Genova, 10 Dicembre 1972 - IL M/T ESPRESSO SARDEGNA SPERONA E AFFONDA IL RIMORCHIATORE LIBANO

 

GENOVA, 10 DICEMBRE 1972

IL TRAGHETTO RO-RO “ESPRESSO SARDEGNA” SPERONA ED AFFONDA IL RIMORCHIATORE PORTUALE LIBANO

MORI’ IL MOTORISTA LUIGI MARTINO

 

 

 

 

N.B. La carta nautica che ho usato per spiegare la dinamica dell’incidente non è quella del 1972. Ho scelto invece la più moderna in commercio che rappresenta esattamente la posizione della collisione di cui ci occupiamo oggi. In essa, infatti, non si evidenzia correttamente il “Taglio della Canzio” (oggi chiamato “taglio Calata G.Bettolo”) che al momento dell’incidente aveva una larghezza molto inferiore. All’epoca, il passaggio che ho segnato con una X, era uno dei punti più stretti e pericolosi del Porto.

 

 

LA DINAMICA DELL’INCIDENTE

 

 

ESPRESSO SARDEGNA IN MANOVRA

Come si può notare dalla foto, quando lo scafo del traghetto “acchiappava il vento di tramontana” al traverso, poteva subire uno scarroccio notevole …

 

Un passo indietro di 50 anni ...

La nave in entrata nel porto di Genova che era diretta a ponente verso il Bacino della Lanterna, in presenza del Vento di Tramontana era costretta a compiere, ad una velocità sostenuta, un’accentuata curva a Nord per “guadagnare acqua”. Più la TRAMONTANA era forte, più la nave doveva risalire il vento; infatti, nella fase finale della curva, l’avrebbe preso al traverso facendola scarrocciare pericolosamente verso la Diga Foranea.

Quando L’ESPRESSO SARDEGNA s’avvicinò all’imboccatura del Porto di Genova era notte e la Tramontana soffiava gagliarda! Ma i Servizi Portuali (Piloti, Rimorchiatori, Ormeggiatori) conoscono da sempre tutte le insidie di quella manovra e mai, nella storia del Porto, una nave è finita sulla diga a causa del vento di casa.

Adriano Maccario, l’esperto pilota portuale che dirigeva la manovra d’entrata dell’E.SARDEGNA, era sicuramente in contatto radio con il Comandante Arcangelo Ansaldo del rimorchiatore LIBANO e, vista la forza del vento gli avrà pure detto: “Attaccami dopo il Taglio ora non posso rallentare la velocità…”.

Non si è mai capito esattamente il motivo per cui il LIBANO sia stato travolto e affondato, ma si può supporre che il rimorchiatore anch’esso soggetto allo scarroccio causato dal vento, abbia ritardato nel portarsi in una posizione di sicurezza rispetto alla rotta della nave, forse a causa della ritardata risposta del motore? Purtroppo nell’incidente l’unica vittima fu proprio il motorista Luigi Martino che si trovava in sala macchine in quel momento.

In questi casi le inchieste che si susseguono negli anni finiscono nel silenzio… insieme alle eventuali responsabilità e ciò che rimane è la tristezza per la morte di quel povero giovane che perse la vita sul lavoro durante una manovra, che per la verità era considerata “routine” nell’ambiente.

Luigi Martino, 36 anni, era un motorista esperto e molto affidabile, ricordo che ogni Direttore di Macchina lo richiedeva per i viaggi in Altura. Chi scrive lo ebbe tra il suo equipaggio in viaggi molto impegnativi.

 

RIMORCHIATORE LIBANO

Un po’ di Storia ...

 

 

ZARA (1949-1954) / poi rinominato LIBANO (1954-1973)

1955, agosto, rimotorizzato con 1 motore Diesel, 4T 6 cilindri, IHP 430, costruito da Klocher Humboldt Deutz, colonia 1972. 10 dicembre, affonda per collisione con la motonave ESPRESSO SARDEGNA tra la diga foranea e calata Bettolo con una vittima. In seguito recuperato e posto in disarmo. 1973, 8 agosto, venduto a impresa Lavori Portuali e Costruzioni Ing. Colombo e C. S.PA., Roma, rinominato COLUMBUS. 1986, venduto a Delfino S.p.A., Palermo. 1990, 1 giugno, classe decaduta. 1993, cancellato dal registro. In seguito demolito.

 

INDIA-ISTRIA-PANAMA

 

COMMENTO: Nel 1972 la Flotta dei Rimorchiatori Riuniti di Genova era in fase di rinnovamento, aveva già in linea, da circa quattro anni, i tre celebri rimorchiatori Voith Schneider - INDIA-ISTRIA-PANAMA, chiamati “rotori”, che erano dotati di una manovrabilità eccezionale. Tutt’oggi sono ancora brillantemente in servizio in alcuni porti del Mediterraneo.

Il LIBANO era tra i più antiquati  della Flotta RR e difficile da manovrare. La ruota del timone (a frenelli di catena) era durissima da girare e ritornava al “centro” autonomamente ad una velocità pazzesca. Ricordo alcuni incidenti che subirono alle braccia alcuni Comandanti in servizio su quel bordo …

ESPRESSO SARDEGNA

Armatore: Traghetti del Mediterraneo - Gruppo Magliveras

La Traghetti del Mediterraneo era una compagnia di navigazione italiana, pioniera dei trasporti con navi ro-ro in Italia. Fondata il 9 dicembre 1965 dagli armatori Marsano, Magliveras e Monta, cessò le proprie attività nel 1981. Proprio nel 1981 la compagnia diede il via a una lunga serie di contenziosi legali nei confronti delle sovvenzioni concesse dall'Italia alla statale Tirrenia di Navigazione, che continuarono nei decenni successivi alla chiusura della Traghetti del Mediterraneo.

CARATTERISTICHE

Bandiera: Italiana

Costruzione:1967

Stazza lorda: 1995 / 3.431 (dopo allungamento)

Capacità: 60 semirimorchi da 40 piedi

Anni di Servizio: 1967-1981

Naufragata nel 1973, recuperata e rimessa in servizio nel 1976 
venduta nel 1981 alla SIBA come Siba Brescia.

 

 

Il 24 febbraio 1973 l'Espresso Sardegna, in navigazione da Genova a Palermo in condizioni meteomarine avverse, si sbandò a seguito di uno spostamento del carico e si rovesciò a ridosso dell’isola di Gorgona, dove era stata rimorchiata dalla compagna di flotta Espresso Sicilia. I 28 membri dell'equipaggio e i 7 autisti presenti a bordo furono tutti tratti in salvo; le operazioni di recupero furono affidate alla ditta specializzata francese Serra e si protrassero fino a luglio 1975. La nave fu in seguito rimorchiata a Genova e rimessa in efficienza, venendo anche allungata di 12 metri; la stessa operazione di allungamento fu effettuata anche su Espresso Sicilia ed Espresso Toscana.

Ho conservato l’articolo del giornale L’UNITA’ che vi propongo in lettura:

 

 

Destino volle che soltanto 2 mesi e 14 giorni dopo …. il Ro-Ro ESPRESSO SARDEGNA subisse lo stesso destino del Rr. LIBANO

ESPRESSO SARDEGNA

OPERAZIONE RECUPERO E RIMORCHIO

Il traghetto Ro-Ro si capovolge e cola a picco a levante dell’isola Gorgona

https://www.marenostrumrapallo.it/espresso-sardegna/

 

Carlo GATTI

Rapallo, 23 Maggio 2023

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


IL LEUDO DI MOSE' BORDERO

 

IL LEUDO DI MOSE' BORDERO

 

 

CASA GOTTUZZO

Rione Scogli - Chiavari

 

Nel 1997 il Comandante Ernani Andreatta fonda il Museo Marinaro Tommasino-Andreatta che prende il nome anche dal suo co-fondatore Franco Tommasino detto “Mario”.

  

Sino al 2001 viene ospitato nei locali sottostrada dell’Antica Casa Gotuzzo a Chiavari. Dal 2001 sino al 2008 il Museo è stato ospitato presso gli uffici della Promo-provincia a Calvari, in Val Fontanabuona. Nel 2008, la Scuola Telecomunicazioni FFAA di Chiavari, consapevole della rilevanza storica e tradizionale del Museo Marinaro e allo scopo di preservarne e valorizzarne il patrimonio culturale decise di ospitarlo al suo interno assieme alla notevole biblioteca, principalmente di mare, che raccoglie oltre 6.000 volumi.

