le pietre ovali e rotonde appaiono impastate con una sorte di cemento, come se migliaia di antichi muratori si fossero messi al lavoro per ordine  di un fantomatico e stravagante Signore d’altri tempi. Invece, quella forma di stramba architettura marinara ha un nome, si chiama puddinga. Se ne vedono pochi esemplari nel mondo e noi siamo tra i pochi testimoni, per lo più distratti e disinteressati, che si ritengono dei privilegiati osservatori.

In questa carta geologica del Promontorio del Parco di Portofino, la parte superiore rappresenta il la roccia di calcare, mentre la parte inferiore quella di puddinga o conglomerato.

Il Promontorio di Portofino si snoda per 13 km, con coste rocciose che degradano dolcemente in mare. La puddinga di Portofino e il calcare del Monte Antola coesistono formando due entità geologiche distinte. Il monte Antola (1597 mt s.l.m.) è situato nella zona tra le quattro province  di Genova, Alessandria, Piacenza e Pavia. E’ la cima più elevata dell’omonimo parco e si trova sul crinale che raccorda l’alta Valle Scrivia con l’alta Val Trebbia. Si distingue per la sua sommità erbosa, a forma piramidale, sopra la quale si innalza una croce. Ai piedi della vetta sorge una piccola cappella.

La baia di Paraggi ed il mar color smeraldo appena schiarito dal riflesso della puddinga

I geologi preferiscono usare il termine tecnico conglomerato e fanno risalire la sua nascita a circa 30 milioni di anni fa. Si tratta di una roccia sedimentaria composta da ciottoli trasportati  da corsi fluviali o correnti marine.  In Liguria si può trovare nella zona del monte Maggio e del monte Antola, oltre che nel promontorio di Portofino. Scientificamente, questa particolare roccia è costituita: da ciottoli rotondi e ovali di varia grandezza cementati da una matrice calcareo arenacea o marnosa. Oppure, viene anche definita: roccia sedimentaria costituita da frammenti tondeggianti cementati con leganti a base di calcare, silice o argilla che fa pensare ad una sedimentazione in ambiente marino.

Il lettore si chiederà da dove derivi il curioso nome puddinga? E’ presto detto. Pudino é la voce usurpata agli Inglesi (PUDDING) che più comunemente corre nella forma ‘budino’. (Torta composta in varie maniere, nella quale sogliono entrare come ingredienti l’uva di Corinto e frutta candita). Ma la nostra puddinga, purtroppo, non é commestibile e rappresenta proprio un’altra sostanza che ricorda il ‘pudding anglosassone’ soltanto nel rimescolamento degli ingredienti pietrosi. Abituati, ormai, ad accostare la roccia di puddinga soltanto al lato mare del Promontorio di Portofino, rimaniamo sorpresi nello scoprire che anche l’entroterra di Genova ci offre spettacolari scenari come mostra la foto qui sotto.

Scenografici torrioni di puddinga

Alta Valle Scrivia. Il castello dei Fieschi a Savignone si trova incastrato su un roccione di puddinga. Fu un tempo fortezza e residenza padronale nonché oggetto di battaglie e assedi.

Altri poderosi blocchi rocciosi di puddinga sono conosciuti a livello scientifico come Conglomerato di Savignone, chiamato cosí proprio per la particolare diffusione che ricopre in Valle Scrivia (Monte Maggio, Monte Reale, Savignone), ma anche in Val Borbera (Ripa di Rocchetta L. Strette di Pertuso).
Osservandone gli svettamenti sembra di vedere un’antica colata di cemento con tantissime pietre di fiume catturate e ‘annegate’, con cui la natura impartisce un’innovativa tecnica costruttiva ai posteri. Questo conglomerato si é formato circa 25 milioni di anni fa (Oligocene) in seguito ai movimenti della crosta terrestre causati dalla deriva dei continenti; geometricamente si sovrappose poi ai calcari del Monte Antola.

Laddove sono presenti le puddinghe, il paesaggio assume un aspetto ripido e scosceso, mentre i corsi d'acqua sembrano seguire percorsi obbligati tra la dura roccia oligocenica.

Un altro raro e stupefacente scenario dello stesso tipo geologico, lo troviamo nella Val Vobbia, dove le alte strutture rocciose risultano essere i torrioni del Castello della Pietra e le Rocche del Reopasso, che s’innalzano entrambe dalle gole della valle.
(vedi foto sotto). Le ultime sono costituite da una cresta rocciosa di puddinga e si trovano nell'Appennino Ligure, in valle Scrivia, tra i comuni di Busalla, Crocefieschi e Vobbia, all’interno del Parco.

Il castello della Pietra (nella foto) é un’antica fortificazione sita nel comune ligure di Vobbia, ubicato nell’omonima valle in cui scorre il torrente Scrivia.  La costruzione é incastonata tra le rocce di puddinga e costituisce il più caratteristico monumento dell’entroterra genovese. Polo d’attrazione culturale e paesaggistico del Parco naturale regionale dell’Antola.

Da lontano hanno un aspetto veramente impressionante e si comprende come le popolazioni di queste zone le abbiano chiamate così. Due torrioni di puddinga alti 150 metri circa, dall’aspetto  dolomitico,  si stagliano solitari contro il cielo, spogli, austeri e inquietanti.

CARLO GATTI

Rapallo, 20 settembre 2013

 



...QUANDO S'ANDAVA PER PAGELLI...

 

... Quando s’andava per pagelli ...

 

Le estati del dopoguerra erano calde e di notte si cadeva tra le braccia di Morfeo sotto la zanzariera in giardino, cullati dallo swing che saliva in collina dalla Taverna Azzurra. Eravamo cresciuti in fretta sotto le bombe di Pippetto e c’era una gran voglia di allontanare le paure degli sfollamenti, degli umidi rifugi e dei proiettili che piovevano senza preavviso. Il peggio era passato e con gli amici di famiglia, ogni lunedì, si rendeva omaggio alla vita in mare aperto e poi sulla spiaggia. Mio padre e i suoi amici ci mettevano al remo e noi li portavamo a pescare i pagelli al largo di Zoagli. Mio fratello Pino aveva già una bella cascetta mentre io difendevo il mio posto di lavoro gonfiando ‘a muscolatûa d’un peccetto’ (la muscolatura di un pettirosso)  improvvisando smorfie da vogatore esperto.

 

... Il rito che precedeva la partenza ...

 

 

Il castello negli anni ‘50

L’appuntamento era intorno alle 04 sugli scogli posti di protezione all’antico Castello ‘per fâ a stramüse’ *(stramuggine, chiamata anche tramuise nel ponente genovese). Questi vermi d’acqua di mare, lunghi due o tre centimetri, dimoravano in blocchi di sabbia sommersi e si muovevano in una ragnatela di gallerie sapientemente architettate; oggi, gli amici delle Nagge mi dicono che quelle esche sono in fuga da tempo, ma nessuno sa per quale rotta e perché...

 

 

Un bell’esemplare di pagello, era l’obiettivo della spedizione...

Un tempo questo vermicello copriva interamente l’amo del bolentino e diventava invisibile all’ignaro pagello che rimaneva fregato. Questa preda era il principe del medio fondale, un pesce estremamente combattivo e lo ricordo come un grande ‘ribelle’ anche quando era di taglia modesta. Il pagello era un ambito trofeo di cui fregiarsi al rientro sull’imbarcadero di Langano! Sotto il sole cocente il suo dorso abbagliava come una pietra preziosa e la livrea bruno-rosato sfumava elegante sui fianchi.

La focaccia era ancora calda: “attenzion che no se bàgne” . Il vino bianco era appena uscito dalla ghiacciaia: “attenzion che no s’inverse”. Ogni movimento intorno a quel lungo e pesante gozzo ligure assomigliava ad un rito antico, che ogni lunedì veniva celebrato in onore della dea della pesca e della navigazione. *(Artemide era venerata a Creta come Dictunna, inventrice delle reti).

Nessuno parlava. Il buio disegnava ombre che proiettavano sangue dagli occhi e dalle mani: la mattanza di pagelli nel mare nostrum apriva lentamente il suo palcoscenico.

Non era una facile cattura! Ma Leo, il nostromo di bordo, conosceva le armîe,  *(punti di riferimento a terra) e non si sbagliava mai. Solo lui intuiva i movimenti del pagello sui fondali misti di fango, sabbia, scoglio,  ma che non disdegnava neppure la posidonia.  Leo aveva una specie di grande orecchio che avvertiva il grufolare del pesce, indicava un lato e sussurrava in dialetto misto: “danni un anticchia de remmo!” Sembrava che lo stesse pedinando a 200 metri di distanza e, noi ragazzi, ci sentivamo presi per il c...! Ma alla fine aveva sempre ragione lui.

Neppure da ubriaco o sotto tortura avrebbe confidato a qualcuno i suoi segreti, figuriamoci  alla bassa forza imbarcata... cioé noi. Al solo parlarne gli si gonfiavano le vene del collo e cominciava a sbuffare come un toro.... Era un tabù e basta! C'era di mezzo l'amicizia, la stima, la tradizione, la cultura di generazioni di pescatori della costa e, soprattutto il lunedì, diventato il giorno più sacro della settimana. L’ armîa era il segreto da non profanare, da non spantegâ in gïo ai ciaetezzozi *(da non confidare ai pettegoli) della domenica, anzi del lunedì perché  sarebbe finita la festa!

Già! Ma perché si partiva sempre di lunedì? E’ semplice! Era il giorno di chiusura dei parrucchieri. Leo era uno stimatissimo figaro siciliano di Caroggio Drito, eccellente pescatore con il bolentino, era l’unico rapallese importato che conosceva le armîe dei pagelli nel nostro golfo. Di lui ricordo la carnagione afro-mediterranea ed il profumo dolciastro di quei capelli neri, lisci e lucidi, una simpatica moglie rapallina e una parlata ligure-siciliana che mi risuona ancora oggi nelle orecchie. Che tempi?!

Non so per quale ancestrale prurito...?! Ma si doveva arrivare all'alba sulla fossa dei pagelli. Si diceva che dovevamo essere puntuali con la prima colazione. Nel dopoguerra, tanti erano rimasti rintronati dalle bombe e parlavano con le anime dei defunti, Leo parlava con i pagelli e tutti si fidavano della sua magia.

 

 

Il gozzo ligure

Si vogava alla gran puta con quei remi pesanti del gozzo ligure di Leo, fino a quando un gesto scaramantico segnalava l’arrivo nella la zona P. Leo prendeva i remi in mano e cominciava a fare strane serpentine. A volte la sceneggiata durava anche 15 minuti e alla fine partiva l’ordine: “cala trinchetto”! Noi ragazzi ci eccitavamo a scrutare il viso in tensione degli anziani che mugivano ad ogni metro di lenza salpata, inveivano e poi esultavano quando sentivano il peso del pagello che saliva lottando da quella prodondità. “Belin! U saiâ tre chilli!” Ne ipotizzavano le misure e noi staccavamo lo sguardo dai loro volti solo quando il pagello arrivava sottobordo.

 

 

Il momento tanto atteso

A noi ragazzi, con meno astuzia dei pagelli, succedeva di perderli proprio nell’ultimo strappo contro la falchetta della barca. Era come prendere un colpo basso nel momento che le stavi dando...

 

 

Ognuno si scegli i propri amici...

Erano pagelli rosati che odoravano di mare nostrano, pulito, inconfondibile e poco prima di mezzogiorno, si rientrava alla base. Dove? C'é una baia che oggi pochi giovani conoscono, si chiama Marina di Bardi (Zoagli). A 20 metri dal bagnasciuga c’era un massiccio muraglione costruito dalla Todt germanica come difesa antisbarco. A ridosso di quel muro  le ‘nostre’ madri,  mogli, amiche e qualche invalido rimasto a terra... preparavano il fuoco con la legna che il mare aveva ammucchiato d'inverno. Noi ragazzi remavamo verso terra mentre i vecchi pulivano il pesce con l'acqua di mare. Ho ancora quei profumi salmastri nel naso e la nostalgia di quei tempi nel cuore. Si mangiava, beveva e si scherzava fino al tramonto. I vecchi parlavano ‘grasso’, noi facevamo finta di non capire... era un film di felliniana memoria.

Fascisti, partigiani, bombardamenti e racconti di scontri in collina. Tutto finiva nel vino, nella farinata, nei polpettoni, nell’amicizia, nella ritrovata  libertà e nella speranza di un futuro migliore.

Dalla fossa dei pagelli, Rapallo sembrava scolpita ai piedi di verdi colline che ondeggiavano pulite tra le Crêuze de mä.

Carlo Gatti

 

Rapallo, 20 settembre 2013

 

 


RELAZIONE Attività Mare Nostrum 2010

ATTIVITA’

ASSOCIAZIONE MARE NOSTRUM 2010

Il 2010 ha segnato per Mare Nostrum un Anno di Crescita in tutte le direzioni.

L’Atto di Costituzione dell’Associazione ci ha posto “ufficialmente in gioco”

con il Comune, con il Pubblico, con i nostri Soci, con l’ampliamento dei nostri programmi, impegni e richieste di partecipazione a Convegni, Dibattiti e a prendere posizione sulle problematiche marinare che hanno visto numerosi incidenti navali, ecologici ecc... Il tema centrale della nostra attività, come é noto, é stata la Mostra Annuale al Castello. Mai come quest’anno, l’impegno é stato così gravoso e dispendioso di energie e risorse, ma il risultato é stato eccellente. La famiglia Costa Armatori di Rapallo, alla quale é stata dedicata la mostra fotografica e la pubblicazione, ha risposto con entusiasmo e con altrettanta partecipazione ha risposto la cittadinanza del Tigullio.  Le nuove generazioni, in particolare, hanno scoperto il passato ed il presente di una “grande” famiglia d’imprenditori che tanto ha fatto per la nostra città e per i suoi abitanti durante un secolo e mezzo di storia rapallina. Sotto questo punto di vista, l’annuale pubblicazione (la nona) di Mare Nostrum, redatta da M.Brescia, E.Carta e C.Gatti, ha lasciato una preziosa testimonianza che va ad aggiungersi alle precedenti edizioni lasciando ai posteri pagine di TRADIZIONE storica locale che altrimenti sarebbero cadute nella distrazione e nell’oblio.

SITO INTERNET

Nel 2010 sono proseguiti i contatti del Direttivo per dotare Mare Nostrum di un nuovo strumento di comunicazione: il sito internet. E’ nostra assoluta volontà poter sfruttare questo mezzo di comunicazione informatico perché Il nostro obiettivo finale è la diffusione della nostra passione per il mare, la sua storia, la sua cultura e le sue problematiche. Vogliamo essere presenti in internet con un sito accattivante, che possa incuriosire i giovani e i meno giovani per avvicinarli, tramite un forum permanente, alla conoscenza della nave come risorsa economica umana tanto inestimabile quanto poco sconosciuta nel nostro Paese. Vogliamo entrare in internet per confrontarci con le altre Associazioni che hanno i nostri stessi obiettivi e per promuovere i nostri scritti che sono frutto di esperienza vissuta e degna di essere tramandata. Vogliamo entrare in internet per collegarci con i “liguri nel mondo” e donare ai “rapallini” delle Americhe e dell’Australia i nostri messaggi mensili contenuti in “Rapallo Notizie” che presto si chiamerà nuovamente Il MARE”. Vogliamo entrare in internet per ristabilire il cordone ombelicale con queste comunità lontane che “sognano” la loro bella Rapallo e sperano nei nuovi strumenti di comunicazione per un avvicinamento “virtuale”  di conoscenza e partecipazione alla crescita ed alle problematiche del proprio Paese d’origine. Il sito internet può anche diventare un veicolo di pubblicità in grado di rendere risorse da investire in programmi sempre più ampi.

Concludiamo con un certo orgoglio che la promessa é stata mantenuta. All’inizio del 2011 é partito il SITO-INTERNET dopo soltanto un mese di rodaggio. Si può quindi affermare, con grande soddisfazione, che tutti gli obiettivi che ci siamo posti in questi ultimi anni, sono stati raggiunti. Ringrazio tutti i Soci per l’appoggio incondizionato al nostro lavoro ed in particolare  Emilio Carta, Maurizio Brescia, Nanni Andreatta e Scipione D’Este che sono i veri pilastri di Mare Nostrum. Un particolare ringraziamento lo dedico all’Amministrazione Comunale che ci sostiene economicamente e ci é vicina dimostrandoci grande stima, considerazione e amicizia. Il Presidente Carlo Gatti.

I Contatti Culturali di Mare Nostrum

Gennaio 2010

PUBBLICAZIONE LIBERTY

La prof.ssa Francesca Fauri  ci chiese in visione, nel 2008 la pubblicazione di Mare Nostrum: "I Liberty, le navi che vinsero la Guerra e poi la Pace". (Autori M.Brescia.E.Carta C.Gatti). A pag.153, nota 76, la Prof.ssa ha scritto nel suo libro Il Piano Marshall e l’Italia:  “Un sentito ringraziamento a Carlo Gatti, Emilio Carta e Maurizio Brescia non solo per avermi inviato il prezioso lavoro sui Liberty, ma per i consigli bibliografici e la contagiosa passione per l'argomento”. Francesca Fauri insegna Storia economica dell'Europa contemporanea nella Facoltà di Scienze politiche dell'Università di Bologna, sede di Forlì. Per il Mulino ha pubblicato "L'integrazione economica europea" (2006), "Angelo Costa" (con V.Zamagni, 2007) e "Mezzo secolo di economia italiana" (con P.Battilani, 2008). Ci complimentiamo con la prof.ssa Francesca Fauri  per aver centrato con l’epopea dei Liberty un "obiettivo importante" colmando una lacuna nella bibliografia abbastanza scarna e poco approfondita della nostra storia contemporanea.

La nostra Associazione é sempre attenta e sensibile a ciò che accade ogni giorno nel mondo marittimo e i suoi soci sono quindi sempre pronti allo scambio di opinioni più o meno tecniche via e-mail.

Febbraio-Marzo 2010

INCIDENTE E DANNI NAVE PASSEGGERI: COSTA EUROPA”

Vedi 1° Allegato

28-29 maggio

Mare Nostrum partecipa con alcuni suoi esponenti del Direttivo alle Manifestazioni del GALATA  qui riportate.

Vedi 2° Allegato

Sabato 29.5.

50 ANNI DI DIPLOMA NAUTICO. si é tenuto al KULM di Portofino Vetta l'annuale Festa (organizzata dalla Società Capitani e Macchinisti Navali-1904) per i LUPI DI MARE

(ormai malconci) che si diplomarono mezzo secolo fa. Tra i premiati i nostri soci: Umberto Ricci e il Presidente Carlo Gatti.

Giugno, Luglio, Agosto 2010

TRAGEDIA ECOLOGICA GOLFO DEL MESSICO Per buona parte dell’Estate la nostra Associazione partecipa attivamente con proposte, discussioni e tesi avanzate dal nostro socio esperto di piattaforme petrolifere Pino Sorio.

Vedi 3° Allegato

29.6.2010

Inserimento sul  sito: http://www.tigullionotizie.it della versione pdf dell'ultimo numero del mensile di Mare Nostrum: RAPALLO NOTIZIE

8.8.2010

Presso l’Oratorio dei Neri, nell'Ambito EXPO Rapallo Tigullio, Mare Nostrum é  presente con Emilio Carta e Lorenzo Del Veneziano per un aggiornamento sugli ultimi ritrovamenti di relitti nel Golfo Ligure. Nell'occasione é stato proiettato un inedito filmato.

Vedi 4° Allegato

1.10.2010

Incidente nel porto di Genova del M/traghetto MOBY OTTA

In seguito all’ennesimo incidente portuale avvenuto nel Porto di Genova, si é sviluppata in seno alla nostra Associazione un acceso dibattito.

Vedi 5° Allegato

16.10.2010

AMNI –Torino. Mare Nostrum è stata ospite, con i suoi relatori: C.Gatti, E.Andreatta  presso la sede AMNI -Ttorino di un Convegno che si é tenuto sabato 16 ottobre con l’interessamento della Società Cap. e Macch. Navali di Camogli (della quale i relatori sono soci). Andreatta-Gatti ed altri Capitani di Camogli hanno parlato del Porto di Genova e dei suoi servizi: Pilotaggio, Rimorchio e dei libri che sono stati scritti sull'argomento dai relatori citati.

L'ospitalità dei Marinai di'Italia, presidente dott. Sibille, è stata eccellente ed abbiamo stretto un forte legame d'amicizia con promesse di rivederci presto. Uno dei relatori com.te Titti Figari (camoglino), residente a Torino, ha curato i dettagli organizzativi nella parte che ha preceduto l'incontro. Per l'occasione Nanni Andreatta ha invitato i membri dell'Associazione al suo Museo Marinaro e, molto toccante, è stato l'incontro con G.Pons superstite (predestinato) del naufragio della corazzata ROMA. Nanni A. ha proiettato e commentato per “l'illustre marinaio” un prezioso e raro filmato dell'affondamento. E' stato anche presentato con successo il libro del presidente C. Gatti dedicato all'epopea dei rimorchiatori genovesi: Con le Barcacce nel cuore. Cap. Enzo Camozzi ha parlato dell'importanza della marineria  di Camogli nella storia. Si sottolinea la suggestiva posizione della Sede-AMNI sulla riva del PO, a 100 metri dal Parco del Valentino in una cornice di verde davvero spettacolare. La visita alla sezione centrale del smg PRAVAGNA (del periodo tra le due guerre) è stato davvero interessante per tutti. Il piccolo Museo è ricco di testimonianze e reperti della 2a G.M. e appare curato con molto amore e passione, si tratta di un grande esempio di attaccamento alla Marina e alla Patria.

30.10.2010 - FOTO ACCADEMIA LIVORNO

MARE NOSTRUM ha partecipato, con l’interessamento del Presidente dell’Associazione Culturale IL SESTANTE E.Gaggero (nostro socio) ad una interessante quanto istruttiva visita all’Accademia Navale di Livorno. La foto  qui rappresentata é stata scattata dal personale dell’Accademia e coglie l’imponente partecipazione del gruppo. L’accoglienza é stata veramente “speciale” e l’amicizia con il Com.te Cervino ci ha permesso di visitare l’interessante Simulatore di manovra, la Capella, il Planetario, le Stanze storiche, il celebre “Brigantino”, la Biblioteca ecc... ed infine un ottimo pranzo nella storica Mensa Ufficiali.

Sabato 9 ottobre, alle 9.30,

Importante Convegno, a cura del Museo Marinaro del socio Ernani Andreatta, tenuto da Mare Nostrum ospite del Comando Scuola Telecomunicazioni di Caperana. Relatori i soci: G.Boaretto-E.Gaggero sul tema "Sulla rotta di Colombo"- E.Andreatta-C.Gatti sul tema: "Il porto di Genova nel nuovo millennio" - E.Carta-L.Del Veneziano sul tema: "U-455, il misterioso U-boat". Oltre 200 persone hanno assistito al Convegno ed al successivo dibattito con grande partecipazione ed interesse. Segue la mail di ringraziamento del Comandante F.Scarpetta.

10 ottobre 2010

Da: Francesco Scarpetta <nautarenti@gmail.com>

Comandante della Scuola Telecomunicazioni FF.AA di Caperana-Chiavari

Carissimi Comandanti,

Vi ringrazio per la vostra stupenda professionalità dimostrata ieri e mi riferisco non solo alla completa padronanza posseduta in ogni singolo interessantissimo argomento dai sei conferenzieri ma anche dalla correttezza di ognuno di loro nei confronti dei colleghi. Una simile disciplina è rarissima anche in un consesso esclusivamente militare.

Concordo con il comandante Ernani sull'opportunità di prevedere in futuro massimo due argomenti e concordo inoltre con lui sul fatto che ad ogni comandate  la responsabilità "morale" della sicurezza e della vita dei propri uomini va ben oltre quella penale che eventualmente condividerebbe con il pilota. E ribadisco che la classe dei piloti è una delle più professionali e serie che abbia mai incontrato  nel mio mestiere.

Spero di poter in futuro continuare la bellissima esperienza con tutti voi, in pubblico  e/o in privato, e vi ringrazio ancora per quanto avete fatto ieri che ha goduto meritatamente di un grandissimo successo di pubblico.

Cordiali saluti, Francesco Scarpetta.

Segue la lettera inviata dal Sindaco di Rapallo in segno di apprezzamento per l’attività svolta da Mare Nostrum.

29 a EDIZIONE MARE NOSTRUM RAPALLO 2010

 

 

Comune di RAPALLO

Provincia di Genova

IL SINDACO

C.A.P. 16035 - Piazza delle Nazioni n.4

sindaco@comune.rapallo.ge.it

tel. 0185/680264  fax: 0185/680205

 

Siamo giunti alla 29 Edizione di “Mare Nostrum” che si conferma ormai un appuntamento irrinunciabile per gli appassionati del mare e della marineria.

Quest’anno, tra i diversi temi previsti, emerge quello dedicato alla “Flotta dei Costa” storici armatori liguri particolarmente legati a Rapallo.

La nostra città, da sempre legata al mare, è orgogliosa di ospitare una rassegna culturale così articolata e dal crescente successo.

In quest’ottica il Comune di Rapallo sostiene “Mare Nostrum” vedendo nelle sue iniziative la valorizzazione delle nostre tradizioni.

Un grazie, quindi, a quest’Associazione Culturale che ha saputo aggregare storici, modellisti, uomini di mare e appassionati di questo mondo meraviglioso.

IL SINDACO

Avv. Mentore Campodonico

26.10.2010  INVITO E PROGRAMMA MARE NOSTRUM

Sala Bravo - l’arte e i documenti

MODELLISMO: ARTE E PASSIONE

di Silvano Porcile

presidente gruppo modellisti “Nonno Franco”

Da oltre vent’anni il Gruppo modellisti “Nonno Franco” organizza, con la collaborazione del Comune di Rapallo, mostre che, ad ogni edizione, riscuotono sempre maggiore successo da parte del pubblico e degli appassionati di storia e cultura marinara.

In tali occasioni i visitatori possono ammirare la riproduzione in scala ridotta, più fedele possibile, di navi che sono entrate a pieno diritto nella storia e nella nostra cultura. Gozzi e leudi liguri, golette, storici galeoni, imbarcazioni da pesca e da lavoro, rimorchiatori:

è inevitabile farsi coinvolgere dall’entusiasmo degli espositori che si ritrovano ogni anno per confrontrare opinioni e progetti e sono sempre felici di raccontare come nascono questi piccoli prodigi di abilità navale.

Stand espositivo del locale gruppo della Marina Militare

“Movm Gazzana Priaroggia” di Rapallo e della Lega Navale

Italiana - sezione di Rapallo.

Città di Rapallo

Assessorati alla Cultura

e Pubblica Istruzione

Mare Nostrum” XXIX Edizione

Modellismo navale, Arte, Storia e Tradizioni marinare

ANTICO CASTELLO SULMARE

Dal 6 al 21 Novembre 2010

orario: feriali 15/18

sabato, domenica e festivi 10/12 e 15/18,30

Lunedì chiuso

IL PROGRAMMA

Sabato 6 novembre - ore 10,30 - Sala consiliare

- presentazione della XXIX edizione della Mostra e della pubblicazione

di carattere storico “COSTA. Un pianeta che parla

‘rapallino’ ” curata da Maurizio Brescia, Emilio Carta e Carlo

Gatti, alla presenza degli autori. Sarà proiettato il documentario

“La spedizione sul relitto della Bianca C. a Grenada” di Lorenzo

Del Veneziano. Seguirà cocktail.

Domenica 7 novembre - ore 10: Sala incontri del Gran Caffè Rapallo

sul lungomare V. Veneto: conferenza del dott. Nicola Costa

su “La flotta dei Costa“. Seguirà cocktail.

Sabato 13 novembre - ore 10: Sala incontri del Gran Caffè Rapallo

sul lungomare V.Veneto: presentazione del libro del com.te Carlo

Gatti e del D.M. Silvano Masini “Barcacce nel cuore”. Saranno

presenti l’autore Carlo Gatti e il Com.te Italo Ferraro.

Seguirà cocktail.

Domenica 14 novembre - ore 10: Sala incontri del Gran Caffè Rapallo

sul lungomare V.Veneto: conferenza com.teMario Palombo su

“La gestione dei transatlantici moderni”. Presentano: Emilio Carta

e Carlo Gatti. Seguirà cocktail.

Sabato 20 novembre – ore 10: Sala incontri del Gran Caffè Rapallo

sul lungomare V.Veneto: presentazione del libro di Marinella

Gagliardi “Non comprate quella barca”. Presenta: Emilio

Carta. Seguirà cocktail.

