LA CHIESA DI SAN MARCO AL MOLO - PORTO DI GENOVA

 

LA CHIESA DI SAN MARCO AL MOLO

PORTO DI GENOVA

 

La chiesa del Porto, costruita per tre lati sull’acqua, accoglieva i naviganti già nell’alto Medioevo

 

La chiesa nasce nella zona più antica del porto. La denominazione "al molo" indica proprio la sua vicinanza all'attracco delle navi nella parte più trafficata dell'epoca.  Si tratta dell’unica chiesa che si trova ancora oggi murata tra le case d’abitazione all’interno della cinta portuale.

L’altra importante peculiarità fu che l'arcivescovo Ugone della Volta, tra il 1163 e il 1188, la fece costruire su richiesta del “popolo del porto”  che lavorava nelle attività commerciali, nei servizi portuali e in quelle numerose Corporazioni degli artigiani navali che si occupavano delle riparazioni navali.

E’ persino superfluo rimarcare quanto questa CHIESA  rappresenti al suo interno un prezioso scrigno in cui si conserva lo spirito della Genovesità/Zeneixitae mercantile che è sempre stata la fucina di grandi  navigatori e armatori i cui nomi riecheggiano nel mondo dello Shipping internazionale da molti secoli.

 

MOLO VECCHIO nel 1760

 

 

 

UN PASSO INDIETRO

Il dipinto di Antonio Varni (foto sotto) rappresenta scene di vita quotidiana a Genova. Si nota la chiesa di San Marco al Molo che fa da sfondo alla vita in porto. Una chiesetta del XII secolo, nascosta nel fronte del Molo che oggi borda il parterre del Porto antico.

 

 

 

La foto (sotto) ritrae la chiesa di San Marco alla fine dell'800. In primo piano si nota la difesa a mare della città, costruita nel XVI secolo.

 

 

 

 

IL MOLO VECCHIO NEGLI ANNI '50 DEL NOVECENTO

 

 

 

 

IL MOLO VECCHIO OGGI

 

 

 

 

Nella  foto sotto scattata da un drone, si fatica ad intravedere la chiesa di San Marco al Molo. L’edificio religioso appare soffocato da case d’abitazione. La freccia rossa poggia quasi sul suo campanile. L'immagine dà l'idea precisa della sua posizione centrale che fu nel porto medievale.

 

 

IL MOLO VECCHIO(sotto) con i suoi magazzini in primo piano, è stato inglobato nel Porto Antico di Renzo Piano aprendosi alla città e attirando il turismo d’élite.

 

 

 

Passeggiando nel  Porto Antico ...

L’anonima entrata della chiesa di San Marco al Molo

 

 

 

 

SAN MARCO 

STORIA DELLA CHIESA DEL PORTO

 

La piazza prende nome dalla prospiciente chiesa dedicata a San Marco, il quale nato in Cirenaica quando Cristo aveva già compiuto la sua missione, si trasferì a Roma dove infuriava la persecuzione contro i seguaci del Nazareno. Il contatto quotidiano con San Pietro lo rese edotto sulla vita e sui fatti miracolosi del Salvatore, ed ebbe così modo di scrivere il Vangelo che da lui prese nome. Dopo il martirio di San Pietro, Marco lasciò Roma ed andò ad Aquileia dove fu il primo vescovo; trasferitosi in Egitto fondò in Alessandria la prima chiesa, quando preso dagli eretici fu sottoposto al martirio al quale seguì la morte. Fin dall’VIII secolo il corpo di San Marco fu conservato nella chiesa episcopale da lui fondata, ma nell’anno 815 fu trafugato e portato a Venezia dai nobili veneziani Buono Tribuno e Rustico di Torcello. Da quel periodo il culto verso San Marco si diffuse anche a Genova, malgrado i documenti che ci rimangono al riguardo non vadano anteriormente al secolo XII. Il primo infatti è l’atto relativo alla costruzione della chiesa dedicata a San Marco; nel documento datato 26 gennaio 1173, risulta la richiesta di un Striggiaporco, figlio di Giovanni Nepitella da cui discendono i Salvago, per ottenere dai Consoli un pezzo di terreno presso il Molo, e fabbricarvi una chiesa da dedicare a San Marco evangelista. Un altro documento riguardante la chiesa è contenuto in una lettera di papa Alessandro III al vescovo di Tortona datata 20 settembre 1175. La chiesa sorse nella cornice assai pittoresca delle casupole antistanti la zona del Molo, ed appena finita accolse le spoglie del patrocinante della sua costruzione: lo Striggiaporco, la cui tomba fu detta dei Salvaghi, suoi discendenti, che ivi per secoli ebbero diritto di sepoltura. L’Arcivescovo Ugo della Volta (1163-1188) non esitò ad erigere in parrocchia la nuova chiesa, sotto la dipendenza del Capitolo della Cattedrale, incontrando l’ostinata opposizione dei parroci confinanti i quali non lasciarono nulla d’intentato per contrastare la decisione vescovile. L’originaria chiesa romanica ebbe a subire nel tempo delle modifiche ed aggiunte che ne compromisero le sorti, anziché abbellirla come era nell’intento di chi vi operò i lavori. Già alla fine del secolo XV la forma primitiva poteva dirsi scomparsa; il campanile, singolarissimo nella sua pianta ottagonale, molto simile a quello del non distante San Donato, durò più a lungo, ma minacciando rovina fu abbattuto nel secolo XVII.

L’ampliamento della chiesa secondo il suo assetto attuale che la mostra incorporata in una casa, risale al periodo di costruzione dell’ultima cinta muraria cittadina (1630) e venne realizzata con la contribuzione finanziaria della Corporazione dei Calafati, la quale fece anche costruire per proprio conto la cappella dedicata ai Santi Nazario e Celso che secondo la tradizione naufragarono davanti a Genova e furono salvati dai marinai genovesi. Si ricorda inoltre che San Marco fu sede della confraternita dei barcaioli, risalente al 1265, e della casaccia dei “bombardieri” o fonditori di cannoni i quali svolgevano la loro attività nelle vicine officine del Molo. Il concorso di privati arricchì la chiesa di tele e di sculture.

Nel 1346 la Conservatoria della Vergine dell’Umiltà adornò un altare con un dipinto del camogliese Bartolomeo Pellerano, che scioltasi la Conservatoria fu trasferito altrove, nella chiesa di San Giorgio costruita a Palermo dai genovesi colà residenti. Altre opere si aggiunsero nel tempo ad adornare gli altari della chiesa, fra i quali, come tra breve vedremo: “Lo sposalizio di Santa Caterina” di Orazio De Ferrari; “Martirio di Santa Barbara” di Domenico Fiasella; “Nostra Signora del Soccorso” di G.B. Carlone; Gruppo scultoreo di Francesco Schiaffino raffigurante i Santi Nazario e Celso; Assunta” scultura lignea di A.M. Maragliano.

Nel secolo XVI la chiesa di San Marco risultava una delle meglio officiate della città; e dal 1593 per decisione del capitolo di San Lorenzo vi si svolgeva una solenne processione di ringraziamento, dopo che la popolazione aveva superato un critico periodo di carestia, con l’arrivo inaspettato in porto di molte navi cariche di grano. Vanno inoltre ricordati i cimeli marmorei, apposti alle pareti della chiesa. All’esterno sul lato di via del Molo il Leone di San Marco, portato in patria da Gaspare Spinola, da Pola, dopo la vittoria del 1380 sui veneziani. Altro marmo decorato dai fregi del Della Porta, ricorda la pulizia del fondale marino, operata in quel tratto di mare compreso fra San Marco ed il Ponte dei Cattanei, nell’anno 1513.

Durante il periodo bellico, nell’ottobre 1944, la chiesa fu fatta evacuare per il progettato piano germanico di distruzione del Molo con le adiacenti banchine; fortunatamente tale disegno distruttivo non ebbe luogo e nel dopoguerra saggi di restauro hanno rimesso in luce le colonne romaniche originarie, caratterizzate da capitelli cubici di pietra nera, e la linea perimetrale della prima abside, segnata da un corso di mattonelle chiare.

La chiesa di San Marco era meta dei condannati a morte, i quali dinnanzi ad essa ricevevano la benedizione prima di essere condotti al supplizio. L’ultimo giustiziato a Genova nella zona del Molo fu Antonio Cella, (nativo dell’entroterra di Chiavari) il 5 gennaio 1855.

Sulla piazzetta prospiciente la chiesa s’ergeva il Palazzetto dove fino al 1428 ebbero sede i Salvatori del Porto e del Molo, e successivamente anche i Padri del Comune.

L’edificio nel 1565 fu ceduto al Magistrato dell’Abbondanza per costruirvi ampi magazzini.

Porta di San Marco:

La porta, la quale dà accesso alla calata dei Cattanei, prende nome dalla stessa chiesa di San Marco; un tempo esisteva una loggia eretta nel 1346 in aderenza alla chiesa che risulta citata in antichi documenti con nome “Logia Sancti Marci”. In sua memoria una lapide del 1346 ricordava la concessione in locazione dell’ufficio dei Protettori delle Compere ai massari della chiesa di San Marco. Gli stessi massari nel 1571 la subaffittarono al Magistrato dell’abbondanza che l’utilizzò per stivare il grano.

Nel 1648 con decreto dei Padri del Comune datato 20 aprile, si concedeva al rettore di San Marco la facoltà di chiudere detta loggia, situata contigua alla chiesa di fronte al suo ingresso: “ante continguam dicte ecclesie”.

 

PEZZI DI STORIA PORTUALE

 

“I lavoratori del porto di Genova hanno da epoca antichissima avuto – scrive Luigi Einaudi nel 1901 – la tendenza a raggrupparsi in corporazioni, per la tutela dei loro interessi e per la determinazione dei salari e delle altre condizioni di lavoro. Dove gli imprenditori sono pochi e gli operai si contano a migliaia, e tutti sono suppergiù, egualmente forti ed atti a compiere il rude lavoro di facchinaggio che è loro imposto, è naturale che gli operai si riuniscano in società per non portarsi via il pane l’un l’altro, per regolare, una volta per sempre, l’ammontare del salario e la durata del lavoro.  Siccome il lavoro del porto non è continuo, ma muta di giorno in giorno per intensità e ampiezza, così è necessario che sul porto esista un’armata di lavoratori capace di far fronte ai lavori di luna massime nello scarico e nel carico: e siccome nei giorni di lavoro medio od inferiore alla media non tutti possono essere occupati, così è d’uopo che gli operai si accordino per alternarsi al lavoro in modo che nessuno corra il rischio di morire di fame, quando il lavoro è scarso”.

 

(nella foto sotto)

Nei dintorni di via del Molo: la cisterna  era utilizzata per rifornire lavatoi, fontane, navi e velieri

 

Alla base dell'edicola, la scritta:

"Moles Esto et Molias"

 Sii barriera e calma le tempeste

 

 

A due passi dal Porto Antico, nel cuore di Genova, si trova via del Molo, stretta stradina che porta dal centro storico verso il mare. Qui, più o meno all'inizio, i turisti e i residenti possono ammirare un'antica edicola votiva sulla facciata di quella che viene chiamata "Fontana dei cannoni". (foto sopra).

L'edicola risale al 1634 ed è dedicata a San Giovanni Battista, ed è interessante notare che proprio qui terminava il ramo detto di "Castelletto" del tratto più antico dell'Acquedotto Storico di Genova.

In questa fontana, che era più una cisterna, come spiega Mauro Ricchetti in "Le Madunnette dei Caruggi" (Erga) erano infatti raccolte le acque provenienti dalla Val Bisagno per rifornire lavatoi, fontane, navi e velieri.

 

 La strana scultura della "testa del boia" in via del Molo

All'ultimo piano di una casa in via del Molo (quella che da piazza Cavour conduce al Porto Antico, (foto sotto), poco prima che inizi il tetto, in un angolo è scolpito un viso nella pietra (seconda foto sotto).

 

 

 

 

Per alcuni rappresenta il boia, per altri le teste mozzate. Per altri invece è semplicemente il dio Giano, uno dei protettori della città.

Pare che la scultura sia collegata alle esecuzioni capitali che in antichità avvenivano proprio sul molo. La macabra rappresentazione è forse un monito per significare: "comportatevi bene, altrimenti questo è quel che vi aspetta".

 

LA CASA DEL BOIA

La Casa del Boia detta anche casa di Agrippa, in quanto vi fu rinvenuta una lapide appunto dedicata a Marco Vipsanio Agrippa, Ammiraglio dell’imperatore romano Augusto.

 

Ma già nel 1500, appunto, qui molte persone trovarono la morte, e per giustiziarli si ricorreva all’impiccagione o al taglio della testa per mezzo di una scure, ma anche della ghigliottina che tornò in funzione al Molo nel 1806, quando la Liguria era ormai stata annessa all’Impero di Napoleone.

 

 

 

LE CORPORAZIONI PRESENTI IN VIA DEL MOLO

 

Al Molo, prima del Rinascimento, esistevano già 228 botteghe, delle quali almeno 1/3 dovevano essere dedicate all’arte della marineria.

 

“Lungo le calate dei vecchi moli, tra gli edifici alti e stretti addossati l’uno all’altro, in quel distretto un po’ fiabesco dove ogni via rimanda a un mestiere, ecco, in quell’aria spessa carica di sale…”

 

Qui erano le botteghe dei mastri d’ascia e dei cordai che testimoniano gli antichi mestieri di una volta con i nomi stessi dei vicoli:

 

- Via dei Calderai: Antica strada formatasi sul letto prosciugato del torrente Kemonia.
La peculiarità di questa strada è quella di ospitare ancor oggi numerose botteghe di artigiani calderai.

Il quartiere ebraico, si trovava ai margini del torrente Kemonia, era compreso tra il Ponticello, la via Calderai e la via del Giardinaccio.

Il centro del quartiere gravitava attorno alla sinagoga detta volgarmente «meschita», nome ricordato dalla strada in cui sorgeva.

 

- Vico Ferrari: Si ritiene che la denominazione derivi dalle officine che vi avevano i “ferè” (fabbri) per i lavori che eseguivano sulle navi. In tempi lontani il vicolo comunicava direttamente con il Molo. 

 

- Vico Malatti: Sito nel quartiere del Molo  in origine vico Malatti  era uno dei numerosi vico dell'Olio
presenti sparsi in città.

 

- Vico dei Bottai: “nomen omen”, ricorda quando si iniziarono a costruire le abitazioni fuori dalla cinta muraria e si formarono borghi che presero il nome dalle corporazioni artigiane in essi raggruppati. L’industria dei bottai fu qui fiorente fino agli inizi del nostro secolo. In seguito le varie officine poco per volta scomparvero ed oggi continua solo la tradizione. Vico Bottai si estendeva in origine fino al mare. La costruzione delle mura del molo ed i successivi ampliamenti della zona portuale ne ridussero notevolmente la lunghezza. 

 

- Vico Palla: deriva dal fatto che nel vico usavano riunirsi, prima e dopo le competizioni sportive, i giocatori del pallone. Sport diffuso nella nostra città anche nei secoli scorsi. Vico Palla è fiancheggiato da due edifici: i magazzini di S.Marco e i depositi del sale.

 

- Vico delle Vele: Il toponimo di Vico delle Vele sito nell'antico quartiere del Molo rimanda al luogo dove avevano sede i laboratori degli artigiani velai.

 

- Vico Cimella: L'origine del toponimo Cimella rimanda alla traduzione di Cimiez nome della cittadina natale di San Celso Martire. Cimiez vicino a Nizza, infatti, era un tempo genovese e il Santo, insieme a Nazario, fu il primo a predicare il Vangelo in Liguria.

Gli Stoppieri erano commercianti di stoppa e canapa, un lavoro connesso alle arti marinare (cavi e cime di ogni tipo e misura) che al Molo regnavano sovrane in quanto fornivano materiale e maestranze specializzate, ad esempio i CALAFATI che riparavano gli scafi in legno dei velieri messi in "secco" per renderli navigabili.

Era su queste attività che si basava la vita degli abitanti del Molo e Genova che, per mantenere in buona efficienza il loro porto, stabilirono, fin dal 1134, delle gabelle che le navi dovevano pagare quando attraccavano in quelle banchine per fare operazioni commerciali.

 

"Le corporazioni medievali, o arti, erano categorie professionali costituite dall’insieme dei lavoratori e imprenditori di un determinato settore e iniziarono a diffondersi nell’età comunale soprattutto nelle città dell’Italia centro-settentrionale; conobbero il loro maggiore sviluppo tra Duecento e Trecento, andando poi a scomparire tra Sei e Settecento. 

Le corporazioni disciplinavano le strutture lavorative in ogni loro aspetto: regolamentavano la trasmissione del sapere tecnico attraverso l’apprendistato, ostacolavano la concorrenza, stabilivano prezzi, salari e condizioni di lavoro dei loro sottoposti ma allo stesso tempo fornivano un aspetto assistenziale, coordinando e sostenendo le singole botteghe.

Col passare del tempo, per esercitare un mestiere, l’iscrizione all’arte diventò obbligatoria e sempre più complicata per chi non faceva parte dei nuclei familiari già iscritti: le corporazioni si trasformarono così in gruppi privilegiati in cui il carattere di mobilità sociale si perse del tutto.

Alcune arti divennero ricche e potenti istituzioni cittadine tanto che, dalla seconda metà del Quattrocento, il crescente potere degli Stati cercò di limitarne i privilegi; tra Cinque e Seicento la struttura delle corporazioni iniziò ad apparire superata, troppo rigida, non in grado di tenere il passo delle nuove esigenze dell’industria e dei grandi traffici commerciali, andando così a scomparire".

 

PORTA SIBERIA

 

 

A strenua difesa del porto, nel 1553 venne costruita Porta Siberia, (foto sopra) che deriva il suo nome da cibaria, in quanto vi erano in quella zona i depositi del grano, ovvero i Magazzini dell’Abbondanza, ai quali presiedeva un Magistrato, addetto al controllo dei prezzi e al buon andamento del commercio.

E qui erano anche i magazzini del Sale, ai quali era preposto un altro Magistrato.
Dalla porta si ergevano le Mura, l’ultimo tratto, le Mura di Malapaga, prendeva il nome dal carcere che lì si trovava, dove ai tempi della Repubblica, venivano detenuti i cattivi pagatori, gli insolventi dei propri debiti.

 

Le strade che corrono parallele a Via del Molo sono molto antiche

 

"Molto suggestiva è la prospettiva di vico Malatti: con un po’ di fantasia possiamo immaginarla brulicante di vita, con le donne affacciate alla finestra e i marinai, con le loro reti e loro vele, che rincasano con il loro carico di pesci…"

 

In questa immagine, sullo sfondo, potete intravedere il muro di Porta Siberia

 

 

Vico Cimella

 

 

 

 

ED ORA ENTRIAMO NELLA CHIESA DI SAN MARCO AL MOLO

 

 

La foto sotto mostra l’inconsueto semplice ingresso senza portale che tempi addietro si trovava dal lato opposto.

 

 

 

IL LEONE DI SAN MARCO

N.B.

Le foto che seguono e che riguardano gli interni della chiesa di San Marco al Molo sono tratte dallo splendido sito di Mrs. Fletcher che ringrazio sentitamente per i tanti spunti di arte e cultura che ci offre con tanta cura e competenza.

Sul muro laterale dell’edificio appare il bassorilievo del Leone di San Marco, che risale al 1379, al tempo delle guerre tra le Repubbliche Marinare quando a Pola, i Genovesi inflissero ai Veneziani una pesante sconfitta e come bottino di guerra si portarono via il LEONE, che era il simbolo della grandezza della città lagunare.

Ed il Leone di San Marco è ancora qui, sulle mura della chiesa dedicata a questo Santo

 

 

La chiesa è un Museo di storia marinara in cui ogni lapide marmorea descrive un episodio importante della città portuale.

 

Vicino al LEONE, vi è murata una lapide a ricordo del dragaggio dei fondali del porto realizzato nel 1513 ad opera dei Padri del Comune

 

 

 

Gli Interni della Chiesa di San Marco al Molo

 

L'interno, il cui orientamento è stato capovolto nel XVI secolo rispetto alla costruzione romanica, conserva la pianta basilicale a tre navate, separate da colonne in pietra rustica, sormontate da capitelli cubici e archi a tutto sesto. L'originaria copertura a capriate lignee è stata sostituita da una volta a botte, realizzata nel Settecento. 

 

 

 

Si è subito attratti dai dipinti di grandi pittori della scuola barocca genovese: Domenico Fiasella - Orazio De Ferrari e dalla splendida statua lignea dell’Assunta, opera di Antonio Maragliano, (foto sotto) risalente al 1736.

 

Accanto alla parete d’ingresso: L’Assunta, statua lignea di Anton Maria Maragliano

 

 

 

 

 

MADONNE D’OLTREMARE

 

Madonna del Soccorso (fine del XVII secolo)

 

Nella cappella alla destra del presbiterio, altare in marmo di Daniello Solaro  (fine del XVII secolo),  dedicato alla Madonna del Soccorso, raffigurata in una tavola di Giovanni Carlone, racchiusa in una scenografica cornice marmorea.

 

 

 

 

MADONNE BAROCCHE

 

Madonna e i santi Nazario e Celso

Francesco Maria Schiaffino (1735) commissionato dalla corporazione degli Stoppieri (calafati), come indicato da un’iscrizione presso lo stesso altare.

 

 

 

 

 

Martirio di Santa Barbara

 

Opera giovanile di Domenico Fiasella (1622)

Commissionato dalla corporazione detta dei Bombardieri (addetti alla costruzione e all'uso delle artiglierie) 

 

 

 

Ma anche le tracce della vita di persone come Nicola Pinto, la cui vicenda viene narrata sulla lapide che richiude la sua sepoltura.

 

 

A Nicola Pinto, portoghese, giovane di ottimi costumi che,
preparato alla scuola di belle arti,
mentre si affrettava verso Roma per raggiungere l’affezionatissimo fratello,
assalito qui da immatura morte,
perì a 22 anni nell’anno 1591 della salvezza umana.

 

 

LA CHIESA DI SAN MARCO FU L’ULTIMA VISIONE CHE EBBERO I CONDANNATI A MORTE

 

Amarezza, tristezza, pentimento? Nessuno saprà mai descrivere lo stato d’animo dei condannati a morte che percorrevano Via del Molo per ricevere l’ultima benedizione che precedeva la forca.

 

All’interno della chiesa di San Marco si trova ancora una lapide che ricorda quelle tristi esecuzioni.

 

 

Il rettore di San Marco è tenuto in perpetuo
a celebrare messa
ogni sabato e il 2 novembre di ogni anno,
in canto all’altare del SS. Crocefisso,
per i morti di pubblico supplizio qui sepolti,
come scritto nel decreto registrato
del Signor Giovanni Battista
Aronio il 29 Aprile 1654

 

In San Marco al Molo vi si conservano in due teche identiche le reliquie di due martiri cristiane, Santa Tortora e Santa Donata, traslate qui dalla Sardegna nel 1631.  (foto sotto)

 

 

 

 

Tra tutte, una ricorda la costruzione di un altare, dedicato ai santi Nazario e Celso, molto cari ai genovesi che li salvarono miracolosamente da un terribile e miracoloso naufragio.  La targa marmorea del 1734 è opera della corporazione della corporazione degli stoppieri.

 

 

 

 

A gloria di Dio, all’esaltazione della Santa Croce, alla S.ma Vergine madre di Dio,
ai santi Nazario e Celso martiri,
questo altare creato dall’opera marmorea di Francesco Maria Schiaffino,
la corporazione degli stoppieri di pece a proprie spese dedicava
nell’anno 1735 come risulta dagli atti intercorsi con questa chiesa parrocchiale
e rogati dal notaio Giuseppe Onorato Boasi nei giorni 20 e 30 maggio 1734.