Proprio nel 2013 il Museo Marinaro Tommasino-Andreatta ha avuto il riconoscimento dello (SMM) Stato Maggiore della Marina e nel completamento della pratica di acquisizione da parte del Ministero della Marina, sarà affiancato ai Musei Navali di Venezia e di La Spezia.

Il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, accertato l’interesse culturale della raccolta ne ha proposto la tutela e la valorizzazione con modalità da concordare.

 

Sono stati scritti molti libri ed articoli sul LEUDO che per noi rivieraschi rappresenta un pezzo di storia nata, navigata e vissuta nel levante ligure. Anche noi di Mare Nostrum Rapallo abbiamo scritto “quasi tutto” su questa imbarcazione che ancora oggi ci attira, c’incuriosisce ed ogni volta che trattiamo questo argomento, scopriamo dentro di noi un desiderio sempre più forte di conoscenza!

L’occasione per ritornare sul mondo dei LEUDI ce l’ha data, ancora una volta, il nostro socio fondatore Comandante Ernani “Nanni” Andreatta i cui avi, come sapete, costruivano grandi velieri oceanici, ma anche i LEUDI nel Cantiere di famiglia nel Rione Scogli a Chiavari.

 

MUSEO MARINARO TOMMASINO-ANDREATTA - CHIAVARI

https://www.marenostrumrapallo.it/nanni-2/

 

 

 

Amedeo Devoto, dipinto di due Leudi ancorati nella zona antistante le CLARISSE. Sullo sfondo si scorge il cinquecentesco Castello di Rapallo con relativa didascalia.

La foto è la copia “perfetta” che si può ammirare nel Museo Marinaro – L’originale si trova nell’entrata di casa Gottuzzo-Andreatta per omaggiare il LEUDO  ed anche la città di Rapallo.

 

 

LA STORIA DEI LEUDI NON E’ ANCORA FINITA … 

IL LEUDO DI MOSE’ BORDERO

 

Andreatta  racconta: "Nel Novembre 2020, siamo stati invitati a visitare il leudo in costruzione di Mosé Bordero. Il compianto Sindaco di Chiavari Marco di Capua con suo padre Pino, ex Maestro d’Ascia con cantiere a Lavagna in via Dei Devoto (per anni ha sfornato un gozzo al mese)".

 

 

Da sinistra Mosé Bordero, Pino Capua, Ernani Andreatta ed il compianto sindaco di Chiavari, Marco Capua.

 

 

 

 

 

 

Giancarlo Boaretto racconta: 

Mosè Bordero sta completando un LEUDO, realizzato il legno lamellare - lui è a metà tra gli 80 e i 90... Pochi fogli costruttivi gli sono bastati; con l'aiuto di PC - un ingegnere abilitato ha firmato il suo progetto.     

credits: Teleradiopace

Quando si commissionava un nuovo leudo, la prima cosa da fare era di decidere la lunghezza... il mastro d'ascia e il committente si incontravano sulla spiaggia, il maestro lanciava un sasso: "va bene così?", se no, non un altro sasso ... un numero in metri non sarebbe stato capito da nessuno...

Cos’hanno scritto i media?

01 Aprile 2010 | in categoria/e attualità

 

 

RICOMPAIONO I LEUDI 

Su facebook migliaia di fan e Mosé Bordero, maestro d'ascia, ne costruisce uno.

 

 

Leudo - FELICE MANIN

 

Tornano i LEUDI sulle spiagge del Levante. Si tratta di antiche barche a vela latina, nate e diffuse nel golfo del Tigullio. Il loro disegno inconfondibile è apprezzato in tutto il mondo: gli Stati Uniti alcuni anni fa hanno restituito il Felice Manin alla Liguria, che però lo ha tragicamente lasciato marcire sulla darsena di Spezia.

 

Il nome LEUDO deriva dalla forma di “liuto”, le barche venivano utilizzate per il commercio di olio, vino, sabbia, pecorino con l’isola d’Elba e la Sardegna. I LEUDI sono stati una fonte di ricchezza e di scambi culturali: fino agli anni ’80. Sestri Levante era la città più aperta e dinamica del Levante, essendo terra di imprenditori e commercianti che andavano da soli per il Mediterraneo.


Adesso si cerca di recuperare alcune delle barche che riempivano le baie e le spiagge, da Riva Trigoso a Chiavari, e
Mosé Bordero sta costruendo da solo con l’arte dei maestri d’ascia un nuovo leudo, in un capannone di Casarza Ligure.

Non è da solo: Giovanna Bregante–imprenditrice nel settore turistico e componente di un’antica famiglia sestrina - cerca di riportare in città la cultura della marineria. In attesa di un’associazione, è nato il gruppo Facebook “Tornano i leudi da ponente”, in crescita continua, grazie a una serie di felici concause, a partire dalla meritoria opera di Bordero. “Questi antichi simboli non fanno parte delle cose da buttare, ma possono essere decisivi per far ripartire il settore turistico”, sostiene Giovanna Bregante.

  
Anche altrove si ritorna alla tradizione del mare. A Chiavari il comandante Ernani Andreatta ha creato il museo della marineria in “piazzetta dei pescatori”. E’ chiavarese anche Luciano Costa, ora trasferitosi a Modena da dove cerca di salvare dal degrado tre barche tra cui un
leudo. Il problema principale è quello dei costi necessari per recuperare dei monumenti di straordinario valore, dei musei vivi da piazzare in mare e sulle spiagge per connotare il paesaggio marino e dare al Tigullio un profilo finalmente diverso da Rimini o dalla Costa Brava. Si deve evitare il ricorso alla logica perdente dei finanziamenti pubblici (necessari solo per la fase iniziale). Il Comune di Lavagna aveva risistemato un leudo, dedicandolo al “charteraggio”, ma l’esperimento è fallito.

Servono piuttosto imprenditori privati con idee dinamiche. 

Si potrebbero trasformare i leudi in boutique naviganti o in ristoranti con menu di mare straordinari. Si creerebbe così un’offerta turistica unica e imbattibile. Meglio però pranzare su leudi ormeggiati, per evitare che il cibo vada di traverso…

 
Ridare al
leudo la sua missione commerciale originale è una via di salvezza fantastica, se vogliamo utilizzarli anche per finalità culturali pubbliche senza gravare sui bilanci comunali. 
Si deve fare attenzione alle museificazioni pure e semplici: un disegno di Legge dell’on. Mondello giace in parlamento da anni, ma il comune di Sestri Levante si è impadronito dell’idea ed ha imposto alla Regione il finanziamento di 300.000 euro per la realizzazione di un Museo del mare nel Palazzo Fascie-Rossi.

 
Una determinazione dirigenziale del 2008 ha appaltato alla coop Terramare l’incarico di recuperare dati e documenti sui
leudi e la marineria (con una spesa di 20.000 euro). Tra i siti indicati per lo studio non risultano i pur ricchi archivi del Comune di Sestri, da troppi anni abbandonati al loro destino in Piemonte.

 

 

(ANSA) - SESTRI LEVANTE, 22 MAG.2021 - Varo storico oggi a Sestri Levante: è tornato in acqua l'ultimo leudo navigante della Liguria il:

"NUOVO AIUTO DI DIO"

Il leudo è una barca a vela latina che ancora fino alla fine del Novecento veniva utilizzata in Liguria per attività di trasporto merci.