Domenica 21 novembre - ore 18: Antico castello sul mare: chiusura

mostra e saluto ai partecipanti. Seguirà cocktail al Gran

Caffé Rapallo al Lungomare V.Veneto

Domenica 21 novembre/Lunedì 22 Nelle acque del golfo rapallese,

condizioni meteo marine permettendo, sarà alla fonda

la goletta Oloferne a disposizione del pubblico e delle scuole

Amedeo Devoto è nato a Chiavari, nel rione Scogli nel Settembre del 1935. I

suoi "oli su tela", emozionanti per chi li guarda, fanno rivivere l’epoca irripetibile

delle costruzioni dei grandi velieri e della vita legata al mare e alla pesca.

Partecipano gli artisti Amedeo Devoto e Lia Foggetti

La cittadinanza è invitata

Sala BravoL’Arte e i Documenti

SULLE ROTTE DEI CONVOGLI

La Regia Marina, i mercantili italiani e le navi della “Costa” – 1940/1943

di Maurizio Brescia

Nel corso della seconda guerra mondiale, la Regia Marina ebbe tra i suoi compiti principali la protezione delle rotte e dei convogli che – dalla madrepatria – si dirigevano verso i vari fronti di guerra, e verso quello dell’Africa Settentrionale in particolare.

Anche in considerazione di quello che fu il coinvolgimento delle navi della Società“Costa” in questa particolare attività (nel corso della quale alcuni mercantili della Compagnia andarono perduti), presentiamo una rassegna generale dell’attività navale italiana in questo campo con, più nel dettaglio, la descrizione di due specifici eventi che – pur non vedendo specificatamente coinvolte navi della “Costa” – possono essere intesi come fortemente esemplificativi di quella che fu la falcidia di uomini e mezzi della Regia Marina e della nostra marina mercantile, sulle rotte dell’Africa settentrionale, tra il 1940 e il 1943.

Come è ormai tradizione, questa sezione espositiva della mostra ricostruisce fatti, avvenimenti e scontri navali sulla base di una vasta documentazione fotografica che, tra l’altro, comprende numerose immagini tratte dall’Archivio genovese della Famiglia Costa.

LA FAMIGLIA COSTA ARMATORI

di Emilio Carta

La prima villa di famiglia i Costa la realizzarono a ponente di Rapallo, di fronte al molo Langano, lungo la carrozzabile per S. Margherita Ligure. Già, perché le origini degli antenati della famiglia Costa affondano le proprie radici nella vicina S. Margherita (gli antenati sono sepolti a San Giacomo di Corte fin dal 1530) e il Tigullio quindi è stata la culla della famiglia dai tempi più remoti. Basti pensare che la rapallese Villa Costa, poi denominata Villa Grande fu la prima ad essere eretta nella zona.

L’affetto dei Costa per la nostra città è rimasto immutato: ad una delle loro navi venne dato il nome “Langano”, così come durante le feste di luglio una grande M mariana illuminata da centinaia di lampadine si ergeva sulla facciata dell’edificio...

LE NAVI DEI COSTA

di Carlo Gatti

Coraggio e lungimiranza crearono la spinta per quella operosa Linea “C” che fu presente su tutti i mari come massima espressione dell’Armamento Privato Italiano,

fino a tutti gli anni ‘60 del novecento. In seguito, quando lo storico ciclo delle navi di linea giunse al capolinea, i Costa se ne avvidero in tempo e convertirono le proprie unità in navi da Crociera. Purtroppo, non tutte le famose Compagnie di Navigazione seppero “cambiare rotta” in tempo e quasi la totalità fu travolta dall’onda supersonica

degli aerei e chiuse i battenti.

Museo Marinaro

TOMMASINO - ANDREATTA

Vedi 6° Allegato

MARTEDI 7 DICEMBRE

Si é svolta a Palazzo Fasce (Sestri Levante) un’interessante proiezione-DVD dello "specialista" Nanni Andreatta sul Cantiere di Riva Trigoso, navi e vari, come specificato qui sotto. Numerosi soci hanno aderito a questa brillante iniziativa.

COME DA PROGRAMMA PER: "CIMAMERICHE" FILM FESTIVAL DELLA MIGRAZIONE E DEL GUSTO

1) 19 J.B. STAGNARO Volver, "CRONACA DI UN RITORNO"

presentazione del progetto filmico.

2)  "ALLA DERIVA - IL CANTIERE RACCONTA"

Work in progress Italia Argentina

Produzione J.B STAGNARO

3) "RIVA TRIGOSO - "IL CANTIERE E LA SUA STORIA" durata 25'

di Ernani Andreatta

Il programma é composto di spezzoni di films, proiezioni di documentari e commenti di esperti e studiosi su temi storici e teatrali riguardanti l'Argentina e la sua problematica socio-politica del recente passato e forse anche attuale. Il personaggio di spicco, posto sotto la luce dei proiettori, è stato il regista sceneggiatore Juan Stagnaro con il suo "Cronache di un ritorno" e "Alla deriva-Il cantiere racconta". Su questo secondo - work in progress - si è prefigurata l'attuale, incerta e critica situazione del Cantiere di Riva Trigoso che rischia addirittura di chiudere nonostante la sua conclamata e riconosciuta specializzazione nella costruzione di navi fortemente tecnologiche. La delicatezza del tema ha spinto l'Organizzazione a rivolgersi a due specialisti, soci di MARE NOSTRUM: l'ing. Marco Prandoni (ex-Fincantieri) e Nanni Andreatta storico della cantieristica ligure soprattutto per i suoi trascorsi familiari. Ne è scaturito un impegnativo programma di studio, ricerca, ensemble di foto d'epoca, sconfinamenti nella Storia del Leudo ed approfondimenti sulla triste storia delle navi, (ma anche dei personaggi veri) Principessa Jolanda e Mafalda costruite appunto a Riva Trigoso. Il risultato di questo prezioso approfondimento di un comparto eccellente della Liguria, molto vicina a noi, ha prodotto un DVD (durata 25'32") di grande respiro storico che è stato apprezzato più di tante parole accademiche che abbiamo ascoltato...

Mare Nostrum è stata invitata a riprendere il TEMA delle difficoltà della cantieristica

nazionale attraverso ulteriori studi ed approfondimenti che trovano ormai le loro radici soltanto negli archivi di pochi appassionati che si ritrovano come "mosche bianche" nelle nostre Associazioni. Naturalmente ci siamo dati disponibili, anche personalmente, per ripensare un programma che porti maggiormente alla luce questo settore di grande eccellenza del popolo ligure che parte da molto lontano e non può finire sugli scogli dell'indifferenza di tanta stolta politica nazionale. Produrremo materiale e raccoglieremo testimonianze, spero con l'impegno di tutti e che, ne sono sicuro, sicuramente non mancherà.

12 dicembre

Incidente Jolly Amaranto

La tematica é stata ampiamente dibattuta in seno alla nostra Associazione e vi rimandiamo ad alcuni estratti:

Vedi 7° Allegato

18.12.2010

Chiusura dell’anno- RIUNIONE-AUGURI NATALIZI

Cari amici e soci assenti "giustificati".

Ci siamo riuniti numerosi al Gran Caffé Rapallo per lo scambio degli AUGURI NATALIZI e, approfittando della bella giornata e di un accattivante buffet, abbiamo intrattenuto i soci con una relazione sull'attività di Mare Nostrum: risultati,  propositi e programmi, tra cui le varie proposte su come festeggiare il 30° di M.N. - i 150 anni dell'Unità d'Italia e la 10a pubblicazione.

- A proposito di quest'ultima, abbiamo distribuito i nove numeri arretrati ai nuovi soci e, fatto molto importante, abbiamo raccolto le intenzioni a collaborare di alcuni soci molto preparati e ricchi d'idee.

- Le spese sostenute per l'attività 2010 sono rientrate tutte "brillantemente" nel bilancio di previsione come da rapporto del nostro tesoriere dott. D'ESTE.

- Abbiamo raccolto le quote x 2011 e questo ossigeno ci ha spinto nella promessa di realizzare il sito internet che ci dovrebbe proiettare sempre più in alto.

- I nostri ringraziamenti sono partiti in tutte le direzioni ma, sopratutto, a tre persone:

1) Al socio-gestore del Gran Caffé Rapallo Giampiero Gatti che ci offre la sede, la sala-conferenze e ci aiuta con prezzi "familiari" a recitare un ruolo di prestigio in città.

2) Al socio-editore Massimo Busco che con grande coraggio stampa ogni mese 15.000 copie di Rapallo Notizie-Mare Nostrum concedendo il "pulpito" e la diffusione di tutte le nostre idee e realizzazioni.

3) Al socio curatore del Museo Marinaro di Chiavari Nanni Andreatta il quale, con infinito amore...., ci fornisce gratis cultura marinara e sostegno tecnologico. Non parlo dei miei stretti collaboratori perché è come se mi auto incensassi, ma tutti sapete quello che fanno, con quale spirito operano e quanto  tempo e denaro spendano per l'ideale che li lega al MARE NOSTRUM.

- Comunico inoltre con grande piacere che il dott. Nicola Costa si è complimentato con tutti noi per la riuscita della Mostra e degli eventi collaterali ed ha sottolineato in particolare il "successo" ottenuto dalla pubblicazione dedicata alla sua famiglia.

Non vorrei che passasse inosservato il "record" di Mare Nostrum: nel 2010 ben cinque soci hanno pubblicato un libro.

M. Brescia con LE NAVI OSPEDALE ITALIANE –

E.Carta con "U-BOOT 455..."

Marinella Gagliardi Santi con "NON COMPRATE QUELLA BARCA" –

C.Gatti con "LE BARCACCE NEL CUORE" –

U. Ricci con "GLI ARCIPRETI DELLA CHIESA PARROCCHIALE DI RAPALLO" –

Oltre naturalmente alla pubblicazione annuale dedicata ai Costa. Come presidente non posso che essere fiero e orgoglioso nel constatare come la nostra Associazione sia sempre più portatrice e animatrice di cultura marinara, dibattiti, convegni e incontri grazie anche alle altre Associazioni di cui sapete ormai tutto.

- La nostra attività è premiata costantemente da nuove adesioni. Questa mattina si sono aggiunte due signore con il marchio EU, la svedese Anita Kahm e l'rlandese Carousen (?). Mi scuso per l'errata comunicazione del cognome che non ricordo più di tanto.

- Festeggiatissima è stata la nostra "madrina"  Angela Besana, ... anni che, con il suo incredibile entusiasmo, riesce a darci ancora  la carica dopo 20 anni di voga ininterrotta. Chiudo con l' apprezzata proposta del socio Cap. Ricci Umberto di gemellarci con la Pro Loco  del Capitaneato di Rapallo (160 soci).

ALLEGATO N.1

COSTA EUROPA

Febbraio-Marzo 2010 INCIDENTE E DANNI NAVE PASSEGGERI

Mi è stato chiesto da più parti in questi giorni un parere su quanto è successo alla nave passeggeri Costa Europa a Sharm El Sheik. Purtroppo, come sapete, in questi casi i giornali, dovendo riempire delle pagine... scrivono molte inesattezze. Personalmente non sono mai stato a Sharm e non ho la più pallida idea della situazione locale. Non so se è esposta ai venti, ma è probabile, in quanto da più parti ho letto che c'era un tempo pessimo in corso; non è stato scritto se la nave aveva i rimorchiatori attaccati, se c'è stata qualche avaria a bordo in particolare alle eliche trasversali di prora e di poppa, se la nave ha dato fondo l'ancora di sopravvento. Purtroppo si sa che ci sono stati tre morti e molti feriti, quindi si è trattato di una vera e propria tragedia. Come sapete, in questi casi è veramente arduo stilare sentenze e persino immaginarsi come tutto ciò possa essere accaduto. Possiamo solo immaginare che la superficie velica di queste navi da crociera ha raggiunto valori troppo alti che, in certe condizioni di vento, neppure i 5.000 cv delle eliche trasversali di prora e di poppa riescono a compensare. In certi porti croceristici, come sappiamo, mancano addirittura i servizi essenziali come i rimorchiatori, i quali, molte volte non sono neppure all'altezza (tecnicamente) di svolgere certi compiti, come invece succede in Europa. C'è da aggiungere che spesso i comandanti subiscono pressioni di calendario e di orari che gli lasciano pochissimo spazio per decisioni rapide e sensate. A questo proposito, conosco fin troppo bene lo stress cui sono sottoposti i comandanti e piloti locali, che tuttavia alcune volte sono anche vittime di vera e propria sfortuna.

Un tempo, certe situazioni venivano definitivamente archiviate incolpando gli elementi meteo e le Assicurazioni saldavano i conti cercando di salvaguardare il nome della nave, della società e dell'intero settore passeggeri. Oggi le cose sono molto più difficili! Su ogni Ponte di Comando c'è la scatola nera che registra tutte le fasi della manovra: le voci dei manovratori, gli ordini al timoniere, alla macchina, le potenze espresse, le variazioni del vento ecc... I periti delle parti sono quindi in grado di risalire alle cause ed ai comportamenti di ogni membro presente in manovra. Credo quindi  sia inutile, in questo momento avanzare persino delle ipotesi.

Sarà ovviamente un buon argomento da sottoporre al comandante Palombo quando sarà nostro ospite  nel mese di novembre.

Concludo ricordando che la nave "COLUMBUS" dei Costa, nel        fu vittima di un analogo incidente nel porto di Cadice. In quella occasione la nave urtò contro la diga del porto, si aprì una falla nello scafo attraverso la quale entrò un sufficiente numero di tonnellate

d'acqua di mare per farla inclinare, sedersi sul fondo e renderla irrecuperabile. La nave fu poi demolita. A questo punto posso concludere con alcune osservazioni di carattere generale:

a) -  Nonostante le nuove tecnologie applicate in questi anni e messe a disposizione dei manovratori, la SICUREZZA non è mai coperta al 100%. E' aumentata la superficie velica delle navi passeggeri, ma la potenza installata complessivamente a bordo non è ancora sufficiente per difendersi dal fattore "vento".

b) -  Su comandanti, ufficiali e piloti, andrebbero investiti capitali di formazione professionale ancora superiori a quelli in corso. Mi riferisco, per esempio, a corsi su simulatori di manovra avanzati ecc...

c) -  Si ha comunque il sospetto che si parli spesso di "sicurezza", riferendola  alle situazioni tecniche del passato e mai ad una  prospettiva attuale, moderna ed avanzata.

d) - Non mi riferisco soltanto agli armatori che, logicamente, devono fare quadrare in conti per guadagnare ed investire su nuove navi,

il mio pensiero va per esempio alla Michelangelo/Raffaello/ navi di 275 metri di lunghezza che stentavamo a girarle e a ormeggiarle per mancanza di spazi. Oggi, quegli spazi di manovra si sono accorciati, perchè ponte dei Mille - A.Doria  - C.Colombo si sono allungati di cento metri rubando acqua di manovra alle navi, che invece si sono allungate fino a 330 mt. di lunghezza e si sono alzate di 10 ponti rispetto al REX e CONTE DI SAVOIA che erano già lunghe 248 metri.

Detto questo, occorre fare quindi molta attenzione a puntare il dito contro le navi i loro comandanti e gli "operatori dei servizi portuali".

Purtroppo i nostri porti sono tutti di origine medievale e stanno morendo per mancanza di spazi. Il problema è evidentemente politico.

I porti devono nascere in siti nuovi, lontani dalle città, vicino ai nodi autostradali. Per realizzare tutto ciò occorre solo viaggiare, andare a copiare gli autorevoli esempi che ci sono in giro per il mondo e ritornare in Italia con tanta voglia di rimboccarsi le maniche...

ALLEGATO N.2

Venerdì 28 maggio dalle ore 21.00 e fino alle 23.00 il Nazario Sauro diventerà palcoscenico naturale per uno spettacolo imperdibile tra sons et lumières ed effetti pirotecnici.

1.300 posti a sedere disponibili per la cittadinanza e almeno altrettanti in piedi, 130mq di schermi giganti, 68 metri di sottomarino sotto i riflettori, sono i numeri di una serata che si annuncia come un vero e proprio regalo alla città.

A partire dalle 20.00 il pubblico sulle note Swing dell’orchestra musicale NP Big Band, composta da 16 elementi e posizionata sulla terrazza dell’Urban Lab, potrà prendere posto nelle tribune allestiste nella Calata Simone Vignoso - lungo il molo della Darsena dei pescatori - per assistere allo spettacolo che avrà inizio alle 21.30. Sarà lo speaker a dare il via allo spettacolo: un susseguirsi di brevi filmati proiettati su due maxi schermi, posizionati in Darsena, racconteranno attraverso la suggestione delle immagini il passato, il presente e il futuro del Nazario Sauro. I filmati saranno intervallati da testimonianze dei soggetti principali che hanno contribuito all’operazione “Sauro”. La seconda parte della serata, cuore dello spettacolo, promette tra volteggi ed acrobazie sullo specchio acqueo, un evento emozionante e sorprendente. Effetti pirotecnici in tutta la Darsena, in sincronia con una colonna sonora coinvolgente, chiuderanno la serata intorno a mezzanotte.

Il grande spettacolo di festeggiamento, organizzato da Costa Edutainment, è stato ideato e progettato dall’Arch. Umberto Ottino, specialista di eventi in campo marittimo. Nasce dalla volontà di dare lustro al lavoro congiunto dei diversi soggetti, pubblici e privati, che hanno reso possibile l’intera operazione di musealizzazione del sommergibile, nata da un’idea di Pierangelo Campodonico (Direttore Mu.MA).   Dal Mu.MA - Istituzione Musei del Mare e della Navigazione, che con il Comune di Genova è stato il primo fautore di questa operazione, all’Associazione Promotori Musei del Mare, dalla  Regione Liguria al Ministero dei Beni Culturali, dalla Marina Militare, che ha donato il natante alla città, a Fincantieri, che lo ha costruito e restaurato, a Costa Edutainment, gestore del Galata Museo del Mare e del mondo AcquarioVillage di cui il Nazario Sauro è il fiore all’occhiello.

Per l’occasione, l’intera città di Genova sarà vestita a festa: a partire da metà maggio, grazie alla collaborazione dell’ufficio Promozione e del Settore Musei Comune di Genova, 6 striscioni stradali posizionati nelle strade a più alta concentrazione di traffico, oltre 1200 manifesti e 1000 locandine distribuiti nei negozi genovesi, nelle APT delle riviere, in spazi dedicati in musei, teatri e centri commerciali di tutta la regione, inviteranno cittadini e turisti a unirsi ai festeggiamenti la sera del 28 maggio.

Il Nazario Sauro costituisce un’ importante apertura verso l’esterno e la città del Galata Museo del Mare, principale realtà museale ligure per affluenza e attrattività multimediale.

La Darsena, area antistante il Museo,  viene ulteriormente arricchita con elementi storici caratterizzanti la vita in porto quali gru, il recupero della piattaforma ferroviaria, garitte doganali, imbarcazioni ed elementi di carico, la razionalizzazione delle attrezzature da diporto, oltre all’inserimento di elementi di arredo urbano composti da panchine e pannelli espositivi, che completano il Museo a Cielo Aperto Galata Open Air Museum. IL SOMMERGIBILE, INSIEME AL PADIGLIONE AD ESSO DEDICATO (PRE-SHOW) INTERNO AL GALATA MUSEO DEL MARE, SARANNO VISITABILI DAL 29 MAGGIO.

ALLEGATO N.3

GIUGNO-LUGLIO-AGOSTO 2010

TRAGEDIA ECOLOGICA GOLFO DEL MESSICO Per buona parte dell’Estate la nostra Associazione partecipa attivamente con proposte, discussioni e tesi avanzate dal nostro socio esperto di piattaforme petrolifere Pino Sorio.

18.6.2010 - ANDREATTA: LA EXXON/MOBIL/ SHELL hanno le tecnologie per fermare la perdita, ma aspettano di farlo (se mai lo faranno) dopo aver mandato a bagno completo la BP.  OBAMA minacciò di non dare più concessioni per le trivellazioni. A minacce rientrate,  le suddette stavano per entrare in campo e offrirsi per fermare la perdita. Ne seguì una battuta d'arresto nell'attesa, se mai sarà possibile, del fallimento della BP.

In effetti c'è da domandarsi come sia possibile, vista la spaventosa catastrofe ambientale, che le  "care sette sorelle" non siano intervenute in blocco per "dare una mano alla BP" ???

Domanda: se la tesi ha una sua logica nel ruolo strategico dei rapporti di concorrenza tra le note multinazionali,  ai morsi famelici di questi lupi mannari e alle sue vittime come rispondiamo?

19.6.2010-SORIO: Cari amici,

Pino Sorio ci mette a conoscenza di un ulteriore problema:  mentre prima usciva solo greggio dal tubo rotto, ora ha cominciato ad uscire anche gas che a quella profondità si trasforma in metano ed il gas elimina completamente la flora e la fauna causando più danni duraturi nel tempo del greggio che invece galleggia. Riguardo invece all'ipotesi emersa ieri sul complotto anti BP delle altre "sorelle", ci fanno sapere dall'America che un tale criminale comportamento

non sarebbe sfuggito all'incazzatissimo Obama e qualche "vertice" di quelle maxi-aziende sarebbe già in galera. Noi continuiamo a rimanere in ascolto e vi faremo conoscere gli sviluppi di questo giallo internazionale...

ALLEGATO N.4

Navi e relitti: le ultime scoperte avvenute nelle nostre acque

A dicembre saranno oggetto di un libro fotografico e storico affascinante curato da Emlio Carta e da Lorenzo Del Veneziano

di Carlo Gatti

In occasione della giornata conclusiva dell’ExpoRapallo-Tigullio nel giardino pensile dell’Oratorio dei Neri il giornalista Emilio Carta, nostro direttore, e il sub professionista Lorenzo Del Veneziano, hanno presentato in anteprima al pubblico le immagini di diversi relitti, molti dei quali di recente individuazione, che giacciono sui fondali della provincia di Genova.

L’attenzione degli appassionati si è però particolarmente soffermata sulle immagini del sottomarino tedesco affondato tra Portofino e Camogli, l’U Boot 455, e sulla drammatica storia della Carlo Erre, che poi cambiò nome divenendo  Hercules, affondata da un siluro nemico al largo di Sestri Ponente il 23 maggio 1916

Entrambi i relitti, la loro storia e le loro immagini, diventeranno presto un volume la cui pubblicazione è prevista a dicembre, un’occasione quindi per un bel regalo di Natalea.

L’U Boot 455, la cui presenza e i motivi dell’affondamento nelle acque del Tigullio permangono misteriosi, è stato scoperto proprio alcuni anni fa dallo stesso Del Veneziano: “Si trova a circa cento metri di profondità e per scovarlo ho seguito le tracce indicatemi da un amico pescatore che mi aveva segnalato la presenza di un’afferratura sulla quale erano rimaste impigliate le sue reti. La Marina tedesca e quella italiana, da me informate hanno preferito che quella tomba, un vero e proprio sacrario rimanga tale con i corpi dei 54 marinai e ufficiali che si trovavano a bordo del sommergibile.

Il misterioso U Boot 455 sarà inoltre oggetto di un convegno previsto il 9 ottobre a Caperana presso la Scuola Telecomunicazioni. Relatori saranno gli stessi Emilio Carta e Lorenzo Del Veneziano.

Ben diversa invece la storia della Carlo Erre (poi divenuta Hercules) da molti conosciuta come la nave maledetta per il “viaggio del colera”.

Il mercantile era partito da Genova per il Brasile con un carico umano di ben 1400 emigranti. Durante la navigazione scoppiò un’epidemia di colera che falcidiò i passeggeri. Giunta in Brasile la nave venne fatta tornare indietro dalle autorità portuali di sanità e gli emigranti dovettero tornare indietro senza poter toccare la loro terra promessa.

“A rendere ancor più drammatica la vicenda durante il ritorno scoppiò pure un’epidemia di morbillo e i passeggeri esasperati e trattati in modo inumano tentarono addirittura di impadronirsi della nave – racconta Emilio Carta - Alla fine dei millequattrocento emigranti partiti ne rimasero in vita solo quattrocento. Credo sia stato uno degli episodi più brutti e drammatici della nostra marineria mercantile”. Sono oltre trenta  le navi che sono affondate nelle acque della provincia e nel nuovo libro ve ne saranno oltre la metà di recente individuazione ed esplorazione con decine e decine di foto e la loro storia documentata.

ALLEGATO N.5

ALLEGATI MOSTRA MARE NOSTRUM 2010

Lettera del Comandante Buatier

Ma la nave ha un’anima?

Quando cominciai a pilotare le navi, l’Eugenio C. aveva una decina di anni. Era nel pieno della sua potenza e bellezza e manovrarla dava un senso di ebbrezza. Era l’unica nave al mondo ad avere un ascensore privato per il pilota che dalla biscaglina saliva direttamente in plancia.

Il cap.s.l.c. Buatier è stato il comandante storico dell’Eugenio e lo ricordo con grande simpatia perchè l’uomo assomigliava alla sua nave: lo stesso portamento elegante, austero, simpatico e bello. Persino il carattere dei due, e forse anche l’anima,navigavano insieme di comune accordo.

Ed eccoci al punto. Se qualcuno avesse dei dubbi e si chiedesse: “ma la nave ha un’anima?”

Beh! Gli consiglio di leggere quanto segue.

Carlo Gatti

 

AUTOBIOGRAFIA DELL'EUGENIO COSTA

La mia storia comincia a Monfalcone il 21 Novembre del 1964.
Là sono nato, o sono stato costruito, come dicono gli uomini.
Sono stato battezzato in quello stesso giorno.
Per noi navi la nascita si chiama varo ed è, tanto per intenderci, una scivolata in mare lungo lo scalo.
Un grande splash e ci si accorge di galleggiare.
Il battesimo precede la scivolata. 
Una bella ragazza o una signora importante ti spaccano una bottiglia in testa.
Ho saputo che di questi tempi le cose non si fanno più così:niente scivolata in mare.
Le navi vengono costruite a pezzi in un bacino,quando i pezzi sono tutti saldati si riempie il bacino e la nave galleggia.

Ho detto "sono nato", ho infatti un nome maschile:
" EUGENIO".
Eppure essendo nave, sono costretto ad essere femmina.
"A ship is a she." Lo dicono gli inglesi da qualche secolo.
E loro in mare ci sanno fare. Ma in questa storia ho deciso di usare il maschile. E gli inglesi non possono più impedirmelo: non esisto più.
Oltre al sopruso della mia imposta femminilità , appena ho cominciato a guardarmi intorno mi sono reso conto di avere un nome un po' strano: "Eugenio C.". 
Ma cos'era quella "C."?
Le navi concorrenti avevano nomi importanti, di personaggi che tutti conoscevano in Italia e nel mondo.
Solo molto più tardi i miei padroni si sono accorti che quella C non mi rendeva giustizia e fui ribattezzato ( senza bottiglia in testa) "Eugenio Costa", un degno personaggio di quella stirpe.
Mi hanno voluto dire che quelle iniziali erano comunemente usate dagli Armatori genovesi per risparmiare pittura: tante lettere in meno sullo scafo.

La memoria della mia esistenza risale al momento in cui le prime lamiere venivano saldate in quel cantiere di Monfalcone. A quei tempi le navi in cantiere crescevano in verticale: dalla carena alle ordinate, alle murate, alle sovrastrutture.
Finalmente mi hanno montato il cuore ,un cuore potentissimo: la somma dei cuori di 55.000 cavalli!
E poi le ciminiere. Non una dietro l'altra,ma appaiate come due gemelle. E su, su fino all'albero che arrivava in cielo.
E poi mi hanno dipinto di bianco. Non finivano mai di spennellare. Ero lungo duecentoventi metri.
Ed è arrivato il giorno in cui mi è stato chiesto di far vedere cosa sapevo fare.
Mi sono accorto quella mattina che il mio cuore batteva sempre più velocemente. I miei occhi, situati all'estrema prora, (li chiamano, chissà perché, "occhi di cubia") vedevano l'acqua scorrere sulle due fiancate come due precipitosi torrenti. Marciavo a ventotto nodi!

Ma è solo una settimana dopo, da un porto chiamato Genova, che doveva iniziare la mia vita di lavoro.
Ero destinato a trasportare attraverso un Oceano oltre milleduecento passeggeri in vari porti di un continente meridionale. Li ho imparati a memoria i nomi di quei porti.
L'ultimo si chiamava Buenos Aires e si raggiungeva a fatica attraverso un fiume fangoso dal nome immeritato: "Fiume d'Argento".
Più di duecento viaggi in vent'anni.
Ho visto sparire le navi più importanti. Sono finite in maniera dolorosa: bruciate da un incendio, vendute e finite all'ancora in porti remoti, relegate a far da caserma in rade deserte.

