MAESTRI D’ASCIA RAPALLINI SUL LAGO DI GINEVRA

(LEMAN-GRAN LAC)

Altitudine 372 s.l.m, Lunghezza 72 km, larghezza 13 km, profondità max 309,7 mt

Lo sapevate che sul lago di Ginevra (lago Lemano) vi fu una presenza di navi da guerra? Nel XIII sec. i Savoia avevano una flotta di galee ormeggiate nei porti di Villeneuve (VD) e di Ripaille (Thonon, F). E’ accertata anche la presenza di Cantieri Navali che le costruivano servendosi di personale altamente specializzato. Le galee genovesi erano, ovviamente, il modello preferito dei Savoia che scelsero, per la loro supremazia navale, maestranze provenienti dai cantieri navali genovesi, non solo, ma é pure accertato che persino Rapallo inviò sulle rive del Lemano numerosi suoi figli tra cui due grandi specialisti: i maestri d’ascia Sacolosi ed Andreani.

Gli attrezzi del Maestro d’Ascia

Il maestro d’ascia é una professionista le cui origini affondano nell’antichità. Purtroppo di questi mitici personaggi, a metà tra l’artigiano e l’artista, ne rimangono pochi e sono introvabili. Costruire uno scafo preciso al millimetro presuppone anni di fatica e tanto amore per la costruzione navale. Esperienza, perizia e competenza sono tutti elementi che maturano nel corso del tempo, sotto la guida di maestri d’ascia più anziani, spesso nonni e padri che tramandano l’abilità nell’adoperare l’ascia da una generazione all’altra.

Vicino a Montreux troneggia il Castello di Chillon (XI Sec) il più visitato della Svizzera: 340.000 turisti/anno. La sua bellezza straordinaria, la sua suggestiva posizione sulla riva del Lago di Ginevra con le montagne a fargli da sfondo e il suo indiscutibile valore artistico affascinano proprio tutti, e non sono rimasti immuni dal suo fascino grandi poeti, letterati e artisti come Rousseau, Delacroix, Lord Byron e Victor Hugo.

 

Il suo ponte levatoio, i camminamenti che attraversano i bastioni e le torri di avvistamento sul Lago di Ginevra, fanno di Chillon un classico castello in stile medioevale che fu di proprietà prima dei Savoia nel 1200, poi dei Bernesi ed infine dei Vodesi. Costruito su un isolotto roccioso, la facciata rivolta verso il lago era la residenza principesca, mentre quella rivolta verso l’interno era la fortezza. Attraversando le mura del Castello, si ammirano i suoi affreschi risalenti al XIV secolo, le volte sotterranee in stile gotico, le sale di rappresentanza e la stanza da letto conservata al tempo della dominazione bernese decorate con stemmi gentilizi, le cappelle private, le armi antiche, i meravigliosi cortili e l’incredibile vista che si gode dalle torri e dai camminamenti di guardia sul Lago di Ginevra e Montreux.

 

Nell’archivio del castello di Chillon (nella foto) esistono i libri contabili che riportano molte notizie di questa migrazione specializzata dei nostri avi. Un’autentica sorpresa per noi rapallini un po’ curiosi… alla ricerca di qualche traccia di vecchia memoria, dove il nostro “vecchio amico” archivista descrisse la vita quotidiana militare del Medio-Evo su un lago alpino con le parole e i termini marinari storpiati dal genovese. Infatti, fin dall’inizio, molti termini tecnici utilizzati sui battelli del Lemano venivano usati dalle maestranze genovesi che lavoravano nei cantieri savoiardi. Con il passare degli anni il dialetto “marinaro” ligure prende curiosamente un accento valdese addolcendosi. I matafioni (cordame utilizzato per diminuire la superficie delle vele con vento forte) diventano “metafions” e poi “metafis”.

“Peguola”, il barile del catrame dei calafati (rendevano impermiabile lo scafo) sul Lemano diventa “pègue” e poi nel valdese pèdze.

 

Nel Castello di Chillon si ammirano molti dipinti di galee che, di primo acchito, destano qualche perplessità nel vederle veleggiare ai piedi di cime altissime ed innevate. Sale quindi la curiosità e si scopre che la prima galea fu varata nel 1287, era del tutto simile a quelle nostrane che combattevano i corsari nel Mediterraneo. La galea aveva lo scafo affusolato, e quando veniva lanciata a “tutti remi” (alla gran puta) mostrava la prora minacciosa come una spada “rostrata” pronta a penetrare nella fiancata del battello nemico per squarciarlo.


Questa meravigliosa galea del Lemano fu la prima di una serie di navi ancora più straordinarie. Fu annotato dal contabile del Castello di Chillon: “quando il vento era favorevole, si issavano le vele latine: due grandi triangoli fregiati delle armi dei Savoia, la mezzana ed il trinchetto e ci volevano ben duecento “aulnes” di stoffa per confezionare queste ali. (quasi trecento metri quadrati)”.

 

Viene ancora annotato: I costruttori navali, venuti da Genova per dirigere il cantiere, furono probabilmente spaventati dai rigori dell’inverno del Lemano per cui istallarono dei caminetti per scaldare le cabine del battello. I soldati stavano a prua. Dietro loro, una lunga passerella separava le file di rematori: il ritmo della frusta degli aguzzini stimolava lo zelo della ciurma.

La più grande galea della storia del Lemano fu varata intorno al 1300. Poteva imbarcare 380 uomini d’equipaggio: non solo rematori, ma anche arcieri, soldati e ufficiali che vivevano a bordo con tutti i loro domestici. Questa enorme imbarcazione s’allontanava dal porto alla testa di un convoglio di battelli più piccoli che avevano il compito di caricare il frutto del saccheggio di villaggi e di pacifici battelli mercantili.

Nel 1343 un devastante incendio partì dal centro di Villeneuve e il vento caldo (foehn) lo spinse verso la rada investendo la totalità delle navi. In pochissimo tempo avvenne la distruzione di una storica flotta che decretò anche la fine di un periodo storico che vide protagonista la genovesità marinara di quel tempo.

Purtroppo quei meravigliosi libri di contabilità del Castello di Chillon si fermano al 1352.  I volumi più recenti sono scomparsi e, a partire da quella data, l’oblio avvolge più o meno la vita  dei marinai d’acqua dolce ed i loro superbi battelli. Un oblio che durò fino all’invasione bernese “del Pais de Vaud” a metà del secolo XVI esimo.

 

 

Carlo GATTI

Martedì 17 novembre 2015

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