L' imbarcazione varata oggi è lunga 15 metri, oltre a 5 metri del bompresso, fu costruita a Sestri Levante nel 1925, navigò verso la Sardegna per il trasporto del formaggio e l'Isola d'Elba per il trasporto di vino per poi cessare la attività commerciale. Dopo decenni di sosta sull'arenile nel 2010 nacque l'Associazione amici del leudo che con numerose iniziative promozionali è riuscita a riportare il 'Nuovo aiuto di Dio' agli antichi fasti. Rifatti i circa 150 metri quadrati di velatura latina e sistemato il fasciame il leudo, che può trasportare fino a 20 persone, dalla prossima settimana inizierà il suo programma estivo di mini crociere nel mar Ligure oltre ad alcuni concerti musicali che saranno organizzati nel porto sestrese.  
Arriva dalla Scozia un aiuto per risistemare il Nuovo Aiuto di Dio, unico leudo sopravvissuto sulle spiagge di Sestri Levante. I lavori saranno eseguiti in spiaggia col contributo del Consorzio Tassano. L’armatore, il commercialista Traversaro, pensa di tornare al varo e all’alaggio annuale della barca, un evento che già di per sé costituisce uno spettacolo di sicuro richiamo.
Paolo Della Sala

 

LEVANTE NEWSLA VOCE DEL TIGULLIO

Sabato 8 gennaio alle 17.00, nella sede della Lega Navale di Chiavari (box 51 porto turistico), si chiuderà la rassegna culturale “Uomini e Navi”. Protagonista dell’ultimo incontro sarà Mosè Agostino Bordero, che parlerà dell’incantevole mondo dei leudi, splendide barche, viste con gli occhi e l’esperienza di un comandante ed armatore. Bordero sta costruendo da anni, con le proprie forze, la copia fedele dell’antico leudo presente in passeggiata mare a Sestri Levante, chiamato “Con l’aiuto di Dio”. Un lavoro portato avanti con passione e tenacia, per un progetto tutto da scoprire.

“E’ da 3 anni che sto portando avanti questo lavoro nel cantiere di Masso (Casarza ligure) – racconta Mosé Bordero - Un leudo di due metri più grande rispetto alla sua copia, in passeggiata mare a Sestri levante e del quale possiedo il piano di costruzione. La barca potrà trasportare 300 quintali e andare in mare: il varo, quando Dio vorrà, ma la costruzione è già a buon punto. Oggi, grazie al computer, a colle innovative e nuovi materiali, anche un non maestro d’ascia come me può costruire un favoloso leudo”.

 

Mosè Agostino Bordero

“Uomini e Navi” è un ciclo di incontri promossi dalla Lega Navale di Chiavari e Lavagna, patrocinati dalla Provincia di Genova e dal Comune di Chiavati, nati con l’obiettivo di sviluppare ed incentivare la cultura del mare. La rassegna è giunta quest’anno alla terza edizione: 8 gli incontri svoltisi con esperti, in settori diversi, del vasto patrimonio del mare, a partire dal 6 novembre sino all’8 gennaio.

L’appuntamento si è svolto al sabato, alle 17, nella sede della Lega Navale guidata dal presidente Gian Battista Nicolini: luogo, il porto turistico di Chiavari Amm. Luigi Gatti, nel box numero 51. Durante i pomeriggi gli incontri sono stati affiancati da video e proiezioni, per una visione completa del tema affrontato.

 Video girato nel Dicembre 2009

http://www.youtube.com/watch?v=F8ThU4qhXC8&feature=player_embedded#!

Il leudo di Mosè Bordero esce dal capannone

06 Settembre 2012 alle 13:541 minuto di lettura

 

 

 

Casarza Ligure - Il primo passo è compiuto. Il leudo di Mosè Bordero si trova oltre la soglia del capannone dove è stato, almeno fin qui, costruito. Ieri mattina, una gru l’ha sollevato e poggiato sopra il camion che stamattina lo ha condotto in via De Gasperi, nell’area accanto alla cooperativa Tassano messa a disposizione dal Comune di Casarza. 

Malgrado non sia ancora finito, è già abbastanza solido perché poggi su due cunei laterali “ - afferma Bordero, unico costruttore di “Con l’aiuto di Dio” -. “Occorrerà una mezz’ora per raggiungere il parcheggio e poi un mesetto per montare le capriate a protezione del leudo e proseguire i lavori”.

Sul piazzale, tappa del primo viaggio, "del leudo su strada", Bordero costruirà anche la copertura in legno che gli consentirà di ultimare i lavori in sicurezza, senza la preoccupazione delle intemperie. 

Il capannone di Masso, dove si trovava fino a ieri, ha dovuto abbandonarlo per via del contratto di locazione scaduto e rinnovato dal proprietario con un altro inquilino. Quando aveva scelto la scadenza, confermando di lasciare il sito alla fine di maggio, Bordero contava di spostarsi sulla spiaggia di Riva, per trasformare la sua impresa – la costruzione di un leudo in solitaria, all’età di 83 anni – in un’esperienza pubblica, culturale e didattica.

«Pensavo di finire il lavoro nel posto che un tempo brulicava di leudi, non a caso ribattezzati “rivani” – afferma -. Con un po’ di rammarico ho dovuto abbandonare quella possibilità, perché contro la burocrazia preferisco non scontrarmi».

Ripete che se gli intoppi e le difficoltà tecniche non lo spaventano, delle scartoffie ha timore eccome. 

Sulla spiaggia di Riva non avrebbe potuto montare la copertura in legno, ma accontentarsi di un telone provvisorio; e visto che la decisione definitiva continuava a slittare ha tentato con l’amministrazione di Casarza che ha detto sì alla sua richiesta. Da domani e per un paio d’anni ancora, Bordero, maestro d’ascia autodidatta, sarà in via De Gasperi a martellare, aggiungere componenti e rifiniture alla barca di cui va fiero: «è il simbolo dell’intelligenza dei liguri» dice, aggiungendo che alcuni conoscenti stanno avviando la pratica per annoverarlo come patrimonio dell’umanità dell’Unesco.

 

LEUDO

“NUOVO AIUTO DI DIO”

Una vela latina

impaginazione e foto di Pighin  (SESTANTE)

 

Il "Nuovo Aiuto di Dio", quando ormai tutto sembrava perduto, è stato restaurato da Mosé Bordero.

 

Racconta Pighin: [ nel 2002 Bordero mi permise di salire a bordo del Leudo per fare un po' di documentazione fotografica ... sapevo che era una occasione quasi irripetibile ... con questo spirito, e con molto meno esperienza di adesso con la fotocamera, ho proceduto tentando di non dimenticare nulla ... intanto è documentata l'ancora originale, che ora non c'è più perché rubata ... n.d.r. ]

... Pensate che nel 1800 due velieri, al largo di Vernazza, sono entrati in collisione; poi c’è stato un processo e chi ha sbagliato è stato condannato perché aveva creato intralcio sulla “pubblica via”. Quindi il mare era considerato la “pubblica via”, non c’erano altri mezzi. Quindi era necessario avere un veliero che fosse veloce, che avesse una grossa capacità di carico e che contemporaneamente avesse un’ottima tenuta di mare ... 

... È lungo da 15 a 16 metri, perché? Perché ha un peso che può essere tirato in secco sulle spiagge, se fosse più grande potrebbe creare dei problemi per tirare in secco sulle spiagge. Perché tirare in secco? ...

Per la mancanza di una rete capillare di porti, ma anche per economia nella gestione ... stare all'ancora in un porto attrezzato può costare, stare in mare tutto l'anno a fronte di pochi viaggi brevi avrebbe causato maggiore usura dell'opera viva, con relative spese ... le spiagge di Riva e Sestri Levante erano gratuite ... quando erano in secco i leudi erano coperti da teli, ricordo la cura infinita, quotidiana, nel controllare che essi coprissero il sole in modo perfetto ... sapevo che ciò era molto importante per preservare lo scafo dalle intemperie, e che, cosa ancora più importante, era "non spendere" in manutenzione, avrebbe compromesso la sussistenza dell'impresa ... n.d.r. ]

da una conversazione del 2002 di Mosé Bordero:   Bagni Liguria - Sestri Levante

 

La spiaggia era tutta per le barche 

Anno 1910

 

 

 

LEUDO

“NUOVO AIUTO DI DIO”

VISTO DA VICINO....ANZI A BORDO!