Io sono sopravvissuto per tanti anni ancora, anche quando si è saputo che nessuno voleva più partire per quel continente meridionale. O, se dovevano andarvi, lo facevano attraverso il cielo su navi volanti, molto più veloci e senza far la fatica di dover spingere tutta quell'acqua con la prora.
Gli uomini allora hanno scoperto per me un altro mestiere: da transatlantico che ero mi hanno trasformato in "cruise ship", in nave da crociera.
Dovete sapere che gli uomini in quegli anni si sono finalmente resi conto di vivere in un gran bel mondo e ha preso loro la voglia di conoscerlo viaggiando per mare.
E hanno cominciato a imbarcarsi sulle navi e a navigare da un porto all'altro per una settimana, per un mese o addirittura per tre mesi, attorno a questo nostro globo, tornando, alla fine, sempre a casa propria.

Sono stati, quelli, anni di gloria.
Non ho mai dimenticato quei due giri del mondo.
Il Comandante mi ha condotto per la prima volta, e con me tutti i novecento passeggeri, in un paese lontano e misterioso chiamato Cina. Un paese dove nessuno era stato da moltissimi anni.
In questo loro porto cinese chiamato Shangai nessuno aveva mai visto in mare nulla di più bello del sottoscritto.
Non potete immaginare l'orgoglio di una nave bella, bianca e piena di bandiere che domina una città.
Alla fine del secondo di questi viaggi ho avuto l'opportunità di dare una mano al mio Comandante.
Avevamo appena lasciata un'isola chiamata Madeira, quando l'Oceano impazzì.

Non avevo mai visto nulla di simile. Ci siamo trovati in mezzo ad un Golfo che io conoscevo poco.
Era rispettato e temuto da chi andava per mare.
Lo avevo attraversato solo d'estate, col bel tempo di luglio, diretto ai porti del Nord.
Sul Ponte, in quell'uragano, si parlava di Libeccio, un vento mostruoso che alzava il mare.
E non potevo trattenermi dal rollare. Trentasei gradi dicevano sul Ponte.
E tutto dentro di me si staccava, si rovesciava. 
Gli stabilizzatori, specie di palette che sporgevano dalla parte più profonda della carena, erano impotenti.
Il Comandante aveva ordinato ai passeggeri di non lasciare le loro cabine. Pena la ghigliottina.
La punizione del Golfo durò cinquanta ore. Ho trovato riparo a ridosso di un'isola bella - Belle Ile - come dicono i francesi.

Ho saputo con orgoglio di aver ricevuto i complimenti della più importante organizzazione navale del mondo, i Lloyds, per essere riuscito ad attraversare senza danni quel Golfo nella tempesta. La tempesta più spaventosa degli ultimi quarant'anni.
Il Comandante che mi ha portato intorno al mondo e attraverso quella tempesta mi ha lasciato nel 1987.
Alla fine del suo ultimo viaggio, all'arrivo a Genova, mi ha consegnato al suo successore con queste parole : "She's all yours", "E' tutta tua".

Ho continuato per altri anni a viaggiare, con le mie due "C" sulla ciminiere, attraverso mari ed oceani dal Mediterraneo all'Atlantico, dall'estremo Nord all'estremo Sud, fino ad un continente di ghiaccio chiamato Antartide.
Ed è venuto il momento più triste della mia vita: sono stato venduto.
Ho sentito di non contare più niente.
Avevo poco meno di trent'anni. Dicono siano tanti per una nave.

Mi è stato cambiato nome. Niente più "C" sulle ciminiere: sono divenuto la " Edinburgh Castle" e ho lasciato Genova per sempre.
Ho cambiato ancora padrone e nome. Mi hanno dipinto tutto di rosso. "Big Red Boat II" è stata la mia ultima stravagante trasformazione.
Dopo qualche tempo - il mondo era appena entrato nel nuovo secolo - sono stato abbandonato.
Per più di quattro anni sono rimasto legato ad una squallida banchina in un'isola minore delle Bahamas.
A quel punto non mi fregava più nulla di essere maschio o femmina.
Ho avuto ancora un momento di speranza. Ho saputo, anche le navi lo sanno, che un gruppo di uomini di buona volontà, intendeva riportarmi a Genova perché vi rimanessi ormeggiato per sempre come "L'ultimo dei Transatlantici".
A ricordo di una grande era nella storia della navigazione.
Non se ne è fatto niente. Genova non mi ha voluto.
Costavo troppo per la città del " maniman".

Sono stato condotto in una orribile spiaggia al di là di due Oceani e fatto a pezzi.
Condotto un corno! Ci sono andato io con quel quarto di cuore che mi era rimasto.
E' stato come rinascere.
Come quella prima uscita a Monfalcone. Anche se i miei occhi non vedevano il mare scorrere veloce sulle mie fiancate. Adagio, adagio.
Era un viaggio che volevo non finisse mai.
La mia ultima spiaggia è stata Alang in India, il mattatoio delle navi.
Non sono più una nave ma continuo a vivere in ciascuno di quei ferri, grandi e piccoli in cui sono stato suddiviso e riutilizzato: la carrozzeria di un'automobile, la lamiera di una nuova nave, una macchina da guerra, una scatola di sardine.
Ognuna di queste creature ha una vita propria, trasporta,uccide, contiene.

Ma io mi trovo assai meglio in un piccolo pezzo di lamiera che riposa sulla scrivania della persone che mi hanno voluto bene.
Una di queste, che mi ha portato attorno al mondo, tutte le volte che siede alla scrivania mi afferra, mi trattiene e mi sposta di qualche centimetro............

Chissa' perché è come una carezza

Comandante Buatier De Monjeot Piero

EUGENIO C. L’ANIMA

Ciao Bruno,

La tua considerazione apre l'altro fronte dell'argomento sul quale, ognuno di noi, potrebbe scrivere un libro

personale, e sono sicuro che dal confronto generale non ne risulterebbero due uguali. Oltre a Buatier che abbiamo letto, anche Pro Schiaffino scrisse che chiamavano "La Nostra"  una nave "particolare" dell'Italnavi.

Dal "Vascello fantasma" al "Negro del Narcissus", la gente di mare e di penna ha provato ad esplorare il misterioso rapporto nave-marinaio, ma sono rari, perchè è difficile parlare d'amore e di sentimenti in pubblico, sarebbe come fare  outing sulle proprie debolezze e il marinaio, lo sappiamo, preferisce chiudersi in se stesso e continuare a navigare con lo spirito, magari su quella "sua" nave guardando e tastando quel "pezzetto" salvato dalla demolizione come dice Buatier. Per la verità, anch'io

ogni giorno mi guardo l'oblò del "Torregrande" ed il bronzo della "Stella Maris" che si trovava in plancia e... sospiro!

Hai ragione sull'invito a scrivere! Se frugassimo nei nostri ricordi di mare, scopriremmo che almeno una nave ci ha stregato... o viceversa!

Un caro saluto a tutti. Carlo Gatti

Il giorno 17/lug/2010, alle ore 18.21, Bruno Malatesta ha scritto:

Ciao Carlo,

Sarebbe ottimo che ogni tanto si scrivessero delle "autobiografie" simili anche per altre navi (o altri mezzi) che non ci sono più.

Non so se le navi abbiano un'anima, ma sicuramente un pezzo della nostra ce l'abbiamo lasciato sopra...

Grazie e cari saluti, Bruno

Caro Comandante, forse non l'anima in senso letterale, ma sicuramente ha il suo carattere. Non solo in senso tecnico, buona boliniera o buona manovriera ecc., ma il suo stile di comportamento, che le è stato impresso dai suoi comandanti ed equipaggi, che da questi viene preservato, anche nell'avvicendarsi delle persone, e che fa di ogni nave un individuo. Così è in Marina, ove l'Audace era diverso dall'Ardito, il Doria dal Duilio, il Libeccio dal Maestrale, pur essendo tecnicamente gemelle, e così via. Il legame con la "propria" nave è poi struggente sia per il navigante che per il costruttore. Anch'io sulla scrivania ho un frammento di lamiera del mitico San Giorgio (D562), ed ogni tanto tornano a trovarmi i "fantasmi" del mio imbarco; ma il cuore batte anche pensando al Lupo, al Maestrale, al Carvajal, alla Sun Princess o a tutte le altre che ho contribuito a far nascere. Ti saluto cordialmente - Marco

Cari amici,

Sabato 6.11 è salpata la nave di Mare Nostrum dalla Sala Consiliare del Comune, salutata da una cornice di pubblico mai vista prima. Oltre alle Autorità cittadine: il sindaco Mentore Campodonico, l'assessore alla cultura Gianni Arena (nostro socio) ed altri consiglieri comunali, erano presenti all'appuntamento i tanti amici comandanti, ufficiali e marinai  che sempre ci seguono e che molti di loro hanno navigato con la Costa Armatori. Molto apprezzato è stato il film prodotto  dal sub Del Veneziano, presente in sala, realizzato durante  l'ispezione sul relitto della BIANCA C. Hanno portato le loro significative testimonianze di bordo e non solo: il Capo Pilota di Genova Giovanni Lettich, il direttore del Museo Marinaro di Camogli Bruno Sacella, lo storico Pietro Berti e il socio dir. curat. del Museo di Chiavari C.L.C. Ernani Andreatta (n.s.) che tutti conoscete. Graditissima la presenza di molti altri esponenti della marineria e della cultura ligure: i capitani superiori si lungo corso Aldo Mascolo, Carlo Arnoldi, Guido Martini (nostro socio), Pro Schiaffino, L'ex Capo Pilota del porto di Augusta Roberto Donati (n.s.) e la signora prof. Aurelita Persi Donati, consulente artistica della Mostra, l'ex-Capo Pilota Ottavio Lanzola nostro consulente storico, il D.M. Gian Carena, Luigi Pernice nostro consulente informatico e molti altri ancora con i quali mi scuso per la mancata citazione. Ringrazio  il  Capitano Vito Casano  che  ha portato il saluto  del Comando della Caserma Telecomunicazione di Chiavari, centro di Cultura Museale e di supporto logistico di molte nostre iniziative. Colgo l'occasione, infine, per ringraziare il "prezioso" apporto dei soci dott. Scipione Deste  per l'infaticabile lavoro burocratico-amministrativo, il grande grafico Claudio Molfino per la realizzazione dei quadri espositivi preparati con estrema cura dal dott. V.P. Maurizio Brescia, ringrazio infine  il dott. Flavio Vota e l'ing. Marco Prandoni per essersi messi costantemente al nostro fianco in questi faticosi giorni.

L'annuale pubblicazione dedicata alla famiglia Costa è andata letteralmente a ruba. Le numerose famiglie Costa, con il suo massimo esponente Nicola Costa sugli scudi, hanno occupato buona parte della Sala e sono stati spesso citati in diretta.

Ieri domenica 7.11, si è svolto il secondo evento nella sala conferenze del Gran Caffé Rapallo. L'ospite d'onore e relatore è stato Nicola Costa che, attraverso la proiezione di numerose slides, ha rievocato la storia della Azienda familiare non tralasciando i momenti anche difficili incontrati e poi felicemente superati con atti amministrativi coraggiosi. Ne è emerso un quadro molto interessante, per molti aspetti inedito su questi Capitani d'industria del passato che si sono alternati dal 1854 al 1997 e che hanno, in ogni caso, portato tanto lavoro e benessere alle famiglie di Rapallo, di tutta la Liguria e di buona parte dello shipping italiano.

Segnaliamo infine che, in questi due primi giorni, l'afflusso del pubblico in visita alla Mostra del Castello è stato "formidabile". Impeccabile come sempre la

presentazione di Emilio Carta.

Un caro saluto a tutti Carlo Gatti

Cari amici,

Nella sala conferenze del Gran Caffé Rapallo, vi ricordo, che sabato 13.11 presenterò, insieme a Emilio Carta e Nanni Andreatta, il libro   BARCACCE NEL CUORE  che ho scritto con il Direttore di Macchina Silvano Masini, purtroppo mancato. Per barcacce, come certamente sapete, s'intendono i rimorchiatori portuali del porto di Genova di vecchia tradizione che ora riposano in pace da qualche parte... dopo aver lasciato in eredità una grande tradizione di professionalità e di ricordi. Il libro parte dalla storia della Società Rimorchiatori Riuniti e si concentra su quel ventennio 1965-1985 in cui i rimorchiatori genovesi uscirono dal porto

per avventurarsi persino negli oceani. Un'epoca che presto diventò un'epopea di "grandi operazioni marinare": rimorchi d'altomare a corto, medio e lungo raggio,

disincagli, operazioni di salvataggio, agguati nei punti critici ecc... Il libro ospita anche un forum di di 17 racconti firmati dai protagonisti. L'Armatore della Soc. RR

devolve l'incasso della vendita in beneficenza ad una Associazione di bambini del porto, pertanto il costo del libro, peraltro molto ben rifinito ed elegante, sarà molto contenuto. Seguirà la proiezione di un piacevolissimo DVD impregnato dello spirito "portuale" dei barcaccianti che Nanni Andreatta ha ambientato con immagini e musica davvero speciali tra il Molo Vecchio e Ponte Parodi, sede storica ed ormeggio dei rimorchiatori. Il testo è del sottoscritto e si rifà all'atmosfera di quegli anni.

Domenica 14.11 avremo come ospite il Comandante Mario Palombo ex-Costa e Carnival. Mario rappresenta una figura di spicco assoluto per aver avuto il

comando delle navi da crociera più grandi del mondo. Lo sottoporremo a numerose domande ed illustreremo le sue risposte con circa 70 diapositive ed anche un DVD di grandissimo interesse: uragano Emily, mareggiate, onde anomale, scene di bordo, paesaggi fantastici, VIP a bordo, feste ed altro. Passate parole e vi garantisco, visto il programma, che presto prenoterete una crociera presso la Polyviaggi, nostro sponsor.

Salutoni Carlo Gatti

Cari amici,

Sabato 13 e domenica 14 Novembre 2010 abbiamo registrato un notevole flusso di pubblico sia alla Mostra che alle conferenze in programma.

Sabato è stato il nostro turno, e ci siamo messi in gioco con la cornice di due splendidi rimorchiatori: il CILE portuale (del socio Albino Benedetto) ed il CICLONE d'altomare del Museo TTLLCC, (curatore Nanni Andreatta). La presenza dei due modelli ci ha dato il "LA" per spiegare ai "furesti" le differenze tra le due attività e credo che il chiarimento tecnico sia stato molto apprezzato. Sono poi stato sottoposto ad una fitta serie  di domande, da parte di Emilio e Nanni, mirate a sottolineare gli aspetti tecnici, storici  e ambientali in un'epoca (1965-1985) molto "speciale" per la richiesta di rimorchiatori su tutti i fronti a causa della maturata anzianità della flotta mondiale, di cui una parte consistente  veniva avviata alla demolizione, un'altra finiva sugli scogli, un'altra ancora chiedeva soccorso ecc... Da un lato è emerso un quadro preciso sulla scuola di manovra del porto di Genova con i suoi numerosi rimorchiatori; dall'altro, una scuola di coraggio e perizia nautica sui rimorchiatori d'altomare che si avventuravano con due chilometri di convoglio per i sette mari. Equipaggi e mezzi erano uniti da uno spirito di corpo che andò poi dissolvendosi con il "graditissimo" aumento della sicurezza  e del gigantismo navale. Questi due argomenti  sono stati al centro della conferenza del C.S.L.C Mario Palombo, domenica 14.11 -

Mario, amico e compagno di tante manovre portuali a bordo di grandissime navi di cui è stato il più celebre comandante, ha dato con la sua umanità, a volte velata da commozione, un tocco di vera classe d'esperto comunicatore. Mario P. è stato più volte interrotto con applausi a scena aperta.

La sua storia personale ha coinciso con il massimo sviluppo della tecnologia e le misure delle navi. Dai leudi di famiglia, Mario è approdato sul Costa Fortuna di

102.000 tonn. che è stata, alcuni anni fa, la nave italiana più grande mai costruita prima. Un salto progressivo che lo ha costantemente sottoposto a studi continui

sull'automazione ad altissimi livelli. Pochi lo sanno: in Scandinavia, e sicuramente in molti altri stati avanzati, chi consegue il Comando è un laureato a tutti gli effetti. Il fatto non aggiunge nulla a ciò che si richiede ad un comandante: molto equilibrio e grande senso marinaresco, ma il riconoscimento spiega e giustifica "finalmente" il numero incredibile di esami e aggiornamenti scientifici sempre più approfonditi cui è sottoposto un capitano da quando esce dall'Ist. Nautico fino al "retire".

Vi ricordo che Sabato alle 10.00  (Gran Caffé Rapallo) verrà dato spazio ad un'altra scrittrice di mare, Marinella Gagliardi che sarà presentata da Emilio Carta che sicuramente vorrà aggiungere qualcosa di più particolare sul libro che personalmente non ho ancora avuto il tempo di sfogliare.  La Mostra si concluderà domenica e siete tutti invitati al cocktail di rito alle 18 (Gran Caffé Rapallo). Un ringraziamento particolare al nostro socio Assessore Gianni Arena che ci sostiene molto da vicino, così come il nostro caro amico e socio Umberto Ricci, "recentissimo" autore di un libro di storia ecclesiale rapallese andato quasi esaurito in pochissimi giorni.

Un grazie a tutti i soci che ci aiutano, specialmente a coloro che in silenzio ci sostengono e ci sono sempre vicini. Carlo Gatti

EVENTI

MOSTRA MARE NOSTRUM - PRIMA PRESENTAZIONE

"CON LE BARCACCE NEL CUORE"

Nella sala conferenze del Gran Caffé Rapallo, vi ricordo, che sabato 13.11 presenterò, insieme a Emilio Carta e Nanni Andreatta, il libro BARCACCE NEL CUORE che ho scritto con il Direttore di Macchina Silvano Masini, purtroppo mancato. Per barcacce, come certamente sapete, s'intendono i rimorchiatori portuali del porto di Genova di vecchia tradizione che ora riposano in pace da qualche parte... dopo aver lasciato in eredità una grande tradizione di professionalità e di ricordi. Il libro parte dalla storia della Società Rimorchiatori Riuniti e si concentra su quel ventennio 1965-1985 in cui i rimorchiatori genovesi uscirono dal porto per avventurarsi persino negli oceani. Un'epoca che presto diventò un'epopea di "grandi operazioni marinare": rimorchi d'altomare a corto, medio e lungo raggio, disincagli, operazioni di salvataggio, agguati nei punti critici ecc... Il libro ospita anche un forum di di 17 racconti firmati dai protagonisti. L'Armatore della Soc. RR devolve l'incasso della vendita in beneficenza ad una Associazione di bambini del porto, pertanto il costo del libro, peraltro molto ben rifinito ed elegante, sarà molto contenuto. Seguirà la proiezione di un piacevolissimo DVD impregnato dello spirito "portuale" dei barcaccianti che Nanni Andreatta ha ambientato con immagini e musica davvero speciali tra il Molo Vecchio e Ponte Parodi, sede storica ed ormeggio dei rimorchiatori. Il testo è del sottoscritto e si rifà all'atmosfera di quegli anni.

Domenica 14.11 avremo come ospite il Comandante Mario Palombo ex-Costa e Carnival. Mario rappresenta una figura di spicco assoluto per aver avuto il comando delle navi da crociera più grandi del mondo. Lo sottoporremo a numerose domande ed illustreremo le sue risposte con circa 70 diapositive ed anche un DVD di grandissimo interesse: uragano Emily, mareggiate, onde anomale, scene di bordo, paesaggi fantastici, VIP a bordo, feste ed altro. Passate parole e vi garantisco, visto il programma, che presto prenoterete una crociera presso la Polyviaggi, nostro sponsor.

Salutoni Carlo

Cari amici, Sabato 13 e domenica 14 Novembre 2010 abbiamo registrato un notevole flusso di pubblico sia alla Mostra che alle conferenze in programma.

Sabato è stato il nostro turno, e ci siamo messi in gioco con la cornice di due splendidi rimorchiatori: il CILE portuale (del socio Albino Benedetto) ed il CICLONE d'altomare del Museo TTLLCC, (curatore Nanni Andreatta). La presenza dei due modelli ci ha dato il "LA" per spiegare ai "furesti" le differenze tra le due attività e credo che il chiarimento tecnico sia stato molto apprezzato. Sono poi stato sottoposto ad una fitta serie  di domande, da parte di Emilio e Nanni, mirate a sottolineare gli aspetti tecnici, storici  e ambientali in un'epoca (1965-1985) molto "speciale" per la richiesta di rimorchiatori su tutti i fronti a causa della maturata anzianità della flotta mondiale, di cui una parte consistente  veniva avviata alla demolizione, un'altra finiva sugli scogli, un'altra ancora chiedeva soccorso ecc... Da un lato è emerso un quadro preciso sulla scuola di manovra del porto di Genova con i suoi numerosi rimorchiatori; dall'altro, una scuola di coraggio e perizia nautica sui rimorchiatori d'altomare che si avventuravano con due chilometri di convoglio per i sette mari. Equipaggi e mezzi erano uniti da uno spirito di corpo che andò poi dissolvendosi con il "graditissimo" aumento della sicurezza  e del gigantismo navale. Questi due argomenti  sono stati al centro della conferenza del C.S.L.C Mario Palombo, domenica 14.11 -

Mario, amico e compagno di tante manovre portuali a bordo di grandissime navi di cui è stato il più celebre comandante, ha dato con la sua umanità, a volte velata da commozione, un tocco di vera classe d'esperto comunicatore. Mario P. è stato più volte interrotto con applausi a scena aperta.

La sua storia personale ha coinciso con il massimo sviluppo della tecnologia e le misure delle navi. Dai leudi di famiglia, Mario è approdato sul Costa Fortuna di

102.000 tonn. che è stata, alcuni anni fa, la nave italiana più grande mai costruita prima. Un salto progressivo che lo ha costantemente sottoposto a studi continui

sull'automazione ad altissimi livelli. Pochi lo sanno: in Scandinavia, e sicuramente in molti altri stati avanzati, chi consegue il Comando è un laureato a tutti gli effetti. Il fatto non aggiunge nulla a ciò che si richiede ad un comandante: molto equilibrio e grande senso marinaresco, ma il riconoscimento spiega e giustifica "finalmente" il numero incredibile di esami e aggiornamenti scientifici sempre più approfonditi cui è sottoposto un capitano da quando esce dall'Ist. Nautico fino al "retire".

Vi ricordo che Sabato alle 10.00  (Gran Caffé Rapallo) verrà dato spazio ad un'altra scrittrice di mare, Marinella Gagliardi che sarà presentata da Emilio Carta che sicuramente vorrà aggiungere qualcosa di più particolare sul libro che personalmente non ho ancora avuto il tempo di sfogliare.  La Mostra si concluderà domenica e siete tutti invitati al cocktail di rito alle 18 (Gran Caffé Rapallo). Un ringraziamento particolare al nostro socio Assessore Gianni Arena che ci sostiene molto da vicino, così come il nostro caro amico e socio Umberto Ricci, "recentissimo" autore di un libro di storia ecclesiale rapallese andato quasi esaurito in pochissimi giorni.

Un grazie a tutti i soci che ci aiutano, specialmente a coloro che in silenzio ci sostengono e ci sono sempre vicini.

4.12.2010

il libro "U-BOOT 455, il Sottomarino della Leggenda" (30 Immersioni tra i relitti della provincia di Genova), che il socio Emilio Carta ha scritto insieme al sub Lorenzo Del Veneziano, é stato presentato Sabato alla 10 presso l'Oratorio dei Bianchi. Relatrice la giornalista del Corriere della Sera Erika Dellacasa. L'incontro con il pubblico é stato preceduto dalla proiezione di un film-documentario sui principali relitti della Liguria.

Ho già avuto modo di scrivere e di parlarvi di questa opera che va a concludere la TRILOGIA sui RELITTI ITALIANI più importanti. In questa ultima fatica, Emilio e Lorenzo hanno messo a frutto, ognuno nel proprio ambito, il peso di una esperienza in materia di esplorazioni subacquee che dura  da oltre un ventennio e che li pone "meritatamente" ai vertici di questa disciplina che ad ogni scoperta di rilievo, come il caso dell'U-BOOT tedesco, diventa sempre più attraente e affascinante. Il CLUB degli appassionati d'Archeologia Marina si sta espandendo a macchia d'olio ed il successo ottenuto ci ha dato l'occasione di cogliere una nuova emozione.

ALLEGATO N.6

12 dicembre

Incidente Jolly Amaranto

PARTITA da Genova, la portacontainer (Roll-on/Roll-off) della Compagnia Messina aveva fatto sosta a Malta per salpare poi  l’8 dicembre alla volta di Alessandria d’Egitto, dove sarebbe dovuta arrivare a mezzogiorno di ieri 11 dic. «Siamo tesi e preoccupati, ma l’equipaggio sta gestendo in modo brillante e professionale la situazione — diceva ieri sera l’amministratore delegato della ‘Ignazio Messina’, Stefano Messina — Ci preme l’incolumità dei marinai». Messina ha anche garantito che le merci pericolose trasportate a bordo della Jolly Amaranto non potrebbero comunque provocare un disastro ambientale. Tra queste, chiuse in 39 container, ci sono anche pitture, inchiostro da stampa, pneumatici pressurizzati, alcol, liquidi infiammabili e sostanze chimiche. «Tutti prodotti — ha spiegato Messina — sottoposti ai controlli della Capitaneria e che ricadono nella categoria internazionale classificata ‘Imco 3’».

L’Unità di crisi della Farnesina è rimasta in stretto contatto con l’ambasciata e il Consolato Italiano di Alessandria. In serata due rimorchiatori sono partiti dall’Egitto e da Creta. Sul posto sono stati dirottati anche un mercantile e una petroliera.

La nave mercantile italiana, con a bordo 16 marinai italiani e 5 rumeni, ha lanciato il primo segnale d’allarme intorno a mezzogiorno quando il comandante Federico Gatto ha segnalato un’avaria ai motori. Ma la vera richiesta di aiuto (SOS) lo ha lanciato ben più tardi, alle alle 18 di sabato, e pare sia seguita persino la volontà di abbandonare la nave. Nel frattempo, ad Alessandria d’Egitto, i rimorchiatori avevano già acceso i motori per correre in soccorso della “Jolly Amaranto”, ma le proibitive condizioni del tempo li hanno rispediti indietro.

La nave, priva dei motori, si sottolinea dalla HYPERLINK "http://www.guardiacostiera.it/"Guardia Costiera italiana, era di fatto ingovernabile e la forza delle onde rischiava di far saltare gli ancoraggi del carico - una decina i container già finiti in mare - che poteva così finire contro le paratie della nave e aprire una falla. Il movimento di camion e container, inoltre, causava un consistente spostamento del peso del carico da una parte o dall'altra della nave, facendola rovesciare.

L'INCIDENTE (secondo quanto rende noto la Guardia Costiera italiana che è in costante contatto con le autorità egiziane), è avvenuto alle 11.40 locali a circa 50 miglia a nord delle coste egiziane. La Jolly Amaranto è una nave portacontainer di 10mila tonnellate di stazza, lunga 145 metri e costruita nel 1977 della Linea Messina dell'armatore genovese Ignazio Messina -L'SOS è partito dopo un'avaria ai motori che ha lasciato la nave in balia del mare molto mosso. La Jolly Amaranto, che a bordo ha rotabili e container di cui 22 contenenti merci pericolose, ha anche perso in mare otto o dieci container.

Questa è la vera fotografia della Jolly Amaranto. Nel web girano foto fasulle e persino il TG di sabato sera e domenica mattina hanno mostrato un’altra nave di MESSINA sbandata, ma si trattava di una nave degli anni ’60 con bighi e stive.

COMMENTO:

- Ho sottolineato in rosso la data di nascita della nave, 1977.

Una nave, presso certe Marine appunto con la M maiuscola, è considerata vecchia dopo 5 anni. Dopo 34 anni di vita, oggi troviamo persino patetico leggere di onde alte 13 metri.... e di tsunami vari.....che hanno investito la nave e l’intero Egitto ecc..

- Già quando ero in servizio, (sono andato in pensione nel 2000, questa nave arrivava a Genova sempre con  avarie in macchina o all’elica di prora, vedi foto)

- Quante navi della stessa Società sono finite in secca? Ho perso il conto!