 

 

 

La storia di Nazario e Celso inizia sul territorio genovese, intorno al 60 d.C., quando l'attuale Albaro era un piccolo borgo di baracche sul mare. Pescatori videro dalla spiaggia un'imbarcazione in balia delle onde avvicinarsi alla costa. Sulla barca, erano due gli uomini legati. Infine, la tempesta fece si che il relitto di deponesse sul bagnasciuga. Liberato il piu' anziano, si udirono le grida del giovane chiedere acqua acqua... I pescatori restarono sbigottiti quando l'anziano tocco' una pietra e ne fece sgorgare acqua dolce. Nazario e Celso erano stati legati e dati in balia del mare da alcuni liguri di Levante, dove avevano portato la loro predicazione, evidentemente non ben accolta. Nazario era reduce da una fuga da Roma, per sottrarsi alla persecuzione dei cristiani da parte di Nerone. Proprio nel corso della fuga e della predicazione aveva convertito a Nicea (Nizza) il giovane patrizio Celso. Nel 76 d.c. i due trovarono infine in terra lombarda, in quel di Milano, il martirio e la decapitazione.

 

Non è un caso che GENOVA, la città della Lanterna e di tanti preziosi tesori nascosti in una miriade di caroggi, conservi in San Marco al Molo la sede ideale e spirituale di tutto ciò che accade nel suo Porto.

Martedì 7 maggio

 Genova ricorda la tragedia del crollo della Torre Piloti al Molo Giano, che causò 9 vittime.

 

Alle ore 19.30 nella chiesa di San Marco al Molo, il Card. Angelo Bagnasco celebra la S. Messa;

Alle ore 20.45 in Piazzale Porta del Molo lettura di “La Torre degli Eroi”; seguono gli interventi di Marco Bucci, Sindaco di Genova, Ammiraglio Giovanni Pettorino, Comandante Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto-Guardia Costiera, Edoardo Rixi, Vice Ministro alle Infrastrutture e Trasporti. Partecipano i famigliari delle vittime.

Nell’occasione, verrà scoperta una stele, che sarà benedetta dall’Arcivescovo, a ricordo delle vittime del crollo.

Alle ore 22 corteo verso il Molo Giano e alle ore 22.59, al Molo Giano, deposizione di una corona e momento di raccoglimento al suono delle sirene del Porto.

 

 

Dello stesso autore:

 

GENOVA – LA CASA DEL BOIA

https://www.marenostrumrapallo.it/boia/

CAMALLI E CARAVANA

https://www.marenostrumrapallo.it/camalli-e-caravana/

 

I CADRAI DEL PORTO DI GENOVA

https://www.marenostrumrapallo.it/catering-2/

 

LA GENOVA DELLE CALATE E DEI CARUGGI ....

https://www.marenostrumrapallo.it/genova-comera/

 

Carlo GATTI

 

Rapallo, 14 Giugno 2023

 


QUATTRO PASSI IN RIVA AL MARE …

 

 

QUATTRO PASSI IN RIVA AL MARE …

 

 

 

 

SCULTURA IN BRONZO DELLA NINFA CALIPSO

CEUTA-SPAGNA

 

Opera dello scultore Ginés Serrán Pagán. L'altezza della statua raggiunge i 5,50 m e pesa 750 kg. Secondo il racconto dell'Odissea di Omero era figlia di Atlante e viveva sull'isola di Ogigia, che gli autori pongono nell'Occidente mediterraneo. Donna bellissima e immortale, Calipso fu punita dagli dei per essersi schierata dalla parte del padre nella Titanomachia. Fu costretta a rimanere sull'isola di Ogigia, dove le Moire mandavano uomini bellissimi ed eroici di cui non faceva che innamorarsi, ma che poi dovevano partire.

Un giorno Odisseo, scampato al vortice di Cariddi, approdò sull'isola e Calipso se ne innamorò. L'Odissea racconta come ella lo amò e lo tenne con sé, secondo Omero, per sette anni offrendogli invano l'immortalità, che l'eroe rifiutava perché voleva ritornare nella sua amata Itaca per riabbracciare la moglie Penelope. Per questo Odisseo chiese a Zeus di intervenire. Il dio allora mandò Ermes per convincere Calipso a lasciarlo partire e lei a malincuore acconsentì. Gli diede legname per costruirsi una zattera, e provviste per il viaggio. Gli indicò anche su quali astri regolare la navigazione.

Secondo alcune tradizioni, dall'eroe avrebbe avuto due figli, ovvero Nausinoos e Nausithoos.

 

 

LA STELLA D’ITALIA

di Marco FIGARI

 

 

*LA STELLA D' ITALIA*

 

La Stella d’Italia (o colloquialmente lo “Stellone”) è il più antico simbolo patrio.

È una stella a cinque punte che campeggia nell’emblema della Repubblica Italiana, circondata da una ruota dentata d’acciaio (simboleggiante l’industria), con un ramo di quercia (forza e dignità) e uno di ulivo (pace).

Allegoricamente l’Italia è stata rappresentata per molto tempo come una figura femminile, fiera, dalle fattezze e dai colori tipicamente mediterranei, riccamente togata, dal capo turrito e con oggetti vari che simboleggiano il potere (scettro, spada, bastone del comando di Minerva) o l’abbondanza (spighe di grano, cornucopia), fino alla sua apparizione con la Stella sopra il capo, nell’iconologia di Cesare Ripa del 1603 anche se l’allegoria risulta già raffigurata come “stellata” in epoca tardo imperiale (II-VII secolo d. C.).

Le stellette militari, che figurano sulle divise delle forze armate italiane, così come sulle prore delle navi della Marina Militare, derivano proprio dalla Stella d’Italia. I primi militari che adottarono le stellette sul bavero furono gli ufficiali di fanteria dell’Esercito nel 1871.

C’è da dire anche che la "Stella d’Italia" è da identificare con l’astro più luminoso dopo il Sole e la Luna, ovvero il pianeta Venere, celebrato come identificativo della penisola italica (Esperia) sin dal viaggio di Enea dalla Grecia, da Stesicoro (VI secolo a. C.) e da altri poeti come Lucrezio. L’epopea è stata ripresa successivamente, per esempio, da Giosuè Carducci nelle Odi Barbare, Scoglio di Quarto:

_[…] E tu ridevi, stella di Venere,_

_stella d’Italia, stella di Cesare:_

_non mai primavera più sacra_

_d’animi italici illuminasti […]_

Cieli sereni e.. stellati

 

ELOGIO ALLA BANDIERA

 

 

Le navi sono state indiscutibilmente teatro di molte innovazioni tecnologiche; da sempre si notano miglioramenti sia nel comparto mercantile che in quello militare. Basta confrontare due immagini, una di una galea romana e una di una moderna unità da crociera per osservare che sono cambiati i materiali, le propulsioni, i mezzi di navigazione, le comunicazioni, le costruzioni stesse. Dopo duemila anni, realizziamo però che solo un mezzo di segnalazione è rimasto immutato: la bandiera.

 

 

Albero di trinchetto di una moderna nave da crociera

 

Parrebbe di constatare l’ovvio, ma da tempi remoti quell’insegna è – tra l’altro – simbolo d’identità di un gruppo di persone, sia esso uno stato, una potenza militare, l’equipaggio di una nave o, semplicemente un dispositivo di comunicazioni. E ha pure i suoi limiti: a parte la fragilità alle intemperie, il più evidente è che di notte non può essere ovviamente usata.

Certo, la digitalizzazione del rapportarsi in mare è ormai prassi normale, una nave può essere identificata e rappresentata su varie interfacce, sempre che abbia una delle sue “scatolette” (AIS) in funzione. Ciò nonostante, le bandiere sono utilizzate.

Sulle navi militari, dove le procedure di comunicazione sono più stringenti, vengono gestite dai “segnalatori”, sulle mercantili è il personale di coperta che se ne occupa. E bisogna fare attenzione ancor oggi ad utilizzarle. Basta issare la bandiera di cortesia in un porto estero che sia sgualcita o strappata, per ricevere commenti negativi dalle autorità ospitanti.

 

 

La pratica più comune per mostrare le bandiere: a sinistra si nota la bandiera di “pilota a bordo” e “richiesta di libera pratica”. A dritta, la bandiera di cortesia
(USA) e la bandiera sociale. Al picco poppiero, la bandiera nazionale (Marshall Islands)

 

E’ perciò meticolosa l’attenzione verso le regole delle bandiere: per esempio si dovrebbe mostrare la bandiera di cortesia (cioè quella della nazione ospitante) solitamente sul lato dritto dell’albero di trinchetto, oppure nel tenere sempre “a riva” la grande bandiera nazionale sull’alberetto di poppa, per ammainarla quando la nave salpa e issare simultaneamente lo stesso vessillo (più piccolo) sul picco del medesimo albero di trinchetto! E sul suo lato sinistro saranno mostrate le bandiere che segnalano le varie operazioni della nave: per esempio “richiesta di libera pratica” o “ho il pilota a bordo”. Tutti questi significati sono elencati nel noto “CIS”, codice internazionale dei segnali, osservato da tutte le unità mercantili.
Che le bandiere fossero un emblema rilevante lo si intende anche dalla nomenclatura delle parti che le compongono. Quello che sembra un insignificante fazzoletto, è invece un mezzo che necessita di manutenzione e di attenzioni speciali.

 

 

 

 

Le parti di una bandiera

 

Quando una nave mercantile parte, tutte le bandiere vengono ammainate; ciò per evitare inutili danni causati dalle condizioni meteorologiche ad un oggetto che, dopo tutto, rimane confezionato come al tempo delle galee. Solo in particolari frangenti il vessillo di nazionalità è issato in alto mare, sul picco del trinchetto, e cioè quando si incontra– per esempio – una nave militare.
Ancora oggi, durante una giornata ventosa, si mette a riva una bandiera “incazzottata”, cioè avvolta a pacchetto nel suo “alabasso” (vedi immagine precedente) per evitare eccessivo stress al vento durante la salita. Una volta a riva, si dà il famoso strappo sulla sagola stessa per scioglierla così al forte vento: è una manovra suggestiva, un’eredità che viene da molto lontano.

 

 

Il gran pavese a riva su un’unità da crociera

Desideriamo infine concludere quest’appassionato scritto descrivendo l’uso più gioioso delle bandiere: il gran pavese! Senza invadere il territorio storico e etimologico del termine, quelle variopinte insegne segnaletiche vengono mostrate in segno di festa sia su unità mercantili che militari, generalmente stese sugli alberi da prua a poppa e che sicuramente non verranno eliminate nei tempi moderni.

Bon voyage!

 

GINO PAOLI

 

"Il ricordo di Boccadaze e di quando ci vivevo in mezzo alla gente che preferisco, la gente chiusa e sincera, semplice e scorbutica che mi assomiglia. Ricordi di maccaja vissuta nei bar a giocare, o di libeccio, quando non si può andare a pescare e si diventa per forza gente di terra". 

 

 

 

IL MAXI CANNONE DEL SESTIERE CERISOLA (Rapallo)

CHE AVRA’ L’ONORE DI ORGANIZZARE E REALIZZARE

 IL PANEGIRICO 2023

 

 

 

IL MARTIN PESCATORE CHE NON PARLAVA INGLESE

 

 

 

A cura di Carlo GATTI

 

Rapallo, 7 Giugno 2023

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


IL "BAGNUN" DI RIVA TRIGOSO (SESTRI LEVANTE)

 

 

IL BAGNUN

di

Riva Trigoso-Sestri Levante

 

La Stagione Estiva 2023 è ormai alle porte e con essa si riparla di SAGRE, FESTE E MANIFESTAZIONI nostrane che celebrano intimamente il forte legame tra il territorio, i suoi abitanti e tanti turisti in cerca di emozioni. Quest’anno il sentimento di appartenenza è sentito maggiormente ed è atteso con una esplosiva eccitazione generale dalla collettività per cancellare tutti insieme i tristissimi ricordi lasciati nel Paese dal Pandemia Covid-19.

Tra le tante SAGRE, che in seguito elencheremo, come Associazione Marinara, abbiamo scelto una tra le più “salmastre”: IL BAGNUN per farla conoscere o semplicemente ricordare nostalgicamente anche ai tanti AMICI liguri che ci seguono da molto lontano….

Le mappe che seguono servono ad orientare i turisti per raggiungere la meta che stiamo per raccontare.

 

 

 

Per dare un’idea del programma, non essendo ancora stata pubblicata la locandina del 2023, riportiamo quella dell’anno scorso:

 

 

 

 

Sagra del Bagnun a Sestri Levante- Riva Trigoso

sabato 15 luglio 2023 a Sestri Levante, Genova

 

Secondo il responsabile regionale di Fedragricpesca-Federcopesca Augusto Comes, queste sono manifestazioni che fanno bene al territorio. «Permette di far conoscere il prodotto del pesce azzurro. Sestri Levante è un po’ la capitale dell’acciuga, in Liguria. Abbiamo necessità di far fronte ad un mondo che si è globalizzato, far capire che c’è un’economia locale, ci sono prodotti di giornata freschi. È vero che il settore pesca ha dei costi ma si può incidere sui ricavi».

L’idea di realizzare la sagra del BAGNUN non poteva che venire ad un illustre personaggio di Riva Trigoso che ora andremo a conoscere da vicino.

 

 

Il Bagnun, dal 1960, è anche qualcosa di più. Da un'idea di Edoardo Bo, (nella foto) si cominciò ad organizzare una serata, tradizionalmente nel penultimo fine settimana di luglio, durante la quale venivano offerte ai cittadini e agli ospiti generose porzioni della celebre zuppa di pesce.

 

 

Breve Biografia:

EDOARDO BO (Trigoso di Sestri Levante-14.7.1923- Trigoso-27.3.2015). Aveva 91 anni.

Aveva continuato la sua attività di pubblicista e scrittore fino a qualche anno fa, poi, dopo la scomparsa dell’amatissima moglie Elsa, la sua vita era cambiata. Edo aveva perduto il suo antico ardore, il suo spirito di combattente di mille battaglie. La famiglia, i cantieri navali di Riva, i giornali, la Croce rossa. La sua vita è ruotata intorno a valori importanti e alle sue grandi passioni. Nel sottocomitato rivano ha operato per 44 anni, da volontario, da autista, poi da presidente. I suoi lunghi anni di volontariato gli sono valsi la medaglia d’argento, massima onorificenza che gli fu consegnata da Maria Pia Fanfani, presidente nazionale della Cri.

Nel mondo dell’informazione levantina dal 1950 in avanti, forse senza nemmeno accorgersene, Edo aveva inventato il ruolo del corrispondente nel senso più vero e ampio del ruolo. Andava ovunque con la sua Lambretta che riportava sullo scudo anteriore i nomi delle testate della Rai e dell’agenzia Ansa. Ma collaborava anche con Il Secolo XIX e gli altri quotidiani genovesi, con il Corriere della Sera, La Stampa e Stampa Sera e con altre testate, compresa Telepace fin dalla sua fondazione.

Consigliere Comunale di Sestri Levante dal 1960 al 1980 e Assessore allo sport e Turismo dal 1969 al 1975, Vice presidente dell'Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo, Presidente del Comitato Cittadino Manifestazioni Rivane, promotore di iniziative turistiche, culturali e folcloristiche di cui “Il Leudo - Timone e Ancore d'Oro”, la “Sagra del Bagnun” e della posa sullo scoglio dell'Asseù della Croce a ricordo dei Caduti del Mare.

Il nome di Edoardo Bo, per 44 anni, è stato legato soprattutto alla Croce Rossa Italiana di Riva Trigoso, di cui fu Presidente sino al 1997.

Medaglia d'Argento della Croce Rossa italiana e del Premio "Castrum Sigestri 1977 quale Sestrese dell'Anno, per le attività sociali.

Melvin Jones Yellow, per attività umanitaria del Lions Club International.

 

Dello stesso autore:

II Leudo nella Storia di Riva Trigoso e della Liguria, 1986, Grafiche Bi-Essepi di Novero di Segrate (Mi) 

Riva Trigoso e il suo Leudo, 1987,  Edizioni Sagno

Riva Trigoso, il Cantiere e la sua Storia Centenaria, 1991, Tipolito Olona di Copiano (Pv)

Il Leudo Rivano, 2001, Arti Grafiche Lux Genova.

IL SECOLO XIX

22 Luglio 2019 alle 10:09

 

Nello, il decano del Bagnun «Ecco il segreto del piatto che fu dei nostri marinai»

 

 

Nello Trinca (a destra), decano dell’Associazione Bagnun di Riva Trigoso, in compagnia di un altro cuoco, Gianremo Moisello Novant’anni, da trentacinque nell’associazione rivana che promuove la sagra, è uno dei quattro cuochi: quest’anno sono state servite 4.200 porzioni.

Questa bella intervista che segue è  ridotta alla parte gastro-marinaresca. Essa è apparsa sul SECOLO XIX il 22 Luglio 2019 e dà l’idea del BAGNUN di Riva Trigoso per come è pensato, vissuto e realizzato nella sua originale e fedele TRADIZIONE da uomini che amano la propria terra e che nel BAGNUN scoprono la propria spiritualità che si sposa con il mare e la sua storia locale.

…….

Entrato nell'associazione, Nello si è fatto strada entrando nella ristretta cerchia dei cuochi del bagnun: «I soci sono un centinaio, ma i cuochi sono quattro: io, Aldo Fois, Ennio Zolezzi e Gianremo Moisello, anche se ci teniamo molto a ricordare Josè Vallerio, che non c'è più». La ricetta è semplice, ma per prepararla al meglio ci vogliono anni, dicono, soprattutto se, al posto che farla in casa per tre o quattro persone, si tratta di cucinare come quest'anno 800 chili di acciughe: «Il procedimento comunque è sempre uno solo – spiegano – si parte dal soffritto con olio, cipolle, aglio e prezzemolo. Si aggiungono una spruzzata (nel calderone di ieri ben 12 litri) di vino bianco, quindi il pomodoro e si lascia cuocere per circa due ore».

La fatica, a questo punto, è quella di pulire le acciughe e non per niente da alcuni anni il Bagnun chiama a raccolta dei volontari per «destettarle», ovvero rimuovere testa e interiora. Le acciughe vengono poi tuffate nel sugo allungato con acqua bollente salata e fatte cuocere per cinque minuti. Il piatto finale si completa con il terzo protagonista, la galletta del marinaio, messa a pezzi ad ammorbidirsi nel sugo.

«Questa era una ricetta che si componeva delle merci di scambio dei nostri marinai che partivano sui leudi, pescavano le acciughe con la “mannata” e le scambiavano con pomodori e il resto».

Di tempo ne è passato da quando il bagnun si cucinava sulla “gnafra” dei leudi e da quando per la prima sagra si usarono «il calderone di rame che serviva per tingere le reti con il “ruscu” e un remo per mescolare».

Certo è che il bagnun conserva il suo fascino, e forse non solo: Valter Longo, noto biochimico originario di Genova e riconosciuto a livello mondiale tra i massimi esperti negli studi sull'invecchiamento, lo ha inserito tra 200 ricette italiane «della longevità».

 

 

Il bagnun di acciughe è uno dei sapori più tradizionali di Sestri Levante o, per essere più precisi, di Riva Trigoso. L’acciuga, pesce povero per eccellenza, incontra il pomodoro e la galletta del marinaio, in una ricetta che regala tutto il gusto del Mediterraneo. Questo piatto tradizionale veniva cucinato dai pescatori liguri.

 

Anziani e giovani si passano il testimone …

 

 

Anche l’occhio vuole la sua parte …

 

 

Piatto tipico degli ambienti di mare della Liguria, il Bagnun in origine si cucinava, con il bel tempo, a bordo dei LEUDI con cui i marinai liguri viaggiavano per commerciare nel ponente del Mediterraneo utilizzando un semplice fornello a carbonella.

 

 

Un pane che potesse conservarsi per molto tempo era noto fin dall’antichità.

 

Il primo a parlare del pane per i marinai, panis nauticus, fu Plinio, ma se ne trova traccia anche in altre documentazioni storiche e anche gli scavi di Pompei hanno fornito molte informazioni!

Il panis nauticus ad esempio era una galletta forma di anello che si infilava in un bastone, mentre quello per i soldati durante le battaglie era il panis militaris castrensis!

Anche Cristoforo Colombo cita il bizcocho, biscotto o galletta, in una lettera a Isabella di Castiglia scrivendo del suo approvvigionamento durante la sua traversata verso le Americhe!

Tradizionalmente la Galletta del marinaio nasce a Camogli e nelle sue vicinanze, precisamente a San Rocco.

Il Panificio Maccarini (San Rocco di Camogli) le prepara fin dal 1885, secondo l’antica ricetta di famiglia, distribuendole in tutto il mondo!

Per la loro trasportabilità e conservazione, le gallette erano usate anche nelle campagne, a esempio durante la fienagione.

 

LA GALLETTA DEL MARINAIO

https://www.marenostrumrapallo.it/juan/

di Carlo GATTI

 

Unite ai prodotti degli orti e nelle dispense costituivano un pranzo sostanzioso durante il lavoro!

Le Gallette del marinaio sono alla base di alcune tra le ricette più tipiche e rappresentative di Genova e della Liguria.

Prima tra tutte il Cappon Magro, l’antipasto principe delle tavole delle feste e portata irrinunciabile a Natale.

 

STORIE DI MARE - IL CAPPUN MAGRO

https://www.marenostrumrapallo.it/cappun/

di Carlo GATTI

 

Con il passare del tempo ha conservato la semplicità originaria: lo si prepara, ancora oggi, con acciughe freschissime, cipolle rosolate, pomodori pelati, olio d’oliva extravergine e gallette del marinaio o pane biscottato.

 

 

NEL MONDO DEI LEUDI

https://www.marenostrumrapallo.it/nel-mondo-dei-leudi/

di Carlo GATTI

 

Leudi tirati in secco sulla spiaggia di Sestri Levante

 

ANCHE LA TRADIZIONE HA LE SUE RADICI NELLA STORIA …

 

Nato nel 1800, il BAGNUN era il piatto principale preparato a bordo dei LEUDI che lasciavano la baia di Sestri Levante per approdare nei porti del Mediterraneo, ma era anche il piatto dei pescatori che la cucinavano a bordo delle lampare su fornelli a carbone,

 

Veloce ed economica, questa gustosa zuppa univa due ingredienti tipici della marineria ligure e, soprattutto, levantina. Sono infatti presenti le acciughe e le gallette del marinaio, il pane dei naviganti!

Un tempo il Bagnun si mangiava quasi solo d'estate, ma con gli anni la pesca delle acciughe si è estesa anche nelle altre stagioni ed oggi quindi può essere preparato pressoché tutto l'anno.

Oggi il BAGNUN si prepara un po’ in tutto il Golfo Tigullio.

Un suggerimento colto al volo:

Il bagnun di acciughe è davvero molto semplice da preparare, facile e anche molto economico se comprerete le acciughe in offerta come spesso sono. L’unica raccomandazione che spesso si sente uscire dalla bocca degli specialisti è di non muovere le acciughe con il cucchiaio altrimenti farete una poltiglia informe. Per girare le acciughe nel tegame muovetelo leggermente in modo che il sugo smuova naturalmente le acciughe senza doverle toccare voi e poi…ovviamente preparatevi un sacco di pane per fare la scarpetta perché con tutto quel sughino è davvero d’obbligo. 

 

INGREDIENTI

 

  • 1 kgAcciughe (alici)

  • 500 mlPassata di pomodoro

  • 1 spicchioAglio

  • 1Scalogno

  • 4 cucchiaiOlio extravergine d'oliva

  • mezzo bicchieri Vino bianco

  • Sale

PREPARAZIONE

-Tritate finemente lo scalogno.

-Tagliate l’aglio a metà e privatelo dell’anima centrale.

-Pulite le acciughe togliendo la testa e la lisca ma lasciandole intere senza aprirle altrimenti si sfalderanno in cottura.

-Mettete in una pentola grande oppure in un tegame l’olio extravergine di oliva e fateli scaldare.