 

 

Uno sguardo di assieme: "Vista da poppa"

 

 

 

Uno sguardo di assieme: "vista da prua"

 

 

 

 

Uno sguardo di assieme: "vista laterale"

 

 

 

 

Una parte emersa molto arcuata: "la coperta"

 

 

 

 

Il futuro si vede da qui: "la zona di prua"

 

 

 

 

L'innesto del bompresso: "è il secondo albero, quello per il fiocco"

 

 

 

 

E' da qui che si conduce la barca"la zona poppa"

 

 

 

 

Lo strumento di governo: "il timone"

 

 

 

 

L'organo di propulsione a partire dal dopo-guerra: "l'elica"

 

 

 

 

Le correnti galvaniche consumano le placche invece che l'elica:

 "sono di zinco puro"

 

 

 

 

Questo strumento misura la velocità: "è il solcometro"

 

 

 

 

La parte immersa nell'acqua si chiama "opera viva":

 "la chiglia e il dritto di prua"

 

 

 

 

La barca è molto panciuta, ciò favorisce la capienza"la fiancata"

 

 

 

 

Questa è la paratia di protezione del ponte: "la battagliola"

 

 

 

Anche sopra coperta tutto è curvo: "la battagliola da dentro"

 

 

 

 

Per sostare alla fonda in sicurezza: "l'ancora"

 

 

 

Per superare la calma piatta, o per attraccare in sicurezza"i remi"

 

 

 

 

La forcella per l'appoggio del remo: "lo scalmo"

 

 

 

 

Un semplicissimo strumento per l'orientamento"la bussola"

 

 

 

 

Bisogna anche farsi vedere di notte"il fanale"

 

 

 

 

E' il sostegno della vela latina"l'antenna"

 

 

 

 

L'antenna è sostenuta da un sistema di funi e nodi"l'imbracatura"

 

 

 

 

Anche l'albero inclinato è sostenuto da funi"uno strallo"

 

 

 

 

Demoltiplicando tutto rallenta, ma le forze applicate sono immense:

"la tagliola"

 

 

 

 

Il leudo "Nuovo Aiuto di Dio" in navigazione nel Mar Ligure [anno 2013]:

"il Golfo del Tigullio"

 

 

 

 

COMPLIMENTI E UN GRAZIE DI CUORE A PIGHIN E AGLI AMICI DEL SESTANTE PER QUESTO BELLISSIMO SERVIZIO FOTOGRAFICO CON DIDASCALIE ECCELLENTI E PRECISE

 

 

AMANTE O DRIZZA D’ANTENNA E SCIONCO

 

 

Bozzello che serviva alla manovra dell’Antenna che portava inferita la vela del Leudo per issare o ammainare l’antenna viene usato un complesso composto da un paranco.

(Museo Marinaro Tommasino-Andreatta di Chiavari – foto C.Gatti)

 

 

Bozzello a 5 cavatoie

 

 

Concludo il servizio con l’immagine dell’unico esemplare esistente di ARGANO A MANO utilizzato per virare il LEUDO a riva.    

(Museo Marinaro Tommasino-Andreatta. Foto C. Gatti)

 

 

 

 MARE NOSTRUM RAPALLO - DOVE SI PARLA DI LEUDI ...

 

ISOLA DELLE CHIATTE - GENOVA – PORTO ANTICO

https://www.marenostrumrapallo.it/isola-delle-chiatte-genova-porto-antico/

 

 

CANCARONE E VINO NAVIGATO

https://www.marenostrumrapallo.it/cancarun/

 

 

LA GALLETTA DEL MARINAIO

https://www.marenostrumrapallo.it/juan/

 

 

SAN PE', L'ULTIMO MARINAIO DEL '900

https://www.marenostrumrapallo.it/bobba/

 

 

LEUDO, UNA MANOVRA PARTICOLARE...

https://www.marenostrumrapallo.it/leudo/

 

 

NEL MONDO DEI LEUDI

https://www.marenostrumrapallo.it/nel-mondo-dei-leudi/

 

 

DA TRELO ALLE MERICHE

https://www.marenostrumrapallo.it/juan-2/

 

CHIAVARI - RIONE SCOGLI

https://www.marenostrumrapallo.it/ciassa-di-barchi/

 

IL RIMORCHIATORE D'ALTURA BRASILE NEL MISTRAL!

https://www.marenostrumrapallo.it/mistral/

 

 

 

A cura di Carlo GATTI

Rapallo, 8 Maggio 2023

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


THOR HEYERDHAL - L'ULTIMO GRANDE ESPLORATORE

 

THOR HEYERDHAL

L’ULTIMO GRANDE ESPLORATORE

 

LA NORVEGIA - TERRA DI GRANDI MARINAI

La Norvegia ha una popolazione di 5.000.000 di abitanti, la metà della regione Lombardia, eppure possiede una flotta mercantile tra le più moderne al mondo: 1.600 navi (dati 2020). E’ sufficiente questo dato per comprendere quanto sia necessario ed importante essere MARINAI in quella lunga porzione di bagnasciuga chiuso alle spalle da monti innevati fino al Polo Nord, e quanto sia probabile che in un simile contesto ambientale nascano persone eccezionali come:

 

 THOR HEYERDHAL

 

 

Monumento dedicato a Thor Heyerdhal dal comune di Güímar - (Tenerife-Spagna)

(Larvik 1914 - Colla Micheri, Savona, 2002)

 

THOR HEYERDHAL - Etnologo, antropologo, esploratore, regista, scrittore e soprattutto navigatore norvegese noto soprattutto per aver dimostrato la possibilità di collegamenti tra alcune antiche popolazioni. Nel 1947 attraversò con una zattera chiamata Kon-Tiki il Pacifico tra Perù e Polinesia e nel 1970, usando un'imbarcazione di papiro simile a quelle costruite dagli antichi Egizî, coprì la distanza tra il Marocco e l’isola Barbados, dimostrando in questo caso la possibilità di un'influenza culturale della civiltà egiziana su quella precolombiana; nel 1978 costruì, con la stessa tecnica, un'imbarcazione, il Tigris, per confutare le teorie secondo le quali i Sumeri  non si sarebbero potuti spingere oltre la foce dei fiumi Tigri ed Eufrate a causa della natura delle loro navi. A partire dal 1982 T.H. si dedicò a una serie di scavi archeologici alle isole Maldive, documentando, attraverso la scoperta di alcuni templi, l'esistenza di una civiltà in epoca preislamica. Nel 1992 si rese protagonista, a Tenerife, della scoperta di alcune piramidi. Descrisse i suoi viaggi in alcuni apprezzati documentari: Kon-Tiki expedisjonen (1949), che nel 1951 gli valse il premio OscarGalapagos (1953); Aku-Aku (1957); The Ra expeditions (1971); The Maldive mystery (1986).

 

LARVIK

 

 

Comune di LARVIK

 

Larvik (Sud Norvegia)

 

T.H. nasce a Larvik – Norvegia il 6 ottobre 1914, 

Muore: il 18 aprile 2002 a Colla Micheri  frazione del comune di Andora, in provincia di Savona, Liguria (Italia).

 

LA FAMIGLIA:

Thor Heyerdahl, esploratore, antropologo, geografo, zoologo e scrittore, ebbe una famiglia che partecipò intensamente alla sua vita e lo seguì nelle sue scelte. La madre Alison, che era a capo dell’Associazione del Museo di Larvik, ispirò nel figlio un grande interesse per gli animali e per le scienze naturali. Il padre Thor, mastro birraio, ospitò nei vecchi locali della birreria, il primo museo zoologico del figlio. Thor Heyerdahl si sposò tre volte: la prima nel 1936 con liv Coucheron-Torp (1916-1969) con la quale ebbe due figli: Thor junior e Bjørn. Dopo il divorzio da Liv, nel 1949 sposò Yvonne Dedekam-Simonsen (1924-2006) da cui ebbe tre figlie: Anette, Marian e Helene Elisabeth. Divorziarono nel 1969 e anni più tardi, nel 1991, Heyerdahl sposò Jaqueline Beer (1932) con cui visse a Tenerife, Canarie e con cui condivise vari progetti archeologici, specie a Tucumé, Perù e ad Azov, sino alla sua morte avvenuta nel 2002, a Colla Micheri.

 

ConiugeJacqueline Beer (s. 1991–2002),

Luogo di sepolturaHeyerdahl Family Estate, Colla Micheri

FigliBjorn HeyerdahlMarian HeyerdahlAnnette HeyerdahlThor Heyerdahl, Jr.Helene Elisabeth HeyerdahlThor Heyerdahl

Suo padre Thor, possedeva una birreria; la madre, Alison, era direttrice di un museo di Larvik. Fu lei ad ispirare nel figlio un grande interesse per le scienze naturali. Thor era bravo a disegnare, e già all’età di otto anni disegnava fantasiosi paesaggi delle isole dei mari del sud decidendo già allora di diventare un esploratore.

Biologo, specializzato all’Università di Oslo in antropologia delle Isole del Pacifico, divenne in realtà famoso per la sua attività da archeologo non esitando ad organizzare ardite navigazioni con natanti rudimentali per dimostrare la possibilità di viaggi transoceanici in epoca antica.