- Dalle 11.40, ora dell’avaria, la richiesta d’aiuto (S.O.S) è partita alle 18.00.

- Allora le domande che ci poniamo sono:

C’era davvero quel mare?  E’ stato il mare grosso a causare l’avaria in macchina, oppure la vecchiaia, o la mancanza di manutenzione? La nave non proveniva dall’Atlantico, ma da Malta e da Genova. Possibile che non si fosse manifestato alcun sintomo di  malattia in sala-macchine?

Perché il comandante ha aspettato così tanto a chiedere soccorso in presenza di una avaria tanto grave, con 21 persone a bordo e carico pericoloso? Tutti sappiamo cosa ha sempre trasportato Messina e delle inchieste aperte dalla magistratura a suo carico....

- L’ultima domanda ce la poniamo guardando la foto. Come è possibile che una nave di 34 anni navighi con tanti containers appilati in coperta che gli impediscono persino la visibilità in navigazione ed in manovra?

Ogni ipotesi rimane aperta. Personalmente penso a quel disgraziato equipaggio che pur di guadagnarsi il pane ...

E qui mi fermo...

Il Presidente

Carlo GATTI


GAZZANA PRIAROGGIA Gianfranco, un rapallese d'adozione


GIANFRANCO GAZZANA PRIAROGGIA

Un asso dei sommergibilisti atlantici della Regia Marina nella seconda guerra mondiale

di Maurizio Brescia

(dal n.ro 105 - giugno 2002 - di "STORIA Militare")

Questo articolo trae origine da una sezione - dedicata a Gianfranco Gazzana Priaroggia - della mostra "Mare Nostrum" (giunta nel 2006 alla 25a edizione), organizzata dal Comune di Rapallo e tenuta nel castello a mare della città  ligure tra il 6 dicembre 2000 e il 6 gennaio 2001.  Chi scrive ha curato questo specifico aspetto della rassegna, in ciò² coadiuvato dalla Famiglia Gazzana Priaroggia e dal locale Gruppo ANMI, di cui Gianfranco Gazzana Priaroggia é l'eponimo sin dalla sua fondazione.

Con undici mercantili affondati, per oltre 90.000 tonnellate di stazza lorda, Gianfranco Gazzana Priaroggia - decorato con Medaglia d'Oro al Valor Militare alla Memoria – E’ il sommergibilista italiano che conseguì i migliori risultati nel corso del secondo conflitto mondiale.

In aggiunta ad un'iniziale formazione nell'arma subacquea della Regia Marina  durante la seconda metà  degli anni Trenta, ebbe inoltre - prima di assumere egli stesso la responsabilità  del comando - la possibilità  di affinare ulteriormente la preparazione tecnica e le qualità  militari operando in zona di guerra, in Atlantico, quale "secondo" del comandante Fecia di Cossato.

Nato a Milano il 30 agosto 1912 (figlio del N.H. Vittorio, avvocato, e della N.D. Maria dei Marchesi Cavriani - originari di Novi Ligure), Gianfranco Gazzana Priaroggia seguì la famiglia nei suoi spostamenti in Liguria: a Chiavari durante la prima guerra mondiale, a Genova dal 1920 e, dal 1941, a Rapallo ove ha abitato sino alla sua morte la sorella e ove risiedono tuttora altri componenti del nucleo familiare.

La vicinanza con il mare influì sicuramente sulla scelta di Gianfranco Gazzana Priaroggia di intraprendere la carriera militare nella Regia Marina: entrato all'Accademia Navale di Livorno nel 1931, dopo aver preso parte alle crociere addestrative del 1931 (sull'Amerigo Vespucci) e del 1932 (sul Cristoforo Colombo), venne nominato aspirante guardiamarina nel 1934 e promosso guardiamarina il 20 gennaio 1935.

Dopo una prima destinazione a bordo dell'incrociatore pesante Trento, all'inizio del 1936 imbarcò² sul gemello Trieste, venendo nominato sottotenente di vascello il 16 gennaio.  Pochi mesi dopo, Gianfranco Gazzana Priaroggia  entrò² a far parte della componente subacquea della Regia Marina e, nel breve volgere di quattro anni, venne destinato - con incarichi di sempre maggiore responsabilità  - sui sommergibili Millelire (a bordo del quale prese parte a una missione durante la guerra di Spagna) (1), Sciré, Balilla e Malachite.

Il 22 gennaio 1940 giunse la nomina a tenente di vascello e, con essa, la destinazione a bordo del sommergibile Durbo in qualità  di ufficiale in seconda.  Dopo l'entrata in guerra dell'Italia, Gianfranco Gazzana Priaroggia imbarcò² - sempre come "secondo" - prima sul Malachite e poi (l'11 febbraio 1941) sul Tazzoli, all'epoca al comando del già  famoso capitano di corvetta Carlo Fecia di Cossato.  L'imbarco sul Tazzoli comportò² anche il suo passaggio alle dipendenze del "Comando Superiore delle Forze subacquee italiane in Atlantico", costituito a Bordeaux sin dal settembre 1940.

Sul Tazzoli a Bordeaux

Gli accordi tra la Kriegsmarine e Regia Marina, infatti, prevedevano la partecipazione di quest'ultima alla guerra sottomarina in Atlantico, e la scelta italiana per una base logistico-operativa per i propri sommergibili cadde sul porto fluviale di Bordeaux, ubicato sulla Garonne, a una cinquantina di chilometri a monte della via fluviale d'accesso al Golfo di Biscaglia, originata dalla confluenza della Garonne e della Dordogne nell'ampio estuario della Gironde.

A bordo del Tazzoli al rientro a Bordeaux dopo una missione di guerra in Atlantico. In primo piano, da sinistra: il comandante Carlo Fecia di Cossato e Gianfranco Gazzana Priaroggia (coll E.Bagnasco)

Dalla "B" ("Beta"), lettera iniziale di Bordeaux, venne tratta la denominazione di "Betasom" (Bordeaux - Comando sommergibili) che, da allora, non soltanto nei documenti ufficiali - ma anche nell'immaginario collettivo - avrebbe contraddistinto la base atlantica dei battelli della Regia Marina.

A bordo del Tazzoli Gianfranco Gazzana Priaroggia prese parte a quattro missioni nel corso delle quali il battello italiano affondò² 10 mercantili nemici per un totale di 54.362 tonnellate.  Il comandante Fecia di Cossato fu - sicuramente - un'ottima guida per il suo ufficiale in seconda ( o "tenente", come era allora definito)  che, il 21 febbraio 1942, venne destinato al comando del sommergibile Archimede, anch'esso di base a Bordeaux.

L'Archimede faceva parte della classe "Brin", composta da cinque unità  (Brin, Galvani, Guglielmotti, Archimede e Torricelli) realizzate dai Cantieri Tosi di Taranto, entrate in servizio tra il 1938 e il 1939 e inizialmente armate con un cannone da 100/43 installato su una struttura brandeggiabile posta nella parte alta, verso poppavia, della falsatorre.  Successivamente, il cannone da 100/43 fu sostituito con un pezzo da 100/47 sistemato nella più¹ tradizionale posizione in coperta, a proravia della falsatorre sul ponte di coperta (2).

Il sommergibile Archimede da “grande crociera” nel momento del varo

Al comando dell’Archimede

Con l'Archimede, Gianfranco Gazzana Priaroggia lasciò² Bordeaux per la sua prima missione in qualità  di comandante il 26 aprile 1942, facendo rotta verso le coste settentrionali del Brasile, ma le consistenti misure antisommergibili predisposte nella zona dalle forze navali statunitensi limitarono notevolmente l'operatività  del battello in quell'area.  Cionondimeno, il 23 maggio, venne condotto un attacco contro una formazione navale americana (3) che, però², non portò² ad alcun esito.  Ormai in procinto di intraprendere la navigazione di ritorno, l'Archimede affondò² il 15 giugno il mercantile panamense Cardina facendo rientro a Bordeaux il 4 di luglio.

A sinistra: Una intensa espressione di Gianfranco Gazzana Priaroggia a bordo dell’Archimede. A destra: Sempre a bordo dell’Archimede con alcuni membri dell’equipaggio

Il 10 agosto 1942 Gianfranco Gazzana Priaroggia passò² al comando del sommergibile Leonardo Da Vinci, un battello più¹ grande e più¹ moderno, appartenente alla classe "Marconi" di cui quattro unità  (Maggiore Baracca, Michele Bianchi, Alessandro Malaspina e Luigi Torelli) erano state costruite dai Cantieri OTO del Muggiano e due (Guglielmo Marconi e Leonardo Da Vinci) dai Cantieri Riuniti dell'Adriatico di Monfalcone (4).  Il Da Vinci, varato il 16 settembre 1939, era entrato in servizio il 7 aprile 1940.  Le prestazioni dei battelli classe "Marconi" erano sostanzialmente analoghe a quelle dell'Archimede, ma il progetto di questi sommergibili era di concezione più¹ avanzata e li rendeva maggiormente adatti alle lunghe navigazioni oceaniche.

Nel settembre del 1942 il battello venne sottoposto ad alcune modifiche (sbarco del cannone ecc.) per effettuare delle prove di trasporto e rilascio di un piccolo sommergibile d'assalto, il CA 2, con il quale la X Mas aveva in progetto un attacco a New York. Conclusisi con successo gli esperimenti, il Da Vinci fu riportato in condizioni operative e, il 7 ottobre, lasciò² Bordeaux agli ordini di Gianfranco Gazzana Priaroggia, alla sua seconda missione atlantica come comandante.

Le missioni di Gazzana Priaroggia

A sinistra:

Missione dell'Archimede (dal 26/4/1942 al 4/7/1942)

A) Zona operativa a Nord di Fortaleza
(Brasile)

B) Zona più¹ a settentrione ove il battello italiano venne successivamente inviato
Unità  affondate nel corso della missione:

1) Piroscafo panamense Cardina (15/6/1942)

A destra:

Prima missione del Da Vinci (dal 7/10/1942 al 6/12/1942)

Unità  affondate nel corso della missione:

2) Empire Zeal (inglese - tipo "Empire", 2/11/1942)

3) Piroscafo greco Andreas (4/11/1942)

4) Marcus Whitman (statunitense - tipo "Liberty", 10/11/1942)

5) Piroscafo olandese Veerhaven (11/11/1942)

Il Leonardo Da Vinci nel 1940 (coll.A.Fraccaroli)

Un picchetto di marinai del Reggimento "San Marco", di cui un distaccamento era assegnato a Betasom, presenta le armi al Da Vinci in arrivo a Bordeaux dall'Italia il 31 ottobre 1940. (Coll. E. Bagnasco)

Il passaggio al Da Vinci

"Betasom" aveva nuovamente assegnato al battello una zona di operazioni al largo della costa brasiliana (nel caso specifico a NE di Capo San Rocco) e in quest'area - tra il 2 e l'11 novembre 1942 - il Da Vinci affondò² in rapida successione quattro mercantili di quattro diverse nazionalità  (Empire Zeal, tipo "Empire", inglese - Andreas, greco - Marcus Whitman, tipo "Liberty", americano - Veerhaven, olandese).  Più¹ specificatamente, la terza e quarta unità  vennero affondate a N di Recife, dove il Da Vinci si era spostato per evitare gli attacchi degli idrovolanti "Catalina" dell'U.S. Navy di base a Natal; il Veerhaven, in particolare, fu affondato a cannonate poiché il Da Vinci aveva ormai esaurito la propria dotazione di siluri.

Il piroscafo olandese Veerhaven, affondato dal Da Vinci l'11 novembre 1942.  (coll. Mike Cooper)

Durante la navigazione di ritorno, il 28 novembre a N delle isole Canarie, il Da Vinci trasbordò² 30 tonnellate di nafta sul Tazzoli che - a sua volta - era diretto verso la propria zona di operazioni a N della costa brasiliana.  La missione del Da Vinci, coronata dai notevoli successi appena descritti, ebbe termine a Bordeaux il successivo 6 dicembre.

Seconda missione del Da Vinci (dal 20/2/1943 all'affondamento - 23/5/1943)

Unità  affondate nel corso della missione:

6) "Liner" Empress of Canada (inglese, 14/3/1943)

7) Piroscafo inglese Lulworth Hill (19/3/1943)
A) Rifornimento dal Finzi (20/3/1943)

8) Piroscafo olandese Sembilan (17/4/1943)

9) Piroscafo inglese Manaar (18/4/1943)

10) John Drayton (statunitense - tipo "Liberty", 21/4/1943)

11) Petroliera inglese Doryssa (25/4/1943)

B) Affondamento del Da Vinci (23/5/1943)

Nel gennaio 1943, Gianfranco Gazzana Priaroggia  tornò brevemente in Italia per trascorrere quella che sarebbe stata la sua ultima licenza e, il mese successivo, era già  nuovamente in forza a "Betasom", impegnato nella preparazione del Da Vinci per una nuova, impegnativa missione.  Infatti, viste le sempre maggiori difficoltà  incontrate dai nostri sommergibili nell'Atlantico centrale (ove il traffico alleato di mercantili non facenti parte di convogli veniva sempre più¹ ridotto), Supermarina aveva da qualche tempo iniziato a studiare la possibilità  di inviare alcuni battelli nell'Oceano Indiano meridionale dove - al contrario - quasi tutte le navi da carico alleate navigavano isolate e senza scorta.  Per la prima missione di questo tipo venne per l'appunto prescelto il Da Vinci e, in considerazione della durata della navigazione e dell'autonomia del sommergibile, era previsto che - a S del Golfo di Guinea, circa 550 miglia a ENE dell'Isola di Sant'Elena - venisse effettuato un rifornimento di nafta e viveri dal Finzi, espressamente inviato nella zona.

Il Da Vinci salpò² da Bordeaux il 20 febbraio 1943 e - ancor prima di rifornirsi dal Finzi il 20 marzo - silurò² e affondò² il 14 marzo, una settantina di miglia a S dell'equatore, il "liner" Empress of Canada - che, con 21.517 tonnellate di stazza, fu la più¹ grande unitò  mercantile affondata da sommergibili italiani nel corso del conflitto - e, quattro giorni dopo, il mercantile Lulworth Hill, entrambi britannici.

Il "liner" britannico Empress of Canada, qui in una fotografia della fine degli anni Trenta, apparteneva alla Compagnia Canadian Pacific Steamship Ltd. di Londra.  Fu silurato e affondato dal Da Vinci, a S del Golfo di Guinea, il 14 marzo 1943.  (coll. John Clarkson, via Mike Cooper)

L'affondamento dell'Empress of Canada, diretto a Durban (Sud Africa) da Takoradi (Golfo di Guinea), risultò² particolarmente drammatico poiché, tra gli oltre 1.400 passeggeri trasportati, si trovavano circa 500 prigionieri di guerra italiani che perirono numerosi nell'evento.  Uno solo, il sottotenente medico del R.E. Vittorio Del Vecchio, venne tratto in salvo dal Da Vinci e, in occasione del già  citato rifornimento, trasbordato sul Finzi (5).

Dopo aver doppiato Capo Agulhas il 5 aprile, il sommergibile comandato da Gianfranco Gazzana Priaroggia fece il suo ingresso nell'Oceano Indiano e raggiunse la propria zona di agguato al largo di Durban (Sud Africa) ove, tra il 17 e il 21 aprile 1943, affondò² i mercantili Sembilan (olandese), Manaar (inglese) e il "Liberty" John Drayton (americano).  Inoltre, durante la navigazione di rientro, sempre al largo delle coste sudafricane (180 miglia a S di Port Elizabeth), il Da Vinci affondò² un'ultima unità  - la petroliera britannica Doryssa che, proveniente da Table Bay (Sud Africa), stava navigando in zavorra diretta ad Abadan (Golfo Persico).

Un particolare della falsatorre del Da Vinci in missione in Atalntico e Gianfranco Gazzana Priaroggia a bordo dello stesso battello. (g.c. Fam. Gazzana Piaroggia)

Dopo aver conseguito nella sua seconda missione nell'Oceano Atlantico e nell'Oceano Indiano questi congrui risultati, (che, tra l'altro, fanno del Da Vinci il sommergibile italiano che ottenne i maggiori successi in una sola navigazione), il comandante Gianfranco Gazzana Priaroggia intraprese la lunga navigazione di ritorno che avrebbe richiesto circa un mese per poter raggiungere la base di Bordeaux.

In considerazione del numero dei mercantili affondati e per l'ottima riuscita della missione, il 6 maggio 1943 Gianfranco Gazzana Priaroggia ricevette via radio, "sul campo", la promozione a capitano di corvetta per meriti di guerra: tutto era ormai pronto per una dovuta e trionfale accoglienza a Bordeaux, quando la dura legge della guerra impedì il ritorno del Da Vinci nella sua base atlantica.

Inizialmente, la navigazione di rientro procedette senza eventi di rilievo nel Golfo di Guinea e, in seguito, a ponente delle Isole del Capo Verde, delle Isole Canarie e al largo di Gibilterra.  L'ultima comunicazione del Da Vinci risale al 22 maggio 1943: il sommergibile informava "Betasom" che - dal giorno successivo - avrebbe intrapreso la prescritta navigazione occulta a partire dal meridiano 15°00'W, prevedendo di raggiungere Bordeaux il 29 maggio.

I Mercantili affondati da G.Gazzana Priaroggia con i sommergibili Archimede e Leonardo Da Vinci

Il mercantile olandese Sembilan, una delle tre unità  affondate dal Da Vinci nell'Oceano Indiano (coll. Alex Duncan, via Mike Cooper)

La perdita del Da Vinci

Alle 11.45 del 23 maggio 1943, però², circa 300 miglia a ponente di Vigo (Spagna), il Da Vinci venne individuato con il sonar ("asdic" nella terminologia britannica) dalla fregata inglese HMS Ness che, insieme ad altre unità  della Royal Navy, faceva parte della cintura difensiva esterna di un convoglio alleato (6).

L'HMS Ness, al comando del Lieutenant G.P. Krieck, richiese l'intervento del cacciatorpediniere HMS Active, ed entrambe le unità  sferrarono un attacco combinato contro il Da Vinci, effettuando diversi passaggi sul punto della posizione stimata del sommergibile con il lancio di numerose bombe di profondità .  Come riportato dalla relazione britannica sui fatti, attorno alle 12.00 furono uditi numerosi boati in profondità  e, in superficie, affiorarono rottami e materiali facendo ritenere praticamente certo l'affondamento del sommergibile individuato dalla HMS Ness.

Nel dopoguerra, l'esame comparato delle documentazioni ufficiali delle marine inglese, italiana e tedesca ha permesso di accertare che il sommergibile affondato il 23 maggio fu proprio il Da Vinci:  nessun altro battello italiano o germanico venne attaccato quel giorno in quella zona e, tanto più¹, le coordinate del punto di affondamento del Da Vinci (42°05'N, 15°34'W) si trovano esattamente sulla rotta che il sommergibile avrebbe dovuto mantenere per raggiungere Bordeaux.

Insieme al comandante scomparvero tutti i 62 membri dell'equipaggio e non si ebbe alcun superstite. Alla memoria di Gianfranco Gazzana Priaroggia, già  decorato con numerose onorificenze italiane e tedesche (7), venne concessa la Medaglia d'Oro al Valor Militare; tutti gli altri membri dell'equipaggio del Da Vinci furono decorati con la Croce di Guerra al Valor Militare alla memoria.

La fregata Ness, che il 23 maggio 1943 individuò² il Da Vinci con l'apparato sonar di bordo, qui in una fotografia risalente alla fine dello stesso anno. Apparteneva alla classe "River", di cui diverse decine entrarono in servizio con la Royal Navy tra il 1942 e il 1943; la Ness venne radiata verso la metà  degli anni Cinquanta.  (g.c. Biblioteca "A. Maj" - Bergamo - Fondo Occhini)

Il cacciatorpediniere Active (qui in una foto risalente al 1937) apparteneva alla classe "A" del 1929-30, Insieme alla fregata Ness prese parte all'azione che si concluse on l'affondamento del Da Vinci il 23 maggio 1943. (g.c. Biblioteca "A. Maj" - Bergamo - Fondo Occhini)

Gianfranco Gazzana Priaroggia è stato il sommergibilista italiano che ha conseguito, in termini di tonnellaggio, i migliori risultati nel corso del secondo conflitto mondiale, affondando undici unità  per 90.637 tsl di naviglio nemico.  Va peraltro ricordato che Carlo Fecia di Cossato (anch'egli decorato con la massima onorificenza al Valor Militare), pur occupando il secondo posto in questa particolare classifica con "soltanto" 82.821 tsl di mercantili alleati, con un totale di sedici unità  risulta il miglior esponente dell'arma subacquea della Regia Marina considerando il numero delle unità nemiche affondate.

Anche dagli avversari di un tempo, dai membri degli equipaggi fatti prigionieri e dagli stessi Comandi della Royal Navy, Gianfranco Gazzana Priaroggia fu sempre riconosciuto quale nemico leale, cavalleresco, ricco di umanità  e contraddistinto da capacità  marinaresche di assoluto rilievo.

Non a caso, uno dei migliori giudizi su Gianfranco Gazzana Priaroggia é stato dato dagli autori tedeschi Bodo Herzog e Gunther Shoemajers nel loro libro "Ritter der Tiefe Graue Wolfe", ancorché riguardante soprattutto i noti successi degli "U-boote" della Kriegsmarine nella seconda guerra mondiale:

"La seconda navigazione del "Da Vinci" fu quella di maggior successo che un sommergibile italiano avesse compiuto in una sola missione.  . . .  Gianfranco Gazzana Priaroggia affondò² oltre 90.000 tonnellate di naviglio: né il migliore tra i comandanti americani, O'Kane, né il migliore tra quelli inglesi, Wanklyn, raggiunsero il tonnellaggio affondato da Gazzana Priaroggia.  E, tra i sommergibili, nemmeno il famoso giapponese "I-27" raggiunse quello affondato dal "Da Vinci".  La Marina Italiana perse insieme al "Da Vinci" un valoroso comandante e un glorioso equipaggio."

La Marina Militare, dopo aver assegnato il nome di Gianfranco Gazzana Priaroggia al sommergibile ex-americano Volador (SS-490), operativo sotto bandiera italiana tra il 1973 e il 1983 (8), ne onora anche oggi la memoria, avendo nuovamente assegnato il suo nome a un moderno, recente battello - appartenente alla quarta e ultima serie della classe "Sauro" - entrato in servizio nel 1995.

Maurizio Brescia

L'autore e "Storia Militare" ringraziano per la collaborazione prestata: Famiglia Gazzana Priaroggia, Rapallo; Sig. Franco Bernardini, Presidente del Gruppo ANMI "G. Gazzana Priaroggia" di Rapallo; Sig. Emilio Carta, già  responsabile dell'Ufficio Cultura del Comune di Rapallo; Mr. Mike Cooper di Southport (Merseyside, Inghilterra), "Membership Secretary" del Naval Photograph Club, per aver fornito notizie e documenti iconografici relativi a molti dei mercantili affondati.

I mercantili affondati da G. Gazzana Priaroggia con i sommergibili Archimede e Da Vinci:

(I numeri corrispondono a quelli riportati sulle cartine)

1 - Cardina (Panama)

5.568 tsl; lunghezza 129 m, larghezza 16,5m, pescaggio 8m; 1 macchina alternativa, vel. 10,5 nodi.

Costruita nel 1919 dal cantiere J.F. Duthie & Co. di Seattle (U.S.A.), nel 1941 venne venduta ad armatori panamensi.

aff. 15/6/1942 - 03°55'N, 42°40'W (in zavorra da Buenos Aires a New York Via Trinidad).

2 - Empire Zeal (G.B.)

7.062 tsl; lunghezza 136 m, larghezza 17m, pescaggio 8,3m; 1 macchina alternativa, vel. 11,5 nodi.

Unità  tipo "Empire"; varata il 29 dicembre 1941 dai cantieri Lithgows Ltd. - Kingston Shipbuilding Yard di Port Glasgow (Scozia) per la Compagnia J. Morrison & Son.

aff. 2/11/42 - 00°20'S, 31°03'W (in zavorra da Durban a Trinidad).

3 - Andreas (Grecia)

6.566 tsl; lunghezza 130m, larghezza 18m, pescaggio 9,3m; 1 macchina alternativa, vel. 11 nodi.

Varata nel 1919 dai cantieri Harland & Wolff di Belfast, negli anni Trenta faceva parte della Compagnia greca Ionian Steamship Co. del Pireo.

aff. 4/11/42 - 01°34'S, 23°22'W (da Trinidad a Alessandria d'Egitto via Durban - carico: 8.516 tons di merci varie e munizioni).

4 - Marcus Whitman (U.S.A.)

7.176 tsl; lunghezza 144,7m, larghezza 18,7m, pescaggio 9m; 1 macchina alternativa, vel. 11 nodi.

Unità  tipo "Liberty" varata nel luglio 1942 dal cantiere Oregon Shipbuilding Co. di Portland per la Matson Navigation Co. di San Francisco.

aff. 10/11/42 - 05°24'S, 32°41'W in zavorra da Table Bay a Paramaribo).

5 - Veerhaven (Olanda)

5.291 tsl; lunghezza 138,1m, larghezza 17,7m, pescaggio 8,3m; 1 macchina alternativa, vel. 11 nodi.

Varata nel 1930 in Inghilterra dal cantiere W. Gray & Co., Ltd. di Sunderland per la Compagnia olandese Van Uden's Scheepvart en Agentuur Maatschappij, Nv Gebr di Rotterdam.

aff. 11/11/42 - 03°51'S, 29°22'W (da Rosario e Buenos Aires per Trinidad - carico: 7.824 tons di rinfusa di semi di lino).

6 - Empress of Canada (G.B.)

21.517 tsl; lunghezza 199m, larghezza 25,6m, pescaggio 10m; caldaie a vapore, 4 assi, vel. 21 nodi.

Varata nel 1922 dai cantieri Fairfield Engineering & Shipbuilding Co., Ltd. di Glasgow, sino all'affondamento fece sempre parte della Compagnia Canadian Pacific Steamship Ltd. di Londra.

aff. 14/3/43 - 01°13'S, 09°57'W (da Takoradi a Durban - circa 1.400 passeggeri).

7 - Lulworth Hill (G.B.)

7.628 tsl; lunghezza 132,2m, larghezza 19,6m, pescaggio 9,1m; 1 macchina alternativa, vel. 11 nodi.

Varata nel 1940 dai cantieri W. Hamilton & Co. di Glasgow per la Dorset Steamship Co., Ltd.

aff. 19/3/43 - 11°00'S, 00°35'E (da Mauritius e Table Bay per Freetown e Mersey - carico: 10.510 tons di zucchero e merci varie)

8 - Sembilan (Olanda)

6.568 tsl; lunghezza 127m, larghezza 18m, pescaggio 10m; 1 macchina alternativa, vel. 12 nodi.

Costruito nel 1922 dai cantieri Maatschappij voor Scheeps-en Werktuigbouw "Fijenooord" di Rotterdam per la "Netherland Line",

aff. 17/4/43 al largo di Durban (da Glasgow per Durban, Port Said e Alessandria d'Egitto - carico: 4.823 tons di merci varie e munizioni).

9 - Manaar (G.B.)

8.007 tsl; lunghezza 150m, larghezza 20,6m, pescaggio 8m; caldaie a vapore, 3 assi, vel. 16 nodi.

Varata nel gennaio del 1942 dai cantieri W. Hamilton & Co. di Glasgow e posta al servizio del Ministry of War Transport dalla Compagnia armatrice T. & J. Brocklebank Ltd. di Liverpool.

aff. 18/4/43 - 30°55'S, 33°40'E (da Mombasa e Beira per Durban - carico: 4.400 tons di rame e cotone)

10 - John Drayton (U.S.A.)

7.176 tsl; lunghezza 144,7m, larghezza 18,7m, pescaggio 9m; 1 macchina alternativa, vel. 11 nodi.

Unità tipo "Liberty" varata nel settembre 1942 dalla North Carolina Shipbuilding Co. di Wilmington per la Compagnia A.H. Bull & Co. di New York.

aff. 21/4/43 - 33°25'S, 34°10'E (da Khorramshar e Bandar Abbas per Table Bay - carico: 9.000 tons  di petrolio in fusti).

11 - Doryssa (G.B.)

8.078 tsl; lunghezza 158,4m, larghezza 19,3m, pescaggio 9m; 1 macchina alternativa, vel. 12 nodi.

Petroliera varata nel 1938 dai cantieri Hawthorn, Leslie & Co. di Hebburn on Tyne per la Anglo Saxon Petroleum Co. (meglio nota come "Shell Oil").

aff. 25/4/43 - 37°03'S, 24°03'E  (in zavorra da Table Bay per Abadan).