-Mettete a soffriggere lo scalogno insieme all’aglio per qualche minuto. Aggiungete la polpa di pomodoro, mezzo bicchiere di acqua e il vino bianco e mescolate.

-Fate cuocere a fuoco medio per circa 10 minuti in modo che il sugo inizi a restringere.

-Unite il sale e alzate la temperatura del fuoco al massimo in modo che il sugo diventi molto caldo.

-Adagiate le acciughe pulite e disliscate nella salsa di pomodoro e fatele cuocere per circa 5 minuti con il coperchio fino a che le acciughe saranno completamente cotte.

 

VARIANTI E CONSIGLI

Potete aggiungere anche il pepe se vi piace o anche prezzemolo tritato fresco al sugo di pomodoro ma consiglio di farlo a cottura già avvenuta.

Non aprite le acciughe quando andrete a pulirle altrimenti si sfalderanno completamente in cottura.

 

Bagnun di Acciughe.

 

L’origine di questa ricetta è antichissima: i marinai di Riva Trigoso, già intorno all‘800, cucinavano il bagnùn, a bordo delle lampare e dei leudi sui fornelli a carbone.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Un passo ancora più indietro nella storia ….

Per non addentrarci nei “millenari vicoli della Storia dell’alimentazione navale”, ripartiamo da pochi dati ma certi che risalgono alla Repubblica Marinara di Genova.

Per fare un esempio, nel 1338 circolano documenti in cui si evince la figura del “fornitore navale”, nei quali si dichiara che: il proprietario della nave deve garantire ad ogni singolo membro dell’equipaggio almeno 800g di biscotto al giorno.

Si specifica inoltre che sulle navi si servono: brodo di pesce, zuppe, cappon magro, capponata (galletta, acciughe salate, mosciame, olive, olio e sale) e la “mesciua” (ceci, fagioli, granfano).

Si scopre infine che a bordo dei legni veniva servita: una pasta condita con erbe e formaggio e frutta secca, condimento che potremmo ipotizzare essere un antenato del conosciutissimo pesto.

Proliferano quindi i fornitori del biscotto, che sono tenuti a giurare di fornire: un biscotto “bonus et idoneus” e gli eventuali disonesti sono soggetti a severe punizioni. Il comparto alimentare così descritto appare come un chiaro segnale di quanto il biscotto e il rancio venissero presi sul serio.

Scopro da un eccellente articolo sulla materia che a Candia (Isola di Creta), nel 1821, sono stati trovati dei biscotti, perfettamente conservati, risalenti al 1669! A parte l’improbabile gusto…sul quale si possono avere molti dubbi, ma nulla, penso, si possa obiettare sulla loro conservazione in questo modo accertata!

 

DALLE NOSTRE PARTI …

FESTE, SAGRE, MANIFESTAZIONI

questo è il sito di
PAOLINO
un scîto do belin!

 

Aggiornato 2

 

3
APPUNTAMENTI NEL LEVANTE LIGURE
Feste, sagre, manifestazioni.

* si svolge ogni anno nella stessa dataCara sagra, quanto mi costi?

 

GIUGNO 2023

1...4/6 Genova Slow Fish - Coast to coast, al porto antico. Dettagli

1...4/6 Chiavari (Ge) Festival della parola, presso piazza N.S. dell'Orto, auditorium S.Francesco e Società Economica; dettagli su festivaldellaparola.eu

1...4/6 Lavagna (Ge) Lavagna in festa. Gi 1 ore 18 inaugurazione mostra fotografica del Corpo Bandistico cittadino, segue festeggiamenti per i 170 anni della Banda, alla Torre del Borgo. Ve 2 mostra mercato dell'artigianato e dell'hobbistica in piazza della Libertà; ore 9.30 "Anemmo i mòrti i ne ciamman" visita guidata al cimitero monumentale, prenotazioni 349.4109436; ore 11 concerto del Corpo Bandistico al Porticato Brignardello; dalle 17 esibizioni varie di ginnastica e karate in via N. Italia. Sa 3 ore 17.30-19.30 raduno musicale "Lavagna in musica" sfilata complessi musicali nel centro storico. Do 4 ore 9-22 Combat tour nel centro sportivo di via Ekengren; ore 10-12 sfilata complessi musicali nel centro storico. Dettagli

Ven 2/6 Mezzanego (Ge) Loc. Borgonovo L., "Giardiniera che passione" esposizione auto d'epoca e non solo, presentazioni, artigiananto, assaggi e passatempi, dalle ore 10 in poi.

2-3-4/6 Rapallo (Ge) Loc. Montepegli, festa della Madonnina del Ponte, dalle ore 19 stand enogastronomici, ore 21 serate danzanti: 2 "Pietro Galassi", 3 "Hurrà" con Dejanira, 4 "Antonio Maenza". Manifesto

2-3-4/6 Gattorna di Moconesi (Ge) Stand gastronomici dalle ore 19.30 in piazza della Croce Rossa: Ve 2 orch."Caravel"; sa 3 ore 15 Carnival party con pentolaccia, alla sera discoteca in maschera; do 4 dalle 15 Festa del Giocattolo, alla sera orch."William Zolezzi".

2001-2023: Paolino, da 22 anni in rete!

8...18/6 Sestri L.(Ge) Andersen festival, dettagli

9-10/6 Cogorno (Ge) 36° Sagra dei testaiêu in loc. Belvedere, ore 21 ballo con orchestra: 9 "Daniele Cordani", 10 "Walter Giannarelli". Dettagli

Sab 10/6 Sori (Ge) Loc. Capreno, sagra della ciliegia e delle focaccette: ore 16 focaccette e ciliegie, ore 19.30 apertura stand gastronomici al coperto, ore 21 ballo con orch."Ornella's Group". Info tel.3917704642, prendere la strada provinciale 71 da Sori. Si svolge anche in caso di pioggia

10-11-12/6 Coreglia Ligure (Ge) Festa di S.Antonio al campo sport. Dalle ore 19.30 servizio ristoro con servizio ai tavoli, ore 21.30 ballo, ingresso libero: sa 10 "Fabio Cozzani", do 11 "Giannarelli e Pietrelli", lu 12 "Caravel". Sa 10 e do 11 laboratorio per bambini Manifesto

17-18-19/6 Genova  Wine Experience, 1800 mq di esposizione, 300 espositori, al Genova Stadium lungomare Giuseppe Canepa 155 dalle ore 9.30 alle 20, Dettagli

Sab 17/6 Chiavari (Ge) Chiavari Vintage, per rivivere musica, stile, divertimenti e passioni degli anni 60-70-80, concerti e dj set "Diego Picasso", esibizione scuole di danza, esposizione auto e moto d'epoca, in piazza Roma (Luna Park per bambini) e piazza Matteotti (dalle ore 18 "The Beat Barons", "Naim & the Soul Machine")

Sab 17/6 Coreglia Ligure (Ge) Serata discoteca con dj Kelly

Dom 18/6 Conscenti (Ge) Marcia del GhiottoNE, mangialonga in val Graveglia, iscrizione adulti €23; dettagli

24/6...2/7 Genova The Ocean Race, the Grand Finale; info dettagli

30/6 1/7 Cogorno (Ge) Re Raviolo incontro gastronomico e danze ore 21: ve 30 "Macho", sa 1 "Raf Benzoni". Dettagli

LUGLIO 2022

1-2/7 Cogorno (Ge) Re Raviolo incontro gastronomico e danze ore 21: ve 1 "Alex Tosi", sa 2 "Raf Benzoni". Dettagli

1-2-3/7 Camogli (Ge) Festa patronale N.S. del Boschetto presso il Santuario, ore 19 stand gastronomico: ve 1 ore 22 concerto dei "Caravel", sa 2 ore 19 spettacolo burattini "Il mare raccanta", do 3 ore 18 incontro "Camogli sulla rotta delle acciughe" a cura del gruppo U Dragun

*1-2-3/7 Rapallo (Ge) Festività in onore di N.S. di Montallegro, festeggiamenti religiosi e civili: sparate di mortaretti e fuochi d'artificio nelle tre serate dopo le ore 22.30; do 3 ore 22.15 "incendio del Castello". Dettagli. 

1-2-3/7 Sestri L.(Ge) Loc. Villa Tassani, sagra delle lumache, ore 19 apertura stand gastronomici, ore 21 ballo con orch.: ve 1 "Primavera", sa 2 "Caravel", do 3 "Paolo Bertoli"

1-8-16-23-29/7 Deiva M.(Sp) "DeivArte… sotto la luna" artigianato artistico e creativo di qualità, sul lungomare ore 19-24

*2-3/7 Chiavari (Ge) Festa patronale di N.S. dell'Orto:
Sa 2 ore 7.30/20 fiera estiva di merci varie, ore 21 concerto in p.zza N.S. dell'Orto.
Do 3 ore 21 processione, ore 23 circa spettacolo pirotecnico musicale sul lungomare.

2-3/7 Lavagna (Ge) Lavagna in musica, con la banda Città di Lavagna, Glenn Miller band di Bedonia, banda Luigi Pini di Fontanellato, banda Mons. G.Nava di Lurago d'Erba, banda di Rapallo: sa 2 ore 18 sfilata per le vie cittadine ed esibizione delle bande in piazza Marconi; do 3 dalle 10 sfilata per le vie cittadine e poi in piazza della Libertà concerto della banda giovanile di Lavagna, a seguire concerto della banda Mons. G.Nava. Manifesto

2-3/7 Sori (Ge) Loc. Sussisa, festa patronale di San Matteo: sa 2 ore 18 S.Messa, ore 18.30 apertura stand gastronomici, ore 21 danze con duo "Les Crikò"; do 3 ore 11 S.Messa, ore 19.30 apertura stand gastronomici, ore 20 vespri e processione, al termine sparata di mascoli, seguirà musica con "Mike from Campo" e i "Demueluìn"

Sab 2/7 Fontanegli (Ge) Sagra del raviolo, ore 19 menù fisso adulti a €20 bevande escluse, ore 21 discoteca e balli latini con "Lucio e dj Ditch", dettagli

2-9-22-30/7 Lavagna (Ge) Creativamente in libertà, artigianato artistico e creativo di qualità, piazza della Libertà ore 18.30-24

Mer 6/7 Conscenti (Ge) Esposizione auto, stand gastronomici e musica, area verde S.Pertini ore 19.30-24

Ven 8/7 Camogli (Ge) Bandinspiaggia, la banda cittadina suonerà brani di intrattenimento, ore 21, gratuito

Ven 8/7 Chiavari (Ge) Dionisio Festival, rassegna teatrale in piazza N.S. dell'Orto ore 21, ingresso gratuito: "Lettura Clandestina. La solitudine del satiro di Ennio Flaiano" Fabrizio Bentivoglio. Dettagli

Ven 8/7 Carasco (Ge) La compagnia Quelli de 'na vòtta presenta la commedia "O nêvo", giardini via Piani, ore 21

Sab 9/7 Fontanegli (Ge) Sagra del pansoto, ore 19 menù fisso adulti a €20 bevande escluse, ore 21 discoteca e balli latini con "Lucio e dj Ditch", dettagli

9-10/7 Sant'Olcese (Ge) Loc. Manesseno, Festa di Sant'Alberto e sagra della lumaca: sa 9 ore 19 apertura Stand Gastronomici e musica dal vivo con i "Tempo Perso"; do 10 ore 11 S. Messa, ore 12.30 e 19 apertura Stand Gastronomici, ore 17.30 S.Vespri e Processione, musica dal vivo con "Rossana e Laura". Dettagli

9-10/7 Camogli (Ge) Loc. S. Rocco, sagra della Capponadda, mercatino di prodotti locali: sa 9 stand gastronomico dalle 18.30 alle 21.30 con intrattenimento musicale in serata, do 10 stand gastronomico dalle 12.30 alle 22. 
9...17/7 "Parole e voci sul mare" rassegna di serate d'autore ad ingresso libero sulla Terrazza Miramare, leggi i
 Dettagli.

9-10/7 Leivi (Ge) Proloco in festa - il ritorno, area sportiva S.Bartolomeo: ore 19 stand gastronomici, ore 21: sa 9 orch."Diego Sanguineti", do 10 tribute band "Tropico del Blasco"

9-10/7 Rezzoaglio (Ge) Loc. Lago delle Lame, Celtic Festival, gruppi storici, musica, cibo e bevande, Dettagli fb

9-10/7 Casarza Lig.(Ge) Loc. Bargone, Fragolata gastronomia e danze: 9 spettacolo danzante con la scuola di ballo "Master Ballet", segue dj Natta; 10 orch."Caravel", elezione miss fragola. Manifesto

10-11/7 Carasco (Ge) Loc. Sant'Alberto di Paggi, festa di S.Alberto. Do 10 ore 12.30 e 20 apertura stands gastronomici, ore 15 intrattenimento musicale con liscio e latini, ore 18.30 S.Messa e benedizione dei panini, ore 21 danze con orch."Primavera". Lu 11 ore 20 stands gastronomici, ore 21 danze con orch."Diego Sanguineti". Manifesto

15-16-17/7 Rapallo (Ge) Loc. S.Andrea di Foggia, festa N.S. del Carmine, stand gastronomici e ballo con ingresso libero: 15 "Giorgio Villani", 16 "Franco Bagutti e Omar Codazzi", 17 "Nicola Congiu". Do 17 ore 19 sparata di mascoli liguri, ore 23 spettacolo pirotecnico. Pullman gratuito con partenza dal cimitero di S.Pietro per la chiesa di S.Andrea.

Scopri gli Eventi in Genovese!

Ven 15/7 Carasco (Ge) Concerto degli "Spirito nel Buio", tributo a Zucchero, giardini via Piani, sera

Sab 16/7 Chiavari (Ge) Dionisio Festival, rassegna teatrale in piazza N.S. dell'Orto ore 21, ingresso gratuito: "Perché leggere i classici. Da Calvino ad Umberto Eco" Francesco Montanari. Dettagli

16-17/7 Borzonasca (Ge) Sa 16 loc. Brizzolara, discoteca con dj Kelly, apertura stand gastronomici ore 21. 
Do 17 loc. Pratomollo, Raduno annuale Alpini, pellegrinaggio alla Madonna delle Nevi: ore 10 colazione alpina presso l'area attrezzata, alzabandiera, ore 11.15 S.Messa, ore 12.30 rancio al sacco (sarà presente un chiosco con porchetta, salumi e formaggi, panini), la giornata sarà allietata dalla fisarmonica di "A.Kalle"

16-17/7 S. Stefano d'A.(Ge) Festival della scultura del legno, artisti e scultori del legno all'opera dalle ore 10 in via Razzetti, dettagli

16-17/7 Sesta G.(Sp) Sagra del raviolo nel parco S.Pertini, stand gastronomici, ore 21 ballo liscio con: 16 "Dove c'è musica", 17 "Caravel"

Mar 19/7 Conscenti (Ge) Festa delle Fisarmoniche con "Enrico Roseto" nell'area verde S.Pertini ore 20, serata con piatti locali e non.

Gio 21/7 Moconesi Alto (Ge) Spettacolo musicale

21-22-23/7 Camogli (Ge) Gi 21 "Artomude Quartet" concerto jazz-fusion con brani anni ‘80-‘90, Rivo Giorgio ore 21, gratuito. 
22-23 Festa di Sant'Anna, stand gastronomici, musica e danze, p.le Padri Olivetani San Prospero,
 bus-navetta per raggiungere il luogo

Ven 22/7 Carasco (Ge) Carascomedy presenta "Salviamo il futuro", giardini via Piani, sera

Ven 22/7 Conscenti (Ge) "Cena con delitto", ore 19 serata enogastronomica, ore 21 presentazione del libro "San Nicolao di Pietra Colice" del prof. Benente con Mario Dentone

22...25/7 Gattorna di Moconesi (Ge) Sagra del raviolo, stand gastronomici e danze con ingresso libero: 22 "Area 69" segue dj set, 23 "Roberto Polisano", 24 "Gigi l'altro" dj set discoteca, 25 "Marco e il Clan". Manifesto

22-23-24/7 Chiavari (Ge) Sagra di S.Giacomo, dalle 19 capponadda e altre specialità tipiche, nel quartiere Rupinaro. 
Ve 22 "Faber libera tutti! La libertà secondo Fabrizio De André", con Alter Echo e Napo, piazza Roma ore 21.

22-23-24/7 Leivi (Ge) Festa dell'olio d'oliva nell'area sportiva S.Bartolomeo, stand gastronomici e ore 21 danze con: ve 22 "Jolly", sa 23 "Marianna Lanteri", do 24 "Caravel" ore 18.30 premiazione produttori d'olio. Stand gastronomici coperti. Manifesto

22-23/7 Borzonasca (Ge) Festa della birra, stand gastronomici con 6 tipi di birra, dalle ore 21: ve 22 spettacolo danzante coi bambini, spettacolo comico con Alessandro Bianchi dei Pirati dei Caruggi, segue dj Kelly; sa 23 musica con "Fabio Casanova", segue discoteca 2 Crazy dj

22-23-24/7 Sestri L. (Ge) Loc. Riva T, Sagra del Bagnun: ve 22 ore 21.30 concerto filarmonica; sa 23 ore 19.30-23.30 distribuzione gratuita del bagnun, ore 21.45 ballo con orch."Primavera", ore 23.30 spett. pirotecnico; do 24 ore 12 stand gastronomici, ore 21.30 spettacolo musicale con orch."Discomania".

Sab 23/7 Chiavari (Ge) Festa del Perù: ore 10 visita guidata agli edifici che nel 1900 hanno ospitato gli undici consolati stranieri, prenotazioni allo 0185/323230; ore 21 in p.zza N.S. dell'Orto spettacolo di tango, ingresso gratuito.

Sab 23/7 Statale di Ne (Ge) "E...state a tutta birra" serata enogastronomica con musica di Massimo dj69

Sab 23/7 Deiva M.(Sp) Dj set generation sound, Schiuma party, spiaggia libera dalle ore 22

23-24/7 Lavagna (Ge) Festa dell'agricoltura nei giardini della scuola Riboli e p.za Innocenzo IV, stand gastronomici e ballo con: 23 "Sandro musica nel cuore", 24 "Diego Sanguineti".

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23/7...4/8 Lavagna (Ge) Festivart, Festival di arte, poesia e musica di strada

23-24/7 S. Stefano d'A.(Ge) Campionato regionale di Trial, dettagli

Mar 26/7 Rezzoaglio (Ge) Loc. Parazzuolo, ore 16.45 festività di S.Anna; loc. Casaleggio, ore 18.30 Festa in Agorà, spettacolo di animazione per bambini

26-27/7 Camogli (Ge) Ma 26 "Questi posti davanti al mare" Giua e i Cantautori, live intenso e acustico, dalle sfumature jazz, che vede la canzone d'autore e la Scuola genovese protagoniste, Rivo Giorgio ore 21, gratuito.
Me 27 Reggae Roots, a seguire Dj set di musica giamaicana storica, Rivo Giorgio ore 21, gratuito

28/7...1/8 S.Salvatore di Cogorno (Ge) Il ritorno dei ravioli casalinghi, presso Croce Rossa, ore 19 stand gastronomici, ore 21 ballo con: 28 "Caravel", 29 dalle ore 22 discomusic con "Hypnoisia", 30 "Enrico Roseto", 31 "William band", 1 "Caravel"

Ven 29/7 Carasco (Ge) Premiazione miglior uliveto, a seguire concerto di Michele Fenati, giardini via Piani, sera

29-30/7 Mezzanego (Ge) Loc. Vignolo, festa S.Lucia, stand e serata danzante con: 29 discoteca "dj Kelly", 30 "Marino Castelli"; pista in acciaio, parcheggio con servizio navetta

29-30-31/7 Camogli (Ge) Festa sociale della Croce Verde, animazione e musica in spiaggia e stand gastronomici, Rivo Giorgio ore 21

29-30-31/7 Rapallo (Ge) Sagra dell'asado e del fritto misto di pesce, nel parco Nicolò Cuneo via Tre Scalini 7; ore 19 stand gastronomici, ore 21 musica con: ve 29 "Daniele Cordani", sa 30 "Fabio Cozzani", do 31 karaoke con Luca Carboneri. Info 351.6613084

29-30-31/7 Lorsica (Ge) Sagra della tagliata, cena e ballo con: 29 "Marino Castelli", 30 "William band", 31 "A.Kalle"

Sab 30/7 Gattorna di Moconesi (Ge) Notte bianca, dettagli

Sab 30/7 Rezzoaglio (Ge) Loc. Vicosoprano, commedia dialettale "O nêvo" comp. Quelli de 'na vòtta, ore 21

Dom 31/7 Chiavari (Ge) Dionisio Festival, rassegna teatrale in piazza N.S. dell'Orto ore 21, ingresso gratuito: "Ristrutturazione" Sergio Rubini. Dettagli

Dom 31/7 Sestri L. (Ge) Barcarolata, ore 21.30 baia di Portobello tradizionale sfilata di imbarcazioni con addobbi, premiazione; segue spett. pirotecnico

AGOSTO 2022

Mar 2/8 Conscenti (Ge) A Tavola in val Graveglia, serata di sapori tradizionali, accompagnati dalla musica di "Trio e Trio", area verde S.Pertini dalle ore 19.30.

Mar 2/8 Deiva M.(Sp) Spettacolo teatrale "Liberatutti" compagnia ScenaMadre, piazza Bollo ore 21.30 ingresso gratuito

Mer 3/8 S.Stefano d'A.(Ge) Fisarmonicando con orch."Paolo Bertoli" e ospiti, ore 21

4...7/8 Sestri Levante (Ge) Amici del Ponte in festa, parr. S. Stefano, stands e ballo con: 4 "Jolly", 5 "Caravel", 6 "Roller Folk", 7 "Angelo Minoli". Manifesto.

Ven 5/8 Zoagli (Ge) Festa Madonna del mare: ore 21.30 S.Messa sulla spiaggia, benedizione corona in riva al mare e posa lumini, ore 22.30 in piazza dj set in rosa con Rambo dj.

5-6-7/8 Sori (Ge) Loc. Canepa, festa patronale di Sant'Eusebio: ore 19.30 stand gastronomici. Ve 5 ore 21.30 ballo liscio con "Les Crikò"; sa 6 ore 21.30 palio degli asini, tutti in pista con "One More Time"; do 7 ore 20 vespro e processione, ore 21.30 concerto banda di Camogli. Manifesto

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5-6-7/8 Lavagna (Ge) Quattro Palanche, affari e occasioni per le vie del centro, orario 9-23 (dom 9-13)

5-6/8 Rezzoaglio (Ge) Loc. Priosa, festa N.S. della Neve, dalle 18.30 stand gastronomici, serate danzanti: ve 5 ore 21 orch."William band", ore 22 distribuzione gratuita frittelle di mele; sa 6 ore 21 orch."A.Kalle", esibizione allievi della Janua Accademia Danze Ge. Ve 5 ore 16 Messa, Processione e pesca di beneficenza. Manifesto

5-13-19-26/8 Deiva M.(Sp) "DeivArte… sotto la luna" artigianato artistico e creativo di qualità, sul lungomare ore 19-24

Sab 6/8 Borzonasca (Ge) Loc. Brizzolara, sagra della porchetta, ore 19 stand gastronomici, ore 21.30 orchestra "Tonya Todisco".

Sab 6/8 Sestri L.(Ge) Sagra da sardenn-a pou feugo, distribuzione gratuita di sarde alla griglia, in p.tta M.Antonietti dalle ore 19; mostra di ceramiche modellate a mano da R.Giannotti

Sab 6/8 Maissana (Sp) Loc. Tavarone, Wild West, gastronomia, musica folk e dj set con Roberto Geo Cerchi

6-7/8 Cicagna (Ge) Notte Bianca fino oltre le ore 24: sa 6 a Cicagna, do 7 a Monleone.