I suoi progetti di viaggi via mare si basavano su teorie e documentazioni storiche ed erano progettati con l'aiuto di maestranze del posto abili in lavorazioni antiche e originale. I dubbi della Comunità Scientifica dell'epoca si riferivano generalmente all'uso di materiali poco noti e ritenuti inaffidabili quali legno di balsa, papiro e giunco.

Fu anche autore di documentari sulle sue spedizioni.  Kon Tiki   ricevette l’Oscar al miglior documentario nel 1952, mentre Ra (The RA Expeditions) fu candidato allo stesso premio nel 1972.

 

KON-TIKI

fu la prima grande impresa oceanica

“Kon-Tiki” vuol dire letteralmente “Dio Sole”. Kon-Tiki è il nome della zattera costruita nella primavera del 1947 dall'esploratore norvegese.

Il libro Kon-Tiki (Kon-Tiki ekspedisjonen, 1948) è stato tradotto in oltre 70 lingue e ha venduto decine di milioni di copie – cosa che lo rende uno dei libri di autori norvegesi più venduti di sempre. Thor Heyerdahl realizzò anche dei film su molte delle sue spedizioni.

 

 

Il Kon-Tiki su cui Thor Heyerdahl raggiunse l'atollo di Raroia partendo da Callao, Perù

 

 

IL KON-TIKI (1947)


Sul Kon-Tiki, zattera di legno di balsa di ispirazione INCA l’esploratore norvegese Thor Heyerdahl salpò a vela dal Perù approdando in Polinesia: è stata la prima grande impresa mediatica atta a dimostrare che la colonizzazione della Polinesia poteva essere avvenuta, in epoca precolombiana, da parte dei popoli sudamericani.

Leggiamo e riportiamo da Nautica Report una dettagliata descrizione della zattera KON-TIKI

 

Il corpo principale, e primaria parte galleggiante della zattera, fu costituita da nove tronchi di balsa accostati tra loro, lunghi fino a 14 metri e 60 cm di diametro. I tronchi erano accostati e fissati ai sovrastanti traversi, costituiti sempre in tronchi di balsa lunghi 5,5 m, e di 30 cm di diametro, spaziati tra loro di circa un metro. I tronchi longitudinali ed i traversi erano legati tra loro da robuste funi di canapa di 3 cm di diametro. Tra i tronchi longitudinali lunghe pale di legno di pino svolgevano la funzione di derive. L’albero in legno, in fusti di Mangrovia, era composto da più fusti uniti a costituire una forma ad “A” di circa 8,8 m di altezza, a poppa dell’albero fu costruita una “cabina” in bambù intrecciato, lunga 4,2 m e larga 2,4 m coperta da un tetto di foglie di banano.

A poppa un lungo remo (circa 5,8 m), in legno di mangrovia, collocato tra pioli e brandeggiabile, con alla estremità una “lama” di legno di abete funzionava da timone. La grande vela (4,6 x 5,5m) era fissata ad un boma costituito da un fascio di steli di bambù legati tra loro. Le immagini fotografiche rappresentano anche una piccola vela superiore alla grande, ed inoltre una terza a poppa. La zattera era coperta in parte, come piano di calpestio, da una sorta di stuoia di fusti di legno intrecciati con bambù.

Il Kon-Tiki aveva una riserva di 250 litri di acqua in “tubi” ricavati in canne di bambù. Come cibo aveva circa 200 noci di cocco, patate dolci, e vari altri tipi di frutti. L’esercito americano fornì razioni da campo, scatolame e porzioni di sopravvivenza. In cambio l’equipaggio del Kon-Tiki era impegnato a testare la qualità delle provviste e fare un rapporto sulla dieta praticata. In realtà l’equipaggio confidò sulle possibilità di pesca, e sulla possibilità di raccolta dell’acqua piovana, tale fiducia, fortunatamente, ebbe positivi riscontri, sia per la pesca che per ricorrenti temporali.

La spedizione con emittenti radio amatoriali, con sigla LI2B, mantenne la comunicazione regolare con corrispondenti americani, canadesi, e sud americani i quali tennero la Ambasciata norvegese a Washington informata sugli sviluppi della spedizione. Il successo di tali contatti fu dovuta alla esperienza maturata nella Seconda guerra mondiale come operatori di radio clandestine. Knut Haugland, LA3KY, e Torstein Raaby, il 5 di Agosto riuscirono a collegarsi con Oslo, in Norvegia, su una distanza di circa 10’000 miglia. La spedizione era dotata di tre apparecchi radio trasmittenti a tenuta d’acqua. Il primo operava su una lunghezza d’onda di 40 metri, un secondo di 20 metri ed il terzo di 6 metri. Le radio, con la tecnologia allora in uso, erano apparecchi voluminosi e con tecnologia a valvole termoioniche 2E30, con una uscita in radiofrequenza di 10 Watt.

Come trasmettitore di emergenza usarono anche un trasmettitore tedesco Mark V del 1942. L’energia per la trasmissione era erogata da batterie e da un generatore azionato a manovella. La radio ricevente del Kon Tiki fu una National Radio Company NC-173. L’equipaggio trasmetteva inoltre a mezzo la radio amatoriale LI2B, con la corrente del generatore azionato a manovella, il messaggio ripetuto “all well” (tutto bene) in modo da evitare inopportune attivazioni dei soccorsi in caso di altre interruzioni dei collegamenti radio. Il Kon-Tiki lasciò Callao, Peru, il pomeriggio del 28 aprile 1947. La zattera fu inizialmente trainata in mare aperto a circa 50 miglia dalla costa dal rimorchiatore Guardian Rios della Marina Militare peruviana; lo scopo fu quello di far raccogliere la zattera dalla Corrente di Humboldt, che nelle intenzioni della spedizione sarebbe stato il motore primario del movimento della zattera nel PacificoLa prima terra avvistata fu l’atollo di Puka-Puka il 30 luglio, si ebbe un breve contatto con pescatori dell’isola di Angatau il 4 agosto, ma le condizioni di mare e delle coste non permisero di approdare. Il 7 agosto la zattera fu scagliata dal mare sulle scogliere coralline di un isolotto disabitato dell’atollo di Raroia, nell’arcipelago delle Tuamotu, subendo notevoli danni. La zattera aveva percorso una distanza di circa 3’770 miglia nautiche (circa 4300 effettivamente navigate) in 101 giorni, con una velocità media di circa 1,8 nodi. Dopo aver passato diversi giorni in solitudine sull’isolotto l’equipaggio fu raggiunto da abitanti delle isole vicine, dopo che pescatori indigeni avevano avvistati i rottami della zattera incastrati nella scogliera. L’equipaggio fu trasferito al villaggio dove ne fu festeggiato l’arrivo con canti e danze tradizionali. Infine fu trasportato a Tahiti dallo schooner francese “Tamara”, con il relitto della zattera e tutto quanto si riuscì a recuperare.

 

 

Le altre Campagne e spedizioni

 

Polinesia (1937-1938)

Qui sentì da un vecchio indigeno le leggende che ispireranno il viaggio del KON-TIKI.  Incontrò un altro norvegese, Henry Lie, residente a Fatu Hiva da trent'anni, che gli mostrò delle statue di pietra simili ad altre trovate in Columbia. Scopo originale della spedizione era capire come gli animali avessero potuto raggiungere un'isola precedentemente deserta. Il periodo trascorso sull'isola di Fatu Hiva venne poi narrato nel suo primo libro Paa Jakt efter Paradiset (1938), che fu pubblicato in Norvegia ma, per l'incombere della seconda guerra mondiale, non fu mai tradotto. Molti anni dopo, a seguito della fama raggiunta con i suoi libri e documentari, Heyerdahl pubblicò una rielaborazione di questo libro sotto il titolo di Fatu Hiva (1974), incorporandovi la sua vena salutista.

Columbia britannica

Nel 1939 partì in cerca di una rotta dall'Asia alla Polinesia; la spedizione era finalizzata alla ricerca di contatti tra civiltà asiatiche, polinesiane e pre-colombiane. Elaborò una prima ipotesi di origine "nordamericana" delle popolazioni polinesiane.

Perù e Polinesia (1947)

Il Kon-Tiki su cui Thor Heyerdahl raggiunse l'atollo di Raroia partendo da Callao, Perù. 