Note

(1) Per la partecipazione alle operazioni navali della guerra civile, il Governo Spagnolo decorò² Gianfranco Gazzana Priaroggia con la "Medalla del Alzamiento".

(2) Classe "Brin" - caratteristiche tecniche:  dislocamento: 913t in superficie e 1.266t in immersione; lunghezza f.t.: 72,7m; larghezza max.: 6,7 m; pescaggio: 4,5m; app. motore: due diesel Tosi (3.400hp) e due motori elettrici Ansaldo (1.300hp); velocità max.: 17 nodi in superficie e 8,5 in immersione; armamento (2a g.m.): un cannone da 100/47, due m.g. binate da 13,2mm e otto t.l.s. da 533mm (14 siluri); equipaggio: ca. 60 uomini.  L'Archimede e il Torricelli furono costruiti sotto particolari condizioni di segretezza per sostituire gli omonimi battelli del 1931-34, di cui non si era ritenuto opportuno rendere di pubblico dominio il trasferimento alla Marina della Spagna Nazionalista, avvenuto nell'aprile del 1937.

(3) L'attacco dell'Archimede fu portato contro l'incrociatore Milwaukee (CL-5) e il cacciatorpediniere Moffett (DD-362) dell'U.S. Navy; inoltre, nella zona si trovavano l'unità  appoggio aerei americana Thrush (AVP-3) nonché un piroscafo e un rimorchiatore, entrambi di nazionalità  brasiliana.

(4) Classe "Marconi" - caratteristiche tecniche: dislocamento: 1.036t in superficie e 1.489t in immersione; lunghezza f.t.: 76,5m; larghezza max.: 6,8 m; pescaggio: 4,7m; app. motore: due diesel CRDA (3.600hp) e due motori elettrici Marelli (1.500hp); velocità  max.: 18 nodi in superficie e 8 in immersione; armamento: un cannone da 100/47, due m.g. binate da 13,2mm e otto t.l.s. da 533mm (12 siluri); equipaggio: ca. 60 uomini.

(5) Tra i superstiti britannici dell'Empress of Canadavi fu anche Kenneth Krieck, fratello del comandante della fregata Ness che, poche settimane dopo, insieme al cacciatorpediniere Active avrebbe preso parte all'azione in cui venne affondato il Da Vinci.

(6) Tra i vari convogli britannici del periodo, solamente tre si trovavano in navigazione - il 23 maggio 1943 - nella zona in cui andò² perduto il Da Vinci: MKS13G (partito da Gibilterra il 22/5 per Liverpool, ove giunse il 24/5), KMF15 (partito dalla Clyde il 19/5 e arrivato a Orano il 28/5) e i due convogli OG90-KX10 (costituenti un'unico insieme operativo) che lasciarono Liverpool il 20/5 e arrivarono a Gibilterra il successivo 31.

(7) Gianfranco Gazzana Priaroggia, inoltre, era già  stato decorato con due Medaglie d'Argento e tre di Bronzo al V.M., cinque Croci al Merito di Guerra e, dal Governo Tedesco, con la Croce di ferro di 2a Classe e la Croce di Cavaliere.

(8) Il Volador era un battello classe "Tench", ampiamente rimodernato dall'U.S. Navy nell'ambito del programma "Guppy III", trasferito alla Marina Militare insieme al gemello Pickerel(SS-524) che assunse il nome di Primo Longobardo.

Bibliografia

Bagnasco, E.: I sommergibili della seconda guerra mondiale, Parma, Albertelli, 1973

Bagnasco E., Rastelli A.: Sommergibili in guerra (2a ed.), Parma, Albertelli, 1994

Bernardini, F.: Un'eroica figura: Gianfranco Gazzana Priaroggia, in "Notiziario della Marina", aprile 1999

Caccia Dominioni, A.: Aria alla rapida n° 32, Gruppo ANMI Milano, settembre 1996

Hague, A., The Allied Convoy System 1939-1945, Annapolis, USNI, 2000

Hervieux, P.: I "Marconi" in guerra, in "STORIA Militare" n. 70 (luglio 1999)

Jordan, R., The World's Merchant Fleets 1939, Londra, Chatham Publishing, 1999

Mattesini, F.: Betasom, la guerra negli oceani, Roma, USMM, 1993

Mori Ubaldini, U.: I sommergibili negli oceani, volume XII della serie "La Marina Italiana nella seconda guerra mondiale", Roma, USMM, 1976

Raiola, G.: Uomini in Atlantico, Milano, Longanesi, 1973

21.3.2013

A cura del webmaster

Carlo GATTI








RELAZIONE Attività Mare Nostrum 2009

RELAZIONE DEL PRESIDENTE

A N N O - 2 0 0 9

28° Edizione di MARE NOSTRUM

PREMESSA

Nell’anno che è appena terminato, l’Associazione si è mossa su due linee guida ben distinte:

la tradizione e la novità

Ciò significa che il Direttivo, pur muovendosi nel solco della tradizione, ha deciso d’intraprendere la strada di un necessario rinnovamento. Da questi due segmenti, portati avanti con eguale determinazione, è scaturito un anno molto impegnativo in cui si è decisa la Costituzione in Associazione di Mare Nostrum con Atto Notarile che alleghiamo.

 

ATTIVITA’ DELL’ASSOCIAZIONE

2.5-2009

Presso l’Oratorio dei Neri, si è svolto l’atteso appuntamento tutto rapallino:

“Il Naufragio della M/n LOCARNO sul lungomare”.

Grande affluenza di pubblico dinanzi ai relatori:

Emilio Carta e Carlo Gatti hanno rievocato storicamente e tecnicamente l’avvenimento invitando numerosi testimoni ad interloquire. Graditissimo è stato il filmato originale di Mauro Mancini e le numerose fotografie proiettate dal socio Ernani Andreatta.

14.5-17.5 / 2009

Si è concluso a Lavagna, presso il Porto Turistico, la Mostra-Expo TIGULLIO MARE. I reperti del Museo Marinaro del socio Nanni Andreatta hanno goduto di un ampio spazio in cui la nostra Associazione Mare Nostrum è apparsa per la prima volta in veste ufficiale. Tra i numerosi stands presenti, il "nostro" ha interpretato il concetto moderno di “mostra storica attiva”, proiettando interessanti filmati del socio E. Andreatta che hanno attirato numerosi visitatori, così come le pregevolissime stampe di navi e velieri, in versione telata di grande fascino e costo contenuto.

Compatibilmente con gli altri impegni di Mare Nostrum, G.Boaretto E.Carta/C.Gatti, G.Martini hanno dato la propria disponibilità inserendosi nel turno di guardia. Giancarlo Boaretto, il prezioso collaboratore del Museo Tommasino-Andreatta, ha partecipato con i suoi pregiati reperti da sub alla Mostra di Mare Nostrum divenendo pertanto nostro socio.

Altre adesioni: assessore alla cultura Gianni Arena - com.te Guido Martini e sua moglie Elvira Sbarbo - Avv. Elvira Indolfi.

16.5-2009

E.Carta/C.Gatti hanno partecipato per Mare Nostrum al convegno su “Navi di Linea-Polene-Sommergibili” che si è tenuto presso la Biblioteca Internazionale con sede a Villa Tigullio. Il numeroso pubblico ha calorosamente applaudito i relatori e la originale proiezione del filmato sull'U-455 di Portofino.

17.5-2009

Presso il Teatro delle Clarisse, Emilio Carta è stato al centro di "Prove Teatrali" per la versione in prosa del suo ormai celebre romanzo “I segreti di Cala dell'Oro che, trasformato in commedia teatrale dalla critica Etta Cascini, debutterà il 21 aprile 2010 con la Compagnia del Teatro Stabile RGG di Genova..

1.6-2009 Mare Forza/7

Si è svolta presso l'Oratorio dei Neri la 1° conferenza del programma con il patrocinio della rivista il MARE (dir.E.Carta) e di Mare Nostrum. E’ stato il turno di Mauro Mancini (poeta dialettale e cultore delle tradizioni di Rapallo), con racconti, proiezioni di foto, immagini, cartoline e testimonianze riprese da vecchi numeri della rivista IL MARE che ha superato brillantemente i cento anni d'età. E. Carta/C.Gatti hanno curato la presentazione. Buona partecipazione dei rapallini e dei nostri soci.

7. 6 - 2009

Il presidente C.Gatti è stato ospite per Mare Nostrum della n/pass. Costa Concordia a Savona. Le foto della nave sono disposizione per l’album della nostra Associazione.

12.6 -2009

In Comune, presente il Sindaco, il socio Gianni Arena (Assessore alla Cultura) e l'Assessore all’Istruzione, si è tenuta la premiazione del torneo di calcio abbinato a quattro libri di scrittori locali, intitolato "IL LIBRO E' ROTONDO". Quattro sono state le classi finaliste di due scuole di Rapallo. La manifestazione ha riscosso, curiosità, interesse, buona partecipazione dei ragazzi e desiderio generale di ripeterla sul modello sperimentato in tutta Italia.

Le Autorità si sono dimostrate, infatti, favorevoli all'iniziativa che sicuramente verrà riproposta anche in futuro. Un grazie particolare al sig. Silvano (Libreria Agorà) per l'impegno profuso. Ha vinto la squadra abbinata a "QUELLI DEL VORTICE" del presidente, che è felicissimo d'aver battuto il suo maestro Emilio Carta con "BANDIERA GIALLA- COLERA A BORDO" ed in successione l'esimio Prof. Federico Pastore con "LA RAGIONE E L'OCCULTO". Quarto in classifica, il libro di Sansò di cui non ricordo il titolo e me ne scuso, forse se aveva la tessera di socio me lo sarei ricordato...

Quindi, in breve, ha vinto MARE NOSTRUM con ben due soci al primo e secondo posto.

18.7-2009 Mare Forza/7

Con l'eccellente supporto informatico di E. Andreatta, E.Carta/C.Gatti hanno presentato l'ospite della serata: la signora Lilla Mariotti di Camogli. Lilla è una ricercatrice di "cose" di mare e per l’occasione ci ha intrattenuto con l'interessante storia dei Fari e Fanali partendo dall'antichità per arrivare fino ai giorni nostri. Il pubblico dell'Oratorio dei Neri, nello splendido giardino pensile, ha risposto, come sempre alla grande, dimostrando quanto la nostra iniziativa -"Mare forza 7 " - abbia ormai il suoi fedeli e affezionati supporters. Nell'occasione, due nuovi prestigiosi soci si sono aggiunti alla nostra Associazione: l'ing.navale (Fincantieri) Marco Prandoni e il cap. Umberto Ricci (noto storico locale e politico rapallese). Diamo a loro il nostro caloroso benvenuto.

Come già sapete, Mare Nostrum è legato profondamente alla Società Capitani e macchinisti navali di Camogli, della quale molti di noi fanno parte da molti anni (vedi sito internet). Dal loro direttivo ci è pervenuto l'invito a partecipare ad una preliminare esposizione dei libri scritti e pubblicati da Soci e associati capitani, ma anche da non soci che hanno testimoniato, tuttavia, l'amore per il nostro mondo marinaro con pubblicazioni sull'argomento.

1.8.2009 Mare Forza/7

Presso l'Oratorio dei Neri, è stato il turno del comandante N.Andreatta che ci ha raccontato la "splendida" quanto sconosciuta storia della LONGITUDINE (cronometro di Harrison). La conferenza è stata presentata da E.Carta/C.Gatti. Sono stati proiettati interessanti filmati storici concernenti il tema. L’avvenimento è stato patrocinato dal mensile il MARE e da Mare Nostrum. La serata ha proseguito con la storia sull'Armamento e Cantieristica di Recco nell'800. Le due affascinanti pagine di storia, hanno riscosso un successo veramente particolare, perchè ben pochi erano a conoscenza del fatto che Recco non è soltanto pallanuoto e focaccia, ma depositaria di tante tradizioni marinare ottocentesche. Il socio Andreatta ha anche raccontato (su richiesta del presidente) l'attività di costruttori navali svolta dal Cantiere Scogli di Chiavari che portò il prestigioso cognome di sua madre “Gottuzzo” (proveniente appunto da Recco). Abbiamo così saputo che ben 125 velieri oceanici sono stati costruiti dalla sua famiglia. E' stata così raccontata l'origine dei numerosi reperti che oggi fanno parte del Museo Andreatta di Caperana-Chiavari.

9.8. 2009

Organizzata da Rapallo Expo-2009, si è tenuta in piazza del Pozzo a Rapallo, una “variegata” conferenza. Per Mare Nostrum hanno preso la parola tre soci: Emilio Carta, con il racconto del relitto Mowack Deer. Carlo Gatti, con l’attività di Mare Nostrum. Umberto Ricci, con le tristi pagine della peste quando colpì Rapallo.

15.8. 2009 Mare Forza/7

Presso l’Oratorio dei Neri, il socio cap. Umberto Ricci ha tenuto l'interessante conferenza sul Circolo Nautico e Lega Navale di Rapallo, sulla base di un recente libro storico-documentale redatto in collaborazione col socio E/Carta. La Storia della città e quella dei due Clubs nautici si sono intrecciati sin dall'inizio del '900 coinvolgendo anche la politica cittadina. Il socio relatore ha ricordato i personaggi che hanno dato lustro allo sport della vela nel Tigullio. Si sono alternati interventi e dibattiti molto piacevoli, vivaci ed anche polemici sulla nascita e funzionalità del porto privato e sulla situazione turistica della città in generale (tema di grande attualità). Il pubblico è intervenuto numeroso, come il solito, ed ha dimostrato con numerosi applausi di gradire il nostro ciclo "Mare forza 7". Come sapete, le conferenze si sono tenute presso l'Oratorio dei Neri, la cui Confraternita ha supportato il ciclo insieme alla rivista mensile IL MARE e con la nostra Associazione Mare Nostrum, animata come sempre da E.Carta/C.Gatti.

Ringrazio i soci che ci seguono sempre con impegno ed entusiasmo, mentre un ringraziamento particolare va ad E. Andreatta indispensabile ed instancabile autore di DVD, montati ad hoc con scelta di testi e musica eccezionali. Il socio usa modernissimi apparati elettronici personali, garantendo spettacoli di sicura affidabilità, attualità e modernità.

Agosto 2009

Mare Nostrum è stata invitata all’evento “IL MARE CI UNISCE”. Il Comune di Camogli ha messo a disposizione dell'evento il Castel Dragone ed un gazebo per i libri in mostra. Aggiungo che l'idea della Società cap./macch. di Camogli mira al lancio di un "concorso nazionale letterario-marinaro " che è previsto per il 2011. I soci Carlo Gatti e Emilio Carta si sono dati disponibili.

Sabato 29.8-2009 Mare Forza/7

C.Gatti/E.Carta sono stati i conferenzieri che hanno chiuso il ciclo Mare Forza/7. Si è parlato del libro del Nuoto Masters, scritto dal presidente per rievocare anche l’ambiente delle Nagge, vecchio covo di nuotatori. E’ stato proiettato il bellissimo DVD creato dal socio N. Andreatta con testi di Emilio Carta e musica del ...socio ad honorem Ennio Morricone, sul tema caro ai rapallini - Il rione LE NAGGE - Durante l’amarcord sono stati ricordati i protagonisti di Rapallo: artisti, scrittori, poeti, nobili, ma soprattutto marinai e pescatori che hanno fatto la storia di questa spiaggia, le cui origini si perdono nel tempo, ma che affiorano qua e là negli scritti dei vecchi storici locali.

Il prof. Pietro Berri ci ha raccontato nel suo libro "Rapallo nei Secoli", che Pio VII, spedito in esilio per la seconda volta da Napoleone nel 1815, sbarcò alle Nagge, abbia sostato una notte presso l'ospedale S.Cristoforo (attuale albergo Europa) e sia ripartito, il giorno seguente, sempre dalle Nagge, tra il tripudio della gente. Pare che la prima parte della parola Ave-naggi risalga a quell'avvenimento, anche se le versioni alternative si sprecano.

Sono state molto apprezzate le testimonianze degli attuali personaggi delle Nagge: prof. Giorgio Odaglia, Rigoberto Vicentini e Alberto Ottonello che, insieme agli interventi dei soci, hanno animato la serata all'Oratorio dei Neri.

Colgo l'occasione per dare il benvenuto ad un nuovo socio: prof. Gian Paolo Buzzi.

Nel frattempo:

Continua la preparazione di Mare Nostrum in vista della Mostra al Castello e degli “eventi” connessi, che si terranno dal 3 novembre (inaugurazione) al 15 novembre (chiusura). Nel periodo indicato, oltre alla presentazione dell'annuale pubblicazione, avremo come 1° ospite lo scrittore e storico di fama internazionale Giorgio Giorgerini che ci intratterrà sul tema d'attualità "La nuova Pirateria intorno al globo: il caso Oceano Indiano" – Il 2° ospite sarà lo storico navale, scrittore ed editore Erminio Bagnasco che terrà una conferenza sulla “documentazione fotografica navale nella Seconda guerra mondiale”. Il 3° ospite della rassegna sarà Il cap. di fregata Marco Mascellani che ci parlerà invece dei "sommergibili ieri ed oggi".

Chi desiderasse acquistare, al prezzo-soci, i DVD relativi alla nostra attività sui temi che ogni volta vi abbiamo segnalato, può richiederli direttamente al suo unico autore Ernani Andreatta, (vedi mail-list) oppure al sottoscritto e sarà nostra cura produrli e distribuirli durante la Mostra.

sabato 17.9.2009

Si è svolto a Recco, presso la Sala multimediale “Franco Lavoratori” l'atteso Convegno sul tema HAVEN:

"La Tragedia e quanto rimane nei nostri ricordi".

L'Associazione Ardiciocca (Presidente ing.Ogno) ha organizzato l'incontro con il patrocinio dei Comuni di Recco/Camogli e con la collaborazione del Museo Marinaro di Camogli- La Società Capitani e Macchinisti Navali di Camogli- Mare Nostrum - Il Mare (periodico di Rapallo).  Relatori: C.Gatti (storico e testimone), E.Carta (giornalista), A.Traverso (testimone), E.Andreatta (autore di un DVD sul relitto), Prof. G.Rellini (biologo). Il com.te B.Sacella (dir. Museo Marinaro di Camogli) ha presentato la manifestazione. Una bella cornice di pubblico ha assistito alla proiezione del film-documentario, davvero eccellente, (autore il nostro socio Com.te Andreatta) che ha spaziato dalla nascita del “gigantismo navale” petrolifero fino allo specifico tema della Haven con le tragiche foto relative alle 72 ore di agonia nel mare davanti ad Arenzano. I testimoni Gatti-Traverso hanno rievocato i momenti drammatici dalla prima esplosione fino all'affondamento della petroliera. Pilota in servizio e il Comandante di un rimorchiatore chiamato per un lavoro davvero speciale, hanno dato vita a momenti anche commoventi. E.Carta ha posto domande importanti e soprattutto mirate sull'attualità del mondo petrolifero. Il prof. Rellini ci ha tranquillizzato sulla situazione ecologica della zona interessata al relitto dandoci, con una interessante proiezione di slides una panoramica interessante e aggiornata sulla tematica. Il pubblico ha apprezzato particolarmente l'ascolto dell'intervista rilasciata alla RAI di Genova dall'eroico pilota portuale Giancarlo Cerruti che salvò con la sua pilotina ben 18 naufraghi della Haven che si erano tuffati in mare tra le fiamme. Il dialogo è stato improvvisato da E.Carta (RAI) e C.Gatti (G.Cerruti).

18-19-20. sett./2009

Si è conclusa a Camogli la rassegna cultural-marinara IL MARE CI UNISCE che si è svolta da venerdì a domenica. Con Mare Nostrum abbiamo partecipato attivamente nell'ambito "Prima Rassegna Di Testi Marinari" voluta ed organizzata dalla Soc. Capitani e Macchinisti di Camogli, di cui facciamo parte insieme con alcuni soci di Mare Nostrum. Il tempo variabile ha interrotto e disturbato qualche volta la successione degli eventi che ha avuto in ogni caso una buona affluenza di pubblico. Oltre alla presentazione di 60 testi di mare, la manifestazione è stata arricchita dalla magnifica presenza della Tall Ship "Pandora", da una decina di piccoli Leudi di Stintino (Sardegna) ed altri provenienti da località della tradizione. Importante è stata la presenza di intagliatori al lavoro, scultori (Franco Casoni), scuole di marineria, mostre di quadri interessanti ed altri gazebo d'arte marinara, parata di militari in costume, ed infine il celebre DRAGUN. Sul sito della Società Capitani e Macchinisti Navali di Camogli si trova il rapporto completo degli avvenimenti. Una critica opportuna: sono state assemblate troppe "Chicche" nell' area ristretta della calata portuale. Purtroppo abbiamo anche riscontrato l'assenza di un coordinatore degli eventi. Pertanto, i rappresentanti hanno improvvisato le loro esibizioni rubandosi il pubblico che non aveva istruzioni su come procedere. L'idea è stata ottima, ma l'organizzazione dovrà migliorare parecchio e qualcuno dovrà prendersene carico. Negli stessi giorni analoga manifestazione dedicata al libro e al mare, curata dalla casa editrice Mursia, si è tenuta a Lerici, alla presenza di scrittori e velisti di caratura internazionale. All’incontro hanno partecipato tra l’altro i giornalisti-scrittori Fabio Pozzo originario di Recco (La Stampa) autore del volume “Assolvete l’Andrea Doria!” e per Mare Nostrum il socio Emilio Carta con “Il segreto di Cala dell’Oro” e “Bandiera gialla colera a bordo”. Carlo Gatti con “Quelli del Torregrande”, “Quelli del Vortice”, “Genova, Storie di Navi e Naufragi”.


Con l'intento di offrire la massima visibilità alla Mostra - Eventi collaterali di MARE NOSTRUM, abbiamo raggiunto alcuni accordi pubblicitari con le testate del Secolo XIX e Corriere Mercantile.

Venerdì 30 ott. 09: Pagina Intera su Secolo XIX + Stampa-Mercantile

Venerdì 6 nov. 09: Mezza pagina su Secolo XIX + Pagina intera su

Stampa-Mercantile

Venerdì 13 nov. 09: Pagina Intera su Stampa-Mercantile

Sabato 31 ottobre 2009

Si è svolta presso la Sala Consiliare del Comune, con una buona partecipazione di pubblico, alla presenza delle massime Autorità cittadine e di studiosi, la Presentazione della 28° Mostra di Mare Nostrum e della annuale Pubblicazione – 2009, nonché degli eventi collaterali in calendario. La scrittrice camoglina Lilla Mariotti ha presentato, a seguire, il suo interessante libro "CACCIATRICI DI BALENE". Una ricerca, al femminile, di un argomento poco conosciuto e forse inedito, quindi molto apprezzato.

Sabato 7 novembre 2009

Presso la sala conferenze del Gran Caffé-Rapallo, Il socio prof. G. P.Buzzi ha presentato l’ospite, lo storico Giorgio Giorgerini che in seguito ha affrontato l'argomento di grande attualità: “La Pirateria sui Mari” dinanzi ad una sala gremita di pubblico. Sono intervenuti: C.Gatti/E.Carta/M.Brescia

Sulla rivista il MARE abbiamo dato ampio spazio al tema in programma e, per l'occasione, abbiamo riscontrato un forte interesse da parte di tutti. Giorgio Giorgerini è sicuramente il massimo esponente tra gli studiosi che hanno dedicato una vita alla minuziosa ricostruzione della Storia della nostra Marina. Ricordiamo che l’illustre ospite ha svolto un importante ruolo di Consigliere e Consulente dello Stato Maggiore della Difesa.

Sabato 14 novembre 2009

Presso la sala conferenze del "Gran Caffè Rapallo", il vicepresidente Maurizio Brescia ha presentato il com.te Erminio Bagnasco, direttore di "STORIA militare". Il gradito ospite ha tenuto la conferenza sul tema "La documentazione fotografica della guerra aeronavale italiana 1940-1945", con proiezione d’immagini d'epoca. La partecipazione alla conferenza, inserita nell'ambito delle manifestazioni collaterali alla mostra "Mare Nostrum 2009", è stata seguita da un folto pubblico. Nei giorni successivi, il comandante Erminio Bagnasco ci ha inviato il CD contenente le foto proiettate in sala. Qui di seguito riportiamo la graditissima lettera ricevuta dal nostro ospite.

Caro comandante C.Gatti,

Rientrato a Milano, voglio ringraziarti, anche a nome di mia moglie,  per le infinite gentilezze e l'ospitalità ricevute a Rapallo in occasione dell'incontro promosso da "Mare nostrum".

Mi auguro che analoghi, piacevoli incontri possano ripetersi anche in futuro per i quali ti do fin d'ora la mia piena disponibilità.

Ancora complimenti per la vostra ottima organizzazione.

Un cordiale saluto.

Erminio Bagnasco

15.nov.2009

L'ultimo "relatore" del ciclo Eventi di Mare Nostrum 2009 doveva essere il capitano di fregata Mascellani il quale, purtroppo, alla vigilia della conferenza è stato aggredito dall’influenza "suina". Abbiamo pertanto ripiegato su un tema d'incontro molto caro ai liguri per la sua tragicità: La tragedia della Haven, che di recente avevamo tenuto a battesimo a Recco, su invito della Sociazione “Ardiciocca”. E' stato un successo per i seguenti motivi: il DVD creato appositamente dal socio com.te Nanni Andreatta, con il materiale del presidente (testimonial della tragedia), ha avuto un buon successo presso il folto pubblico. Il racconto di C.Gatti e gli interventi del com.te Andreatta, esperto di petroliere, hanno interessato la platea che in seguito ha rivolto intelligenti domande. Il socio Umberto Ricci, storico ed ex navigante, ha arricchito l'incontro con il suo intervento sempre brillante e molto simpatico. E' seguito un ricco quanto gradito "buffet" offerto da Mare Nostrum presso l'Hotel Europa dove si è felicemente concluso l'annuale appuntamento. Un grazie particolare al socio-segretario dott. D'este, che si è prestato, tra un impegno e l'altro, a presenziare e a testimoniare con la fotocamera ogni avvenimento. Anche il socio Claudio Molfino, espositore molto apprezzato, si è inserito nel turno al Castello, nonostante il suo impegno professionale. Altri soci, appena iscritti, si sono dati disponibili a collaborare con il Direttivo e credo che l'incremento costante degli impegni della nostra Associazione, non potrà fare a meno del loro supporto nelle prossime edizioni, per le quali ci daremo un assetto organizzativo ad ampio respiro.

15 Novembre 2009 - CHIUSURA MOSTRA

Si è chiusa la Mostra di Mare Nostrum 2009 con un flusso continuo di visitatori. Alla rituale cerimonia è intervenuto il socio-assessore alla cultura Gianni Arena, che ringraziamo particolarmente, perchè nell'occasione si è assentato dal Consiglio Comunale in corso e ci ha raggiunti al Castello per la consegna del ricordo (stampa del pittore di marina M.Locci) ai partecipanti alla Mostra. Mare Nostrum, al termine della cerimonia, ha invitato i partecipanti della 28a edizione al "speciale buffet" presso l'Hotel Europa. Questa è stata la prima volta in cui la "gente" di Mare Nostrum si è sentita unita, servita e riverita nel prestigioso Hotel e ce ne ha reso una gratificante testimonianza.

Devo dire, con grande soddisfazione, che quest'anno abbiamo avuto un incremento quantitativo e qualitativo di espositori, sia al piano superiore sia in quello inferiore presso i modellisti. Sarà raccolto il materiale fotografico, e conservato nell’album di Mare Nostrum. Pasquale "Cicci" Panella, comandante sup. d.l.c. da ieri è nostro socio. Cicci è noto per il suo modello "Cutty Sark" (campione del mondo), ma anche per essere prof. di astronomia, nonché autore di tre autorevoli libri nautici (purtroppo non pubblicati) dei quali mi onoro di possedere le prime fotocopie.

E’ sempre aperto l’invito ai soci-modellisti ad inviarci le foto dei loro modelli per farli conoscere anche ai soci lontani, al fine d’instaurare un dialogo storico-tecnico tra gli interessati. Ricordiamo ai nuovi soci che Mare Nostrum è nata da una costola dell'Associazione Modellisti Rapallesi di Nonno Franco.