6-7-8/8 Avegno (Ge) Loc. Salto, festa N.S. della Salute, ore 19 stand gastronomici e ore 21 danze con: sa 6 "Marco Rinaldi" e i suoi "Eroi Superbi", do 7 ore 10.30 e 20.30 S.Messa, lu 8 musica coi "Jolly". Si svolgerà anche in caso di pioggia (stands gastronomici al coperto) Manifesto

6-7-8/8 Coreglia Lig.(Ge) Loc. Canevale, festa di S. Giacomo, servizio ristoro; ore 21 ballo con: sa 6 "Primavera", do 7 "Caravel", lu 8 "Giannarelli Pietrelli". Do 7 ore 18 tradiz. corsa col santo a cavallo. Manifesto

6-15-20-27/8 Lavagna (Ge) Creativamente in libertà, artigianato artistico e creativo di qualità, piazza della Libertà ore 18.30-24

6-7-8/8 S.Stefano d'A.(Ge) 6-7 Arte è femmina, mercatino femminile. Sa 6 ore 21 commedia dialettale. Lu 8 dalle ore 17: Le Miss in vetrina e finale reg. Miss Blumare

Dom 7/8 Camogli (Ge) Festa della Stella Maris: ore 10.15 uscita del Dragun e delle barche, ore 11 benedizione barche e Messa all'aperto a Punta Chiappa, alla sera posa lumini in mare, segue spettacolo in mare; info 0185-771066 (1° dom d'agosto). Dettagli (PDF). 
Sa 6 Aspettando la Stella Maris, concerto della banda di Camogli, ore 21.

Dom 7/8 Leivi (Ge) Notti tra le note, musica sotto le stelle: "Intorno a Paganini" (fisarmonica e violino), sagrato S.Lorenzo ore 21.15, Manifesto

*8-9-10/8 S.Margherita (Ge) Loc. S. Lorenzo d. Costa, Festa di S.Lorenzo serate danzanti: 8 "Caravel"; il 10 ore 12 sparata di mortaletti, ore 22.30 sparata mortaletti a terra e spettacolo pirotecnico

9-10/8 Conscenti (Ge) Ma 9 Commedia ge "Giacomin, bello e fantin" comp. I Ruspanti, ore 21. Me 10 Festa San Lorenzo, A tavola sotto le stelle: ore 19.30 serata enogastronomica, ore 22 salotto musicale con "Vilma Goich e il Pentagramma"

Mer 10/8 Sestri L.(Ge) Sagra del Minestrone alla genovese in p.za Matteotti, inizio ore 19. Manifesto

Mer 10/8 Camogli (Ge) "Ma se ghe penso", Laura Parodi Trio & Gruppo spontaneo Trallallero con canti, musiche e racconti delle Tradizioni liguri, Rivo Giorgio ore 21.15 gratuito

10...12-20/8 Chiavari (Ge) Sbarassu, vendita nei negozi di rimanenze di magazzino: 10-11-20 centro, 12-21 lungomare e porto

Gio 11/8 Rezzoaglio (Ge) Loc. Alpepiana, serata in musica con Michele Fenati "Lucio, Dalla e Battisti per la prima volta insieme", circolo Lagin ore 21.15

11-12/8 S.Stefano d'A.(Ge) Gi 11 ore 21 serata dj con Hypnosia eventi; Ve 12 ore 21 giro delle piazze del Coro La Contrada

12-13/8 S.Salvatore Cogorno (Ge) Ve 12 Medioevo nel borgo, dame, cavalieri, contadini, giullari, sputafuoco e antichi mestieri: ore 17 esibizione di falconeria, ore 18 la via del giullare, ore 19 stand gastronomici, ore 21.15 concerto "Dal Medioevo alle tradizioni popolari" Ensemble Enerbia. 
Sa 13
 "Addio do Fantin", rievocazione storica-medioevale de "l'addio al celibato" del conte Opizzo Fieschi, allietato da balli e musiche antiche, giochi di bandiere e figure d'armi, con i Sestieri di Lavagna, le Gratie d'amore ed i Cavalieri del Fiesco, ore 21. È stato istituito un servizio bus navetta gratuito che alla fine dell’evento riaccompagnerà dalle ore 23 i turisti a Lavagna e Chiavari; il percorso prevede il passaggio da p.zza Cordeviola a Lavagna per terminare alla Stazione ferroviaria di Chiavari.Manifesto, Video

12-13-14/8 S.Stefano d'A.(Ge) Beer Festival, birra artigianale, street food e musica, dettagli

Sab 13/8 Camogli (Ge) Omaggio a Giuseppe Mazzini, concerto che si inserisce nelle celebrazioni del 150° anniversario della morte, Chiostro N.S. del Boschetto ore 21.15 ingresso libero

Sab 13/8 Chiavari (Ge) Spettacolo di tango in p.zza N.S. dell'Orto, ore 21 ingresso gratuito.

13-14/8 Deiva M.(Sp) Sa 13 White Night, musica e animazione con "New Generation Sound" dalle ore 22, ingresso libero, info 0187/815858-826123.
Do 14 ore 23 spettacolo pirotecnico sul mare.

13...15/8 Uscio (Ge) Loc. Calcinara, festa N.S. dell'Assunta, stand gastronomici e musica. 13 ore 22 "Radio Ga Ga"; 14 ore 14 gara scopone, ore 22 "Explosion"; 15 ore 18 processione, ore 22 cabaret con "Enzo Paci e Romina Uguzzoni" segue dj F.Fontes. Manifesto

13...15/8 Favale (Ge) 39° sagra del Vino bianco, specialità alla piastra e asado, ore 21 ballo con: 13 "Caravel", 14 "Giuse e Alessia", 15 "Serena". Manifesto

13...15/8 Casarza L.(Ge) Sagra del calamaro e gusto di mare, serate danzanti con: 13 "Diego Zamboni", 14 "W.Giannarelli", 15 "Macho".

Dom 14/8 Leivi (Ge) Notti tra le note, musica sotto le stelle: "Trio jazz/fusion" (batteria, basso e chitarre), sagrato S.Rufino ore 21.15, Manifesto

*Dom 14/8 Lavagna (Ge) Torta dei Fieschi ore 22 p.zza V. Veneto 

rievocazione storica delle nozze tra il conte Opizzo Fiesco e la nobildonna Bianca De Bianchi avvenute nel 1230, gioco delle coppie: si acquista un biglietto (azzurro per i maschi, rosa per le femmine) recante sopra un nome, bisogna trovare il biglietto con lo stesso nome ma di colore diverso dal proprio, ed insieme si ritira la porzione di torta; corteo storico, palio d'armi, sbandieratori. Si consiglia l'uso del treno. 

14-15/8 Ruta di Camogli (Ge) Sagra delle focaccette nel giardino parr. della chiesa di S.Michele, ore 18-22 stand gastronomico, bancarelle

14-15/8 Sestri L.(Ge) Loc. Montedomenico, sagra dei testaieu e asado, ballo con ingresso libero: 14 "Caravel", 15 "Roller Folk". Montedomenico si raggiunge dallo svincolo autostradale di Sestri, per S.Vittoria

Lun 15/8 Borzonasca (Ge) Loc. Sopralacroce, ferragosto a Sopralacroce, ore 19 stand gastronomici e serata danzante con "William band" ingresso libero, info e prenotazioni 340.3298657 334.9211077

*Mar 16/8 S.Rocco di Camogli (Ge) 61° Premio internazionale Fedeltà del Cane: ore 16 presentazione delle storie dei cani, premiazione e benedizione cani

16/8 Chiavari (Ge) Dionisio Festival, rassegna teatrale in piazza N.S. dell'Orto ore 21, ingresso gratuito: "Enzo Paci Show" Enzo Paci. Dettagli

16-17/8 Rezzoaglio (Ge) Loc. Villanoce, festa di San Rocco, animazione per bambini con "Sabry la birba" e serata musicale con "A.Kalle"; me 17 festa campestre, gara di bocce a coppie sui prati. 
Ma 16 loc. Alpepiana, festa di S.Rocco, serata danzante con "Caravel", info 0185.85513

Mer 17/8 S.Stefano d'A.(Ge) Loc. Amborzasco, sagra itinerante, un viaggio alla scoperta dei sapori della nostra tradizione: ore 11.30 stand gastronomici, ore 14.30 spettacoli e musica con la compagnia teatrale "Spettacolo senza mura" e gli "Spunciaporchi", ore 17 merendin al vecchio mulino. Dettagli

Gio 18/8 Lavagna (Ge) Serata danzante con orch."Caravel" in piazza V.Veneto

19-20-21/8 Rapallo (Ge) Loc. S.Massimo, Te lo do io il raviolo! ore 19.30 stand gastronomici, ore 21 ballo con: 19 "Caravel" ed esibizione scuola ballo Maury Sport, 20 dj "Angiolini", 21 "Lara Agostini"; dalle 19 servizio navetta gratuito con partenza dal piazzale sovrastante Valle Christi

19-20-21/8 Statale di Ne (Ge) Festa di S.Bartolomeo: ve 19 ore 21 tombolata, servizio bar e testaieu; sa 20 ore 19 cena all'aperto, musica dal vivo e karaoke con "Roberto Rossi"; do 21 ore 12-19 gastronomia, ore 17 Messa e Processione, ore 21 danze con "Caravel"

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Sab 20/8 Camogli (Ge) Equipe 84 la storia, presso Rivo Giorgio ore 21.30, gratuito

Sab 20/8 Rapallo (Ge) Orange night, indossa qualcosa di arancione: ore 20 menu con prenotazione (bevande comprese), serata ad ingresso libero con orch."Sandro" presso campetto parr. via Fico 3, info e prenotazioni 335.5954769

*20-21/8 Rezzoaglio (Ge) Loc. Cabanne, sagra del minestrone con stand gastronomici e serate danzanti a ingresso libero. Sa 20 minestrone gratis per tutti, ore 16 S.Messa e processione segue intrattenimento per bambini e truccabimbi, ore 21 ballo con orch."Bagutti". 
Do 21 ore 21 ballo con "Pietro Galazzi"; si svolge anche in caso di pioggia.
 Manifesto Dettagli

20...24/8 S. Colombano C.(Ge) Loc.Vignale, Festa S.Rocco, do 21 ore 17 concerto della banda di Casarza L. Danze: 20 "Primavera", 21 "Enrico Cremon Notte Italiana", 22 "Mister Domenico", 23 "Luca Canali", 24 "Ringo & Athos Bassissi". Manifesto

20-21/8 S. Stefano d'A.(Ge) Sa 20 ore 21.30 concerto dei Buio Pesto. Do 21 festa patronale N.S. di Guadalupe, concerto della banda e del Coro polifonico.

Dom 21/8 Leivi (Ge) Notti tra le note, musica sotto le stelle: "Vissi d'arte" Praeludium Ensemble, sagrato S.Bartolomeo ore 21.15, Manifesto

Lun 22/8 Recco (Ge) Concerto dei Trilli con la band al completo, ospite Massimo Morini, sul lungomare ore 21.30 gratuito

25...28/8 S. Colombano Certenoli (Ge) Expo Fontanabuona-Tigullio: rassegna di artigianato, prodotti agricoli e per l'agricoltura, risparmio energetico, cucina e gastronomia, attività per bambini. Parco esposizioni Fontanabuona Cálvari, ingresso libero. Orario: 15-23, dom 10.30-22.30. Dettagli. 
Do 28 ore 21 commedia in zeneize "Giacumin, bello e fantin" comp. I Ruspanti.

Ven 26/8 Casarza L.(Ge) Gran Galà d'estate in favore della Croce Verde, ballo con orch."Caravel", ore 19.30 stand gastronomici, in piazza Unicef

26...29/8 Rapallo (Ge) Tigullio Expo: artigianato, musica, eventi culturali, enogastronomia, sul lungomare e centro storico

26-27-28/8 Maissana (Sp) Loc. Tavarone, Sagra del fungo, gastronomia e serate danzanti con: 26 "Paolo Bertoli", 27 "Caravel", 28 "Primavera"

*Sab 27/8 S. Stefano d'A.(Ge) Pellegrinaggio al monte Maggiorasca in onore di N.S. di Guadalupe

Dom 28/8 Leivi (Ge) Notti tra le note, musica sotto le stelle: "Napo canta De André", sagrato del Curlo ore 21.15, Manifesto

Dom 28/8 Rezzoaglio (Ge) Loc. Lovari, festa Sacro Cuore di Maria: ore 11 Messa con Processione, coro Voci d'Alpe S.M.L. ore 12.30 pranzo al circolo Lagin di Alpepiana, info e prenotazioni 0185.85513 o 328.1756690 programma

Dom 28/8 S. Stefano d'A.(Ge) Loc. Alpicella, Se batte u gran: ore 12 menu completo €20, ore 16 si batte il grano, canti e balli, info e prenotazioni 329.1525803

Mar 30/8 Chiavari (Ge) Gran Galà delle Fisarmoniche con gli allievi del m° Enrico Roseto, ospiti: Marianna Lanteri, Marco Valenti, Giuse & Alessia, Veronica Cuneo; in p.zza Madonna dell'Orto ore 21 ingresso gratuito

CARLO GATTI

Rapallo, 31 Maggio 2023

 

 


IL LEUDO DI MOSE' BORDERO

 

IL LEUDO DI MOSE' BORDERO

 

 

CASA GOTTUZZO

Rione Scogli - Chiavari

 

Nel 1997 il Comandante Ernani Andreatta fonda il Museo Marinaro Tommasino-Andreatta che prende il nome anche dal suo co-fondatore Franco Tommasino detto “Mario”.

  

Sino al 2001 viene ospitato nei locali sottostrada dell’Antica Casa Gotuzzo a Chiavari. Dal 2001 sino al 2008 il Museo è stato ospitato presso gli uffici della Promo-provincia a Calvari, in Val Fontanabuona. Nel 2008, la Scuola Telecomunicazioni FFAA di Chiavari, consapevole della rilevanza storica e tradizionale del Museo Marinaro e allo scopo di preservarne e valorizzarne il patrimonio culturale decise di ospitarlo al suo interno assieme alla notevole biblioteca, principalmente di mare, che raccoglie oltre 6.000 volumi.

Proprio nel 2013 il Museo Marinaro Tommasino-Andreatta ha avuto il riconoscimento dello (SMM) Stato Maggiore della Marina e nel completamento della pratica di acquisizione da parte del Ministero della Marina, sarà affiancato ai Musei Navali di Venezia e di La Spezia.

Il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, accertato l’interesse culturale della raccolta ne ha proposto la tutela e la valorizzazione con modalità da concordare.

 

Sono stati scritti molti libri ed articoli sul LEUDO che per noi rivieraschi rappresenta un pezzo di storia nata, navigata e vissuta nel levante ligure. Anche noi di Mare Nostrum Rapallo abbiamo scritto “quasi tutto” su questa imbarcazione che ancora oggi ci attira, c’incuriosisce ed ogni volta che trattiamo questo argomento, scopriamo dentro di noi un desiderio sempre più forte di conoscenza!

L’occasione per ritornare sul mondo dei LEUDI ce l’ha data, ancora una volta, il nostro socio fondatore Comandante Ernani “Nanni” Andreatta i cui avi, come sapete, costruivano grandi velieri oceanici, ma anche i LEUDI nel Cantiere di famiglia nel Rione Scogli a Chiavari.

 

MUSEO MARINARO TOMMASINO-ANDREATTA - CHIAVARI

https://www.marenostrumrapallo.it/nanni-2/

 

 

 

Amedeo Devoto, dipinto di due Leudi ancorati nella zona antistante le CLARISSE. Sullo sfondo si scorge il cinquecentesco Castello di Rapallo con relativa didascalia.

La foto è la copia “perfetta” che si può ammirare nel Museo Marinaro – L’originale si trova nell’entrata di casa Gottuzzo-Andreatta per omaggiare il LEUDO  ed anche la città di Rapallo.

 

 

LA STORIA DEI LEUDI NON E’ ANCORA FINITA … 

IL LEUDO DI MOSE’ BORDERO

 

Andreatta  racconta: "Nel Novembre 2020, siamo stati invitati a visitare il leudo in costruzione di Mosé Bordero. Il compianto Sindaco di Chiavari Marco di Capua con suo padre Pino, ex Maestro d’Ascia con cantiere a Lavagna in via Dei Devoto (per anni ha sfornato un gozzo al mese)".

 

 

Da sinistra Mosé Bordero, Pino Capua, Ernani Andreatta ed il compianto sindaco di Chiavari, Marco Capua.

 

 

 

 

 

 

Giancarlo Boaretto racconta: 

Mosè Bordero sta completando un LEUDO, realizzato il legno lamellare - lui è a metà tra gli 80 e i 90... Pochi fogli costruttivi gli sono bastati; con l'aiuto di PC - un ingegnere abilitato ha firmato il suo progetto.     

credits: Teleradiopace

Quando si commissionava un nuovo leudo, la prima cosa da fare era di decidere la lunghezza... il mastro d'ascia e il committente si incontravano sulla spiaggia, il maestro lanciava un sasso: "va bene così?", se no, non un altro sasso ... un numero in metri non sarebbe stato capito da nessuno...

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01 Aprile 2010 | in categoria/e attualità

 

 

RICOMPAIONO I LEUDI 

Su facebook migliaia di fan e Mosé Bordero, maestro d'ascia, ne costruisce uno.

 

 

Leudo - FELICE MANIN

 

Tornano i LEUDI sulle spiagge del Levante. Si tratta di antiche barche a vela latina, nate e diffuse nel golfo del Tigullio. Il loro disegno inconfondibile è apprezzato in tutto il mondo: gli Stati Uniti alcuni anni fa hanno restituito il Felice Manin alla Liguria, che però lo ha tragicamente lasciato marcire sulla darsena di Spezia.

 

Il nome LEUDO deriva dalla forma di “liuto”, le barche venivano utilizzate per il commercio di olio, vino, sabbia, pecorino con l’isola d’Elba e la Sardegna. I LEUDI sono stati una fonte di ricchezza e di scambi culturali: fino agli anni ’80. Sestri Levante era la città più aperta e dinamica del Levante, essendo terra di imprenditori e commercianti che andavano da soli per il Mediterraneo.


Adesso si cerca di recuperare alcune delle barche che riempivano le baie e le spiagge, da Riva Trigoso a Chiavari, e
Mosé Bordero sta costruendo da solo con l’arte dei maestri d’ascia un nuovo leudo, in un capannone di Casarza Ligure.

Non è da solo: Giovanna Bregante–imprenditrice nel settore turistico e componente di un’antica famiglia sestrina - cerca di riportare in città la cultura della marineria. In attesa di un’associazione, è nato il gruppo Facebook “Tornano i leudi da ponente”, in crescita continua, grazie a una serie di felici concause, a partire dalla meritoria opera di Bordero. “Questi antichi simboli non fanno parte delle cose da buttare, ma possono essere decisivi per far ripartire il settore turistico”, sostiene Giovanna Bregante.

  
Anche altrove si ritorna alla tradizione del mare. A Chiavari il comandante Ernani Andreatta ha creato il museo della marineria in “piazzetta dei pescatori”. E’ chiavarese anche Luciano Costa, ora trasferitosi a Modena da dove cerca di salvare dal degrado tre barche tra cui un
leudo. Il problema principale è quello dei costi necessari per recuperare dei monumenti di straordinario valore, dei musei vivi da piazzare in mare e sulle spiagge per connotare il paesaggio marino e dare al Tigullio un profilo finalmente diverso da Rimini o dalla Costa Brava. Si deve evitare il ricorso alla logica perdente dei finanziamenti pubblici (necessari solo per la fase iniziale). Il Comune di Lavagna aveva risistemato un leudo, dedicandolo al “charteraggio”, ma l’esperimento è fallito.

Servono piuttosto imprenditori privati con idee dinamiche. 

Si potrebbero trasformare i leudi in boutique naviganti o in ristoranti con menu di mare straordinari. Si creerebbe così un’offerta turistica unica e imbattibile. Meglio però pranzare su leudi ormeggiati, per evitare che il cibo vada di traverso…

 
Ridare al
leudo la sua missione commerciale originale è una via di salvezza fantastica, se vogliamo utilizzarli anche per finalità culturali pubbliche senza gravare sui bilanci comunali. 
Si deve fare attenzione alle museificazioni pure e semplici: un disegno di Legge dell’on. Mondello giace in parlamento da anni, ma il comune di Sestri Levante si è impadronito dell’idea ed ha imposto alla Regione il finanziamento di 300.000 euro per la realizzazione di un Museo del mare nel Palazzo Fascie-Rossi.

 
Una determinazione dirigenziale del 2008 ha appaltato alla coop Terramare l’incarico di recuperare dati e documenti sui
leudi e la marineria (con una spesa di 20.000 euro). Tra i siti indicati per lo studio non risultano i pur ricchi archivi del Comune di Sestri, da troppi anni abbandonati al loro destino in Piemonte.

 

 

(ANSA) - SESTRI LEVANTE, 22 MAG.2021 - Varo storico oggi a Sestri Levante: è tornato in acqua l'ultimo leudo navigante della Liguria il:

"NUOVO AIUTO DI DIO"

Il leudo è una barca a vela latina che ancora fino alla fine del Novecento veniva utilizzata in Liguria per attività di trasporto merci.

L' imbarcazione varata oggi è lunga 15 metri, oltre a 5 metri del bompresso, fu costruita a Sestri Levante nel 1925, navigò verso la Sardegna per il trasporto del formaggio e l'Isola d'Elba per il trasporto di vino per poi cessare la attività commerciale. Dopo decenni di sosta sull'arenile nel 2010 nacque l'Associazione amici del leudo che con numerose iniziative promozionali è riuscita a riportare il 'Nuovo aiuto di Dio' agli antichi fasti. Rifatti i circa 150 metri quadrati di velatura latina e sistemato il fasciame il leudo, che può trasportare fino a 20 persone, dalla prossima settimana inizierà il suo programma estivo di mini crociere nel mar Ligure oltre ad alcuni concerti musicali che saranno organizzati nel porto sestrese.  
Arriva dalla Scozia un aiuto per risistemare il Nuovo Aiuto di Dio, unico leudo sopravvissuto sulle spiagge di Sestri Levante. I lavori saranno eseguiti in spiaggia col contributo del Consorzio Tassano. L’armatore, il commercialista Traversaro, pensa di tornare al varo e all’alaggio annuale della barca, un evento che già di per sé costituisce uno spettacolo di sicuro richiamo.
Paolo Della Sala

 

LEVANTE NEWSLA VOCE DEL TIGULLIO

Sabato 8 gennaio alle 17.00, nella sede della Lega Navale di Chiavari (box 51 porto turistico), si chiuderà la rassegna culturale “Uomini e Navi”. Protagonista dell’ultimo incontro sarà Mosè Agostino Bordero, che parlerà dell’incantevole mondo dei leudi, splendide barche, viste con gli occhi e l’esperienza di un comandante ed armatore. Bordero sta costruendo da anni, con le proprie forze, la copia fedele dell’antico leudo presente in passeggiata mare a Sestri Levante, chiamato “Con l’aiuto di Dio”. Un lavoro portato avanti con passione e tenacia, per un progetto tutto da scoprire.

“E’ da 3 anni che sto portando avanti questo lavoro nel cantiere di Masso (Casarza ligure) – racconta Mosé Bordero - Un leudo di due metri più grande rispetto alla sua copia, in passeggiata mare a Sestri levante e del quale possiedo il piano di costruzione. La barca potrà trasportare 300 quintali e andare in mare: il varo, quando Dio vorrà, ma la costruzione è già a buon punto. Oggi, grazie al computer, a colle innovative e nuovi materiali, anche un non maestro d’ascia come me può costruire un favoloso leudo”.