Il 28 aprile 1947 Heyerdahl salpò da Callao con un'imbarcazione di legno di balsa d'ispirazione incaica, il Kon-Tiki, trasportato dalla Corrente di Humboldt.  Il 30 luglio l'equipaggio avvistò l'isola di Puka Puka, nell'arcipelago delle Tuamatu, e dopo un'altra settimana riuscì ad approdare sull'atollo di Raroia. Questa spedizione dimostrò la possibilità tecnica per le popolazioni sudamericane di raggiungere e colonizzare la Polinesia, anche se tale ipotesi non ha trovato pieno riscontro in verifiche effettuate con mezzi moderni, quali le analisi genetiche, che hanno però dimostrato il flusso inverso, tecnicamente analogo dal punto di vista della navigazione.

Galápagos (1952)

I detrattori della sua teoria sostenevano che prima di raggiungere la Polinesia, le popolazioni sudamericane avrebbero dovuto raggiungere le Galapagos, più vicine ma disabitate. Nessun archeologo aveva mai studiato quelle isole, considerate disabitate. Con questa spedizione Heyerdahl dimostrò che queste isole erano state punto di approdo di navigatori provenienti dalle Americhe in epoca precolombiana. Individuò l'isola come possibile attracco delle zattere pre-incaiche preistoriche, ritrovamento di abitazioni precolombiane con resti di centinaia di vasi in ceramica pre-incaici dell’Ecuador e del Perù settentrionale. Le isole avrebbero potuto essere uno scalo migratorio dal Sud America verso la Polinesia.

Isola di Pasqua (1955)

Stabilitosi a Rapa Nui per un anno, Heyerdahl analizzò scientificamente le possibili tecniche di costruzione e trasporto dei MOAI. Dimostrò che molti di essi erano sepolti dentro la collina e più grandi del previsto, e che in origine recavano sul capo una sorta di copricapo in pietra rossa.

Aiutato da archeologi professionisti, effettuò un'analisi stratigrafica sulla colonizzazione dell'isola, risalente almeno al 380. Tramite l'analisi dei pollini nelle stratificazioni in un lago paludoso, dimostrò definitivamente che alcuni secoli prima dell'arrivo degli Europei, l'isola era coperta da una fitta vegetazione arborea.

Vennero confutate, con un efficace esperimento pratico, le teorie legate all'impossibilità per un popolo primitivo di scolpire ed erigere statue di quelle dimensioni e quel materiale senza una tecnologia avanzata. Durante l'esperimento, con una speciale tecnica e strumenti rudimentali, sei uomini riuscirono in soli tre giorni a scolpire interamente una statua di dodici tonnellate in tufo vulcanico e trasportarla utilizzando 180 uomini, muniti di funi e di un'enorme slitta di legno. Un'altra statua pesante trenta tonnellate, rimasta a terra per secoli, venne issata su un'alta piattaforma di muratura, mediante un apposito basamento di pietre.

Ra

Nel 1969 partì dalla città fenicia di Safi (Marocco Atlantico), con un'imbarcazione costruita da maestranze del lago Ciad. Il progetto si basava su documentazioni di tipiche antiche imbarcazioni egizie in PAPIRO, eccessive per navigare solo sul Nilo. Dopo 56 giorni, naufragò a circa una settimana di navigazione dalla meta. Del ridotto equipaggio, anche per la successiva traversata della RA II, fece parte l'esploratore documentarista e alpinista italiano Carlo Mauri. 

 

Ra II

Nel 1970, sempre dal Nord Africa, partì con un'imbarcazione costruita da amerindi  Aymara del lago Titicaca, percorse in 57 giorni 3 270 miglia, raggiungendo l'isola di Barbados.  Con questa impresa dimostrò la fattibilità tecnica, già nell'antichità, di viaggi dal vecchio verso il nuovo mondo, suggerendo che la somiglianza culturale tra i popoli precolombiani e le popolazioni assiro-babilonesi, potrebbe non essere dovuta al caso.

Iraq (1977)

Con una nave di giunchi percorre 6800 km, discendendo il fiume Tigri fino al Golfo Persico, poi nell’ Oceano Indiano fino alla valle dell’Indo in Pakistan e verso ovest fino al Bab el-Mandeb, l'imboccatura del Mar Rosso. Con questa impresa, dimostrò la possibilità di scambi culturali e commerciali in epoche molto antiche a opera dei popoli mesopotamici, anche se la tecnica di costruzione della sua imbarcazione era mutuata da indigeni del Lago Titicaca, in Sudamerica, e non dalle antiche tecniche sumeriche.

Maldive

Dal 1981 al 1984 fu alle Maldive: durante questa spedizione archeologica scoprì reperti che dimostrano come le isole, già 2000 anni prima di Cristo, fossero punto di passaggio per navigatori provenienti dalla terraferma e diretti in India.

Nuovi scavi sull'Isola di Pasqua

Tornò sull'Isola di Pasqua dal 1986 al 1987: compì nuovi esperimenti che dimostrarono ulteriormente la facilità di trasporto delle statue da parte di una squadra di soli 15 uomini.

 

Esplorazioni successive

 

Studiò le piramidi di Tùcumé  (Perù) nel 1988; dal 1992 al 1995 eseguì scavi nelle isole Canarie; s'interessò alle Piramidi Güimar, dimostrando che non sono ammassi casuali di pietre, ma opera dell'uomo.

Eseguì scavi ad Azov, in Russia, nel 2002, alla ricerca delle origini dei popoli vichinghi, ossia la mitica terra dell’Asaheimir: gli scavi furono però interrotti dal peggioramento della sua salute.

 

ALCUNI DEI TANTI PREMI E RICONOSCIMENTI …

 

Nel 1950 ricevette la "Retzius Medal" dalla Royal Swedish Society for Antropology and Geography”. Nel 1952 venne premiato con l’Oscar al miglior documentario per il resoconto sul viaggio della zattera Kon-Tiki.

Nel 1960 viene eletto quale membro della Norwegian Academy of Sciences, nel 1962 fu insignito della "Lomonosov Medal" dall'università di Mosca, della Gold Medal Royal geographical di Londra, della Medaglia Norvegese St. Hallvardsmedaljen e del Bradford Washburn Award dal museo della Scienza di Boston.

Fu di nuovo candidato nel 1972 all'Oscar per la categoria Documentari, ricevette dottorati Honoris causa dall'Università di Lima e da quella di Cuba.

Oltre a questo a Heyerdhal è stato intitolato un asteroide che ruota fra i pianeti Marte e Giove: 2473 Heyerdahl  è un piccolo asteroide della fascia principale, scoperto da Nikolaj Stepanovich Cernich nel 1977.

Il 18 gennaio 2011 la Marina Norvegese ha immesso in servizio la fregata F314 THOR HEYERDAHL   (classe Nansen), rendendo omaggio al nome di uno dei più illustri esploratori norvegesi

 

 

ALCUNE FRASI CELEBRI DI THOR HEYERDHAL: 

"Di confini non ne ho mai visto uno. Ma ho sentito che esistono nella mente di alcune persone."

“Il ricordo più forte che ho nella memoria del viaggio sul Kon-Tiki è l'oceano completamente libero per i 101 giorni di navigazione; non vedevo nessun'altra imbarcazione né alcun segno dell'uomo. Come viaggiare su un tappeto magico nell'universo. Nessun Oceano può isolare un uomo con un certo livello di cultura”.

 

“Il progresso è la capacità dell’uomo di complicare la semplicità”.


“Nella mia esperienza, è più raro trovare una persona davvero felice in una cerchia di milionari che tra i vagabondi”.

 

 

 

QUANDO L’ESPLORATORE THOR HEYERDHAL APPRODO’

A COLLA MICHERI

 

Ormai quasi disabitato, Colla Micheri diventò famoso negli anni ’50 perché Thor Heyerdhal decise di stabilirvisi, acquistò una casa in questa piccola frazione di Andora nella Riviera Ligure, dove morì il 18 aprile 2002.