A questo proposito ricordiamo che, per la prima volta, sono apparsi all'orizzonte due giovani modellisti sotto i 14 anni, che sono stati molto apprezzati. Con loro si proietta un cono di luce nuova e di speranza su una forma d'arte che purtroppo lancia segnali disperati d'allarme.... Silvano Porcile (Presidente), Mauro Rocca e Benito Sacco sono i tre alfieri-modellisti, nostri soci, sui quali ci appoggiamo ogni giorno sulla funzionalità della Mostra e per la risoluzione di tanti problemini. A loro dedichiamo un caloroso abbraccio colmo di gratitudine. Concludo con una nota di colore... Si ringrazia anche la gentile Jackline del Ghana, nuova guardiana del Castello, che sovente e spontaneamente si è offerta nella pulizia, nel trasporto e smontaggio del materiale espositivo.


20 dicembre 2009

Il direttore Emilio Carta, c'informa che il 1° numero di RAPALLO NOTIZIE è in edicola fino ad esaurimento e che prosegue la distribuzione "gratis" di ben 15.000 copie nei locali pubblici e anche nelle case di Rapallo. Rendiamo noto che il nuovo mensile, editore Massimo Busco, ha mantenuto integralmente la redazione e i collaboratori del IL MARE.

Mare Nostrum augura "Vento in poppa e Buona Navigazione" al socio Direttore E. Carta e al presidente C.Gatti suo collaboratore in questa sua nuova avventura.

21 febbraio 2009

A cura dell’associazione culturale “La corallina” di Santa Margherita L., il giornalista Emilio Carta e il sub genovese Lorenzo del Veneziano sono stati protagonisti di un’avvincente conferenza su “Navi e relitti in Liguria - Le più recenti e misteriose scoperte” che si è svolta presso la sala convegni dell’Hotel Europa di Rapallo.

L’incontro è stato preceduto da un inedito filmato girato sui fondali della Liguria contenente le immagini dei principali relitti ritrovati tra le due riviere.

Come a noi è ben noto, Emilio Carta è l’autore autore della triplice opera “Navi e relitti da Montecarlo a La Spezia”, una importantissima ricerca che ha consentito, per la prima volta, la mappatura dei relitti di navi mercantili e da guerra, onerarie romane, sommergibili e aerei affondati nel mar ligure nel corso dei secoli.

Lorenzo Del Veneziano è un noto subacqueo cui si deve la scoperta di decine di relitti tra cui il recente ritrovamento dell’U Boot tedesco U 455 tra Portofino e Bogliasco e la rivisitazione del cosiddetto “relitto delle lanterne”.

13 novembre 2009

Vi allego la locandina di un' ulteriore interessante appuntamento cultural-marinaro curato della Società Capitani e Macchinsti Navali di Camogli.

Segue la lettera indirizzata al Comune avente per oggetto il

Calendario delle manifestazioni programmate dalla nostra Associazione

per l’anno 2010

Rapallo, 28 febbraio 2010

Spett.le

Comune di Rapallo

Piazza delle Nazioni, 4

16035 Rapallo (GE)

Alla cortese attenzione del

Signor Sindaco, Avv. Mentore Campodonico

e p.c.

Alla c.a.

Assessore alla Cultura, Rag. Gianni Arena

Oggetto: Progetto manifestazione MARE NOSTRUM 2010 – 29^ edizione

Preg.mo Signor Sindaco, preg.mo Assessore,

Mare nostrum”, la manifestazione promossa dal Comune di Rapallo e dedicata al modellismo navale, alla storia, alla cultura ed alla documentazione marinara raggiunge quest’anno il prestigioso traguardo della ventinovesima edizione.

La “Associazione culturale Mare Nostrum Rapallo” è disponibile ad organizzare e a curare tutti gli eventi previsti in occasione della Mostra - ospitata sui due piani della cinquecentesca fortezza sul mare - compresa la predisposizione del relativo fascicolo storico e del depliant illustrativo afferente la manifestazione.

Di seguito si espongono brevemente gli aspetti salienti della manifestazione.

Curatori e collaborazioni

“Mare Nostrum Rapallo” si avvarrà della collaborazione dell’Associazione Modellisti di Rapallo, guidata dal presidente Silvano Porcile, della competenza e della preziosa opera di volontariato dei propri soci, in particolare del giornalista-scrittore Emilio Carta, del sottoscritto presidente dell’Associazione comandante-scrittore Carlo Gatti, dello studioso e ricercatore della Marina Militare dottor Maurizio Brescia, del direttore del Museo marinaro Tommasino-Andreatta con sede presso la scuola Telecomunicazioni di Chiavari, comandante Ernani Andreatta, dell’appassionato d’arte Claudio Molfino. Si avvarrà inoltre della disponibilità del locale gruppo dell’Associazione Marinai d’Italia, che esporrà documenti e materiale storico-didattico della Marina Militare. La vocazione della nostra Associazione per la storia dei relitti e della subacquea, si avvarrà per la prima volta di uno stand con materiale espositivo d’epoca della Società MARES di Rapallo.

Sono stati inoltre avviati incontri propedeutici per dedicare la sala superiore alla Costa armatori, alla sua storia ed ai rapporti che la stessa famiglia Costa ha sempre avuto con Rapallo.

Come da indicazioni pervenute da codesto spettabile Comune, promotore dell’iniziativa, l’evento si terrà nelle sale dell’Antico Castello da sabato 30 ottobre (inaugurazione) al 14 novembre 2010 (chiusura). Per quanto precede, il Castello dovrà essere necessariamente messo a disposizione degli espositori il giorno precedente l’apertura ed il giorno seguente la chiusura per ovvie esigenze di allestimento/smantellamento della mostra.

Inoltre, sono previsti alcuni avvenimenti collaterali alla mostra quali: una conferenza stampa, la presentazione di libri a carattere marinaro, conferenze di esperti storici di assoluto valore, proiezione di documentari e filmati, tutti eventi che saranno tenuti nella Sala Consiliare comunale, o in altre sale di uguale prestigio, la cui concessione ed il cui utilizzo (gratuito) dovranno essere al più presto concordati con gli uffici comunali per le date di seguito indicate.

Calendario della manifestazione

Giovedì 28 – Venerdì 29 ottobre: Allestimento Mostra al Castello

Sabato 30 ottobre ore 10.30: Sala consiliare

Conferenza stampa per l’Apertura della 29° Edizione della Mostra di Mare Nostrum e presentazione della Pubblicazione di carattere storico curata da Maurizio Brescia, Emilio Carta e Carlo Gatti, alla presenza degli stessi autori.

Domenica 31 ottobre - ore 11,00: Lo specialista in modellistica statica e dinamica Angelo Parodi del Gruppo Modellisti di Rapallo, eseguirà la simulazione di una battaglia navale con “modelli dinamici-telecomandati” nella piscina scoperta dello stabilimento balneare ARISTON.

Lunedì 1° novembre (Tutti i Santi) – ore 11: conferenza al centro incontri del Gran Caffè Rapallo (sede sociale dell’Ass. Mare Nostrum) tenuta dal Comandante scrittore Mario Palombo, commodoro della Società Costa Crociere che avrà per argomenti la vita di mare, di come si navigava una volta e di come si naviga oggi, sulla manovra con moderni strumenti di navigazione, sulla salvaguardia ambientale  e sicurezza oltre vari aneddoti divertenti. Saranno invitati alla conferenza personaggi del mondo dello shipping.

Domenica 7 novembre – ore 11: conferenza al centro incontri del Gran Caffè Rapallo del com.te Erminio Bagnasco sul tema “I mezzi d’assalto della 2° Guerra Mondiale”. Parteciperanno alla conferenza “testimonial” e importanti personaggi della marina tra cui il cap. Italo Ferraro, figlio della M.O. Luigi Ferraro.

Sabato 13 novembre (oppure) Domenica 14 novembre – ore 11: Presentazione libro Nanni “EPISODI DI MARE”. Verranno proiettati filmati inediti della 2° Guerra Mondiale con riferimento agli “Eroi del Tigullio”.

Domenica 14 novembre - ore 18: chiusura Mostra e saluto ai partecipanti

Lunedì 16 novembre – smantellamento della mostra

Orario apertura al pubblico:

Giorni feriali: ................................15-18

Giorni festivi e sabato: ................10-12; 15-18.30

Lunedì ...........................................giorno di chiusura

Le sale espositive

Antico Castello – sala al primo piano

Ivi saranno ospitati lo stand del locale gruppo della Marina Militare e la grande mostra espositiva sulla storia del mare e della navigazione attraverso il modellismo navale curata dall’Associazione modellisti “Nonno Franco” di Rapallo.

Antico Castello - sala al piano superiore

Ivi sarà esposto materiale storico iconografico della Società Costa Crociere, utilizzando le collezioni private del com.te Carlo Gatti, del curatore del Museo delle Telecomunicazioni com.te Ernani Andreatta, di Emilio Carta e dello studioso Maurizio Brescia.

Antico Castello - due salette al piano superiore

Ivi saranno ospitati:

- la mostra Gli armatori Costa e Rapallo” con la riproduzione di materiale interessante a cura di Claudio Molfino.

- il materiale espositivo-didattico-museale messo a disposizione dal Curatore del Museo navale Tommasino-Andreatta, comandante Ernani Andreatta;

- Sala proiezioni per il pubblico con filmati di carattere storico e documentale navale;

Gestione della fase promozionale e operativa dell’evento

L’Associazione “Mare Nostrum Rapallo”, attraverso la propria struttura e personale esterno qualificato, è disponibile ad organizzare e gestire i seguenti “punti operativi” della manifestazione:

A. Realizzazione e stampa di n. 1.000 copie del fascicolo storico-illustrativo della Mostra, composto di 64 pagine e dal titolo (ancora provvisorio) “Gli Armatori Costa - La Famiglia, l’Armamento e le Navi” riportante testi scritti da Maurizio Brescia, Emilio Carta e Carlo Gatti, debitamente corredato da foto con relative didascalie.

B. Stampa di n. 5.000 depliants a quattro colori riportanti il programma dell’intera manifestazione unitamente a debite note illustrative dei contenuti delle varie sale espositive;

C. Realizzazione di uno stendardo promozionale e di un pannello mobile espositivo, posizionati a cura dell’Associazione all’’ingresso del castello;

D. Stampa di n. 100 locandine tipografiche contenenti il programma dell’evento;

E. Stampa di n. 100 locandine a 4 colori promozionale di Mare Nostrum;

F. Stampa di n. 100 stampe a colori della foto-icona da omaggiare agli espositori e alle varie personalità invitate;

G. Stampa n. 100 locandine promozionali della “Battaglia navale”;

H. Organizzazione della conferenza stampa illustrativa e stampa degli inviti relativi alla:

1) presentazione della mostra e della pubblicazione del fascicolo “Gli Armatori Costa-La Famiglia, l’Armamento e le Navi” alla presenza degli autori Maurizio Brescia, Emilio Carta, Carlo Gatti; (sabato 30 ottobre 2010 ore 11.00, Sala Consiliare)

2) presentazione del programma delle varie giornate dedicate a conferenze e proiezioni di filmati e documenti storici nonché i nominativi degli studiosi partecipanti di rilevanza nazionale (Sala Consiliare sabato 31 ottobre ore 10,30);

I. noleggio di televisore con videoregistratore DVD e filmati di carattere marinaro e navale, da proiettare in libera visione al pubblico al castello;

J. Spese di affissione delle locandine;

K. Presenza di idoneo personale per: distribuzione di locandine e depliants nei locali e nei principali punti di aggregazione, l’accoglienza dei visitatori nelle sale non custodite dal personale comunale e in appoggio, messa in opera di striscione e stendardo espositivi;

L. Ospitalità ai conferenzieri (rimborso spese, albergo e cena)

M. Eventuale affitto di sale conferenze in strutture private in caso di impossibile utilizzo della sala consiliare comunale;

N. Assicurazione dei modellini navali esposti attraverso idonea primaria società assicurativa;

O. Cocktail in occasione degli incontri e conferenze previste per Mare Nostrum;

Al fine di rendere possibile la manifestazione, a codesto spettabile Comune

si chiede

1. che la spedizione degli inviti venga effettuata per il tramite dei Vostri Uffici preposti;

2. l’utilizzo gratuito del videoproiettore e dello schermo, di proprietà del Comune, per le conferenze e proiezioni previste nella sala consiliare

3. la messa a disposizione gratuita di n. 17 pannelli elettorali metallici da utilizzare quali ripiani di appoggio per i modellini navali esposti al primo piano del Castello (i relativi cavalletti sono già presenti nel castello);

4. la messa a disposizione gratuita di n. 25 pannelli al secondo piano, con relativi supporti e plex di copertura;

5. l’erogazione di un contributo finanziario quantificato in euro 5.000,00 (euro cinquemila) per la copertura degli oneri previsti più sopra, ai punti da A. a O.

6. Offerta di un cocktail in occasione della conferenza stampa e presentazione della pubblicazione Mare Nostrum 2010 previsti nella sala consiliare in data sabato 31 ottobre 2010 alle ore 10,30;

Certi di un favorevole riscontro alla presente, resto in attesa di un Vostro cortese cenno di riscontro e porgo deferenti saluti.

Associazione Mare Nostrum Rapallo

Il presidente - (Com.te Carlo Gatti)

SITO INTERNET

Proseguono i contatti del Direttivo per dotare Mare Nostrum di un sito internet. E’ nostra assoluta volontà poter sfruttare i mezzi di comunicazione moderni come il linguaggio informatico. Il nostro obiettivo finale è diffondere la nostra passione per il mare, la sua storia, la sua cultura e le sue problematiche. Vogliamo essere presenti su internet con un sito accattivante, che possa incuriosire i giovani e i meno giovani per avvicinarli, tramite un forum permanente, alla conoscenza della nave come risorsa economica umana tanto inestimabile quanto poco sconosciuta nel nostro Paese. Vogliamo entrare in internet per confrontarci con le altre Associazioni che hanno i nostri stessi obiettivi e per promuovere i nostri scritti che sono frutto di esperienza vissuta e degna di essere tramandata. Vogliamo entrare in internet per collegarci con i “liguri nel mondo” e donare ai “rapallini” delle Americhe e dell’Australia i nostri messaggi mensili contenuti in “Rapallo Notizie”. Vogliamo entrare in internet per ristabilire il cordone ombelicale con queste comunità che “sognano” la loro bella Rapallo e sperano che qualcuno si svegli un giorno pensando finalmente a loro. Il sito internet può anche diventare un veicolo di pubblicità e rendere risorse da investire in programmi sempre più ampi.

Il Presidente

Carlo GATTI

 

 


I RAPALLESI ALLA SPEDIZIONE DEI MILLE

I RAPALLESI ALLA SPEDIZIONE DEI MILLE

5 maggio 1860

In occasione del centocinquantesimo, 5 maggio 2010, anniversario dell’unità d’Italia ci sembra doveroso additare ai lettori tre coraggiosi Rapallini che, insieme ad altri 155 “pazzi” della Liguria (così l’ha definiti il Secolo XIX), hanno seguito volontariamente Garibaldi nell’impresa dei Mille ed hanno contribuito a darci una Nazione.

Questa immagine rispecchia fedelmente lo scenario portuale genovese nei giorni della famosa Spedizione dei Mille.

Giuseppe Garibaldi, l’eroe dei due mondi

La stele rostrata dell’artista genovese Giovanni Scanzi è stata innalzata per commemorare i 50 anni della Spedizione dei Mille che da quel punto del porto prese inizio.

Anche Rapallo ha solide radici garibaldine. Ne parliamo con Umberto Ricci, cultore di storia locale

Bartolomeo Canessa, nato a Rapallo il 14 Marzo 1839, macchinista navale residente a Genova

Lorenzo Pellerano, nato a Rapallo il 4 Luglio 1811, facchino residente a Livorno

Giovanni Pendola, nato a Genova (da genitori di San Maurizio di Monti - Rapallo) il 7 Marzo 1836, falegname mobiliere.

INTERVISTA del giornalista  EMILIO CARTA

I tre moschettieri, gli indomabili spadaccini cari al mitico Alexandre Dumas, erano veramente tre oppure quattro? Cavalcando l’onda dell’ironia potremmo aggiungere: ma i garibaldini rapallesi erano quattro o sette?

Lo chiediamo all’amico e storico locale Umberto Ricci che, in questa stagione di ricorrenze ed eventi cari all’Unità d’Italia e ai suoi centocinquant’anni, ha provato a fare un po’ di chiarezza. Non certo sui moschettieri, quelli del “tutti per uno e uno per tutti” tanto invisi al cardinale Richelieu, quanto sulle più caserecce camicie rosse che non esitarono a seguire un certo Giuseppe Garibaldi a bordo del Piemonte e Lombardo.

A Rapallo in effetti, ad oggi, si ha notizia di Bartolomeo Canessa, Lorenzo Pellerano, Giovanni Pendola, Egisto Sivelli, Emanuele Figari, Lorenzo Pellerano e Giovanni Fontana. Giusto?

“Andiamo con ordine. Quattro garibaldini erano nativi di Rapallo ed in particolare Bartolomeo Canessa, Emanuele Figari, Lorenzo Pellerano e Giovanni Fontana. Per i restanti la situazione è leggermente diversa ma possiamo provare ad esaminare insieme il ruolo da loro con la nostra città.

Partiamo da Bartolomeo Canessa. Su di lui le notizie sono abbastanza frammentarie. Lo storico Poggi, nel suo “Dizionario del Risorgimento Nazionale – Fatti e persone ” - edito da Vallardi nel 1930, ne ricorda la figura anticipando di un giorno la data della morte effettiva ma si tratta proprio dello stesso Bartolomeo Canessa, nato a Rapallo il 14 marzo 1839, figlio di Benedetto e di Maria Canessa.

Il P.fo PIEMONTE sul quale imbarcò il fuochista rapallese Bartolomeo Canessa

Il P.fo LOMBARDO in un celebre dipinto d’epoca

Di mestiere faceva il fuochista (ovvero l’addetto alle caldaie in sala macchine) a bordo delle navi mercantili. Si trovava a Genova quando venne organizzata la Spedizione dei Mille “e la seguì"– sono ancora le parole di Poggi – "da modesto gregario qual era in mezzo a quei  volontari da Quarto al Volturno”.

Assieme a quegli uomini colti dal sacro furore della Patria da unire portò la pelle a casa e, finita la Campagna, riprese l’esercizio della sua professione marinara continuandola con il grado di “macchinista”. Quindi si stabilì a Genova, trascorrendo gli ultimi anni di vita in agiato riposo, dove morì il 29 novembre 1890. Nell’elenco dei decessi come professione è designato “pensionato dei Mille”.

Dei vari quotidiani genovesi soltanto “L’Epoca” (di area di sinistra come si direbbe oggi) pubblicò un breve necrologio: “Dalle tavole necrologiche dello stato civile apprendiamo la morte del signor Bartolomeo Canessa di anni 51, pensionato, il quale fece parte della gloriosa schiera dei Mille. Deponiamo un fiore sulla tomba del patriota”.

Andiamo avanti!

Di Lorenzo Pellerano sappiamo soltanto che nacque a Rapallo il 4 luglio 1841. Aveva dunque meno di 19 anni quando si arruolò nella storica schiera, mentre 21 compiuti ne aveva il suo concittadino sopra citato. I ritratti qui pubblicati sono di entrambi, tratti da “L’illustrazione italiana” del maggio 1910, nella ricorrenza del cinquantesimo anniversario dell’impresa.

Forse il più citato fra i garibaldini di cui parliamo era Giovanni Pendola?

La Gazzetta Ufficiale del 1878 indica però Giovanni Pendola come nato a Genova anche se sulla lapide posta sul piazzale della chiesa di San Maurizio di Monti si legge “qui donde trasse origini”.

Il legame tra Rapallo e Giovanni Pendola però non faceva capo solo a un’origine più o meno remota. Abbiamo documenti che attestano una sua relazione con la località di San Maurizio di Monti, una radice molto sentita dimostrata dal fatto che a un certo punto della sua vita l’uomo decise di abbandonare Genova, dove pure era nato e vissuto, per trasferirsi nella frazione rapallese, luogo d’origine dei suoi antenati.

Giovanni Pendola era nato a Genova, nella parrocchia di Santa Zita nel 1836, figlio di Nicola e Nicoletta Castagneto. Dai registri parrocchiali di San Maurizio di Monti si ricava che il padre Nicola, figlio di Agostino, era nato nella frazione di Rapallo il 28 agosto 1812. Anche la madre si presume sia nata a San Maurizio di Monti.

Nicola Pendola era giunto a Genova nel 1830, in un momento storico e politico a dir poco tumultuoso. Infatti alcuni anni prima in una cava, che possiamo localizzare nell’attuale via Corsica, erano stati fucilati i rivoltosi che avevano partecipato ai moti della Giovane Italia, e l’influenza di Mazzini fra gli artigiani e gli scontenti del dominio dei Savoia era ben forte.

Si può quindi ipotizzare che Nicola Pendola, seppur arrivato dalla campagna si occupasse ben presto di politica. La sua prima residenza non fu all’interno della città di Genova bensì fuori delle mura, sulla riva sinistra del Bisagno, a Borgo Pila dove c’era, e c’è tuttora, una chiesa dedicata a Santa Zita. Un collegamento con la frazione di San Maurizio di Monte lo troviamo nei registri degli atti di matrimonio dell’anno 1859 quale testimone di un matrimonio.

Il figlio, Giovanni Pendola, però, fu un vero genovese, figlio degli anni tumultuosi seguiti al 1848 e divenne in breve tempo un seguace di Giuseppe Mazzini.  Genova all’epoca era una città “di frontiera”, meta tra l’altro di numerosi profughi della Lombardia, regione dalla quale le idee repubblicane si diffondevano con sempre maggiore vigore fra gli artigiani.

La sua attività di falegname e commerciante - gestiva infatti un modesto negozio di vendita dei mobili che costruiva - lo portava spesso a contatto con quel ceto medio che trovava solidarietà nelle prime Società di Mutuo Soccorso che sorgevano appunto in quegli anni sulla scia del pensiero di Giuseppe Mazzini.

Rapallo, seppur in ritardo, fondò la sua Società di Mutuo Soccorso, l’ Aurora che nel 2010 ha compiuto i suoi cento anni di fondazione (1910-2010). Nella primavera del 1860, mentre Giuseppe Garibaldi riuniva i volontari per la spedizione in Sicilia, Giovanni Pendola liquidò l’azienda e si arruolò.

Partito da Quarto, durante la spedizione venne ferito in combattimento e, quindi, nominato Capitano. Al termine ritornò a Genova dove riprese la sua attività di falegname e fu tra i primi ad aderire alla Croce Rossa.   Durante l’epidemia di colera che colpì la città a metà Ottocento primeggiò per coraggio fra i soccorritori.

A proposito di questo fatto, va ricordata la cessione di una foto con autografo di Giuseppe Garibaldi, scatto donato da quest’ultimo alla Marchesa Ernesta Cambiaso e da lei successivamente ceduta al garibaldino Giovanni Pendola a dimostrazione di riconoscenza della Marchesa, lei stessa crocerossina, per i servizi e gli aiuti resi dal Capitano durante l’epidemia alla popolazione genovese. Non  sappiamo con certezza se Giovanni Pendola abbia partecipato direttamente alla politica nelle file repubblicane ma, da alcuni indizi, possiamo presumere una sua adesione a una loggia massonica genovese.

Il primo, naturalmente, è il carattere dell’associazione riformatasi in Italia al momento dell’Unità. Nelle file massoniche confluirono molti repubblicani e mazziniani. E molti furono i Mille che, prima o dopo la spedizione, aderirono alle logge. Giovanni Pendola non risulta in un elenco pubblicato di recente e neppure appare nel vari elenchi diffusi in appendice al libro.

Tuttavia a pagina 196 si legge che nel 1862, in occasione della morte di Giuseppe Garibaldi, “il fratello Pendola regalò due cornici fatte con il legno usato per la cassa funebre di Garibaldi”: Giovanni Pendola era falegname e quella cronaca ha quasi il sapore di una conferma.

Un altro indizio: la lapide che ricorda Pendola a San Maurizio di Monti è sovrastata da una stella. E’ una stella fiammeggiante che si incontra di frequente nella simbologia massonica e questa potrebbe essere stata incisa sulla lastra per comunicare in modo mascherato l’appartenenza di Giovanni Pendola all’istituzione, un’usanza frequentemente utilizzata in passato.

Ci furono anche polemiche legate alla sua morte?

Sul finire della sua vita - non si era mai sposato - sentì il forte richiamo delle colline rivierasche da cui erano partiti i suoi genitori. Si trasferì così a San Maurizio dei Monti dove visse (probabilmente da proprietario) nel Complesso Molitorio di Strada Antica di Monti, edificio oggi assurto a monumento nazionale.

Amava ripercorrere i suoi trascorsi, con voce suadente quanto autoritaria con chi l’aveva conosciuto ed era “avvezzo ad impartire ordini brevi, secchi, precisi, e ricordava volentieri i suoi amici migliori” riporta di lui “Il Mare” il 28 gennaio 1939.

Dopo una breve malattia, la morte lo colse nel 1907. I suoi funerali vennero però ricordati a lungo sulla collina. Si racconta infatti che il parroco di San Maurizio di Monti quel giorno pur di non celebrare il funerale ad un sovversivo anticlericale  abbia chiuso, senza alcun preavviso, la porta della chiesa partendo per una località sconosciuta.

Ma da Rapallo – questa la cronaca riportata - giunse il deputato Cavagnaro accompagnato da un frate che portava un fazzoletto rosso al collo. Aperta la chiesa, Giovanni Pendola ebbe così il suo funerale e la salma venne inumata nel cimitero, coperta da uno strato di pietre di fiume (gea).

Per alcuni anni, in occasione della ricorrenza, nel piccolo cimitero la sua figura veniva ricordata con una cerimonia, che puntualmente era riportata sulla stampa locale.

Nel maggio 2010, come si può leggere su “Il Mare”, i rappresentanti dei Circoli mazziniani di Rapallo (SMS Aurora) e Genova (Libertà e Lavoro) lo commemorarono di fronte ad una grande folla. Ancor oggi, una lapide collocata nell’unica piazza di San Maurizio di Monti, ricorda Giovanni Pendola, mazziniano e garibaldino.

Il 12 agosto 2007 questa lapide è stata restaurata dall’Associazione culturale “La Cipressa” in occasione della ricorrenza del centenario della morte.

Se su uno di questi rapallesi che combatterono tra i Mille di Garibaldi, ci siamo appena soffermati diffusamente, ben di più furono i rapallesi che combatterono nelle battaglie del Risorgimento. Un elenco completo venne redatto a cura del Comune nel 1895 quando il giorno 20 settembre venne dichiarata Festa nazionale e, in occasione dell’inaugurazione del Vittoriano, il monumento nazionale dedicato a Vittorio Emanuele II (conosciuto anche col nome di Altare della Patria),  ai reduci delle patrie battaglie venne assicurato un biglietto ferroviario a tariffa ridotta per recarsi a Roma alla celebrazione.

Giovanni Fontana non figura in questo elenco così come Emanuele Figari perché a quell’epoca il Fontana aveva già abbandonato la nostra città, dove era nato, da molti anni.

In suo nome non appare neanche nell’elenco dei Mille sbarcati a Marsala, perché in effetti in Sicilia era giunto qualche tempo dopo. Eppure Giovanni Fontana, rapallese, ha partecipato a molte battaglie del Risorgimento ed è stato amico e collaboratore di Mazzini contribuendo, nel suo piccolo, all’epopea risorgimentale partecipando alla lotta politica (e non solo) nel decennio successivo all’Unità d’Italia.

In Sicilia era giunto dopo che Garibaldi aveva già conquistato Palermo. E’ infatti noto che dopo la conquista della città, avvenuta nei primi giorni di giugno del 1860, le notizie della rapida avanzata di Giuseppe Garibaldi si erano diffuse rapidamente in  Italia e in Europa grazie al telegrafo e alla stampa che avevano fatto da cassa di risonanza alla sua avanzata.

Di Egisto Sivelli l’unica prova che abbiamo è contenuta nell’elenco dei liguri sbarcati a Marsala, compilato da G. Garibotto, dei Mille.

L’ultima scoperta di un rapallese alla spedizione dei Mille è recente ed è stata pubblicata il 7 maggio 2010 da “Il Secolo XIX” dal titolo “Quel mio avo dimenticato che lottò per l’Unità d’Italia”: “…..Emanuele Figari nato a Rapallo il 15 dicembre 1839 e originario della frazione di San Quirico d’Assereto in Rapallo.

Si è conclusa così questa mia ricerca sui rapallesi che parteciparono alla spedizione dei Mille con la speranza che altri cultori di storia locale possano rintracciarne altri. Mai dire mai……..