 

Mosè Agostino Bordero

“Uomini e Navi” è un ciclo di incontri promossi dalla Lega Navale di Chiavari e Lavagna, patrocinati dalla Provincia di Genova e dal Comune di Chiavati, nati con l’obiettivo di sviluppare ed incentivare la cultura del mare. La rassegna è giunta quest’anno alla terza edizione: 8 gli incontri svoltisi con esperti, in settori diversi, del vasto patrimonio del mare, a partire dal 6 novembre sino all’8 gennaio.

L’appuntamento si è svolto al sabato, alle 17, nella sede della Lega Navale guidata dal presidente Gian Battista Nicolini: luogo, il porto turistico di Chiavari Amm. Luigi Gatti, nel box numero 51. Durante i pomeriggi gli incontri sono stati affiancati da video e proiezioni, per una visione completa del tema affrontato.

 Video girato nel Dicembre 2009

http://www.youtube.com/watch?v=F8ThU4qhXC8&feature=player_embedded#!

Il leudo di Mosè Bordero esce dal capannone

06 Settembre 2012 alle 13:541 minuto di lettura

 

 

 

Casarza Ligure - Il primo passo è compiuto. Il leudo di Mosè Bordero si trova oltre la soglia del capannone dove è stato, almeno fin qui, costruito. Ieri mattina, una gru l’ha sollevato e poggiato sopra il camion che stamattina lo ha condotto in via De Gasperi, nell’area accanto alla cooperativa Tassano messa a disposizione dal Comune di Casarza. 

Malgrado non sia ancora finito, è già abbastanza solido perché poggi su due cunei laterali “ - afferma Bordero, unico costruttore di “Con l’aiuto di Dio” -. “Occorrerà una mezz’ora per raggiungere il parcheggio e poi un mesetto per montare le capriate a protezione del leudo e proseguire i lavori”.

Sul piazzale, tappa del primo viaggio, "del leudo su strada", Bordero costruirà anche la copertura in legno che gli consentirà di ultimare i lavori in sicurezza, senza la preoccupazione delle intemperie. 

Il capannone di Masso, dove si trovava fino a ieri, ha dovuto abbandonarlo per via del contratto di locazione scaduto e rinnovato dal proprietario con un altro inquilino. Quando aveva scelto la scadenza, confermando di lasciare il sito alla fine di maggio, Bordero contava di spostarsi sulla spiaggia di Riva, per trasformare la sua impresa – la costruzione di un leudo in solitaria, all’età di 83 anni – in un’esperienza pubblica, culturale e didattica.

«Pensavo di finire il lavoro nel posto che un tempo brulicava di leudi, non a caso ribattezzati “rivani” – afferma -. Con un po’ di rammarico ho dovuto abbandonare quella possibilità, perché contro la burocrazia preferisco non scontrarmi».

Ripete che se gli intoppi e le difficoltà tecniche non lo spaventano, delle scartoffie ha timore eccome. 

Sulla spiaggia di Riva non avrebbe potuto montare la copertura in legno, ma accontentarsi di un telone provvisorio; e visto che la decisione definitiva continuava a slittare ha tentato con l’amministrazione di Casarza che ha detto sì alla sua richiesta. Da domani e per un paio d’anni ancora, Bordero, maestro d’ascia autodidatta, sarà in via De Gasperi a martellare, aggiungere componenti e rifiniture alla barca di cui va fiero: «è il simbolo dell’intelligenza dei liguri» dice, aggiungendo che alcuni conoscenti stanno avviando la pratica per annoverarlo come patrimonio dell’umanità dell’Unesco.

 

LEUDO

“NUOVO AIUTO DI DIO”

Una vela latina

impaginazione e foto di Pighin  (SESTANTE)

 

Il "Nuovo Aiuto di Dio", quando ormai tutto sembrava perduto, è stato restaurato da Mosé Bordero.

 

Racconta Pighin: [ nel 2002 Bordero mi permise di salire a bordo del Leudo per fare un po' di documentazione fotografica ... sapevo che era una occasione quasi irripetibile ... con questo spirito, e con molto meno esperienza di adesso con la fotocamera, ho proceduto tentando di non dimenticare nulla ... intanto è documentata l'ancora originale, che ora non c'è più perché rubata ... n.d.r. ]

... Pensate che nel 1800 due velieri, al largo di Vernazza, sono entrati in collisione; poi c’è stato un processo e chi ha sbagliato è stato condannato perché aveva creato intralcio sulla “pubblica via”. Quindi il mare era considerato la “pubblica via”, non c’erano altri mezzi. Quindi era necessario avere un veliero che fosse veloce, che avesse una grossa capacità di carico e che contemporaneamente avesse un’ottima tenuta di mare ... 

... È lungo da 15 a 16 metri, perché? Perché ha un peso che può essere tirato in secco sulle spiagge, se fosse più grande potrebbe creare dei problemi per tirare in secco sulle spiagge. Perché tirare in secco? ...

Per la mancanza di una rete capillare di porti, ma anche per economia nella gestione ... stare all'ancora in un porto attrezzato può costare, stare in mare tutto l'anno a fronte di pochi viaggi brevi avrebbe causato maggiore usura dell'opera viva, con relative spese ... le spiagge di Riva e Sestri Levante erano gratuite ... quando erano in secco i leudi erano coperti da teli, ricordo la cura infinita, quotidiana, nel controllare che essi coprissero il sole in modo perfetto ... sapevo che ciò era molto importante per preservare lo scafo dalle intemperie, e che, cosa ancora più importante, era "non spendere" in manutenzione, avrebbe compromesso la sussistenza dell'impresa ... n.d.r. ]

da una conversazione del 2002 di Mosé Bordero:   Bagni Liguria - Sestri Levante

 

La spiaggia era tutta per le barche 

Anno 1910

 

 

 

LEUDO

“NUOVO AIUTO DI DIO”

VISTO DA VICINO....ANZI A BORDO!

 

 

Uno sguardo di assieme: "Vista da poppa"

 

 

 

Uno sguardo di assieme: "vista da prua"

 

 

 

 

Uno sguardo di assieme: "vista laterale"

 

 

 

 

Una parte emersa molto arcuata: "la coperta"

 

 

 

 

Il futuro si vede da qui: "la zona di prua"

 

 

 

 

L'innesto del bompresso: "è il secondo albero, quello per il fiocco"

 

 

 

 

E' da qui che si conduce la barca"la zona poppa"

 

 

 

 

Lo strumento di governo: "il timone"

 

 

 

 

L'organo di propulsione a partire dal dopo-guerra: "l'elica"

 

 

 

 

Le correnti galvaniche consumano le placche invece che l'elica:

 "sono di zinco puro"

 

 

 

 

Questo strumento misura la velocità: "è il solcometro"

 

 

 

 

La parte immersa nell'acqua si chiama "opera viva":

 "la chiglia e il dritto di prua"

 

 

 

 

La barca è molto panciuta, ciò favorisce la capienza"la fiancata"

 

 

 

 

Questa è la paratia di protezione del ponte: "la battagliola"

 

 

 

Anche sopra coperta tutto è curvo: "la battagliola da dentro"

 

 

 

 

Per sostare alla fonda in sicurezza: "l'ancora"

 

 

 

Per superare la calma piatta, o per attraccare in sicurezza"i remi"

 

 

 

 

La forcella per l'appoggio del remo: "lo scalmo"

 

 

 

 

Un semplicissimo strumento per l'orientamento"la bussola"

 

 

 

 

Bisogna anche farsi vedere di notte"il fanale"

 

 

 

 

E' il sostegno della vela latina"l'antenna"

 

 

 

 

L'antenna è sostenuta da un sistema di funi e nodi"l'imbracatura"

 

 

 

 

Anche l'albero inclinato è sostenuto da funi"uno strallo"

 

 

 

 

Demoltiplicando tutto rallenta, ma le forze applicate sono immense:

"la tagliola"

 

 

 

 

Il leudo "Nuovo Aiuto di Dio" in navigazione nel Mar Ligure [anno 2013]:

"il Golfo del Tigullio"

 

 

 

 

COMPLIMENTI E UN GRAZIE DI CUORE A PIGHIN E AGLI AMICI DEL SESTANTE PER QUESTO BELLISSIMO SERVIZIO FOTOGRAFICO CON DIDASCALIE ECCELLENTI E PRECISE

 

 

AMANTE O DRIZZA D’ANTENNA E SCIONCO

 

 

Bozzello che serviva alla manovra dell’Antenna che portava inferita la vela del Leudo per issare o ammainare l’antenna viene usato un complesso composto da un paranco.

(Museo Marinaro Tommasino-Andreatta di Chiavari – foto C.Gatti)

 

 

Bozzello a 5 cavatoie

 

 

Concludo il servizio con l’immagine dell’unico esemplare esistente di ARGANO A MANO utilizzato per virare il LEUDO a riva.    

(Museo Marinaro Tommasino-Andreatta. Foto C. Gatti)

 

 

 

 MARE NOSTRUM RAPALLO - DOVE SI PARLA DI LEUDI ...

 

ISOLA DELLE CHIATTE - GENOVA – PORTO ANTICO

https://www.marenostrumrapallo.it/isola-delle-chiatte-genova-porto-antico/

 

 

CANCARONE E VINO NAVIGATO

https://www.marenostrumrapallo.it/cancarun/

 

 

LA GALLETTA DEL MARINAIO

https://www.marenostrumrapallo.it/juan/

 

 

SAN PE', L'ULTIMO MARINAIO DEL '900

https://www.marenostrumrapallo.it/bobba/

 

 

LEUDO, UNA MANOVRA PARTICOLARE...

https://www.marenostrumrapallo.it/leudo/

 

 

NEL MONDO DEI LEUDI

https://www.marenostrumrapallo.it/nel-mondo-dei-leudi/

 

 

DA TRELO ALLE MERICHE

https://www.marenostrumrapallo.it/juan-2/

 

CHIAVARI - RIONE SCOGLI

https://www.marenostrumrapallo.it/ciassa-di-barchi/

 

IL RIMORCHIATORE D'ALTURA BRASILE NEL MISTRAL!

https://www.marenostrumrapallo.it/mistral/

 

 

 

A cura di Carlo GATTI

Rapallo, 8 Maggio 2023

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


THOR HEYERDHAL - L'ULTIMO GRANDE ESPLORATORE

 

THOR HEYERDHAL

L’ULTIMO GRANDE ESPLORATORE

 

LA NORVEGIA - TERRA DI GRANDI MARINAI

La Norvegia ha una popolazione di 5.000.000 di abitanti, la metà della regione Lombardia, eppure possiede una flotta mercantile tra le più moderne al mondo: 1.600 navi (dati 2020). E’ sufficiente questo dato per comprendere quanto sia necessario ed importante essere MARINAI in quella lunga porzione di bagnasciuga chiuso alle spalle da monti innevati fino al Polo Nord, e quanto sia probabile che in un simile contesto ambientale nascano persone eccezionali come:

 

 THOR HEYERDHAL

 

 

Monumento dedicato a Thor Heyerdhal dal comune di Güímar - (Tenerife-Spagna)

(Larvik 1914 - Colla Micheri, Savona, 2002)

 

THOR HEYERDHAL - Etnologo, antropologo, esploratore, regista, scrittore e soprattutto navigatore norvegese noto soprattutto per aver dimostrato la possibilità di collegamenti tra alcune antiche popolazioni. Nel 1947 attraversò con una zattera chiamata Kon-Tiki il Pacifico tra Perù e Polinesia e nel 1970, usando un'imbarcazione di papiro simile a quelle costruite dagli antichi Egizî, coprì la distanza tra il Marocco e l’isola Barbados, dimostrando in questo caso la possibilità di un'influenza culturale della civiltà egiziana su quella precolombiana; nel 1978 costruì, con la stessa tecnica, un'imbarcazione, il Tigris, per confutare le teorie secondo le quali i Sumeri  non si sarebbero potuti spingere oltre la foce dei fiumi Tigri ed Eufrate a causa della natura delle loro navi. A partire dal 1982 T.H. si dedicò a una serie di scavi archeologici alle isole Maldive, documentando, attraverso la scoperta di alcuni templi, l'esistenza di una civiltà in epoca preislamica. Nel 1992 si rese protagonista, a Tenerife, della scoperta di alcune piramidi. Descrisse i suoi viaggi in alcuni apprezzati documentari: Kon-Tiki expedisjonen (1949), che nel 1951 gli valse il premio OscarGalapagos (1953); Aku-Aku (1957); The Ra expeditions (1971); The Maldive mystery (1986).

 

LARVIK

 

 

Comune di LARVIK

 

Larvik (Sud Norvegia)

 

T.H. nasce a Larvik – Norvegia il 6 ottobre 1914, 

Muore: il 18 aprile 2002 a Colla Micheri  frazione del comune di Andora, in provincia di Savona, Liguria (Italia).

 

LA FAMIGLIA:

Thor Heyerdahl, esploratore, antropologo, geografo, zoologo e scrittore, ebbe una famiglia che partecipò intensamente alla sua vita e lo seguì nelle sue scelte. La madre Alison, che era a capo dell’Associazione del Museo di Larvik, ispirò nel figlio un grande interesse per gli animali e per le scienze naturali. Il padre Thor, mastro birraio, ospitò nei vecchi locali della birreria, il primo museo zoologico del figlio. Thor Heyerdahl si sposò tre volte: la prima nel 1936 con liv Coucheron-Torp (1916-1969) con la quale ebbe due figli: Thor junior e Bjørn. Dopo il divorzio da Liv, nel 1949 sposò Yvonne Dedekam-Simonsen (1924-2006) da cui ebbe tre figlie: Anette, Marian e Helene Elisabeth. Divorziarono nel 1969 e anni più tardi, nel 1991, Heyerdahl sposò Jaqueline Beer (1932) con cui visse a Tenerife, Canarie e con cui condivise vari progetti archeologici, specie a Tucumé, Perù e ad Azov, sino alla sua morte avvenuta nel 2002, a Colla Micheri.

 

ConiugeJacqueline Beer (s. 1991–2002),

Luogo di sepolturaHeyerdahl Family Estate, Colla Micheri

FigliBjorn HeyerdahlMarian HeyerdahlAnnette HeyerdahlThor Heyerdahl, Jr.Helene Elisabeth HeyerdahlThor Heyerdahl

Suo padre Thor, possedeva una birreria; la madre, Alison, era direttrice di un museo di Larvik. Fu lei ad ispirare nel figlio un grande interesse per le scienze naturali. Thor era bravo a disegnare, e già all’età di otto anni disegnava fantasiosi paesaggi delle isole dei mari del sud decidendo già allora di diventare un esploratore.

Biologo, specializzato all’Università di Oslo in antropologia delle Isole del Pacifico, divenne in realtà famoso per la sua attività da archeologo non esitando ad organizzare ardite navigazioni con natanti rudimentali per dimostrare la possibilità di viaggi transoceanici in epoca antica.

I suoi progetti di viaggi via mare si basavano su teorie e documentazioni storiche ed erano progettati con l'aiuto di maestranze del posto abili in lavorazioni antiche e originale. I dubbi della Comunità Scientifica dell'epoca si riferivano generalmente all'uso di materiali poco noti e ritenuti inaffidabili quali legno di balsa, papiro e giunco.

Fu anche autore di documentari sulle sue spedizioni.  Kon Tiki   ricevette l’Oscar al miglior documentario nel 1952, mentre Ra (The RA Expeditions) fu candidato allo stesso premio nel 1972.

 

KON-TIKI

fu la prima grande impresa oceanica

“Kon-Tiki” vuol dire letteralmente “Dio Sole”. Kon-Tiki è il nome della zattera costruita nella primavera del 1947 dall'esploratore norvegese.

Il libro Kon-Tiki (Kon-Tiki ekspedisjonen, 1948) è stato tradotto in oltre 70 lingue e ha venduto decine di milioni di copie – cosa che lo rende uno dei libri di autori norvegesi più venduti di sempre. Thor Heyerdahl realizzò anche dei film su molte delle sue spedizioni.

 

 

Il Kon-Tiki su cui Thor Heyerdahl raggiunse l'atollo di Raroia partendo da Callao, Perù

 

 

IL KON-TIKI (1947)


Sul Kon-Tiki, zattera di legno di balsa di ispirazione INCA l’esploratore norvegese Thor Heyerdahl salpò a vela dal Perù approdando in Polinesia: è stata la prima grande impresa mediatica atta a dimostrare che la colonizzazione della Polinesia poteva essere avvenuta, in epoca precolombiana, da parte dei popoli sudamericani.

Leggiamo e riportiamo da Nautica Report una dettagliata descrizione della zattera KON-TIKI

 

Il corpo principale, e primaria parte galleggiante della zattera, fu costituita da nove tronchi di balsa accostati tra loro, lunghi fino a 14 metri e 60 cm di diametro. I tronchi erano accostati e fissati ai sovrastanti traversi, costituiti sempre in tronchi di balsa lunghi 5,5 m, e di 30 cm di diametro, spaziati tra loro di circa un metro. I tronchi longitudinali ed i traversi erano legati tra loro da robuste funi di canapa di 3 cm di diametro. Tra i tronchi longitudinali lunghe pale di legno di pino svolgevano la funzione di derive. L’albero in legno, in fusti di Mangrovia, era composto da più fusti uniti a costituire una forma ad “A” di circa 8,8 m di altezza, a poppa dell’albero fu costruita una “cabina” in bambù intrecciato, lunga 4,2 m e larga 2,4 m coperta da un tetto di foglie di banano.

A poppa un lungo remo (circa 5,8 m), in legno di mangrovia, collocato tra pioli e brandeggiabile, con alla estremità una “lama” di legno di abete funzionava da timone. La grande vela (4,6 x 5,5m) era fissata ad un boma costituito da un fascio di steli di bambù legati tra loro. Le immagini fotografiche rappresentano anche una piccola vela superiore alla grande, ed inoltre una terza a poppa. La zattera era coperta in parte, come piano di calpestio, da una sorta di stuoia di fusti di legno intrecciati con bambù.

Il Kon-Tiki aveva una riserva di 250 litri di acqua in “tubi” ricavati in canne di bambù. Come cibo aveva circa 200 noci di cocco, patate dolci, e vari altri tipi di frutti. L’esercito americano fornì razioni da campo, scatolame e porzioni di sopravvivenza. In cambio l’equipaggio del Kon-Tiki era impegnato a testare la qualità delle provviste e fare un rapporto sulla dieta praticata. In realtà l’equipaggio confidò sulle possibilità di pesca, e sulla possibilità di raccolta dell’acqua piovana, tale fiducia, fortunatamente, ebbe positivi riscontri, sia per la pesca che per ricorrenti temporali.

La spedizione con emittenti radio amatoriali, con sigla LI2B, mantenne la comunicazione regolare con corrispondenti americani, canadesi, e sud americani i quali tennero la Ambasciata norvegese a Washington informata sugli sviluppi della spedizione. Il successo di tali contatti fu dovuta alla esperienza maturata nella Seconda guerra mondiale come operatori di radio clandestine. Knut Haugland, LA3KY, e Torstein Raaby, il 5 di Agosto riuscirono a collegarsi con Oslo, in Norvegia, su una distanza di circa 10’000 miglia. La spedizione era dotata di tre apparecchi radio trasmittenti a tenuta d’acqua. Il primo operava su una lunghezza d’onda di 40 metri, un secondo di 20 metri ed il terzo di 6 metri. Le radio, con la tecnologia allora in uso, erano apparecchi voluminosi e con tecnologia a valvole termoioniche 2E30, con una uscita in radiofrequenza di 10 Watt.

Come trasmettitore di emergenza usarono anche un trasmettitore tedesco Mark V del 1942. L’energia per la trasmissione era erogata da batterie e da un generatore azionato a manovella. La radio ricevente del Kon Tiki fu una National Radio Company NC-173. L’equipaggio trasmetteva inoltre a mezzo la radio amatoriale LI2B, con la corrente del generatore azionato a manovella, il messaggio ripetuto “all well” (tutto bene) in modo da evitare inopportune attivazioni dei soccorsi in caso di altre interruzioni dei collegamenti radio. Il Kon-Tiki lasciò Callao, Peru, il pomeriggio del 28 aprile 1947. La zattera fu inizialmente trainata in mare aperto a circa 50 miglia dalla costa dal rimorchiatore Guardian Rios della Marina Militare peruviana; lo scopo fu quello di far raccogliere la zattera dalla Corrente di Humboldt, che nelle intenzioni della spedizione sarebbe stato il motore primario del movimento della zattera nel PacificoLa prima terra avvistata fu l’atollo di Puka-Puka il 30 luglio, si ebbe un breve contatto con pescatori dell’isola di Angatau il 4 agosto, ma le condizioni di mare e delle coste non permisero di approdare. Il 7 agosto la zattera fu scagliata dal mare sulle scogliere coralline di un isolotto disabitato dell’atollo di Raroia, nell’arcipelago delle Tuamotu, subendo notevoli danni. La zattera aveva percorso una distanza di circa 3’770 miglia nautiche (circa 4300 effettivamente navigate) in 101 giorni, con una velocità media di circa 1,8 nodi. Dopo aver passato diversi giorni in solitudine sull’isolotto l’equipaggio fu raggiunto da abitanti delle isole vicine, dopo che pescatori indigeni avevano avvistati i rottami della zattera incastrati nella scogliera. L’equipaggio fu trasferito al villaggio dove ne fu festeggiato l’arrivo con canti e danze tradizionali. Infine fu trasportato a Tahiti dallo schooner francese “Tamara”, con il relitto della zattera e tutto quanto si riuscì a recuperare.

 

 

Le altre Campagne e spedizioni

 

Polinesia (1937-1938)

Qui sentì da un vecchio indigeno le leggende che ispireranno il viaggio del KON-TIKI.  Incontrò un altro norvegese, Henry Lie, residente a Fatu Hiva da trent'anni, che gli mostrò delle statue di pietra simili ad altre trovate in Columbia. Scopo originale della spedizione era capire come gli animali avessero potuto raggiungere un'isola precedentemente deserta. Il periodo trascorso sull'isola di Fatu Hiva venne poi narrato nel suo primo libro Paa Jakt efter Paradiset (1938), che fu pubblicato in Norvegia ma, per l'incombere della seconda guerra mondiale, non fu mai tradotto. Molti anni dopo, a seguito della fama raggiunta con i suoi libri e documentari, Heyerdahl pubblicò una rielaborazione di questo libro sotto il titolo di Fatu Hiva (1974), incorporandovi la sua vena salutista.

Columbia britannica

Nel 1939 partì in cerca di una rotta dall'Asia alla Polinesia; la spedizione era finalizzata alla ricerca di contatti tra civiltà asiatiche, polinesiane e pre-colombiane. Elaborò una prima ipotesi di origine "nordamericana" delle popolazioni polinesiane.

Perù e Polinesia (1947)

Il Kon-Tiki su cui Thor Heyerdahl raggiunse l'atollo di Raroia partendo da Callao, Perù. 

Il 28 aprile 1947 Heyerdahl salpò da Callao con un'imbarcazione di legno di balsa d'ispirazione incaica, il Kon-Tiki, trasportato dalla Corrente di Humboldt.  Il 30 luglio l'equipaggio avvistò l'isola di Puka Puka, nell'arcipelago delle Tuamatu, e dopo un'altra settimana riuscì ad approdare sull'atollo di Raroia. Questa spedizione dimostrò la possibilità tecnica per le popolazioni sudamericane di raggiungere e colonizzare la Polinesia, anche se tale ipotesi non ha trovato pieno riscontro in verifiche effettuate con mezzi moderni, quali le analisi genetiche, che hanno però dimostrato il flusso inverso, tecnicamente analogo dal punto di vista della navigazione.

Galápagos (1952)

I detrattori della sua teoria sostenevano che prima di raggiungere la Polinesia, le popolazioni sudamericane avrebbero dovuto raggiungere le Galapagos, più vicine ma disabitate. Nessun archeologo aveva mai studiato quelle isole, considerate disabitate. Con questa spedizione Heyerdahl dimostrò che queste isole erano state punto di approdo di navigatori provenienti dalle Americhe in epoca precolombiana. Individuò l'isola come possibile attracco delle zattere pre-incaiche preistoriche, ritrovamento di abitazioni precolombiane con resti di centinaia di vasi in ceramica pre-incaici dell’Ecuador e del Perù settentrionale. Le isole avrebbero potuto essere uno scalo migratorio dal Sud America verso la Polinesia.