Colla Micheri è un antico borgo di origine medievale situato nella Liguria di ponente, più precisamente nel comune di Andora, in provincia di Savona. Adagiato sul valico di un colle a 162 metri d’altezza, proprio alle spalle di Laigueglia, questo paesino di soli 32 abitanti sembra volersi slegare dal concetto di tempo. Passeggiando per le antiche strade lastricate l’atmosfera che si respira è davvero singolare. Ma la vera storia di Colla Micheri iniziò negli anni ’50 del Novecento, quando l’esploratore e antropologo norvegese Thor Heyerdahl, dopo aver girato il mondo, si innamorò di questo borgo tranquillo e pittoresco e decise di stabilirvisi. Colla Micheri all’epoca stava vivendo un destino comune a molti borghi liguri e dell’Italia in generale, quello dello spopolamento e dell’abbandono. Thor Heyerdahl si occupò personalmente del recupero dell’antico paesino, ricostruendo e restaurando edifici, pulendo boschi e terrazzamenti. Acquistò una casa con un parco, oggi chiamato il Parco degli eredi di Thor. L’esploratore, artefice della rinascita di Colla Micheri, visse qui con la famiglia, quando non era in viaggio, fino alla sua morte. 

Si racconta che lo studioso norvegese fosse in cerca di un “paradiso in terra” dove trascorrere gli ultimi anni della sua vita. Il tassista che lo conduceva nelle località italiane (lui non guidava la macchina) gli disse che non sarebbero dovuti andare tanto lontano, e lo portò proprio a Colla Micheri.

Il paesaggio che si mostra alla vista nelle giornate serene è, infatti, davvero unico: da una parte si assiste allo spettacolo del mare, da cui emergono le coste della Corsica, dall’altro i monti innevati delle Alpi. Il suo pensiero ecologista e il suo amore sconfinato per la natura, lo portavano a preoccuparsi dei numerosi incendi che affliggevano la Liguria.

 

Il borgo di Colla Micheri e Thor Heyerdahl. Un paradiso in terra”: così Thor Heyerdahl definì Colla Micheri. Se dopo aver girato il mondo e affrontato il Pacifico sulla zattera “Kon Tiki”, l’esploratore norvegese decise di trasferirsi in questo piccolo borgo ligure, un motivo ci sarà stato: l’assomiglianza con la sua terra natìa e forse anche il carattere duro e schivo dei norvegesi e dei liguri.

 

 

Colla Micheri è una frazione di Andora ma si raggiunge facilmente con una passeggiata da Laigueglia, tra ulivi e pini marittimi. Da via Monaco si prende una strada in salita finché non si raggiunge una mulattiera che conduce verso la cima della collina. Presto si incontrano delle indicazioni: proseguendo a sinistra si raggiunge Colla Micheri. La particolarità di questo borgo è che le case sono state costruite sul versante posteriore della collina, in modo da evitare le incursioni sulla costa, non potendo essere avvistate dai saraceni che sbarcavano a Laigueglia.

 

 

 

Un luogo che per la sua immensa bellezza e la sua tranquillità conquistò anche il famoso esploratore e antropologo di fama mondiale Thor Heyerdahl, che qui trascorreva i momenti di riposo, la sua dimora tra un’avventura e l’altra.

 

Colla Micheri. Piccola perla medievale incastonata sulle alture tra Laigueglia e Andora, nel territorio del comune di Andora, lungo il tracciato dell’antica via Romana Julia Augusta, Colla Micheri fu scelta come dimora dal celebre antropologo, navigatore ed esploratore norvegese Thor Heyerdahl.

 

Colla Micheri è un luogo incantato capace di portarci in pochi istanti in un mondo magico e lontano fatto di meraviglia e suggestioni. Per una totale immersione nella bellezza, di cui tutti abbiamo sempre bisogno

 

 

Una scelta che si rivelò particolarmente felice, anche da un punto di vista più “poetico”, perché all’ora del tramonto a Colla Micheri si può godere di uno splendido spettacolo: il sole che va a tuffarsi in un “mare” di ulivi dietro le colline.

Per aver ospitato il loro connazionale Thor Heyerdahl, Laigueglia è una città particolarmente cara ai norvegesi. Questo celebre e affascinante personaggio viene ricordato sempre con grande affetto dagli abitanti di Laigueglia.

Per suo volere, alla sua morte fu sepolto a Colla Micheri e la sua tomba si trova sotto la Torre saracena, che si erge in posizione dominante.

 

 

La tomba di Thor Heyerdahl a Colla Micheri

 

Il 18 ottobre 2002 muore a Colla Micheri, in Liguria tra Andora e Laigueglia, a 88 anni, l'esploratore norvegese Thor Heyerdhal. La Norvegia gli tributò funerali di Stato.

Di fronte alla chiesa parte un sentiero che in pochi minuti conduce alla tomba di Thor Heyerdahl. Lungo il tracciato s’incontra un piccolo cancello in legno: aprendolo si scopre una rudimentale costruzione in pietra a secco addossata a un terrazzamento. Si tratta della tomba di Thor Heyerdahl, riconoscibile anche dalla targa in ceramica blu che commemora la più grande e celebre impresa dell’esploratore norvegese, ovvero i 101 giorni di navigazione dal Sud America alla Polinesia a bordo della zattera Kon-Tiki in semplice legno di balsa.

 

 

UN PO’ DI STORIA …

 IL BACK GROUND …

 

Con la dichiarazione di guerra, Thor Heyerdahl si unì alle libere forze norvegesi nel 1941: la resistenza. Ingaggiato dai paracadutisti e dall'intelligence, si offrì volontario per essere paracadutato in Norvegia per azioni di sabotaggio. È lì che incontrerà alcuni dei cinque accoliti che lo accompagneranno sul Kon-Tiki per realizzare un transpacifico nel 1947.

 

 

Gli Amici di THOR HEYERDHAL

 

GLI EROI DI TELEMARK

 

Joachim Rønneberg-Torstein Pettersen RaabyKnut Augland-Arne Kjelstrup

Jens-Anton Poulsson Claus Helberg.

 

Berlino. Kirk Douglas impersonò Joachim Rønneberg  nel celebre film di guerra Gli eroi di Telemark con anche Richard Harris, storici ed esperti militari di tutto il mondo lo consultarono per decenni per imparare da lui. Ora è morto, lui Joachim Rønneberg, comandante partigiano norvegese addestrato dai britannici, lui massimo eroe della Resistenza nordica contro l'occupazione nazista. Si è spento sereno a 99 anni, lui che nel 1943 con commando di partigiani riuscì ad attaccare e distruggere a Telemark, appunto nella Norvegia occupata, l'impianto supersegreto in cui il Terzo Reich produceva l'acqua pesante, componente indispensabile alla bomba nucleare.

 

Cinque dei sei uomini della spedizione del Kon-Tiki erano scout.

Dopo la guerra Knut Haugland continuò la carriera militare per molti anni, tranne nel 1947 quando prese parte alla spedizione del KON-TIKI.  Partecipò alla Brigata Indipendente Norvegese in Germania dal 1948 al 1949, proseguendo poi nel Forsvarsstaben  fino al 1952 quando fu trasferito al Kongelkige Norske Luftforsvaret (Aviazione militare Norvegese). Guidò il servizio di intelligence elettronico in Nel Nord della, Norvegia incarico importante durante la “guerra fredda”. Divenne maggiore nel 1954 e tenente colonnello nel 1977.

Abbandonò l'aeronautica nel 1963 per diventare direttore del Museo norvegese della Resistenza. Diede le dimissioni nel 1983. Fu anche direttore del KON-TIKI Museet dalla sua fondazione nel 1947 fino al 1990. Terminò la carriera come presidente del consiglio del Kon-Tiki Museet nel 1991. 

 

 

THOR HEYERDAHL E IL KON-TIKI

 

 

 

 

 

3700 miglia stimate

 

Il tuo tiki è il nome del dio del sole Inca. Heyerdahl e il suo equipaggio (6 uomini e un pappagallo) sono partiti per una "piccola" escursione di 3700 miglia attraverso il Pacifico! Hanno navigato con grande stima, dirigendo la loro zattera con l'aspetto dei remi. Anche se generosamente rifornito di provviste americane, cucinavano ogni mattina il pesce volante che cadeva sulla loro nave senza bordo libero durante ogni notte! 

L'ecosistema che è apparso sotto le loro conchiglie, composto da alghe e crostacei, ha attirato tutta una serie di fauna ittica, dai delfini ai tonni e squali balena lunghi 10 metri che hanno quasi affondato il loro fragile skiff!

 

 

Arrivo in Polinesia Francese 

Dopo 101 giorni di navigazione, trasportati dalla corrente Humboldt, il Kon-Tiki fece un violento approdo: colpendo una barriera corallina a Raroia, un atollo paradisiaco a Tuamotu (Polinesia francese) il 7 agosto 1947. Sono atterrati tutti illesi, tranne il loro pappagallo, rapito da una lama infida, una notte in caso di maltempo.