BIBLIOGRAFIA

- Rivista “Rapallo” edita dal Comune di Rapallo dal 1958 al 1968. Articolo di P.L.Benatti

-   “Il Mare” periodico settimanale politico amministrativo e culturale edito a Rapallo dal 1908

-   Archivi della Memoria del dott. Agostino Pendola, cultore di storia locale

-   Archivi della Memoria di Umberto Ricci , cultore di storia locale

-   Archivio storico del Comune di Rapallo

OBBEDISCO!

di UMBERTO RICCI

Nel corso delle mie ricerche garibaldine ho scoperto anche alcuni episodi curiosi, successivi all’impresa dei Mille e legati alla successiva presenza a Rapallo di uomini che parteciparono alla gloriosa spedizione.

Il novarese Giovanni Pozzetti all’età di 72 anni muore in data 14 aprile 1914 a Rapallo. Da pochi giorni, dopo esserne stato il titolare, aveva ceduto il suo avviato Caffè Cavour (oggi Caffè Centrale). Lo riporta il periodico dell’epoca Il Mare: aveva partecipato alla seconda Spedizione dei Mille combattendo a Calatafimi e all’Aspromonte e per questo motivo gli erano state assegnate tre medaglie d’argento.

Scorrendo ancora le pagine de Il Mare (3 ottobre 1931) si scopre che a Rapallo visse anche un altro eroe dei Mille. Si trattava di Vittorio Lugaresi scomparso all’età di 82 anni. Aveva partecipato alla battaglia di Monte Suello e a Mentana. Di mestiere faceva il tappezziere con bottega in piazza Molfino in prossimità della stazione ferroviaria.

Ancora una chicca. La leggiamo sul foglio “Vita rapallese” del 1898 (il giornale ebbe vita breve, e chiuse solo dopo l’uscita di 6 numeri), diretto dal giornalista Antonio Scarsella. Nelle due pagine centrali riporta la notizia legata all’inaugurazione del busto di Giuseppe Garibaldi (attualmente i Giardini IV Novembre) e la contemporanea attività promozionale della società Pro Rapallo, una sorta di Proloco del tempo.

UMBERTO RICCI

Umberto Ricci è nato a Rapallo il 29 aprile 1940. E’ sposato con Anita Vanessa dalla quale ha avuto due figlie, Marina ed Elisabetta.

Un’intensa vita politica alle spalle, assessore e primo presidente eletto dal consiglio comunale rapallese, è stato per oltre 40 anni segretaraio generale e direttore delle Opere parrocchiali.

Appassionato cultore di storia locale è autore di numerose pubblicazioni di prestigio. E’ anche cofondatore di diverse associazioni tra cui i Volontari del Soccorso Sant’Anna e più di recente della Pro Loco del Capitanato di Rapallo nonché socio della nostra associazione Mare Nostrum Rapallo..

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I GARIBALDINI DI RAPALLO

di AGOSTINO PENDOLA

giovedì 7 ottobre 2010

A centocinquant’anni dalla spedizione di Garibaldi in Sicilia riscopriamo qual’è stato il contributo dei Liguri della Riviera di Levante e di Rapallo in particolare.

E’ indubbio il ruolo di Genova nell’elaborare le idee che portarono non solo all’Unità d’Italia, ma – attraverso la linfa del mazzinianesimo - prepararono la repubblica che sarebbe arrivata solo cent’anni dopo.

Anche la Riviera, e in particolare la Riviera di Levante, dette il suo contributo.

Nel 1847 a Chiavari la società Entellica riunì un gruppo studenti, tra cui Goffredo Mameli; a Rapallo, dopo il 1848, scesero profughi dalla Lombardia tornata austriaca. Ma furono soprattutto i commerci, gli scambi tra città e riviera, e poi l’emigrazione che segnarono la fine dell’isolamento delle nostre comunità e le inserirono nei grandi avvenimenti nazionali.

Con l’emigrazione i contadini delle nostre colline raggiungevano Genova, sia come momento intermedio nel viaggio verso le Americhe, sia per trovarvi un lavoro non troppo lontano da casa. Portando idee nuove ad ogni rientro al paese natale.

Nicola Pendola, nato a San Maurizio nel 1812 e stabilitosi a Genova fu uno di questi: suo figlio Giovanni sbarcò a Marsala con Garibaldi.

Con Giovanni altri rapallesi indossarono la camicia rossa, dalla Sicilia al Volturno.

Sabato 9 ottobre, alle ore 16,30, li ricorderemo con un convegno nella Sala consiliare del Comune, organizzato dall’Associazione Carrogio Drito, A Cipressa e l’Associazione Nazionale Volontari e Reduci Garibaldini.

Paolo Pendola ricorderà il suo avo Giovanni, vero rappresentante del popolo, falegname, pronto a rischiare la sua vita tra i colerosi così come l’aveva messa in gioco sulle colline della Sicilia quando il morbo percorse Genova negli anni Ottanta dell’Ottocento, perchè la solidarietà e la fratellanza fu il collante di chi aveva seguito non solo la spada ma le idee di Garibaldi.

Chi scrive traccerà un profilo dei garibaldini di Rapallo, in particolare si soffermerà sui motivi e le modalità che portarono questi nostri avi ad arruolarsi.

Getto Viarengo ci porterà una rilettura del Risorgimento in chiave microstorica e illustrando l’opera dei cantastorie: importanti protagonisti dell’informazione in quei giorni.

I cantastorie e i fogli volanti contribuirono a realizzare un’attenta partecipazione popolare ai sentimenti dell’Unità d’Italia.

Con Laura Merione e Giancarlo Piccitto, ricanteremo alcuni brani e distribuiremo i fogli volanti.

Con Franco De Leonardis (di Camogli - economista di professione, ha scritto su temi di scienza e storia economica, nonché sulla storia della libera muratoria nella sua universalità) l’orizzonte non si fermerà alla Liguria, ma spazierà fin dove i contatti latomistici hanno portato i liguri. Nel suo intervento si evidenzierà la partecipazione di logge di Stati Uniti, Inghilterra, Francia e America del Sud al vasto movimento che viene chiamato Risorgimento.

Annita Garibaldi, pronipote dell’Eroe dei Due Mondi, ci racconterà una parte ancora poco conosciuta della sua vita: gli anni a Costantinopoli prima della partenza per le Americhe. Quando il giovane Giuseppe, marinaio sulle navi commerciali, imparava il mestiere, ma anche incontrava persone, le più disparate, formando così il suo carattere.


Carlo GATTI

Rapallo, 19 luglio 2013



QUELLE PALLE MARRONE spiaggiate dalle mareggiate


QUELLE PALLE MARRONE ...

che arrivano sulla spiaggia con le mareggiate

Palle marrone - Egagropili – “Stuppinelli”

Quando il P.fo LOCARNO naufragò sulla passeggiata a mare di Rapallo, ricordo che la mareggiata spinse nel ridossato “caroggio drito” un numero spropositato di “palle” marroni di tutte le misure e molto leggere, come mostra la foto. Vi siete mai chiesti cosa sono, e perché ormai da molti anni non se ne vedono più sulle nostre spiagge? Secondo Rigoberto Vigentini, noto pescatore di Rapallo, queste palle sono resti di Posidonia oceanica  sminuzzati ed aggregati dal moto ondoso e poi spiaggiate. Sono conosciute come Delile (dal nome dello studioso Delile). Pare che in dialetto genovese, un tempo, le chiamassero “stuppinelli”. Ma abbiamo scoperto che queste perfette forme geometriche hanno anche un nome scientifico un po’ difficile da ricordare, come vedremo.

Giunti a questo punto, non ci rimane che addentrarci, brevemente, nei “meandri scientifici” e la nostra curiosità viene premiata:

Di solito si tratta di resti di “alghe”, come la Lattuga di mare (Ulva lactuca), o di frammenti di Posidonia, che non è un’alga ma una pianta come quelle terrestri (Posidonia oceanica).


Ulva Lactuc


Prateria di Posidonia oceanica - Portofino

Posidonia oceanica - Delile, 1813 è una pianta acquatica, endemica del Mar Mediterraneo appartenente alla famiglia delle Posidoniacee (Angiosperme Monocotiledoni). 
Ha caratteristiche simili alle piante terrestri, ha radici, un fusto rizomatoso e foglie nastriformi lunghe fino ad un metro e unite in ciuffi di 6-7. Fiorisce in autunno e in primavera produce frutti galleggianti volgarmente chiamati ‘olive di mare’. 
Forma delle praterie sottomarine che hanno una notevole importanza ecologica, costituendo la comunità climax del mar Mediterraneo ed esercitando una notevole azione nella protezione della linea di costa dall'erosione. Al suo interno vivono molti organismi animali e vegetali che nella prateria trovano nutrimento e protezione.
Il posidonieto è considerato un buon bioindicatore della qualità delle acque marine costiere.

Dettaglio di rizoma

Della Posidonia, che forma praterie sottomarine, importantissime per la salute del Mare, sulla spiaggia si trovano sia pezzi delle loro foglie, sia resti delle radici.

Queste ultime, con il continuo moto ondoso, si riducono in sottili fibre, che si intrecciano fittamente fino a formare caratteristiche palline, più o meno grandi, di colore marrone, cui è stato dato un nome strano: “egagropili”.

Egagropili

Egagropili è il termine scientifico utilizzato per descrivere gli agglomerati sferici o ovali di colore marrone chiaro e di consistenza feltrosa costituiti da residui fibrosi di Posidonia oceanica che si accumulano sui litorali sospinti dalle onde.

La formazione degli egagropili, comunemente noti come palle di mare, polpette di mare o patate di mare, è frutto dello sfilacciamento dei residui fogliari fibrosi che circondano il rizoma della pianta e della loro aggregazione ad opera della risacca marina.

Formazioni simili sono prodotte anche dall'alga verde d'acqua dolce Aegagropola Linnaei, che quando si sviluppa forma grandi sfere verdi dalla superficie vellutata che di giorno galleggiano a pelo d'acqua (grazie all'ossigeno sviluppato con la fotosintesi) e di notte stazionano sul fondo.

Perché si vedono ormai raramente le Egagropili sulle nostre coste? Per questa domanda non abbiamo risposte certe. Ma siamo fiduciosi di pubblicare le vostre.

Carlo GATTI

Rapallo, 17 luglio 2013





IL PASSATO DI RAPALLO SUL MARE

Il passato di Rapallo sul mare

del Comandante Antonio Calegari, tratto dalla rivista "Il Mare" dell'11 Luglio 1954

Rapallo, spandorata lungo la spiaggia col suo pavese alberghiero e balneario, non conserva più alcuna tradizione marinara. Tutte le memorie d’un notevole passato marinaro sono sparite. Eppure in ogni tempo, salvo il presente, i rapallesi si dedicarono alla navigazione, ai traffici marittimi, affrontando spesso duri combattimenti sul mare. Fin dall’epoca romana Rapallo svolse notevole attività marittima specialmente quando si trovò collegata con la via Aurelia. Esistevano già infatti i suoi due portixeu, quello situato alla foce del “Boate” (che poi divenne il porto del Langano) e l’altro, a levante, dove sbocca il torrente “San Francesco”. Dopo un oscuro periodo, è in pieno medioevo che le cronache cominciano a parlare frequentemente del borgo di Rapallo e della sua marina. Rapallo, coinvolta nella generale distruzione compiuta da Rotari nel 641, risorge e ben presto raggiunge sicuramente una certa prosperità, se è fatta segno a ripetuti e violenti saccheggi. Così nel maggio 1087 i pisani vi piombano sopra “viriliter” (come scrisse l’Unghelli) smantellando il castello, incendiando la Chiesa e facendo schiavi uomini e donne. Così nel 1284 è duramente provata dalla flotta veneto-pisana, comandata da Alberto Morosini e da Loto Donoratico, figlio quest’ultimo del ben noto conte Ugolino. Pisa è la nemica di Rapallo, la quale arma alcune galere per contrastarne le forze, sempre in unione alla flotta genovese. Fin dal 1229 Rapallo si è volontariamente assoggettata a Genova.

Infatti nell’anno 1274 navi rapallesi partecipano valorosamente alla famosa battaglia della Meloria nella quale i pisani subirono così dura sconfitta.

Ma negli anni precedenti si ha notizia di galere rapallesi; nel 1232, quando Rapallo invia una galera a Genova per essere incorporata nella flotta destinata ad aiutare i cristiani di Ceuta minacciati dai saraceni; ed in seguito negli anni 1258, 1262, 1265, 1270, numerosi legni da guerra si affiancano alle navi di San Giorgio nella lotta contro i comuni nemici. Parallelamente nei secoli XIII e XIV, quei di Rapallo sviluppano una rilevante attività commerciale-marittima, soprattutto col Levante, a quanto è lecito supporre, per esempio, dalla numerosa colonia rapallese dislocata a Cipro. In essa emergono, come naviganti, armatori e commercianti, i nomi della casata dei Ruisecco e dei Pastene. Un Domenico Pastene (fine del ‘300) diventa il più grande commerciante dell’isola, viaggia molti anni in Egitto, Siria, Asia Minore, Mar Nero, sino al golfo Persico, inviando interessanti relazioni diplomatico-commerciali alla Repubblica di Genova, lasciando infine tutte le sue ricchezze al Banco di San Giorgio. E Rapallo manda persino sulle rive del Lemano alcuni suoi figli, un Sacolosi ed un Andreani, quali maestri d’ascia per la costruzione di galee sabaude. Pure alla fine del ‘300 un Antonio Colombo di Rapallo è comandante di galee.

L’Ammiraglio Biagio Assereto

Durante il 1400 Rapallo è ancora fatta segno a disastrosi saccheggi; la prima volta da 22 galere venete; poi è messa a ferro e a fuoco, in sul finire del secolo dalle truppe svizzere, sbarcate da navi francesi in conflitto cogli aragonesi (Genova reagisce con la legge del taglione). Intanto un rapallese è consacrato alla storia quale esperto comandante di armate navali: è l’ammiraglio Biagio Assereto, vincitore della battaglia di Ponza, la più grande del secolo XV. Tra gli uomini illustri assume particolare rilievo Giovan Battista Pastene, Almirante del re di Spagna, Pilota Major do Mar do Sud, fondatore di Valparaiso (1544). A questo punto si devono ricordare: Bartolomeo Canessa, capitano di galeazza con Patente di corsa della Repubblica Genovese; Agostino Canevale, comandante della galea Lomellina alla battaglia di Lepanto e Gio Bernardo Molfino, capitano della fregata Il Cacciatore, che a metà del ‘600 corseggiava nei mari del Levante. Pressappoco alla medesima epoca, gli abitanti del Capitanato di Rapallo largiscono una forte somma per la costruzione di una nuova galea, da incorporarsi col nome di Santa Maria del Monte Allegro, nella flotta genovese.

Rapallo contribuisce così alla sua difesa, ancor memore del furioso assalto compiuto un secolo prima dal celebre corsaro Dragut. Nei secoli XVI e XVII gli annali e le cronache parlano con decisa frequenza di Rapallo e della sua importanza nel campo marittimo.

A. Giustiniani ricorda che i borghesi di Rapallo sono “gente assai civile, mercadanti e marinai, quali hanno parecchi navili”; dal “Registro di Carattate” (1531) si rileva che “de tutti doi, barche piccole da mine 30 in 60, di cento incirca, la maggior parte da piscare”; in altre fonti sono menzionati legni rapallesi trafficanti in tutto il Mediterraneo, specie col Levante e la Spagna. Gerolamo De Martini scrive (1655); “Rapallum vero vicus est insignis mercatoribus nautisque frequens”. Padre Ludovico d’Amerio con uno slancio lirico, conferma il passato della nostra città, ricordando “… il lustro di segnalate imprese di mare” mentre il noto padre Antonio Bresciani dice che Rapallo “… ha popolo numeroso ed attivo in opere di navigare”. Anche dal “Codice diplomatico Rapallese” si ricavano importanti notizie a Rapallo ed alle sue imprese durante il colera che infierì a Genova nel 1650. Meriterebbe ben più lungo cenno il rapallese Visconte Maggiolo “maestro delle carte da navigare”, vera gloria nazionale, famoso iniziatore di una grande scuola cartografica. Pure degno di ricordo l’antica fiorente confraternita dei Marinai che già esisteva nel 1720 sotto il patronato di Sant’Erasmo.

Al principio del secolo scorso molti padroni di barca erano dediti alla pesca delle spugne; battevano i fondali delle acque dell’arcipelago greco. Molti altri, sfidando la minaccia dei pirati barbareschi che spesso li traevano schiavi, andavano alla pesca del corallo lungo la costa africana. Declinando l’industria corallina (1840-1860) ed al sopravvenire della decadenza della vela, buon nerbo di capitani e naviganti rapallesi emigrarono nel Sud America, specialmente nel Perù e nell’Argentina, continuando naturalmente la loro professione. Oggi si ricordano ancora parecchi piloti del Rio de La Plata oriundi di Rapallo, i cui nomi corrispondono ai vari Castagneto, Solari, Macchiavello, Arata, Sanguineti, ecc. Il nostromo Antonio Castagneto si ingaggiò, anzi, come “pilota major” nella marina da guerra del governo rivoluzionario colombiano, eroicamente battendosi a bordo di navi armate in corsa.

Durante il periodo velico di maggior splendore, Rapallo diede figure eminenti di Capitani di Lungo Corso, da Emanuele a Giacomo Bontà, a Pietro Felugo e a Cap. Agostino Solari, da Agostino G. B. Macchiavello a Valentino Canessa e a Biagio Arata (comandante di grandi velieri in lunghe navigazioni oceaniche), tutti valenti navigatori sulle rotte oceaniche mondiali. Parecchi rapallesi si contavano anche fra gli equipaggi della Real Marina Sarda.

L'antica Porta delle Saline

Rapalllo ebbe anche una buona e frequentata scuola nautica che esisteva nel 1865, diretta dal matematico Salviati (vicino alla porta delle Saline n.d.r.).


Lungo l’odierna passeggiata a mare, dove questa è allietata dai giardinetti, prima di arrivare al monumento di Colombo, sorgeva un cantiere navale che nel 1865 raggiunse una notevole importanza. Vi si costruirono non solo tartane, golette e scune, ma anche grossi bastimenti di oltre 1000 tonnellate, quali l’Iside, l’Espresso, il Genovese, il Ferdinando, il Siffredi, il Giuseppe Emanuele ed il maestoso Caccin di 1500 tonnellate, sotto la direzione di grandi costruttori navali come G. Merello, Graviotto ed Agostino Briasco.

Antonio CALEGARI

Foto Carlo GATTI

*Arturo Ferretto

(Rapall o, 21 aprile 1867 – Genova, 18 ottobre 1928 è stato uno storic o e archivista italiano . Pubblicò a soli ventidue anni un significativo opuscolo, Rapallo - spigolature storiche, cui seguirono numerosi importanti contributi di storia ligure, fra cui si segnalano Codice diplomatico de l Santuario di Monte Allegro (1557-1897) , Codice diplomatico delle relazioni tra la Liguria , l a Toscana e l a Lunigiana ai tempi d i Dante (1265-1281) (1901), Annali storici d i Sestri Ponente e delle sue famiglie ( 1904).

Si interessò anche di studi danteschi. Impiegato quale "ufficiale" presso il Regio Archivio di Stato di Genova , nel 1909 sposò a Chiavari Livia Oneto, da cui ebbe una figlia, Fortunata, e un figlio, Virgilio; in seguito risiedette a Genova. Collaborò intensamente ai periodici "Il Cittadino", "Il Caffaro" e, dal 1909, a "Il Mare"; su quest'ultimo dedicò 716 documentatissimi articoli a Rapallo e circondario. Ancora nel 1928 dava alle stampe Il distretto di Chiavari preromano, romano e medioevale, opera fondamentale per l'archeologia del Golfo del Tigullio Una strada di Rapallo ed una sita nel quartiere genovese di San Fruttuoso portano il suo nome.

3 Aprile 2013

Foto a cura del webmaster.

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LOCARNO-Conferenza sullo spiaggiamento a Rapallo

SPIAGGIAMENTO DEL P.FO LOCARNO A RAPALLO

Sintesi della Conferenza tenuta a Palazzo DUCALE - Genova

Dal comandante Carlo Gatti e dal giornalista Emilio Carta

29 gennaio 2013

La LOCARNO in un dipinto di Amedeo Devoto

LOCARNO - dati nave:

Stazza Lorda = 3.862 tons
Lunghezza = 109,8 metri – Larghezza = 15,2 metri
Data di Costruzione = 1929
Costruita a Dunsley nel 1929 Cantiere Thompson-Southwick-UK
Materiale = Acciaio
Motore = Macch. Alternativa a triplice espansione Vapore di 2700 CV
Velocità = 10 nodi
Bandiera = Panama
Equipaggio = 22
Comandante = C.L.C. Vittorio Sallustro
Data perdita = 3.1.1961
Luogo = Rapallo (Italy)
Primo Armatore = Headlam & Sons (1929-1954)
Secondo Armatore = Società Marittima S.Rocco – Genova (1954-1961)
Sosta a Rapallo ai lavori per renderla navigabile = 43 giorni
Rimorchiata a Spezia per la Demolizione = 15.2.1961 dalla Società Rimorchiatori Riuniti di Genova

Owned by S. Tuillier. Wrecked at Rapallo and BU (broken up) Spezia 15/2/61
Sito= http:p//www.wrecksite.eu/wreck.aspx?159352

LA CRONACA

Il 20 dicembre 1960 la Locarno arriva a Genova proveniente da Lubecca, ormeggia a Ponte Rubattino e sbarca 6.000 tonn. di lingotti di ferro.

Il 3 gennaio 1961 la Locarno parte da Genova diretta a Follonica (Toscana) che dista: 118 miglia. Al momento della partenza la Nave é in zavorra. Il gavone di prua, quello di poppa e i doppifondi sono pieni di acqua.

TESTIMONIANZA

Ricevute le regolari SPEDIZIONI dalla Capitaneria, la LOCARNO chiama il pilota portuale di turno L.A. per essere messa in partenza alle 08.00.

Il pilota giunge sottobordo alla nave ormeggiata a Ponte Rubattino Levante, e nota che lo scalandrone, lato terra, é già stato virato a bordo ed é rizzato. La biscaglina é appesa fuori bordo, lato mare. Per gli addetti ai lavori, questi preparativi indicano che il Comandante ha premura di partire...

Giunto sul ponte di Comando, il pilota lo informa della situazione meteo: “Comandante c’é in corso una forte Burrasca da Libeccio forza 6/7, le consiglio vivamente di rinviare la partenza di qualche ora. La nave é vuota “a pallone” e i bollettini del tempo non danno alcun miglioramento per almeno 12 ore”.

Ma il comandante Vittorio Sallustro é determinato a partire e risponde:

“Il viaggio é breve, soltanto 10-12 ore di navigazione per arrivare a Follonica. Questa nave resiste bene alle burrasche; da quando siamo partiti da Lubecca siamo passati da una burrasca all’altra pestando fino a Genova: prima lo Skagerrack, poi il Mare del Nord, la Manica, il Golfo di Biscaglia, il Golfo del Leone. Pilota stia tranquillo! Se vedo che ci sono problemi, ritorno indietro e vi chiamo!”

Magari lo avesse fatto! Il mio ex collega L.A. mi raccontò, dopo alcuni anni, che appena la LOCARNO uscì in mare aperto, le rollate erano così ampie e profonde che le lance di salvataggio lambivano le onde.

“La seguii a lungo con preoccupazione perché la vedevo scarrocciare verso la costa. Per fortuna il Comandante, ad un certo punto, si rese conto del pericolo e accostò a dritta riuscendo a prendere il mare sul mascone di dritta. Si allargò a sufficienza dalla costa, mi tranquillizzai e rientrai in torretta”.

EMILIO CARTA domanda:

a) - “Che stabilità aveva la nave essendo scarica e a “pallone”?

b) - “Può la Capitaneria di Porto impedire ad una nave di partire per ragioni di sicurezza meteo-marine-nautiche?”

CARLO GATTI risponde:

a) - “Quando la nave superò le burrasche nordiche e mediterranee, era carica di lingotti di ferro, quindi aveva una stabilità  addirittura eccessiva, il massimo pescaggio le assicurava il massimo rendimento dell'elica e del timone. Nella situazione attuale: con nave completamente vacante, scarsa stabilità, poca superficie immersa, non ci sono le condizioni per contrastare l'effetto deriva prodotto dal forte vento di libeccio al traverso della sua rotta. Inoltre, lo scarso pescaggio in quelle condizioni di mare in burrasca, rende minima la forza propulsiva dell'elica, in quanto il forte beccheggio ne provoca la continua fuoriuscita dall'acqua, (cavitazione) con la conseguente scarsa governabilità da parte del timone”.

b) - “Fino a tutto il 2000, il NOSTROMO DI BANCHINA (di zona), mitica figura della Capitaneria, controllava che la nave, al momento della partenza, avesse: i bighi abbassati e rizzati, gli oblò eventualmente chiusi e corazzati, l’elica immersa, che non fosse sbandata, che non ci fossero sversamenti di liquidi sospetti ecc... Il sottufficiale controllava meticolosamente che tutto fosse in ordine secondo la prassi della buona marineria! Pertanto sono certo che la nave, al momento della partenza, era in ordine.

Il CRITERIO usato dalla AUTORITA’ MARITTIMA e/o PORTUALE per una nave in partenza o comunque in manovra, é quella di salvaguardare sia LE OPERE PORTUALI che la SICUREZZA di tutte le navi in manovra in quella determinata zona. Tuttavia, quando é possibile, la A.M. evita di incidere, sugli interessi privati della nave/armatori: interferenze sulle entrate, uscite che potrebbero ritardare le operazioni commerciali e “toccare” eventuali aspetti economici. In genere, per salvaguardare la SICUREZZA delle operazioni, ad un Comandante di nave in difficoltà, viene consigliato, (a volte lo si obbliga), ad attaccare uno o più rimorchiatori sulla base dei rischi in corso”.

RIPRENDE IL RACCONTO:

Poco prima delle 10 la LOCARNO giunge al traverso del faro di Portofino e il Comandante si rende conto che i forti movimenti di beccheggio e rollio rendono la navigazione pericolosa, se non impossibile, e solo allora decide di entrare nel Golfo Tigullio per cercare ridosso dal libeccio. Poco dopo, la nave viene vista manovrare davanti a Punta Pedale (Santa Margherita) e, poco dopo, dare fondo l’ancora. Alcuni testimoni oculari riferiscono che la LOCARNO si trova in buona posizione, ridossata e stabile alla fonda. Il Comandante rimane nell’attesa che il vento giri a TRAMONTANA per poter riprendere il viaggio.

Emilio Carta domanda:

Erano affidabili i Bollettini del tempo degli anni ’60?

Carlo Gatti risponde:

Occorre innanzitutto ricordare la dinamica di una depressione atlantica che investe il Mediterraneo occidentale: all’inizio si presenta con Vento da Scirocco, mano a mano che avanza, il vento gira a Libeccio rinforzando, poi passa a Maestrale aumentando ancora d’intensità, poi gira a Tramontana-Grecale e si allontana verso levante. Vi sono quindi due SEGNALI che l’uomo di mare tiene sotto controllo:

a)- La Direzione del Vento. A bordo, un tempo, veniva costantemente rilevato al ‘grafometro’ e successivamente alla ‘ripetitrice esterna’ della girobussola.

b)- L’Andamento del Barometro – Finché il barometro scende la depressione si trova a ponente dell’osservatore. Quando il Barometro interrompe la caduta e riprende a salire, significa che il centro della depressione sta passando e presto la Tramontana spianerà il mare. I bollettini del tempo dell’epoca erano basati sulle osservazioni locali delle Stazioni Meteorologiche dell’Aeronautica. Non c’erano ancora i satelliti-meteo con l’attuale diffusione a pioggia di bollettini. Pertanto le previsioni erano basate sulle indicazioni visive degli osservatori di terra, ma soprattutto sull’esperienza personale dei naviganti.

RIPRENDE IL RACCONTO

Purtroppo, quel 3 gennaio 1961, la situazione Meteo-Marina é molto più complessa del previsto: il vento, infatti, non va a completare il suo giro nel senso orario appena descritto, ma ritorna indietro sotto l’impulso di un’altra depressione che é già pronta a subentrare e a colpire alle spalle della precedente.

Il comandante Sallustro, quando pensa ormai d’averla scampata, s’accorge che il vento é improvvisamente girato a Scirocco sollevando altissimi marosi di prora (da Sud-Est). Decide immediatamente di salpare, scappare e mettersi alla ‘cappa’, (con la prora al mare) e prepararsi a passare una brutta notte in mare aperto.