Isola di Pasqua (1955)

Stabilitosi a Rapa Nui per un anno, Heyerdahl analizzò scientificamente le possibili tecniche di costruzione e trasporto dei MOAI. Dimostrò che molti di essi erano sepolti dentro la collina e più grandi del previsto, e che in origine recavano sul capo una sorta di copricapo in pietra rossa.

Aiutato da archeologi professionisti, effettuò un'analisi stratigrafica sulla colonizzazione dell'isola, risalente almeno al 380. Tramite l'analisi dei pollini nelle stratificazioni in un lago paludoso, dimostrò definitivamente che alcuni secoli prima dell'arrivo degli Europei, l'isola era coperta da una fitta vegetazione arborea.

Vennero confutate, con un efficace esperimento pratico, le teorie legate all'impossibilità per un popolo primitivo di scolpire ed erigere statue di quelle dimensioni e quel materiale senza una tecnologia avanzata. Durante l'esperimento, con una speciale tecnica e strumenti rudimentali, sei uomini riuscirono in soli tre giorni a scolpire interamente una statua di dodici tonnellate in tufo vulcanico e trasportarla utilizzando 180 uomini, muniti di funi e di un'enorme slitta di legno. Un'altra statua pesante trenta tonnellate, rimasta a terra per secoli, venne issata su un'alta piattaforma di muratura, mediante un apposito basamento di pietre.

Ra

Nel 1969 partì dalla città fenicia di Safi (Marocco Atlantico), con un'imbarcazione costruita da maestranze del lago Ciad. Il progetto si basava su documentazioni di tipiche antiche imbarcazioni egizie in PAPIRO, eccessive per navigare solo sul Nilo. Dopo 56 giorni, naufragò a circa una settimana di navigazione dalla meta. Del ridotto equipaggio, anche per la successiva traversata della RA II, fece parte l'esploratore documentarista e alpinista italiano Carlo Mauri. 

 

Ra II

Nel 1970, sempre dal Nord Africa, partì con un'imbarcazione costruita da amerindi  Aymara del lago Titicaca, percorse in 57 giorni 3 270 miglia, raggiungendo l'isola di Barbados.  Con questa impresa dimostrò la fattibilità tecnica, già nell'antichità, di viaggi dal vecchio verso il nuovo mondo, suggerendo che la somiglianza culturale tra i popoli precolombiani e le popolazioni assiro-babilonesi, potrebbe non essere dovuta al caso.

Iraq (1977)

Con una nave di giunchi percorre 6800 km, discendendo il fiume Tigri fino al Golfo Persico, poi nell’ Oceano Indiano fino alla valle dell’Indo in Pakistan e verso ovest fino al Bab el-Mandeb, l'imboccatura del Mar Rosso. Con questa impresa, dimostrò la possibilità di scambi culturali e commerciali in epoche molto antiche a opera dei popoli mesopotamici, anche se la tecnica di costruzione della sua imbarcazione era mutuata da indigeni del Lago Titicaca, in Sudamerica, e non dalle antiche tecniche sumeriche.

Maldive

Dal 1981 al 1984 fu alle Maldive: durante questa spedizione archeologica scoprì reperti che dimostrano come le isole, già 2000 anni prima di Cristo, fossero punto di passaggio per navigatori provenienti dalla terraferma e diretti in India.

Nuovi scavi sull'Isola di Pasqua

Tornò sull'Isola di Pasqua dal 1986 al 1987: compì nuovi esperimenti che dimostrarono ulteriormente la facilità di trasporto delle statue da parte di una squadra di soli 15 uomini.

 

Esplorazioni successive

 

Studiò le piramidi di Tùcumé  (Perù) nel 1988; dal 1992 al 1995 eseguì scavi nelle isole Canarie; s'interessò alle Piramidi Güimar, dimostrando che non sono ammassi casuali di pietre, ma opera dell'uomo.

Eseguì scavi ad Azov, in Russia, nel 2002, alla ricerca delle origini dei popoli vichinghi, ossia la mitica terra dell’Asaheimir: gli scavi furono però interrotti dal peggioramento della sua salute.

 

ALCUNI DEI TANTI PREMI E RICONOSCIMENTI …

 

Nel 1950 ricevette la "Retzius Medal" dalla Royal Swedish Society for Antropology and Geography”. Nel 1952 venne premiato con l’Oscar al miglior documentario per il resoconto sul viaggio della zattera Kon-Tiki.

Nel 1960 viene eletto quale membro della Norwegian Academy of Sciences, nel 1962 fu insignito della "Lomonosov Medal" dall'università di Mosca, della Gold Medal Royal geographical di Londra, della Medaglia Norvegese St. Hallvardsmedaljen e del Bradford Washburn Award dal museo della Scienza di Boston.

Fu di nuovo candidato nel 1972 all'Oscar per la categoria Documentari, ricevette dottorati Honoris causa dall'Università di Lima e da quella di Cuba.

Oltre a questo a Heyerdhal è stato intitolato un asteroide che ruota fra i pianeti Marte e Giove: 2473 Heyerdahl  è un piccolo asteroide della fascia principale, scoperto da Nikolaj Stepanovich Cernich nel 1977.

Il 18 gennaio 2011 la Marina Norvegese ha immesso in servizio la fregata F314 THOR HEYERDAHL   (classe Nansen), rendendo omaggio al nome di uno dei più illustri esploratori norvegesi

 

 

ALCUNE FRASI CELEBRI DI THOR HEYERDHAL: 

"Di confini non ne ho mai visto uno. Ma ho sentito che esistono nella mente di alcune persone."

“Il ricordo più forte che ho nella memoria del viaggio sul Kon-Tiki è l'oceano completamente libero per i 101 giorni di navigazione; non vedevo nessun'altra imbarcazione né alcun segno dell'uomo. Come viaggiare su un tappeto magico nell'universo. Nessun Oceano può isolare un uomo con un certo livello di cultura”.

 

“Il progresso è la capacità dell’uomo di complicare la semplicità”.


“Nella mia esperienza, è più raro trovare una persona davvero felice in una cerchia di milionari che tra i vagabondi”.

 

 

 

QUANDO L’ESPLORATORE THOR HEYERDHAL APPRODO’

A COLLA MICHERI

 

Ormai quasi disabitato, Colla Micheri diventò famoso negli anni ’50 perché Thor Heyerdhal decise di stabilirvisi, acquistò una casa in questa piccola frazione di Andora nella Riviera Ligure, dove morì il 18 aprile 2002.

Colla Micheri è un antico borgo di origine medievale situato nella Liguria di ponente, più precisamente nel comune di Andora, in provincia di Savona. Adagiato sul valico di un colle a 162 metri d’altezza, proprio alle spalle di Laigueglia, questo paesino di soli 32 abitanti sembra volersi slegare dal concetto di tempo. Passeggiando per le antiche strade lastricate l’atmosfera che si respira è davvero singolare. Ma la vera storia di Colla Micheri iniziò negli anni ’50 del Novecento, quando l’esploratore e antropologo norvegese Thor Heyerdahl, dopo aver girato il mondo, si innamorò di questo borgo tranquillo e pittoresco e decise di stabilirvisi. Colla Micheri all’epoca stava vivendo un destino comune a molti borghi liguri e dell’Italia in generale, quello dello spopolamento e dell’abbandono. Thor Heyerdahl si occupò personalmente del recupero dell’antico paesino, ricostruendo e restaurando edifici, pulendo boschi e terrazzamenti. Acquistò una casa con un parco, oggi chiamato il Parco degli eredi di Thor. L’esploratore, artefice della rinascita di Colla Micheri, visse qui con la famiglia, quando non era in viaggio, fino alla sua morte. 

Si racconta che lo studioso norvegese fosse in cerca di un “paradiso in terra” dove trascorrere gli ultimi anni della sua vita. Il tassista che lo conduceva nelle località italiane (lui non guidava la macchina) gli disse che non sarebbero dovuti andare tanto lontano, e lo portò proprio a Colla Micheri.

Il paesaggio che si mostra alla vista nelle giornate serene è, infatti, davvero unico: da una parte si assiste allo spettacolo del mare, da cui emergono le coste della Corsica, dall’altro i monti innevati delle Alpi. Il suo pensiero ecologista e il suo amore sconfinato per la natura, lo portavano a preoccuparsi dei numerosi incendi che affliggevano la Liguria.

 

Il borgo di Colla Micheri e Thor Heyerdahl. Un paradiso in terra”: così Thor Heyerdahl definì Colla Micheri. Se dopo aver girato il mondo e affrontato il Pacifico sulla zattera “Kon Tiki”, l’esploratore norvegese decise di trasferirsi in questo piccolo borgo ligure, un motivo ci sarà stato: l’assomiglianza con la sua terra natìa e forse anche il carattere duro e schivo dei norvegesi e dei liguri.

 

 

Colla Micheri è una frazione di Andora ma si raggiunge facilmente con una passeggiata da Laigueglia, tra ulivi e pini marittimi. Da via Monaco si prende una strada in salita finché non si raggiunge una mulattiera che conduce verso la cima della collina. Presto si incontrano delle indicazioni: proseguendo a sinistra si raggiunge Colla Micheri. La particolarità di questo borgo è che le case sono state costruite sul versante posteriore della collina, in modo da evitare le incursioni sulla costa, non potendo essere avvistate dai saraceni che sbarcavano a Laigueglia.

 

 

 

Un luogo che per la sua immensa bellezza e la sua tranquillità conquistò anche il famoso esploratore e antropologo di fama mondiale Thor Heyerdahl, che qui trascorreva i momenti di riposo, la sua dimora tra un’avventura e l’altra.

 

Colla Micheri. Piccola perla medievale incastonata sulle alture tra Laigueglia e Andora, nel territorio del comune di Andora, lungo il tracciato dell’antica via Romana Julia Augusta, Colla Micheri fu scelta come dimora dal celebre antropologo, navigatore ed esploratore norvegese Thor Heyerdahl.

 

Colla Micheri è un luogo incantato capace di portarci in pochi istanti in un mondo magico e lontano fatto di meraviglia e suggestioni. Per una totale immersione nella bellezza, di cui tutti abbiamo sempre bisogno

 

 

Una scelta che si rivelò particolarmente felice, anche da un punto di vista più “poetico”, perché all’ora del tramonto a Colla Micheri si può godere di uno splendido spettacolo: il sole che va a tuffarsi in un “mare” di ulivi dietro le colline.

Per aver ospitato il loro connazionale Thor Heyerdahl, Laigueglia è una città particolarmente cara ai norvegesi. Questo celebre e affascinante personaggio viene ricordato sempre con grande affetto dagli abitanti di Laigueglia.

Per suo volere, alla sua morte fu sepolto a Colla Micheri e la sua tomba si trova sotto la Torre saracena, che si erge in posizione dominante.

 

 

La tomba di Thor Heyerdahl a Colla Micheri

 

Il 18 ottobre 2002 muore a Colla Micheri, in Liguria tra Andora e Laigueglia, a 88 anni, l'esploratore norvegese Thor Heyerdhal. La Norvegia gli tributò funerali di Stato.

Di fronte alla chiesa parte un sentiero che in pochi minuti conduce alla tomba di Thor Heyerdahl. Lungo il tracciato s’incontra un piccolo cancello in legno: aprendolo si scopre una rudimentale costruzione in pietra a secco addossata a un terrazzamento. Si tratta della tomba di Thor Heyerdahl, riconoscibile anche dalla targa in ceramica blu che commemora la più grande e celebre impresa dell’esploratore norvegese, ovvero i 101 giorni di navigazione dal Sud America alla Polinesia a bordo della zattera Kon-Tiki in semplice legno di balsa.

 

 

UN PO’ DI STORIA …

 IL BACK GROUND …

 

Con la dichiarazione di guerra, Thor Heyerdahl si unì alle libere forze norvegesi nel 1941: la resistenza. Ingaggiato dai paracadutisti e dall'intelligence, si offrì volontario per essere paracadutato in Norvegia per azioni di sabotaggio. È lì che incontrerà alcuni dei cinque accoliti che lo accompagneranno sul Kon-Tiki per realizzare un transpacifico nel 1947.

 

 

Gli Amici di THOR HEYERDHAL

 

GLI EROI DI TELEMARK

 

Joachim Rønneberg-Torstein Pettersen RaabyKnut Augland-Arne Kjelstrup

Jens-Anton Poulsson Claus Helberg.

 

Berlino. Kirk Douglas impersonò Joachim Rønneberg  nel celebre film di guerra Gli eroi di Telemark con anche Richard Harris, storici ed esperti militari di tutto il mondo lo consultarono per decenni per imparare da lui. Ora è morto, lui Joachim Rønneberg, comandante partigiano norvegese addestrato dai britannici, lui massimo eroe della Resistenza nordica contro l'occupazione nazista. Si è spento sereno a 99 anni, lui che nel 1943 con commando di partigiani riuscì ad attaccare e distruggere a Telemark, appunto nella Norvegia occupata, l'impianto supersegreto in cui il Terzo Reich produceva l'acqua pesante, componente indispensabile alla bomba nucleare.

 

Cinque dei sei uomini della spedizione del Kon-Tiki erano scout.

Dopo la guerra Knut Haugland continuò la carriera militare per molti anni, tranne nel 1947 quando prese parte alla spedizione del KON-TIKI.  Partecipò alla Brigata Indipendente Norvegese in Germania dal 1948 al 1949, proseguendo poi nel Forsvarsstaben  fino al 1952 quando fu trasferito al Kongelkige Norske Luftforsvaret (Aviazione militare Norvegese). Guidò il servizio di intelligence elettronico in Nel Nord della, Norvegia incarico importante durante la “guerra fredda”. Divenne maggiore nel 1954 e tenente colonnello nel 1977.

Abbandonò l'aeronautica nel 1963 per diventare direttore del Museo norvegese della Resistenza. Diede le dimissioni nel 1983. Fu anche direttore del KON-TIKI Museet dalla sua fondazione nel 1947 fino al 1990. Terminò la carriera come presidente del consiglio del Kon-Tiki Museet nel 1991. 

 

 

THOR HEYERDAHL E IL KON-TIKI

 

 

 

 

 

3700 miglia stimate

 

Il tuo tiki è il nome del dio del sole Inca. Heyerdahl e il suo equipaggio (6 uomini e un pappagallo) sono partiti per una "piccola" escursione di 3700 miglia attraverso il Pacifico! Hanno navigato con grande stima, dirigendo la loro zattera con l'aspetto dei remi. Anche se generosamente rifornito di provviste americane, cucinavano ogni mattina il pesce volante che cadeva sulla loro nave senza bordo libero durante ogni notte! 

L'ecosistema che è apparso sotto le loro conchiglie, composto da alghe e crostacei, ha attirato tutta una serie di fauna ittica, dai delfini ai tonni e squali balena lunghi 10 metri che hanno quasi affondato il loro fragile skiff!

 

 

Arrivo in Polinesia Francese 

Dopo 101 giorni di navigazione, trasportati dalla corrente Humboldt, il Kon-Tiki fece un violento approdo: colpendo una barriera corallina a Raroia, un atollo paradisiaco a Tuamotu (Polinesia francese) il 7 agosto 1947. Sono atterrati tutti illesi, tranne il loro pappagallo, rapito da una lama infida, una notte in caso di maltempo.

 

 

 

Cittadino del Mondo

“Tutti gli esseri umani sono uguali. Affrontiamo tutti le stesse sfide pratiche”.

 

Questa era una delle idee fondamentali di Thor Heyerdahl a proposito della vita umana. Credeva anche che la gente potesse lavorare e vivere insieme a prescindere dalle differenze etniche, politiche e religiose.

 

È stato soprattutto tra la fine degli anni ‘50 e l’inizio degli anni ‘90 che Heyerdahl è stato coinvolto nel lavoro per la pace globale. Ha fatto appello alle più alte autorità e ai politici più potenti in diversi stati, tra gli altri Andrej Gromyko e John F. Kennedy.

Heyerdahl fece sentire i propri valori nel Movimento federalista mondiale (World Federalist Movement) e ne divenne rapidamente un membro molto attivo. Il Movimento federalista mondiale è un’organizzazione che lavora per la pace, per la cooperazione oltre le frontiere e per un mondo costruito sulle leggi e sul diritto internazionale. Heyerdahl divenne vice-presidente onorario dell’organizzazione. 

Heyerdahl si impegnò anche nel lavoro dei Collegi del Mondo Unito (United World Colleges). L’organizzazione gestisce diverse scuole superiori in tutto il mondo, dove giovani provenienti da diversi paesi possono vivere e studiare. L’organizzazione è stata fondata durante la guerra fredda e l’idea è che tali scuole siano in grado di stimolare i giovani provenienti da diversi contesti culturali ad imparare gli uni dagli altri.

Attraverso le spedizioni di Ra, Ra II e Tigris, dove gli equipaggi erano composti da persone provenienti da diverse nazioni e parti del mondo, Heyerdahl aveva cercato di dimostrare che si può lavorare bene insieme nonostante le differenze culturali. Con questo, aveva anche voluto dimostrare la propria ipotesi che l’oceano fosse stato un’arteria di traffico che aveva portato al contatto tra culture diverse, anche in epoca preistorica.

Quando Heyerdahl nel 1978 viaggiò con l’imbarcazione di giunco Tigris dall’Iraq a Djibouti, voleva navigare nel Mar Rosso, ma rinunciò a causa delle guerre nella regione. Decise di bruciare il Tigris. Allo stesso tempo, inviò una lettera al Segretario Generale delle Nazioni Unite, Kurt Waldheim, in cui protestava contro la guerra e contro il modo in cui gli stati occidentali vendevano armi ai paesi in via di sviluppo. L’intero equipaggio firmò la lettera.

«Il nostro pianeta è più grande dei fasci di giunchi che ci hanno portato attraverso i mari, eppure abbastanza piccolo per correre gli stessi rischi, a meno che quelli di noi che sono ancora vivi aprano gli occhi al disperato bisogno di una collaborazione intelligente se vogliamo salvare noi stessi e la nostra comune civiltà da quella che stiamo trasformando in una nave che affonda.»

 

THOR HEYERDHAL - Ambientalista

 

Durante il viaggio di Ra, Heyerdahl scoprì che l’Atlantico era stato contaminato. L’equipaggio trovò grandi e piccole macchie d’olio sulla superficie dell’oceano, e la scoperta fu resa nota all’ONU (Nazioni Unite). Durante il viaggio di Ra II, il Segretario generale delle Nazioni Unite chiese a Heyerdahl di fare osservazioni giornaliere riguardo all’inquinamento del mare. In 43 dei 57 giorni di viaggio furono avvistati grumi solidi di olio.

L’equipaggio inviò una petizione al Segretario generale dell’ONU U Thant e l’inquinamento da idrocarburi negli oceani ottenne molta attenzione, soprattutto dai media americani. Thor Heyerdahl fu convocato per un’udienza al Congresso degli Stati Uniti. Lavorò anche per il Dipartimento di Stato come uno dei rappresentanti della Norvegia nelle riunioni preparatorie per la prima Conferenza sull’ambiente dell’ONU, svoltasi a Stoccolma nel 1972.

La Conferenza, tra le altre cose, istituì il divieto di scarico di oli usati in mare, una diretta conseguenza della petizione che l’equipaggio internazionale aveva mandato dalla barca di giunco Ra mentre affondava.

 

 

 

Disegno di Thor Heyerdahl, 1946

ARTISTA

 

È sconosciuto ai più il lato artistico di Thor Heyerdahl. I suoi interessi principali erano la preistoria, l’antropologia e l’archeologia – e questo si riflette nei libri, nei film e nei disegni che ha realizzato.

Come tutti i bambini, Thor Heyerdahl disegnava e dipingeva molto. I racconti dei primi giri di Heyerdahl nei boschi e sulle montagne sono stati pubblicati in giornali e riviste, spesso accompagnati dai suoi disegni umoristici. Durante il viaggio nell’Oceano Pacifico, intrapreso con la moglie Liv tra il 1937 e il 1938, realizzò una serie di disegni caricaturali basati sulle esperienze da loro vissute. Successivamente, fino al momento della spedizione Kon-Tiki, i suoi disegni si fecero più pregni di critica sociale, con riguardo a come guardiamo alle altre razze, alla fede cieca nel processo e alla politica di distribuzione del mondo. Inseriva spesso anche commenti o didascalie nei suoi disegni.

Intagliare il legno era un altro interesse che Thor Heyerdahl coltivò per tutta la vita. Già nella prima adolescenza si era dimostrato portato per questo mestiere. Si è conservato un meraviglioso piccolo tableau raffigurante un’isola tropicale, intagliata sul coperchio di una cassa che Heyerdahl realizzò da adolescente.

In vecchiaia, Heyerdahl intagliò due teste di Kon-Tiki nell’imponente portone d’ingresso di Casa Kon-Tiki, la casa di Heyerdahl a Túcume, in Perù.

 

 

 

Thor Heyerdahl passò la maggior parte della sua vita dietro ad una scrivania, a casa a scrivere, o in biblioteche in giro per il mondo per apprendere nuove conoscenze. Nel corso della sua vita pubblicò una serie di libri e oltre cinquanta articoli scientifici.

Heyerdahl non aveva forse sempre ragione, ma l’essenza della scienza sta nel porsi domande, e le domande che si poneva Thor Heyerdahl sono ancora oggi di interesse accademico.

La maggior parte delle persone ricorda Thor Heyerdahl come un grande divulgatore. Il suo talento naturale consisteva nell’essere in grado di coinvolgere le persone in una conversazione su un dato fenomeno. Egli voleva sempre trasmettere la propria esperienza e diventò un maestro nel farlo attraverso i suoi libri ben scritti, i film, le fotografie e le presentazioni.

 

 

HEYERDAHL - DIVULGATORE

Thor Heyerdahl viene ricordato dalla maggior parte delle persone come un grande divulgatore. Il suo talento naturale consisteva nell’essere in grado di coinvolgere i suoi interlocutori in una conversazione su un dato fenomeno. Egli voleva trasmettere la sua esperienza e diventò un maestro nel farlo attraverso i suoi libri, i film, le fotografie e le presentazioni.
Tra la fine degli anni ’50 e l’inizio degli anni ’90
Heyerdahl si è dedicato alle attività internazionali relative alla pace globale, facendo appello alle più alte autorità e ai politici più potenti del mondo, tra cui Andrej Gromyko e John F. Kennedy. Heyerdahl è stato membro di alcune delle più prestigiose istituzioni mondiali e ha ottenuto prestigiosi riconoscimenti.

 

Per le connessioni di Thor Heyerdhal con la guerra partigiana norvegese nella Seconda guerra mondiale (fece parte del SOA-Servizi Segreti Norvegesi) e per l’amicizia stabilita con alcuni dei protagonisti dell’atto di eroismo: distruzione dell’Impianto di ACQUA PESANTE a Rjuka, propongo il LINK di un mio articolo in cui riporto i nomi e le valorose azioni militari di chi seguì Heyerdhdal sul KON-TIKI.

 

GLI EROI DI TELEMARK – NORVEGIA, la vera storia

 di Carlo GATTI  - 13.10.2011

https://www.marenostrumrapallo.it/eroi/

 

 

Carlo GATTI

 

Rapallo, 2 Maggio 2023

 

 

 

 

 

 

 

 

 


LE FESTE DI LUGLIO A RAPALLO - La tradizione dei fuochi

 

LE FESTE DI LUGLIO A RAPALLO

 

 

AL SESTIERE CERISOLA TOCCHERA' L'ONERE E L'ONORE DI ORGANIZZARE E REALIZZARE IL PANEGIRICO 2023

La tradizione delle "sparate e dei fuochi d'artificio"

 

Fede, tradizione, folklore, spettacolo, un senso di appartenenza che rende l’evento davvero speciale, unico. Rapallo rinnova l’appuntamento con le Feste di Luglio, tre giorni di festeggiamenti, l’1, 2 e 3 luglio, in onore di N.S. di Montallegro nel 466° anniversario dell’Apparizione al contadino Giovanni Chichizola, il 2 luglio 1557.