 

 

 

Cittadino del Mondo

“Tutti gli esseri umani sono uguali. Affrontiamo tutti le stesse sfide pratiche”.

 

Questa era una delle idee fondamentali di Thor Heyerdahl a proposito della vita umana. Credeva anche che la gente potesse lavorare e vivere insieme a prescindere dalle differenze etniche, politiche e religiose.

 

È stato soprattutto tra la fine degli anni ‘50 e l’inizio degli anni ‘90 che Heyerdahl è stato coinvolto nel lavoro per la pace globale. Ha fatto appello alle più alte autorità e ai politici più potenti in diversi stati, tra gli altri Andrej Gromyko e John F. Kennedy.

Heyerdahl fece sentire i propri valori nel Movimento federalista mondiale (World Federalist Movement) e ne divenne rapidamente un membro molto attivo. Il Movimento federalista mondiale è un’organizzazione che lavora per la pace, per la cooperazione oltre le frontiere e per un mondo costruito sulle leggi e sul diritto internazionale. Heyerdahl divenne vice-presidente onorario dell’organizzazione. 

Heyerdahl si impegnò anche nel lavoro dei Collegi del Mondo Unito (United World Colleges). L’organizzazione gestisce diverse scuole superiori in tutto il mondo, dove giovani provenienti da diversi paesi possono vivere e studiare. L’organizzazione è stata fondata durante la guerra fredda e l’idea è che tali scuole siano in grado di stimolare i giovani provenienti da diversi contesti culturali ad imparare gli uni dagli altri.

Attraverso le spedizioni di Ra, Ra II e Tigris, dove gli equipaggi erano composti da persone provenienti da diverse nazioni e parti del mondo, Heyerdahl aveva cercato di dimostrare che si può lavorare bene insieme nonostante le differenze culturali. Con questo, aveva anche voluto dimostrare la propria ipotesi che l’oceano fosse stato un’arteria di traffico che aveva portato al contatto tra culture diverse, anche in epoca preistorica.

Quando Heyerdahl nel 1978 viaggiò con l’imbarcazione di giunco Tigris dall’Iraq a Djibouti, voleva navigare nel Mar Rosso, ma rinunciò a causa delle guerre nella regione. Decise di bruciare il Tigris. Allo stesso tempo, inviò una lettera al Segretario Generale delle Nazioni Unite, Kurt Waldheim, in cui protestava contro la guerra e contro il modo in cui gli stati occidentali vendevano armi ai paesi in via di sviluppo. L’intero equipaggio firmò la lettera.

«Il nostro pianeta è più grande dei fasci di giunchi che ci hanno portato attraverso i mari, eppure abbastanza piccolo per correre gli stessi rischi, a meno che quelli di noi che sono ancora vivi aprano gli occhi al disperato bisogno di una collaborazione intelligente se vogliamo salvare noi stessi e la nostra comune civiltà da quella che stiamo trasformando in una nave che affonda.»

 

THOR HEYERDHAL - Ambientalista

 

Durante il viaggio di Ra, Heyerdahl scoprì che l’Atlantico era stato contaminato. L’equipaggio trovò grandi e piccole macchie d’olio sulla superficie dell’oceano, e la scoperta fu resa nota all’ONU (Nazioni Unite). Durante il viaggio di Ra II, il Segretario generale delle Nazioni Unite chiese a Heyerdahl di fare osservazioni giornaliere riguardo all’inquinamento del mare. In 43 dei 57 giorni di viaggio furono avvistati grumi solidi di olio.

L’equipaggio inviò una petizione al Segretario generale dell’ONU U Thant e l’inquinamento da idrocarburi negli oceani ottenne molta attenzione, soprattutto dai media americani. Thor Heyerdahl fu convocato per un’udienza al Congresso degli Stati Uniti. Lavorò anche per il Dipartimento di Stato come uno dei rappresentanti della Norvegia nelle riunioni preparatorie per la prima Conferenza sull’ambiente dell’ONU, svoltasi a Stoccolma nel 1972.

La Conferenza, tra le altre cose, istituì il divieto di scarico di oli usati in mare, una diretta conseguenza della petizione che l’equipaggio internazionale aveva mandato dalla barca di giunco Ra mentre affondava.

 

 

 

Disegno di Thor Heyerdahl, 1946

ARTISTA

 

È sconosciuto ai più il lato artistico di Thor Heyerdahl. I suoi interessi principali erano la preistoria, l’antropologia e l’archeologia – e questo si riflette nei libri, nei film e nei disegni che ha realizzato.

Come tutti i bambini, Thor Heyerdahl disegnava e dipingeva molto. I racconti dei primi giri di Heyerdahl nei boschi e sulle montagne sono stati pubblicati in giornali e riviste, spesso accompagnati dai suoi disegni umoristici. Durante il viaggio nell’Oceano Pacifico, intrapreso con la moglie Liv tra il 1937 e il 1938, realizzò una serie di disegni caricaturali basati sulle esperienze da loro vissute. Successivamente, fino al momento della spedizione Kon-Tiki, i suoi disegni si fecero più pregni di critica sociale, con riguardo a come guardiamo alle altre razze, alla fede cieca nel processo e alla politica di distribuzione del mondo. Inseriva spesso anche commenti o didascalie nei suoi disegni.

Intagliare il legno era un altro interesse che Thor Heyerdahl coltivò per tutta la vita. Già nella prima adolescenza si era dimostrato portato per questo mestiere. Si è conservato un meraviglioso piccolo tableau raffigurante un’isola tropicale, intagliata sul coperchio di una cassa che Heyerdahl realizzò da adolescente.

In vecchiaia, Heyerdahl intagliò due teste di Kon-Tiki nell’imponente portone d’ingresso di Casa Kon-Tiki, la casa di Heyerdahl a Túcume, in Perù.

 

 

 

Thor Heyerdahl passò la maggior parte della sua vita dietro ad una scrivania, a casa a scrivere, o in biblioteche in giro per il mondo per apprendere nuove conoscenze. Nel corso della sua vita pubblicò una serie di libri e oltre cinquanta articoli scientifici.

Heyerdahl non aveva forse sempre ragione, ma l’essenza della scienza sta nel porsi domande, e le domande che si poneva Thor Heyerdahl sono ancora oggi di interesse accademico.

La maggior parte delle persone ricorda Thor Heyerdahl come un grande divulgatore. Il suo talento naturale consisteva nell’essere in grado di coinvolgere le persone in una conversazione su un dato fenomeno. Egli voleva sempre trasmettere la propria esperienza e diventò un maestro nel farlo attraverso i suoi libri ben scritti, i film, le fotografie e le presentazioni.

 

 

HEYERDAHL - DIVULGATORE

Thor Heyerdahl viene ricordato dalla maggior parte delle persone come un grande divulgatore. Il suo talento naturale consisteva nell’essere in grado di coinvolgere i suoi interlocutori in una conversazione su un dato fenomeno. Egli voleva trasmettere la sua esperienza e diventò un maestro nel farlo attraverso i suoi libri, i film, le fotografie e le presentazioni.
Tra la fine degli anni ’50 e l’inizio degli anni ’90
Heyerdahl si è dedicato alle attività internazionali relative alla pace globale, facendo appello alle più alte autorità e ai politici più potenti del mondo, tra cui Andrej Gromyko e John F. Kennedy. Heyerdahl è stato membro di alcune delle più prestigiose istituzioni mondiali e ha ottenuto prestigiosi riconoscimenti.

Per le connessioni di Thor Heyerdhal con la guerra partigiana norvegese nella Seconda guerra mondiale (fece parte del SOA-Servizi Segreti Norvegesi) e per l’amicizia stabilita con alcuni dei protagonisti dell’atto di eroismo: distruzione dell’Impianto di ACQUA PESANTE a Rjuka, propongo il LINK di un mio articolo in cui riporto i nomi e le valorose azioni militari di chi seguì Heyerdhdal sul KON-TIKI.

GLI EROI DI TELEMARK – NORVEGIA, la vera storia

 di Carlo GATTI  - 13.10.2011

https://www.marenostrumrapallo.it/eroi/

 

 

Carlo GATTI

 

Rapallo, 2 Maggio 2023