Da questo momento comincia la fase più drammatica.

Per contrastare la forza crescente del vento, il Comandante avvia la macchina avanti e, quando l’ancora entra in cubia, mette ‘avanti a tutta forza’ per allontanarsi dagli scogli di poppa tentando di guadagnare il mare aperto.

La LOCARNO, purtroppo, ha una grande Superficie Velica e una potenza di macchina del tutto insufficiente per vincere il vento. La manovra non riesce e la nave si traversa al vento diventandone preda. Per mettersi in filo allo scirocco sarebbe necessario il tiro di un rimorchiatore di 3.000 cavalli di potenza, eventualmente posizionato di prora a dritta.

Il Comandante prova e riprova a raddrizzarsi con violente smacchinate:

avanti tutta-indietro tutta, ma non c’é nulla da fare. La nave scarroccia verso il centro dell’imbuto che porta a Rapallo sotto la spinta violenta del vento di scirocco in piena burrasca.

Emilio Carta domanda:

“A questo punto risulta che il Comandante abbia chiamato i rimorchiatori di Genova via radio. Un po’ tardi forse?”

Carlo Gatti risponde:

Certamente ormai é tardi! I Rimorchiatori di Genova, avendo lo scirocco in prua, impiegherebbero non meno di 2 ore a compiere le 11 miglia che separano la Lanterna dal Monte di Portofino. Inoltre, c’é da aggiungere un altro elemento contrario: la corrente marina. Con la bonaccia di vento, la corrente marina sale da sud-est e lambisce le coste italiane viaggiando ad una velocità intorno al mezzo nodo, con la burrasca da scirocco, la sua spinta può arrivare e superare i 5 nodi di velocità”.

La nave comincia a scarrocciare “traversata” sottovento agli elementi. Il comandante si prepara a dare fondo le due ancore per tentare di frenare la corsa verso gli ostacoli di terra che si avvicinano ancora più minacciosi per l’imminente oscurità. Un urlo al megafono: “FONDO LE ANCORE”. L’ultima speranza del Comandante é riposta in questa massa di ferro che può significare salvezza oppure naufragio, la vita oppure la morte. La nave si orienta con la prua al mare. Il Comandante tira un sospiro di sollievo: “le ancore tengono”! Ma il vento al tramonto rinforza quasi sempre e la burrasca sembra aumentare ancora di più la sua forza. Le ancore tengono per alcune ore. Poi cominciano ad arare lentamente, ma inesorabilmente. Il fondale é sabbioso e, mano a mano che decresce, diventa più scivoloso, le ancore non mordono più. Il destino sembra segnato. La nave si avvicina lentamente al Molo di Langano. Il comandante avvia molte volte la ‘macchina avanti’ per allegerire lo sforzo sulle ancore. Con queste ripetute manovre, la nave resiste e mantiene quella posizione fin quasi alla mezzanotte.

Il vento non vuole mollare, le luci della passeggiata ormai vicina, vibrano e spandono scie luminose, sembrano allegri fantasmi che ballano con i marosi che frangono sugli scogli di protezione e proiettano spruzzi surreali, fosforescenti che danno vita ad una macabra festa di ballo.

In questa fotografia della LOCARNO si nota la mancanza della catena dell’ancora di dritta

Tutto ha un limite. Improvvisamente la catena dell’ancora di dritta che reggeva fino a quel momento lo sforzo, si spezza con uno schianto. La prua comincia a cadere e si capisce che l’ancora di sinistra non agguanta il fondale. Al comandante non rimane che tentare l’unica manovra possibile: smacchinare avanti e indietro nel tentativo di tenersi ad una distanza equidistante tra gli scogli della passeggiata a mare, il Molo del porticciolo e il cinquecentesco castello che sporge dalla spiaggia come un’isolotto. Gli scogli sono dappertutto. Ma c’é un altro pericolo, forse ancora più grave: si tratta del basso fondale. La nave, che in qualche modo era riuscita per molte ore a tenersi con la prua al vento, persa ormai l’ancora di dritta, e con quella di sinistra che non morde più il fondo, si traversa al vento e al mare e scarroccia più rapidamente verso la passeggiata. Il vento e le onde battenti sul fianco dritto la spingono verso il basso fondale e la inclinano. Quando lo scafo toccherà il fondale potrebbe anche rovesciarsi. Qui entra in gioco l’abilità e la freddezza, ma anche la fortuna del Comandante. Come abbiamo già detto, l’uomo ha a disposizione soltanto la motrice, che per fortuna non ha limitazione di avviamenti. Infatti, a riesce a correggere la posizione nello spazio libero, molto ristretto della baia e a farsi portare dal vento e dal mare ad appoggiarsi, con la prora a levante, contro il moletto dei Primeri, proprio a centro nave: un “punteruolo” che fuoriesce a 90° dall’asse della passeggiata a mare.

La LOCARNO sfiora tutti gli ostacoli e si va ad ormeggiare sulla più bella passeggiata della Riviera SENZA TOCCARE NULLA.

EMILIO CARTA domanda: I rimorchiatori arrivano ma si tengono al largo. Quali sono le ragioni per cui non possono tentare alcuna operazione di salvataggio.

CARLO GATTI risponde: Nel 1960 la maggior parte dei rimorchiatori di Genova erano a vapore, avevano un grande scafo di oltre 30 metri di lunghezza ed avevano un pescaggio di 5-6 metri. Il doppio della LOCARNO, che stimo potesse avere circa 3-3,5 metri. La loro potenza di 600/800 cavalli non gli consentiva di fare acrobazie o grandi colpi di mano. Quindi, i Rimorchiatori di Genova temevano di finire, a loro volta, nei bassi fondali della baia. La BATIMETRICA  dei 5 metri unisce il vecchio molo di Langano con Villa Porticciolo. Internamente a questa linea il fondale decresce fino alla passeggiata.

Nella notte fonda tra il 3 ed il 4 gennaio 1961, sulla passeggiata a mare di Rapallo, si conclude uno dei più “spettacolari” drammi del mare: non solo la nave non si rovescia, ma le onde molto alte sollevarono la LOCARNO e la consegnarono quasi intatta tra le braccia ad anfiteatro della cittadina. L’equipaggio ne uscì incolume nonostante  i molti brividi.

Emilio Carta riprende il racconto dell’incaglio della LOCARNO nel momento in cui la nave si é perfettamente ormeggiata a Rapallo anzichè a Follonica....

Sono ancora tanti i “rapallini” che ricordano il 3 e poi il 4 gennaio 1961.

Quel “maledetto” quattro gennaio millenovecentosessantuno - precisano marinai e pescatori del borgo - quando, a causa di una fortissima libecciata, quel piccolo mercantile di 3.897 tonnellate, la Locarno, come una balena ferita a morte, si incagliò sulla scogliera del litorale rapallese.

A provocare tanto sconquasso non cera il mitico comandante Achab ma, più prosaicamente, un capitano di lungo corso, il quarantenne Vittorio Sallustro da Torre del Greco, che rivisse chissà quante volte, come in un incubo, quella notte di tregenda.

A bordo, con lui, c’erano ventidue uomini di equipaggio, molti dei quali genovesi, ed un abissino. L’ennesima tragedia del mare, che per fortuna non fece vittime, portò il nome della cittadina rapallese sulle prime pagine e sugli schermi di mezzo mondo e venne accompagnata da una serie di iniziative umanitarie e promozionali che oggi, probabilmente - non dimentichiamo che all’epoca correva l’anno 1961 - farebbero sorridere. Riuscii a filmare i momenti più drammatici della nave in preda alla tempesta con una piccola cinepresa ad otto millimetri - racconta il rapallese Mauro Mancini - Ricordo come fosse oggi che qualche settimana più tardi, i negozi di souvenirs avevano già in vendita le cartoline illustrate che mostravano la Locarno in mille pose, come una fotomodella, con la prua che sbatteva sulla scogliera del lungomare Vittorio Veneto.

Fu ancor più simpatica l’iniziativa dei vigili urbani rapallesi - aggiunge Mancini - I “cantunè” offrirono all’equipaggio i pandolci e lo spumante che avevano avuto in dono dagli automobilisti rapallesi per la caratteristica “Befana dei vigili”, un’usanza che in quegli anni si ripeteva un po’ dappertutto.

Il cargo, battente bandiera panamense, era giunto nel porto di Genova il 20 dicembre proveniente da Lubecca e, dopo aver ormeggiato al molo Rubattino, sotto l’occhio vigile della Lanterna, aveva scaricato seimila tonnellate di lingotti di ferro. Per l’equipaggio, insomma, era stato un Natale sereno, con la veglia di mezzanotte in cattedrale ed i piedi ben piantati sotto la tavola, come tradizione vuole, per tutte le feste comandate.

Il tre gennaio la nave aveva però lasciato molo Rubattino ed era ripartita con le stive vuote ma con i gavoni di prua e di poppa pieni d’acqua per zavorrare e stabilizzare il mercantile, diretto verso Follonica, in Toscana, per caricare minerale ferroso da trasferire in Germania.

Ma a quell’approdo la Locarno non arrivò mai perché la sua odissea, iniziata davanti al Monte di Portofino, si concluse proprio nelle acque del golfo Tigullio.

Alle dieci del mattino, infatti, il cargo venne avvistato al traverso di Santa Margherita Ligure, a circa un miglio dalla terraferma, dando l’impressione di essere in difficoltà. Alle sedici il mercantile, lungo centoquattordici metri ed appartenente alla Società Marittima Genovese “San Rocco”, arrivò davanti a Rapallo, all’altezza dell’Excelsior Palace Hotel.

Era ormai in uno stato di ingovernabilità che agli occhi esperti dei marinai - che da terra ne seguivano “a vista” la navigazione - appariva sempre più chiaro.

Il mare lo spingeva alla deriva e, per di più, a causa della forza del mare e del vento, le ancore aravano il fondo sabbioso, senza frenare a sufficienza quella folle corsa verso gli scogli, mentre da bordo gli uomini erano in trepida attesa dell’arrivo dei rimorchiatori.

Alle sedici e trenta il cargo era ormai a meno di trenta metri dal castello sul mare, mentre mezzora più tardi la nave si spostò leggermente verso ponente, a nemmeno cinquanta metri dalla balaustra in ferro della passeggiata a mare.

La situazione a quel punto precipitò e la lenta agonia della nave giunse al culmine: la distanza dagli scogli diminuiva progressivamente a venti metri, poi a dieci, a sette, a cinque.

Il mercantile infine si coricò leggermente sul fondo sabbioso arenandosi con la prua - alta fuori dell’onda quanto una casa di tre piani - sui macigni posti a protezione del lungomare.

«Fu una scena infernale alla quale assistettero migliaia di persone assiepate sull’asfalto della passeggiata a mare - ricordava anni dopo il rapallese Andrea Pietracaprina - Intanto, a bordo della Locarno, gli uomini d’equipaggio, flagellati dal vento e dalle onde che spazzavano il ponte, apparivano e scomparivano da una parte all’altra della coperta, riconoscibili solo dal luccichio degli impermeabili, per cercare di porre rimedio ad una situazione che appariva ormai senza speranza».

Alcuni rimorchiatori, provenienti dallo spezzino e da Genova non riuscirono ad agganciare lo scafo prima che la situazione precipitasse definitivamente e, per la Locarno, fu la fine.

Alle diciannove e venti i vigili del fuoco genovesi, alla luce di potenti fari, provarono con successo a sparare una sagola a bordo: ad essa, avvolto in un sacchetto di plastica, venne legato un messaggio con la richiesta di conoscere le condizioni dell’equipaggio.

Da bordo utilizzando lo stesso mezzo, il comandante rispose che non vi erano feriti.

Era impossibile comunicare “a vista” anche se vi provarono ripetutamente con i megafoni - raccontava alcuni anni dopo il barcaiolo rapallese Vittorio Pietracaprina - Il frastuono delle onde e del vento, unito allo sfregamento delle lamiere della nave sugli scogli rendeva vano ogni tentativo.

Rammento che prima del lancio della sagola a bordo, un radiotelegrafista, da terra, utilizzò il clacson di un’auto appositamente posizionata a poca distanza dal moletto normalmente riservato ai battelli turistici. Cercò di comunicare con l’ufficiale marconista di bordo attraverso l’alfabeto morse e a bordo ricevettero il messaggio anche se nessuno fu in grado di rispondere.

La buona sorte, infine, aprì la propria bisaccia: la Locarno virò di circa novanta gradi distendendosi in senso longitudinale lungo l’asse della passeggiata a mare, con la prua rivolta in direzione levante.

La fiancata andò provvidenzialmente  a toccare il moletto d’ormeggio dei “primeri” ed alle quattro del mattino l’equipaggio potè finalmente scendere a terra con l’ausilio di una biscaglina.

A terra li attendevano coperte ed un pasto caldo.

Mentre i Vigili del fuoco riponevano cavi e fari, utilizzati sino a qual momento per illuminare a giorno la scena, sulla torretta del castello si spegneva anche la grande stella cometa natalizia.

I tecnici si ponevano intanto i primi interrogativi sulle cause che avevano provocato l’incaglio della nave. Il comandante aveva escluso, infatti, qualsiasi avaria alle caldaie o alla macchina del timone. Priva di carico, e quindi meno resistente alla forza del vento e del mare, la nave, in preda al maltempo, probabilmente non era più riuscita a governare ed aveva cominciato ad andare inesorabilmente alla deriva.

A terra, ovviamente, iniziava il business “made anni Sessanta”, mentre il pittore Nerone Uselli, spalle alle nave e fiasco di vino accanto alla tavolozza, in sommo disprezzo per tutto ciò che era acqua, dipingeva  in un celebre quadro l’apocalittica scena”.

Al termine del Convegno, il pubblico rivolge molte domande. Riportiamo le più interessanti con le risposte dei conferenzieri.

a)- Perché il comandante della LOCARNO partì da Genova, nonostante il tempo fosse proibitivo?

b)- Il breve viaggio Genova-Follonica forse ha spinto il Comandante ad osare...?

c)- Forse l’Armatore può aver spinto il Comandante a partire?

d)- Le navi a vapore non hanno limiti di avviamenti, ma forse hanno altri limiti tecnici?

a) – Le Condi-meteo erano proibitive. La Burrasca da Libeccio, oltre ad essere stata regolarmente annunciata, era già in corso, sotto gli occhi di tutti.

b) - Doveva ascoltare il consiglio del Pilota. Il Pilota é pagato dall’Armatore della nave. E’ un ex comandante, “esperto” conoscitore di tutte le situazioni meteo-nautiche locali e le mette a disposizione dei comandanti di navi. Spesso accade anche il contrario, cioé che il Comandante si rifiuti di partire dicendo: “ME LO HA CONSIGLIATO IL PILOTA PER RAGIONI DI SICUREZZA”E tutti se ne fanno una ragione!

c) - La Nave non doveva lasciare il porto - Ogni comandante deve conoscere i limiti della propria nave che, nel caso della Locarno, aveva ben 31 anni di anzianità.

Il comandante disse al pilota che la LOCARNO aveva superato tutte le burrasche che la tormentarono per tutto il viaggio, dalla partenza all’arrivo. Tuttavia faccio osservare quanto segue:

- La nave superò le burrasche nordiche perché era carica di lingotti di ferro.

- La nave possedeva una stabilità addirittura eccessiva.

- La nave era alla “marca”, cioé al massimo del pescaggio consentito, che gli assicurava un rendimento ottimale dell'elica e del timone.

La LOCARNO in partenza da Genova era nella situazione completamente opposta:

- Nave completamente ‘vacante’ in zavorra, con grande superficie velica esposta al vento.

- Scarsa stabilità.

- Poca superficie immersa, insufficiente a contrastare l'effetto deriva, prodotto dal forte vento di libeccio al traverso della sua rotta.

- Lo scarso pescaggio in quelle condizioni di mare in burrasca, rendeva minima la forza propulsiva dell'elica, in quanto il forte beccheggio ne provocava la continua fuoriuscita dall'acqua, con la conseguente scarsa governabilità da parte del timone.

d) – Genova – Follonica (120 mg) é un tratto breve di navigazione, ma é di traversia al libeccio: pertanto il ragionamento messo poi in atto dal Comandante é completamente errato e ingiustificabile. Inoltre posso aggiungere che La Spezia, posizionata al centro del percorso, all’epoca non poteva ricevere navi in emergenza, specialmente di notte, perché aveva il canale d’entrata disseminato di BOE MILITARI. E’ successo proprio al sottoscritto di essere lasciato fuori, tutta la notte, a pendolare con una “Liberty” a rimorchio nella burrasca, proprio in quegli anni per quell’assurdo motivo.

Il Comandante conosceva questa ‘impossibilità’ di potersi rifugiare a Spezia.

La LOCARNO avrebbe caricato “ferraccio” a Follonica, se avesse ritardato la partenza da Genova di un solo giorno, non avrebbe certamente inciso sull’economia di nessuno. Quale motivazione l’ha spinto a decidere di partire? Nulla che avesse a che fare con una decisione marinaresca ponderata e saggia!

Vorrei terminare il mio pensiero con una considerazione da PILOTA. Quel tipo di nave, lunga, vuota e a vapore, che ho avuto modo di pilotare tante volte, aveva due grandi difetti: Poca POTENZA e Superficie del TIMONE relativamente piccola rispetto a tutte le altre navi in circolazione in quel periodo. La nave a vapore era al tramonto, aveva un ratio d’accostata lentissimo, ma il Comandante non ne tenne conto.

Carlo GATTI - Emilio CARTA

Rapallo, 19 febbraio 2013



In VIAGGIO con i CORMORANI

IN VIAGGIO CON I CORMORANI

L’ISOLA CHE NON C’E’. Nel nord della Norvegia, il cormorano è tradizionalmente considerato un uccello semi-sacro. Si ritiene sia un segno di buona sorte avere dei cormorani vicino al proprio villaggio. Secondo un’antica leggenda nordica, le persone che muoiono in alto mare, senza alcuna possibilità di recupero dei loro corpi, trascorrono l'eternità sull'isola di Utrøst che può solo occasionalmente essere avvistata dai viventi. Gli abitanti di Utrøst possono visitare le loro case soltanto nelle sembianze di cormorani. L’isolotto fantasma si trova al limite meridionale delle isole Lofoten, famose per la pesca dello stoccafisso. Poco sopra Utrøst si trova la più famosa isola di Røst dove naufragò il comandante veneziano Pietro Querini con la sua cocca nel 1432. Dopo una sosta forzata di circa 8 mesi, l’equipaggio ritornò in Italia diffondendo la cultura dello stockfisk.

Agli inizi del 1970 vidi per la prima volta un cormorano, detto anche marangone,* appollaiato su una delle boe che segnalano il canale d’entrata del Porto Petroli di Multedo (Ge). Nell’attesa di prendere il cavo della petroliera in arrivo con il mio grosso rimorchiatore,  mi avvicinai fin quasi a toccarlo. Era grande, aveva il ciuffo e si sentiva al sicuro.  Dopo qualche mese di frequentazione quotidiana diventammo amici e presto mi presentò la sua compagna. Sparirono in primavera e quando ormai ero lontano dall’idea di rivederli, il primo ottobre di quello stesso anno ritornarono sulla stessa boa con tre giovani esemplari al seguito, più piccoli e un po’ più chiari.

Quella piccola famiglia diventò una colonia che presto si spostò nella più tranquilla riviera di levante. Il ricordo di quell’incontro mi accompagnò per lungo tempo e durante i miei viaggi, quasi sempre di mare, mi divertivo a notare le differenze tra le sei specie di cormorani esistenti al mondo.  Passarono ancora molti anni quando, un giorno, alcuni amici mi proposero di scoprire la bellezza della passeggiata costiera: Covo di Nord Est – Paraggi. Era la fine di settembre e quella camminata mi aprì un mondo di meraviglie naturali. Improvvisamente mi venne in mente la fatidica data legata al ritorno dei cormorani e, di getto, mi prese  l’ansia per il loro arrivo.

E’ il primo ottobre del 2012. Emozionato come un bambino al primo giorno di scuola, riparto dal Covo armato di binocolo e, scandagliando metro dopo metro la scogliera, vedo un grosso esemplare di cormorano staccarsi dalla roccia e planare sull’acqua dopo un breve volo radente. Ha fame, si guarda in giro, e all’improvviso s’inarca all’indietro per poi scattare come una freccia che sale e poi discende tuffandosi in perfetta verticale con la testa in giù e le zampe verso il cielo.

Sparisce per 30-40 secondi e riemerge a  60-70 metri di distanza, senza scia.

Il suo punto d’emersione é sconosciuto ed appartiene alla sua strategia di caccia. Non ho alcuna cognizione scientifica della sua velocità in immersione, ma intuisco che il cormorano potrebbe essere un ottimo atleta in grado di nuotare i 100 metri sotto il minuto mentre insegue la preda.

Quando giungo sotto il monastero della Cervara, là dove iniziano i millenari scogli di puddinga, vedo quattro cormorani appostati sul faraglione, si crogiolano al sole. Appaiono stanchi. Sono appena arrivati dalla Scandinavia.

Al ritorno da Paraggi ne intravedo uno da lontano con le ali aperte. Probabilmente é appena ritornato da un’immersione e si asciuga al sole. Alcuni gabbiani hanno trovato spazio sullo scoglio di puddinga. Non c’é alcuna lotta per il territorio, anzi, parlottano tra loro come vecchi amici che si ritrovano dopo una lunga assenza.

I cormorani sono uccelli tranquilli e pazienti, tuttavia, può succedere anche nelle buone famiglie che qualcuno debba sloggiare.....

Anche tra il cormorano e l’airone cenerino non c’é alcuna rivalità, ed é facile vederli in compagnia come nella foto sotto.

Ma anche a Portofino (foto sopra), oppure sul faraglione di puddinga in compagnia di un gabbiano  (foto sotto).

Sul lungomare di Rapallo l’airone sverna con gli anziani villeggianti e spesso si apparta nei dintorni del Castello medievale.

Un Po’ di Storia.

La pesca con il cormorano ha radici antichissime. In Giappone, la pesca con il cormorano veniva chiamata Ukai. L'attività di pesca attraverso questo metodo era concentrata in 13 città tra cui Gifu, ancora oggi comunità-simbolo della pesca con il cormorano sul fiume Nagara.

La pesca Ukai era molto popolare durante i periodi Heian e Edo, e veniva patrocinata dai governatori locali per catturare il pesce da donare alla famiglia imperiale.

Questa forma di pesca primordiale, mosse quindi i suoi primi passi in Giappone intorno al VII° secolo, fu importata in Cina intorno al X° secolo dopo Cristo, ed è cambiata molto poco nel corso dei secoli. In Cina, il pescatore usa ancora oggi una zattera assemblata con canne di bambù, passa l’intera vita sull'acqua con i suoi uccelli e li addestra, con un piccolo trucco, a restituire il pesce che cattura. La pesca con il cormorano è veramente uno spettacolo da vedere per la sua semplicità ed efficacia allo stesso momento. Tutto quel che serve è un natante che galleggi, un paio d’anni per l’addestramento del cacciatore e, soprattutto, un millennio di tradizione... Infatti, gestire un cormorano non è l'impresa più facile di questo mondo: i pescatori legano una sottile corda di canapa (o un anello metallico) attorno alla gola del volatile per evitare che possa ingoiare il pesce grande, lasciando inghiottire quello più piccolo. Con questo metodo astuto e non violento, il cormorano soddisfa le sue esigenze alimentari ed il pescatore quelle commerciali.

Appena il cormorano cattura il pesce, il pescatore lo rimorchia verso la barca tramite una sottile cimetta  costringendolo a sputare il pesce.

Come avviene l’addestramento? Innanzitutto occorre catturare i cormorani, che vengono scelti tra le quattro specie di cormorani marini, più grossi dei loro parenti di fiume e in grado di trasportare più pesce. Sono inoltre dotati di una maggiore resistenza, hanno un'indole più docile, tendono a non competere tra loro per il cibo e sono facilmente catturabili. Il pescatore usa la dolcezza e l’amicizia. Ogni mattina, il pescatore lo porta al fiume a fare il bagno tenendolo con un sottile guinzaglio legato attorno al collo. In questo modo il cormorano si abitua alla presenza del padrone che ogni tanto lo accarezza e lo coccola.


Occorrono quasi tre anni per addestrare un cormorano marino selvatico. In questa lunga fase “scolastica” viene nutrito con pesce d'acqua dolce che non ha mai pescato prima.

In Giappone la pesca col cormorano inizia intorno alle 19.30 e dura quasi tutta la notte. Per cinque mesi all'anno, 10-12 cormorani e 3-6 pescatori escono in barca illuminando il fiume con torce di legno di pino.

Ad un segnale del capo pesca, i cormorani si tuffano in acqua e iniziano a nuotare perlustrando la zona che gli é consentita dal lunghezza della cima. Un cormorano può raggiungere diverse decine di metri di profondità, anche se la pesca Ukai si svolge generalmente in acque dolci alquanto basse.

Ogni cormorano si nutre di circa 750 grammi di pesce al giorno, e può ritornare verso la barca con 5-6 pesci dopo ogni tuffo.

*Nota. La parola CORMORANO, detto anche MARANGONE  deriva dal nome degli uccelli «smergo», uccello tuffatore. Deriva dal Latino classico: mergus, “smergo”, dal verbo “mergo” immergere, tuffare. E’ evidente il passaggio al nome  “palombaro”, ma anche al marangone (in veneto: marangoni de nave é il carpentiere specializzato in riparazioni subacquee). Sul sito di Mare Nostrum Rapallo abbiamo dedicato al saggio: “La navi di Caligola a Nemi”, un importante capitolo in cui si narra che il primo tentativo di recuperare quelle navi fu fatto nel 1446 dal celebre architetto Leon Battista Alberti, che si avvalse dell’opera di nuotatori subacquei genovesi chiamati, appunto, “marangoni” per la loro resistenza e capacità di lavorare in immersione.


*Il CORMORANO è un uccello di grandi dimensioni dal manto parzialmente nero e il becco ad uncino. Vi è comunque un'ampia variazione in termini di dimensioni nella vasta gamma di specie. Sono stati riportati cormorani dal peso di 1,5 kg fino a 5,3 kg, ma il peso medio si aggira fra i 2,6 a 3,7 kg. La lunghezza può variare da 70 a 102 cm e l'apertura alare da 121 a 160 cm. Ha un lungo collo a forma di S elastico che permette di far passare pesci grandi fino all'esofago. Gli adulti si distinguono dai giovani dal piumaggio marroncino. Ben adattato sia all'acqua dolce sia salata, il cormorano gode di una buona vista fino a nove metri. I cormorani hanno le piume permeabili e per questo motivo passano molto tempo al sole ad asciugarsi le penne. Le zampe hanno grandi membrane che gli danno una grande spinta sott'acqua. Inoltre, quando s’immerge, può arrivare ad una profondità di 6 metri. E’ molto aerodinamico grazie alle ampie ali e alla forma affusolata, invece il decollo dall'acqua è complicato a causa della posizione eretta delle zampe e del peso dell'acqua che impregna le piume. La maggior parte dei cormorani emigra all'inizio della primavera, per la riproduzione, nell'emisfero Sud.

Tutte le specie di cormorano sono carnivore e si nutrono principalmente di pesce, sia d'acqua dolce che d'acqua salata. Spesso per giustificare inutili mattanze si utilizzano leggende metropolitane sostenendo che il cormorano mangia fino a 50 kg di pesce al giorno.

Molti pescatori vedono nel cormorano un concorrente per la pesca. A causa di ciò esso è stato cacciato fin quasi all'estinzione in passato. Grazie a sforzi di conservazione il suo numero è però aumentato. Al momento esistono circa 450.000 uccelli nidificanti in Europa Occidentale. L'aumento della popolazione ha posto ancora una volta il cormorano in conflitto con la pesca. Nel Regno Unito ogni anno, vengono rilasciate delle licenze che permettono di uccidere un numero specificato di cormorani, al fine di contribuire a ridurre la predazione; è tuttavia ancora illegale uccidere un uccello senza tale licenza.

I cormorani della specie Guanay, inoltre, acquisiscono una certa importanza nelle attività agricole, per il fatto di essere le principali fonti di guano, usato come concime.

Carlo GATTI

Rapallo, 25.12.2012

Ringrazio gli autori delle bellissime fotografie “firmate” che ho usato a puro scopo divulgativo della cultura marinara, essendo questo il primo articolo dello Statuto della nostra Associazione senza scopo di lucro.

(Webmaster Carlo Gatti)