 

 

La festa, pur nel radicale trasformarsi della città, il frenetico mutare dei tempi (e delle normative) conserva intatti elementi preziosi del folclore locale d’aspetti di una religiosità semplice, ma spontanea, radicati ad una antica e salda tradizione che non teme minimamente la critica di chi, trapiantato da fuori, stenta a comprendere alcune espressioni di esaltazione popolare caratterizzate anche da una certa fragorosità.

La nostra “sagra” nasce negli anni immediatamente successivi all’Apparizione e fin dalle prime edizioni essa ebbe nel fuoco, nelle luci fiammeggianti, nello schioppiettio dei falò, la sua principale caratteristica.

 

UN PASSO INDIETRO NELLA STORIA…..

Nella deliberazione assunta dalla Magnifica Comunità Rapallese il 26 agosto 1657 per ringraziare la Madonna di essere stata preservata dalla peste, si legge testualmente: …di perpetuamente santificare, siccome da cent’anni in qua si è osservato, il giorno di detta Santissima Vergine…

Un documento datato 9 agosto 1617 attesta che si pagano a Ger. Bontempo lire tre e soldi sei per pretio di due arbori venduti alla comunità uno in honore di Maria S.ma del Monte, l’altro per il falò solito di S. Giovanni Battista”; un altro del 31 ottobre 1625 registra invece l’acquisto di “60 fascetti, ch’ha comandato il signor Capitano si comprino pere far fochi in publica piazza ad honore di Nostra Signora”.

Le sparate non tardano ad apparire, come si deduce dalla lettura di un atto dell’11 ottobre 1619. In questo giorno il commissario Gio. Andrea Gentile ordina agli Agenti di Rapallo …che non si potessero fare salve alcun se non per i giorni del Sabato Santo, del Corpus Domini, di S. Giovanni Battista e per le solennità di luglio, e le salve dovessero essere fatte con mascoli e non con altro…

Nel registro della Masseria, alla data del 21 giugno 1635, si segnano lire diciannoveper condurre sei mascoli a Nostra Signora per le solennità” e alla data del 7 luglio successivo altre 10,3 lire per spesa fatta di una sfera per le solennità di Nostra Signora”. Una deliberazione del primo luglio 1639 approva la spesa di lire 12 per “…polvere per sparare tanti mascoli ad honore di Nostra Signora conforme il solito”.

Alle spese partecipavano tutti i sestieri allora compresi nel Capitaneato di Rapallo: Borgo, Borzoli, Amandolesi, Pescino, Olivastro d’Oltremonte.

 

 

IL PANEGIRICO DI RAPALLO

 

Il Panegirico nella Storia significava: “Adunanza di tutto il popolo”

 

In origine, nell'antica Grecia, discorso a carattere encomiastico o suasorio che si pronunciava nelle adunanze festive del popolo; presso gli antichi Romani, discorso celebrativo in onore di un personaggio illustre. Il genere fu inaugurato nel VI secolo a.C. da Gorgia con i suoi scritti a Olimpia e a Delfi e conobbe la sua fioritura dal V secolo a.C.  in poi. Il panegirico greco ha tratti comuni con l’encomio e l’epitaffio ma agli elogi può a volte unire critiche.

Con la letteratura latina, il panigirico assume solo il carattere di laudatio di uomini di potere ed in particolare degli imperatori. Nel linguaggio comune indica un discorso di encomio enfatico, talvolta esagerato.

In epoca moderna passa ad indicare un discorso in lode di un Santo o di un altro personaggio del culto cristiano:

 

Il PANEGIRICO DI RAPALLO

SI RIFERISCE

AL CULTO E AL SALUTO ALLA VERGINE DI MONTALLEGRO

Il 2 Luglio, anniversario dell'apparizione, a mezzogiorno il sestiere di turno organizza il cosiddetto "Panegirico". Sulla pedonale del lungomare Vittorio Veneto si posizionano un gran numero di mortaletti che giunti all'altezza del monumento a Cristoforo Colombo, nella zona del Lido verso la foce del torrente Boate,  un gran fragore (a Rapallo è detto u ramadan) accompagna lo spettacolo finale.

 

Viene appunto acceso ai rintocchi delle dodici, ogni due luglio, con attenzione maniacale al rispetto del suo orario storico – tradizionale. Di norma, l’organizzazione spetta ciclicamente a tutti i Sestieri, secondo il turno dei Reciammi: di anno in anno, l’onere e l’onore organizzativo interessa San Michele, Seglio, Borzoli, Cerisola, Cappelletta, Costaguta e… così via, ricominciando da San Michele.

Un commerciante di Palermo, nel XVI secolo fece conoscere ai rapallesi i fuochi artificiali ed i mortaretti originari della Sicilia.  Da quel momento nacque e si diffuse la tradizione delle “sparate”, in occasione delle feste patronali. Usanza che, nel nostro comprensorio, è tuttora vivissima.

Protagonista indiscusso è l’antico mortaletto ligure, un artificio metallico avente forma tronco-conica, cava al centro, alto circa 12- 1 5 cm e dal peso di circa 2 kg. Alla sua base è presente un piccolo foro detto “aggugin”. Anticamente realizzato in ghisa attualmente, per rispettare le vigenti norme, viene prodotto per tornitura o per fusione in ferro. Viene caricato con una piccola quantità di polvere nera e segatura, pressata manualmente mediante l’utilizzo di appositi pestelli d’alluminio o legno, chiamati in gergo “stie’. L’utilizzo di questi materiali, evita in fase di caricamento, eventuali accensioni accidentali.

 

 

La stesura della riga

 

Della medesima forma del mortaletto, ma di più grandi dimensioni, è il cannone, oggetto funzionalmente identico che può raggiungere un peso superiore a 200 chilogrammi.

La sparata dei mortaletti è composta schematicamente in due parti: " la riga e il ramadan”. La riga è una successione di mortaletti, collegati insieme da una striscia di polvere nera che con la sua combustione porta il fuoco negli aggugini con il conseguente innesco della polvere, realizzando una ritmica cadenza.

 

 

Il “ramadan” costituisce invece la parte finale della sparata. Nella sua forma classica prevede che i mortaletti siano disposti a triangolo allungato in cui le nuove righe esterne, i lati del triangolo, vengono progressivamente affiancate da nuove righe all’interno man mano che si procede verso la base ed il triangolo si allarga. Questo posizionamento, composto da una grande quantità di mortaletti messi l’uno vicino all’altro, bruciando genera un fragoroso crescendo che si conclude con lo sparo di uno o più cannoni.

Durante la sua accensione la sparata è seguita dal massaro che porta con sé  un “buttun”. Questo è un bastone che ha alla sua estremità una palla di ferro rovente, fatta scaldare per alcune ore: lo scopo di questo attrezzo è quello di riaccendere la sparata in caso si spegnesse.

 

 

PER L’EDIZIONE 2023   

L'ONERE

 DI ONORARE

LA NOSTRA SIGNORA DI MONTALLEGRO

spetterà al Sestiere CERISOLA

 

 

Non dimentichiamoci il rito dell’“Andare a turno”, cioè raccogliere le offerte. È una delle ritualità più antiche legate alla festa e coinvolge tutti i volontari dai più giovani agli anziani che, a partire dal 23 maggio al 3 Luglio, si recano casa per casa con la “sacchetta” per chiedere un obolo per i fuochi.

 

PUBBLICHIAMO ALCUNE IMMAGINI DEL SITO FINALE DEL PANEGIRICO (RAMADAM) CHE  MOSTRANO LA BELLEZZA CHE SA ESPRIMERE L’ARTE DI STRADA QUANDO PARTE DAL CUORE SEMPLICE DEL POPOLO LEGATO ALLE TRADIZIONI

 

 

 

 

 

 

 

 

 

MAURA  ARATA E' LA STORICA  PRESIDENTE DEL COMITATO DEI SESTIERI RAPALLESI QUI SOTTO RAPPRESENTATI CON I LORO COLORI  IDENTITARI

 

 

E IL GONFALONE CHE ACCOMUNA I SESTIERI

 

 

 

 

SESTIERE  BORZOLI

 

 

 

 

 

SESTIERE CAPPELLETTA

 

 

 

 

 

SESTIERE CERISOLA

 

 

 

 

 

SESTIERE COSTAGUTA

 

 

 

 

 

SESTIERE SEGLIO

 

 

 

 

 

SESTIERE SAN MICHELE

 

 

 

 

Anno 2023

PANEGIRICO

E’ IL TURNO DEL SESTIERE CERISOLA

 

 

«…Il toponimo “Cerisola” compare per denominare due cappelle rurali site nel cuore dell’attuale Sestiere…

…Erano sicuramente zone destinate alla coltura dei ciliegi in un borgo dall’economia diversificata, ma basata essenzialmente sull’agricoltura.

Nel successivo evolversi della città, il nome “Cerisola” va a denominare uno dei Sestieri nati dalla divisione del più antico Quartiere Amandolesi (XII secolo N.D.R.)…» (tratto dal libro “In burgo Rapalli” di Antonella Ballardini da Maura Arata, massara del Sestiere Cerisola)

L’odierno Sestiere Cerisola comprende la parte centro occidentale del centro storico rapallese, con monumenti quali la Chiesa Parrocchiale dei Santi Gervasio e Protasio e gli Oratori detti Dei Bianchi e Dei Neri, quest’ultimo dominato dalla medioevale Torre Civica.

La zona rurale di Cerisola si sviluppa sulla ridente collina di San’Agostino, ove risiede l’omonima chiesetta, centro religioso del Sestiere; Sestiere che, tuttavia, ha come patrono tradizionale San Giuseppe.

Il giorno 2 Luglio IL SESTIERE CERISOLA  saluterà

CON IL SUO PANEGIRICO

L'APPARIZIONE DELLA VERGINE MARIA

dalla Spiaggia dei Bagni Lido con i secenteschi mortaletti liguri

Da questo sito, che sempre rimane nel cuore e… nella progettualità dei suoi massari, il Sestiere tradizionalmente lancerà anche i suoi fuochi colorati, oggi preparati su chiatta galleggiante.

fuochisti che hanno sparato per Cerisola negli ultimi anni sono: Albano & Russo di Melito (NA), Ferreccio di Avegno (GE) e La Rosa di Bagheria (PA) ed in epoca meno recente Perfetto di Sant’Antimo (NA).

Il Panegirico del Sestiere Cerisola sfilerà lungo la passeggiata a mare e terminerà col tradizionale e fragoroso Ramadan ai piedi della Statua di Cristoforo Colombo, presso i Bagni Lido e quindi entro i confini del Sestiere.

 

UN PO’ DI TECNICA ….

 

Origini dell’antico mortaletto ligure

 

L’antico mortaletto ligure, una sorta di cinquecentesco cannoncino ad avancarica, assurge ad attualissimo e vivo richiamo all’archeologia del fuoco a festa, rapallese e non solo. 

Estinto nella gran parte del mondo, resiste infatti al tempo (almeno, per quanto ad oggi sappiamo) nella sola zona di Rapallo, Recco e comuni limitrofi. Lo si trova in antiche stampe francesi (che per ora non possiamo ritrarre per ragioni di copyright) ed in alcune tradizioni orali italiane, legate all’ambiente dei fuochi: I mortaletti furono importati dalla Sicilia, si dice, da un certo Signor Pescia, commerciante di cereali che trasportava a mezzo di velieri da Palermo a Rapallo grano, avena, fave, vino, agrumi ecc… …Questo signore portò anche in Parrocchia il culto di S. Rosalia e S. Lucia che nel XVII secolo furono proclamate compatrone dell’attuale basilica…” 

 Questo è quanto troviamo negli appunti del nostro coordinatore Comm. Antonio Scazzola, scomparso in veneranda età nel 1994. Una tesi molto interessante, soprattutto alla luce di quanto si tramanda presso altre scuole di tecnica del fuoco, venute in contatto con la nostra soltanto in epoca recentissima. Ci riferiamo alla tradizione orale di alcune storiche aziende pirotecniche, protagoniste ieri ed oggi dei fuochi rapallesi moderni: tradizione la quale, pur non conferendo piena validità alla tesi di Scazzola, ne conferma comunque una forte verosimiglianza. Abbiamo appunto notizia, da fuochisti del Centro e del Sud Italia, di sparate siciliane analoghe alle nostre, estintesi nell’Isola soltanto alcuni decenni or sono! Dunque il mortaletto, oggi ligure per definizione, fu quasi certamente, ieri, un prodotto noto anche fuori Regione: alcuni turisti lombardi, notando i nostri mortaletti, hanno riconosciuto in essi quei “botti” – in Lombardia ormai “degradati” a fermacarte – che un tempo venivano accesi e ricaricati dalle singole famiglie in occasione delle feste.

In effetti, un’interessante e locale teoria “extra pirotecnica” indica un’ampia universalità dell’antica conoscenza del mortaletto presso i popoli europei: non mancano ad esempio massari i quali, pur anche attraverso supposizioni confortate da semplici indizi storici, individuano nel protagonista della nostra pirotecnica tradizionale il frutto dell’evoluzione antica di peculiari parti di secentesche armi da fuoco… e tali armi erano, come si sa, ben conosciute quantomeno nel Vecchio Continente. Secondo questa teoria, il mortaletto nasceva per essere caricato prima della battaglia, predisposto com’era ad essere fissato ad una canna di colubrina o spingarda prive di culatta. L’artigliere d’una fortezza, in questo modo, poteva disporre di parecchie munizioni, scomode e pesanti se vogliamo, sicuramente non portatili, ma già pronte al fuoco. Confermerebbe l’ipotizzata genesi bellica del mortaletto il suo attuale ed antico sinonimo: mascolo. Mascolo, dal momento che il pezzo così inteso avrebbe costituito il cosiddetto “maschio” nell’accoppiamento meccanico “protomunizione” – canna. Troviamo in effetti disegni d’epoca ritraenti sparate, di mortaletti praticamente identici ai nostri, muniti tuttavia di piccole maniglie (oggi scomparse) e sagomature in questo senso “sospette”. Ovviamente, sopra la carica del “mortaletto bellico” avrebbe trovato posto una palla, o la mitraglia.

Superfluo sottolineare quanto i mortaletti da festa non siano costruttivamente predisposti a simili nefasti impieghi…!  Il nostro breve excursus storico sulla genesi del mortaletto è qui concluso; teniamo dunque a ricordare e sottolineare che ogni indizio, pur aprendo interessantissime discussioni sulla base del probabile, non costituisce prova del vero storico: saremmo pertanto lieti ed onorati nel ricevere interessanti conferme o smentite da parte dei nostri lettori.

…nel remoto 1619, i mortaletti erano già conosciuti in Rapallo ed utilizzati nel culto “piro – popolare” della Madonna di Montallegro.

 

Un po’ di tecnica del "massaro"

 

 

Protagonista ludico – popolare delle Feste di Luglio, il mortaletto si presenta come un piccolo cannone antico, a canna cortissima, costruito e dimensionato per il solo utilizzo a salve. Antica è anche la sua carica: polvere nera, il primo esplosivo prodotto dall’uomo. Lo stesso che, più di quattrocento anni fa, armava le galee genovesi ed i temibili vascelli del pirata Dragut, flagello delle popolazioni costiere.

Per caricare il mortaletto ligure, si versa semplice polvere nera nella canna, quindi la s’intasa con materiale leggero ed inerte (ad esempio segatura) in modo da ottenere, all’accensione, un colpo a salve, “impreziosito” da spettacolari quanto innocue vampe e fumo denso, di sapore antico.

Proprio tutto s’ottiene dall’antico miscuglio di zolfo, salnitro e carbone, nell’antica arte dei massari: caricati i mortaletti, gli stessi si aguginano: s’innescano cioè versando nel foro d’accensione (agugino) polvere nera finissima. Disposti a terra, mortaletti sono poi collegati da strisce, ancora della medesima polvere, granulare questa volta: strisce che bruciano più o meno lentamente a seconda della direzione dominante della brezza di mare… Ecco quindi l’abilità del massaro il quale, per intuito ed esperienza, sa quando, come e dove posizionare i mortaletti, grossi o piccoli, in modo da salutare con giusto ritmo la Santa Patrona.

Come in tutte le arti, infatti, solo pochi posseggono in armonioso connubio esperienza ed innato dono nel saper disporre al meglio la sparata, che per riuscir veramente gradita deve attagliarsi, secondo Tradizione, ad ogni singola tipologia d’evento celebrativo. La pirotecnica antica tradizionale di Rapallo va oltre alle ben note celebrazioni dell’1,2,3 luglio, che danno il nome al presente sito.

Il mortaletto segna infatti il modus vivendi del rapallino verace (che non sempre coincide col rapallese), scandendone la vita pubblica e privata. Col mortaletto si cresce, ascoltando i colpi rituali dell’1,2,3 luglio o delle Feste Frazionali; si celebra il matrimonio di amici e parenti, preparando brevi ed allegre sparate; si saluta questo o quell’altro evento, sacro o profano; si dà l’estremo saluto ad un caro estinto disponendo un’austera sparata di 21 colpi, lenti e cadenzati: gli stessi ventuno che, con diverso spirito, ogni mattina di Novena accompagnano con sacralità l’Elevazione del Santissimo al Santuario di Montallegro.

La sparata è dunque… nel D.N.A. del rapallino, apprezzata com’è durante l’intero corso dell’anno ed, in particolare, nei Giorni Mariani dell’1,2,3 luglio: gli stessi giorni che vedono protagonisti delle celebrazioni “piro – popolari” rapallesi i rituali dei Saluti alla Madonna, dei  Reciammi e del Panegirico, consolidatisi nell’ultimo secolo sulla base d’una tradizione sicuramente meno codificata dell’attuale, ma comunque perpetuata da quattro secoli quantomeno nei suoi aspetti, è il caso di dirlo, piro – tecnici. Infatti i gesti, tecnici appunto, che compiono oggi le abili mani dei massari sui ferruginosi mortaletti, nei greti dei torrenti e sulle spiagge, non differiscono dal fare dei nostri avi. Solo nei dove e nei come, la Tradizione d’oggi differisce da quella di ieri, ciò non inficiando tuttavia, a nostro parere, lo status di museo a cielo aperto di viva pirotecnica antica che amiamo attribuire alla nostra Città.

 

 

Si spari dalla chiatta

 

Quando il MASCOLO era usato per avvisare l’avvistamento dei leudi di ritorno dalla campagna delle acciughe dall’Isola della Gorgona.

 

 

 

Parata di moderni mascoli in acciaio pronti al caricamento, soffiati e disostruiti; in secondo piano sacchi e “cuffe” di segatura per i tappi.

 

 

 

Il mortaletto ligure usato nelle feste patronali di Rapallo 

 

Il mascolo rituale utilizzato nel Levante genovese ed espressamente realizzato per le sparate è nella sua forma più ricorrente un cilindro metallico svasato alla base, anche se a volte ha forma troncoconica. Pesa circa 1,5–2 kg, è alto circa 12–15 cm, ha un diametro esterno di circa 6–7 cm al fusto e 8–9 cm alla base. Il calibro è ordinariamente compreso fra 1,5 e 2 cm. A circa 1,5 cm dalla base e parallelamente ad essa è praticato il focone ("l'agguggino") dal diametro di qualche mm, usualmente con l'imboccatura conica di base 3–4 mm e profonda circa 2–3 mm.

Il mascolo moderno è prodotto in acciaio in quanto la regolamentazione vigente proibisce l'uso di ghise ed ottoni, che hanno una minore resistenza ai fenomeni di frattura e possono finanche causare l'esplosione dei mascoli con proiezione di frammenti. I mascoli di ghisa subiscono inoltre fenomeni di corrosione importanti (in lingua genovese "camôe") che ne pregiudicano rapidamente la soglia di collasso.

Il mascolo in acciaio può essere prodotto per tornitura o per fusione. Fino a qualche anno addietro l'utilizzo di mascoli di ghisa o di ottone era frequente, questi ultimi più raramente a causa del costo del materiale. Tali erano formati per fusione, avevano dimensioni esterne maggiori di quelli in acciaio, e peso compreso fra i 2 e i 3 kg, pur contenendo lo stesso quantitativo di polvere. Notevoli per estetica sono i mascoli di ghisa realizzati fino alla prima metà del Novecento, ottenuti da stampi le cui forme elaborate presentavano spesso il nome o l'emblema del comitato di appartenenza riportato in rilievo sulla canna.

Più grande del mascolo è il cannone (in alcune località di Levante chiamato bomba), oggetto funzionalmente identico, la cui taglia può andare dal cannoncino (alcuni chilogrammi, per una lunghezza di 20 cm ed un calibro di 2–3 cm) al grande cannone (anche più di 100 kg per 40–50 mm di calibro, ma non mancano esempi di cannoni da 200 e passa chilogrammi, realizzati in genere in onore di importanti avvenimenti o illustri personaggi). I cannoni più grandi potrebbero contenere fino ad alcuni chilogrammi di polvere nera, ma la regolamentazione vigente vi pone severissime limitazioni per motivi di sicurezza; nella pratica attuale l'uso dei cannoni ha scopo prettamente ornamentale, in quanto caricati con quantità irrisorie di polvere rispetto alla mole dei pezzi. Per tale motivo alcuni dei più grossi cannoni sono stati addirittura messi in "disarmo" ed utilizzati per ornamento.

I cannoni in acciaio sono prodotti quasi sempre per tornitura a partire da grossi cilindri; hanno forma usualmente troncoconica e sono decorati da elaborate cerchiature. Riportano in genere, incisa sulla canna o sulla bocca, una dedica col nome del proprietario o del comitato a cui appartengono, o con la data di un evento gioioso quali un battesimo, un matrimonio o un anniversario. I cannoni di ghisa, oggi desueti, erano ancora più eleganti, provenendo da stampi e quindi potendo assumere forme non legate alle simmetrie cilindriche della tornitura.

 

I MASSARI ALL'OPERA

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ricerca a cura di Carlo GATTI 

(Sestiere CERISOLA)

Rapallo, 20 Aprile 2023

 


ISOLA DELLE CHIATTE - GENOVA - PORTO ANTICO

 

ISOLA DELLE CHIATTE 

(MAONE)

GENOVA - PORTO ANTICO

Questa ricerca NASCE DA UNA FOTO POSTATA SU F/B DALL’AMICO SERGIO SCHIAFFINO CHE RINGRAZIO

 

 

Sergio racconta: Ecco la fine che facevano i leudi in disarmo...Li rinforzavano, tagliavano la “pernaccia” di prua, e la coperta molto arcuata spariva, sostituita da tavolame di recupero, diventando piana (chiatta) nel Porto di Genova.

 

 

Qui siamo a Santa Margherita... e mio nonno Luigi con il basco blu a bordo del Antonio II  con i figli Vittorio, Angelo (mio papa') e Mario, la bimba invece è mia sorella Carla... sono un po' anzi, parecchio geloso dell'opportunità che ha avuto di salire a bordo di un leudo della nostra famiglia...

 

LE CHIATTE (MAONE) ORMAI SUPERATE DALL’ERA DEI CONTAINER RIVIVONO COME “SOSTEGNO” DEI PONTILI NEL PORTO ANTICO DI GENOVA

 

 

 

Il Bigo con l’ascensore panoramico è situato nell’area del Porto antico, di poppa all’Acquario di Genova. Progettato dall’architetto Renzo Piano, offre una straordinaria prospettiva aerea di uno dei più estesi e ricchi d’arte centri storici d’Europa.

 

L’idea di utilizzare le Chiatte per creare un’area in mezzo al mare è venuta proprio al famoso architetto genovese Renzo PIANO. Le Chiatte erano vecchie imbarcazioni utilizzata nel porto di Genova fine ‘800 per trasportare merci, potevano fungere anche da estensioni delle banchine stesse, fino a metà del ’900 sono state indispensabili all’interno del porto.

Dal G8 del 2001 l’Isola delle Chiatte regala ai suoi visitatori una rilassante e suggestiva esperienza sensoriale. La piazza creata come una sorta di area galleggiante pubblica, è dotata di panchine e area panoramica per le foto ricordo.

 

 

 

 

ISOLA DELLE CHIATTE – LUCIANO BERIO 1925 (Oneglia) – 2003 (Roma)

Musicista, Compositore italiano tra i più importanti dell’avanguardia europea, pioniere anche nel campo della musica elettronica

L’Isola delle Chiatte nel Porto Antico di Genova emana un fascino particolare che esala atmosfere magiche tra Antico e Moderno. Ci si arriva costeggiando la struttura dell’ACQUARIO (la NAVE BLU).

 

 

Il vero punto di partenza del percorso è la Biosfera, meglio conosciuta come la BOLLA DI RENZO PIANO. (foto sopra)

 

 

Ammirata la Bolla, si passeggia sul lungo molo, a destra l’imponente nave dell’Acquario, a sinistra si ammirano le varie imbarcazioni attraccate e sullo sfondo la struttura dei Magazzini del Cotone. (foto sopra)

 

 

In primo piano la parte superiore del BIGO

In secondo piano lACQUARIO

In terzo piano la FLOTTA Rimorchiatori del porto

In quarto piano la MSC MUSICA

 

 

(sopra) - Il pontile proiettato verso il mare)

(sotto) - S’intravedono le MAONE che lo sostengono

 

 

In questa immagine è ben visibile la chiatta che sostiene il pontile panoramico

 

 

Vista sulla città (sopra e sotto)

 

 

L’Oasi circondata dal mare rappresenta un angolo di pace per tutti. Leggere un giornale, guardare le barche che entrano ed escono dal Porto Antico, studiare, oppure anche solo prendere un pochino di sole ad un passo dal mare seduti su una panchina di legno.

La zona più panoramica si trova sul prolungamento del molo dedicato al cantautore Fabrizio De André, che affianca l’ACQUARIO di Genova, nel Porto Antico. Sulla testata del molo è stata realizzata questa struttura galleggiante, che poggia sulle chiatte che un tempo animavano lo scalo trainate da “piccoli e pittoreschi” rimorchiatori fumanti  per lo scarico delle navi.

Ho usato la parola “piccoli” perché dovevano essere “maneggevoli” per entrare e manovrare in spazi molto ristretti, ma in verità erano potenti dovendo, come tutti sappiamo, affrontare la tramontana che in giornate particolari raggiunge velocità impressionanti. In queste occasioni, non rare a Genova, ho avuto modo di apprezzare questi valorosi Comandanti risolvere situazioni molto difficili quando la maona, spinta dal vento, prendeva il sopravvento ed il piccolo convoglio andava a “torscio” per le calate….

 

 

Punta estrema dell'Acquario, la Tolda della NAVE BLU offre agli ospiti un incredibile panorama a 360° del Porto Antico, del porto e della città abbracciata dalle colline e circondata dalle mura erette nel XVII secolo.

 

TRAMONTO MAGICO

 

 

 

Senza parole….

 

 

GALLERIA D’IMMAGINI

SCOPRIAMO LE CHIATTE

 

 

 

Anche le Chiatte/Maone, come le navi, passarono dalla costruzione in legno a quella in ferro mantenendo le stesse attività operative

 

 

Passeggiando su questo pontile a volte si prova l’emozione del “rollio”

 

 

Certe immagini ci lasciano senza parole….

 

 

Compiuto questo giro esplorativo nel cosiddetto Porto Antico, una vera opera d’ARTE dell’architetto Renzo PIANO, mi sorge un dubbio:

Pur avendo lavorato per oltre 35 anni nel porto di Genova, sono rimasto colpito dall’impiego finale… delle MAONE (così le ho sempre sentite chiamare ) dopo l’avvento del sistema CONTAINER che cambiò la storia dei Trasporti. Ci voleva l’idea ingegnosa, marinara e parsimoniosa di questo strepitoso ARCHITETTO che non poteva che essere GENOVESE….!

 

 

UN PO’ DI STORIA …

Con questa premessa ritengo doveroso raccontare, per chi fino ad oggi non conosceva la MAONA, l’interessante storia di questo mezzo nautico che tuttora nei nostri ricordi rappresenta la praticità operativa nell’impiego portuale nave-banchina e viceversa, ma anche il suo lato romantico che voglio rappresentare con questo dipinto di Giuseppe Sacheri, tratto da “L’illustrazione Italiana” numero di Natale e Capo d’Anno 1916-1917.

 

 

Fino alla metà dell’Ottocento, l’organizzazione e la struttura del porto di Genova non si era modificata sensibilmente rispetto ai secoli precedenti: prevedeva quindi un limitato accosto delle navi maggiori alle banchine, che erano di lunghezza insufficiente e comunque presentavano fondali poco profondi. Le navi si ancoravano al centro del porto, dove il carico era passato su chiatte di varie dimensioni, che poi erano portate in banchina per lo scarico definitivo. Oppure, se le merci erano destinate a essere reimbarcate su altre navi, quei carichi erano denominati merce di trasbordo e rimanevano anche a lungo stivati sulle chiatte. L’ingegnere inglese Randell, incaricato insieme all’ing. Sarti della stesura di uno studio di fattibilità per l’ammodernamento dello scalo, poteva osservare: Questo non è un porto...è una rada!. La ragione principale per cui l’incremento dei traffici del porto di Genova coincise con un sempre maggiore utilizzo delle chiatte.

 

 

ALBUM FOTOGRAFICO DI UN’EPOCA ORMAI TRAMONTATA

ANNI   ‘20

 

 

Le chiatte in Darsena

 

 

 

Questa foto (sopra) descrive nei dettagli l’epoca di convivenza tra Velieri e Vapori. Si notano anche le chiatte a rimorchio ma soprattutto l’intensa attività svolta in uno spazio relativamente piccolo.

 

 

I “camalli” e le maone

 

 

Maona e Cadrai

 

 

 

Immagini di vita quotidiana delle MAONE

 

 

Numerose chiatte al lavoro  intorno alla nave passeggeri SKUTARI

Anni '50-'60 del Novecento

 

Così si presentava il PARCO CHIATTE alla fine degli Anni ’60 del 900.

 

L’ormeggio delle maone era posizionato su un bassofondo tra il Molo Vecchio e Ponte Parodi. Sulla prima banchina citata sono attraccate le navi da carico della generazione precedente l’Era Container, sulla seconda (Ponte Parodi) sono ormeggiai di punta i rimorchiatori portuali, tra i quali si nota (per le dimensioni) il rimorchiatore d’altura VORTICE ammiraglia della Flotta RR.

Sullo sfondo di questa immagine significativa si scorge: la MICHELANGELO mentre entra in avamporto.

 

 

Parco chiatte, ubicata davanti alla Darsena

 

LA DARSENA 

CUORE ANTICO DI GENOVA

Carlo  GATTI

https://www.marenostrumrapallo.it/dar/

 

 

 

Parco chiatte davanti alle Calate Interne

 

 

Sulla destra del disegno: LE CALATE INTERNE  e la Darsena

Dalle Calate Interne del Porto Vecchio, oggi chiamato Porto Antico, mille anni fa partivano i crociati per la Terrasanta dopo aver alloggiato nella retrostante COMMENDA di S. Giovanni in Pré. Da qui è passata la storia del capoluogo che dura da un millennio, ma questa Genova, “con quellafaccia un po’ così conserva ancora la curiosa espressione di chi scopre facce sempre nuove, senza chiedersi se hanno una casa o una nave come casa.

 

 

 

Scorcio sul Porto Vecchio Anni ‘60

 

 

Ecco come si presenta oggi il

PORTO ANTICO

dopo la Rivoluzione di Renzo Piano

 

 

Il tramonto della maona è legata all’inizio dell’era dei container… E fu tutta un’altra storia…

 

LA STORIA DEL CONTAINER

L’idea di un contenitore con caratteristiche standard proprie per il trasporto delle merci deriva da una intuizione avuta nel 1956 da Malcolm McLean, un imprenditore americano nel campo dei trasporti.

Si racconta che, un giorno del 1937, McLean sedeva sul suo camion in porto in attesa che la merce fosse portata a bordo della nave. Così andò a prendere le sigarette al distributore automatico ed ebbe l’idea che cambiò il trasporto globale delle merci. Si rese conto che caricare l'intero corpo del camion sulla nave sarebbe stato molto più semplice che stivarne il carico.

All’epoca il carico delle merci su una nave era un procedimento lungo e rischioso: ogni camion andava scaricato e le merci venivano stivate una alla volta a bordo della nave.
McLean osservò i pacchetti di sigarette impilati nel distributore automatico e si rese conto di quanto il contenitore delle sigarette facilitasse il trasporto.
Notò che se la merce fosse stata inserita in un contenitore che si poteva prelevare dal camion per essere trasferito direttamente sulla nave, sarebbe stato tutto molto più veloce.

 

Era nata l’idea che avrebbe portato allo sviluppo del primo container

 

 

 

Malcolm McLean

 

Il 26 aprile 1956 dal porto di Newark, una città degli Stati Uniti d’America, salpò la nave merci IDEAL X con 58 container a bordo, ognuno dei quali conteneva quasi 20 tonnellate di merci.

Giunta a Port Houston, McLean verificò che il suo costo per tonnellata era stato 0,16 dollari, a fronte di un costo medio per l’epoca di 5,83 dollari la tonnellata. Di conseguenza l'idea di containerizzare ha avuto un impulso notevole nel campo del trasporto marittimo fin dagli anni sessanta. Il container offriva diversi vantaggi: minor carico danneggiato o manomesso, migliore gestione logistica e maggiore velocità di imbarco e sbarco.

Già agli inizi degli anni ’80, praticamente tutti i paesi erano attrezzati per ricevere le navi cariche di container e per movimentarli sui mezzi di trasporto.

Oggi in qualsiasi porto è usuale la visione di enormi colonne di container pronte ad essere imbarcate per ogni destinazione nel mondo e il container è ancora lo strumento principale per trasportare merci su tutto il pianeta.

 

 

MEMORIE DAL MARE

COMANDANTE S.L.C. Ernani ANDREATTA

Cap. 24

I colpi di Timone di Angelo Ravano, finanziere e imprenditore di Lavagna

 In quella occasione Caterina Romanengo detta “NININA” moglie dell'armatore Angelo Ravano mi raccontò che quando suo marito, appunto Angelo Ravano, andò negli USA per informarsi sui containers inventati da Malcolm McLean, tornando lo riferì ai Costa Armatori i quali rimasero molto scettici sul futuro di questo nuovo sistema di trasporto e gli dissero:

 “Ma Angiulin (Ravano) cöse ti veu   con ‘sti “CASSCIUIN” … ). 

Trad: -  "Ma Angelo cosa vuoi fare con questi cassoni"?

Eppure dopo si convinsero molto rapidamente dell’utilità di questo nuovo sistema di trasporto e ne furono grandi promotori! 

 

 

SIGNIFICATO DI MAONA

 

Nautica

  • Maona– termine che indica vari tipi di imbarcazione: un antico bastimento mercantile o da guerra, a tre alberi, in uso nei mari del Levante Mediterraneo e nell'Adriatico fino al XV e XVI secolo; un barcone da trasporto di cabotaggio, un tempo ad una vela, oggi a motore, ancora in uso tra i porticcioli delle isole egee; una chiatta lunga sino a 20 metri sulla quale il rais, ossia il capo della mattanza, comanda gli uomini della tonnara.

(Treccani):

Barcone da rimorchio, usato nei porti per il carico e lo scarico delle merci.

Storia

  • Maona – termine storiografico relativo al Medioevo o all'Età moderna, che indica una associazione di mercanti, volta a gestire, in regime di concessione da una Repubblica Marinara, in condizione di monopolio, o una miniera, come la Maona della Tolfa, o una città, come Ceuta, o un'isola, come Chio

Sociologia

  • Maona – in lingua araba indica un principio di solidarietà, o di comunione di intenti e d'interessi, fatto proprio da un'associazione commerciale, una cooperativa, ma anche da una organizzazione di mutuo soccorso.

 

Glossario Termini Nautici (Tuttobarche.it)

 Maona  -  Zattera o chiatta, generalmente rimorchiata, utilizzata per il trasporto merci. L'etimologia della parola deriva dal francese Mahon, mahone, dallo spagnolo, mahona; dall'arabo mahun vaso come Vascello da Vaso.

 

Seguono alcune TESTIMONIANZE

Comandante S.L.C. Mario Terenzio Palombo:

.....  nel tuo articolo del venerdì,  ho visto le foto delle CHIATTE. Mi sono commosso nel vederle. Ho pensato che, tra quelle chiatte, ci sarà stato probabilmente anche
il veliero NETTUNO di mio padre che era stato venduto e poi trasformato in una chiatta e affondato carico di massi  fuori del porto di Genova, come mi raccontò mio padre....

Una piccola GRANDE storia:

La NETTUNO all'Isola del Giglio - 1950

 

 

A Camogli mancava l’ultimo veliero che entrava in porto a vele spiegate e che era parte della storia marinara della cittadina. La sua scomparsa segnava la fine di un’ epoca. Il “Nettuno” venne venduto per essere trasformato in una zattera per trasporti portuali.  Alcuni anni dopo mio padre mi disse con rammarico che, mentre entrava
con la sua motonave in porto a Genova, aveva visto il “Nettuno” carico di
grossi massi. A causa del mare molto agitato, uno di questi si era mosso
facendolo sbandare fortemente e l’acqua era traboccata in stiva causandone
l’affondamento. Immagino lo stato d’animo di mio padre in quel momento. 

 

 

La testimonianza di una "operazione salvataggio chiatta" ce l'ha inviata il Com.te Flavio Serafini Direttore Museo Navale Internazionale Imperia:

Con il permesso della Soprintendenza di Genova sono riuscito (2014) a salvare l'ultima CHIATTA disponibile nel porto perché mi ero accorto che conservava ancora in buono stato la scassa dell'albero di un leudo. Ho salvato quindi la sezione maestra, come da immagini allegate.

Aggiungo alcuni altri dettagli dell'"operazione chiatta":

L'avevo notata a secco in una banchina di Genova; chiesi ed ottenni dalla Soprintendenza di poterla valorizzare al Museo. Le spese del rimorchio a bordo di un tir furono a carico della stessa Soprintendenza. Per diversi mesi fu lasciata in banchina nell'attesa che terminassero i primi lavori di ristrutturazione delle due palazzine museo e banchina. In quel periodo ho temuto che qualcuno potesse dar fuoco a quel "rudere" ( così veniva definito) che stonava nell'ambiente. Finalmente decisi di salvare la sezione maestra, cerando anche di recuperare la coperta curvilinea tipica dei leudi. Particolarmente difficile fu l'uso delle motoseghe, (ovunque si trovava chiodagione che in parte ho salvato) e per la consistenza di un legno stagionato che sembrava più duro del marmo. Il tutto doveva essere conservato nella Sezione "Cantieristica" che purtroppo non esiste ancora. Devo ancora pazientare! Impossibile ritrovare il nome originale del leudo. Alcuni reperti del leudo "Angela Prima", frutto della demolizione a Riva Trigoso del 1983, sono comunque al Museo. Altra operazione durata tutta una giornata!

 

 

 

 

 

Sulla  primitiva coperta arcuata dei leudi venivano sovrapposte delle tavole. In  questa foto sotto si possono ancora notare i bagli originali tuttora conservati.

 

 

 

 

 

 

 

Carlo GATTI

Rapallo, 21 Marzo 2023

 

 

 

 

 


16 MARZO 1951 - LA PETROLIERA MONTALLEGRO ESPLODE NEL PORTO DI NAPOLI

 

16 MARZO 1951 - LA PETROLIERA MONTALLEGRO ESPLODE NEL PORTO DI NAPOLI

 

 

Petroliera MONTALLEGRO: Armatore CAMELI

La società “Carlo Cameli & C.” viene fondata nel Luglio 1927 a Genova, si presentava all’inizio del secondo conflitto mondiale forte di una flotta di cinque motocisterne per oltre 13.000 tsl.

Alla fine del secondo conflitto mondiale, la flotta versava in una situazione catastrofica avendo perduto praticamente la totalità del suo tonnellaggio d’anteguerra ma a seguito di un programma di ricostruzione del naviglio sociale efficiente ed ambizioso, già nel 1953, la società poteva contare su un tonnellaggio leggermente superiore a quello dal 1940, circa 13.665 tsl. L’aliquota maggiore del nuovo tonnellaggio societario era rappresentato dalla T2 Montallegro (ex Crater Lake), la quale ebbe una vita molto avventurosa nel secondo dopoguerra, esplosa in due tronconi mentre era sotto discarica nel porto di Napoli nel 1951, venne riparata e continuò a navigare fino al 1965.

Tra le altre società satellite che il Gruppo controllava è opportuno citare la “Navigazione Toscana S.p.A.” che esercitava le linee da e per l’Arcipelago Toscano (Linea 81, 82, 82 bis, 83, 84), anch’essa duramente colpita dagli eventi bellici che la videro perdere il suo intero tonnellaggio ammontante a circa 4000 tsl.

Nel primo dopoguerra si dotò di due ex corvette della U.s. Navy riadattate al servizio passeggeri (PortoAzzurro e Portoferraio) e della motonave Pola, acquistata nel 1953.

 

Filmato dell’incidente registrato nel porto di Napoli

 

 

https://patrimonio.archivioluce.com/luce-web/detail/IL5000018848/2/esplosione-petroliera-nel-porto-napoli.html&jsonVal=

 

 

La lettura di questo articolo mi trasmette anche tanta tristezza nel vedere elencati tutti i nomi e cognomi dei “politici” intervenuti alla cerimonia funebre mentre sono stati del tutto ignorati quelli delle vittime. La mia ricerca di quei nomi e cognomi è stata vana quanto inutile!

 

IL NOME DELLA NAVE

Quando una nave porta il nome: “MONTALLEGRO”, ai RAPALLINI s’illuminano gli occhi, ed il loro sguardo si rivolge al santuario della Madonna di Montallegro che svetta a 612 mt. sul golfo Tigullio e che da almeno cinquecento anni i marinai e non solo loro, si sentono protetti da quel che ritengono uno scudo spirituale celeste testimoniato da centinaia e forse migliaia di ex voto marinari.

 

Santuario Basilica Nostra Signora di Montallegro (Rapallo)

 

Il Santuario di Nostra Signora di Montallegro nasce dopo l’Apparizione della Madonna del 2 luglio 1557 al contadino Giovanni Chichizola, nativo della vicina San Giacomo di Canevale; da quel giorno ormai lontano il Tempio, tanto caro alla gente tigullina emana, proprio come un FARO MARITTIMO, una forte luce diuturna per migliaia di naviganti che prima o poi lassù salgono in pellegrinaggio per pregare e lasciare una testimonianza di fede alla Madonna: un voto per GRAZIA Ricevuta durante il passaggio di un viaggio nell’inferno di CAPO HORN; ne abbiamo le testimonianze: tre velieri su cinque erano disalberati dai venti ruggenti e urlanti di quelle latitudini e si perdevano nei gelidi abissi dell’emisfero australe.

Tavolette, dipinti rustici, cuori argentati, grucce, vecchi fucili, proiettili, bombe a mano e molti altri attrezzi marinareschi ancora salati: pezzi di salvagente, di cimette e bozzelli che oggi sono scatti fotografici che fermano il tempo e ci rendono partecipi di quei tragici momenti sofferti dalla gente di mare. Testimonianze che nell’assumere valore religioso, esprimono la fede, la speranza di salvezza e di protezione, ma sono anche l’espressione di una gratitudine profonda ed indicibile.

Il sottile filo del tempo corre dalla preistoria fino ai giorni nostri unendo questi figli del mare immersi in tutte le attività ad esso collegate. Marinai che dopo aver affrontato bonacce insidiose e tempeste estremamente pericolose, combattevano spesso a mani nude contro i frequenti attacchi dei pirati barbareschi che li depredavano, li sequestravano e li tenevano prigionieri nelle loro cale barbaresche in attesa del riscatto che veniva concordato con il “Magistrato genovese del riscatto degli schiavi”.

Dalle avventure di tal genere nascono spontanei gli ex voto raccolti a Montallegro e nei santuari mariani della nostra riviera, quale atto di devozione e di gratitudine per lo scampato pericolo, ma anche come manifestazione di religiosità, di quel senso spirituale che ogni uomo ha radicato in sé e che si estrinseca nei momenti difficili della vita.

 

 

La petroliera Montallegro stava facendo lavori di manutenzione nel porto di Napoli, era quindi “vacante” (vuota di carico).

Era il 16 marzo 1951. Come visto nel filmato, l’esplosione a poppavia divise la nave in due tronconi, seguita da un pericoloso quanto esteso incendio che costrinse le navi ormeggiate vicino al disastro ad allontanarsi in estrema emergenza.

La parte prodiera rimase a galla. La parte poppiera, contenete il “locale pompe”, caldaie, turbine ed il motore della nave affondò precipitando sul fondale.

A bordo c’erano 150 operai. 6 furono i morti e 51 i feriti.

Tra le vittime c’erano l’Ingegnere di fiducia dell’armatore Cameli e l’Allievo di coperta della Montallegro che, al momento dello scoppio si trovavano vicini alla cisterna esplosa.

Le salme furono trovate fuori bordo a parecchi metri di distanza dalla Montallegro, le altre vittime erano operai del Cantiere.

 

LA CAUSA

Si seppe in seguito che la cisterna responsabile era la n.9 centrale. Nell’ambiente intanto circolava insistentemente il “rumor” che sul fondo della cisterna c’erano residui del carico precedente che esalavano gas. Un estrattore d’aria, usato per arieggiare la cisterna, era difettoso e aveva prodotto la scintilla di innesco della miscela esplosiva di gas e aria esistente nella cisterna.

Il grande incendio era dovuto all’innesco dei gas ancora presenti in cisterna. Il concetto tecnico che definisce la causa più probabile del disastro sarebbe questo:

“la cisterna non era correttamente GAS FREE”

Sulle petroliere sono stati richiesti sistemi a gas inerte a partire dai regolamenti SOLAS del 1974.

L’Armatore Carlo Cameli, sentiti i periti del RINA (Registro Navale Italiano) e dello ABS (American Bureau of Shipping) decise di recuperare e riparare la nave.

Riporto uno stralcio dell’articolo scritto dall’Allievo di coperta Dino Bolla di Savona, che alla fine degli anni ’60 conobbi come ufficiale sui Rimorchiatori d’Altura di Genova. Una bella persona che raggiunse il Comando e fece una brillante carriera.

“Mentre aspettavamo che il cantiere finisse i lavori, assistevo ai lavori degli operai in coperta, senza disturbarli; io mi tenevo in disparte e non parlavo. Ma, ogni tanto, qualcuno mi diceva, come se non lo sapessi, che il mio predecessore aveva fatto una brutta fine. Ribattevo che con operai a bordo sarei stato molto attento. C’erano anche quelli che mi dicevano che, con mare agitato, le saldature che collegavano i due pezzi di scafo potevano rompersi; ribattevo che i Periti del RINA e del ABS, con i quali ero in buoni rapporti (ed era vero), mi avevano detto che la nave era più robusta di prima, perché avevano fatto aumentare il numero di strisce longitudinali di rinforzo, in acciaio, sulle saldature che univano i due pezzi dello scafo.

…. Venne presto il giorno della partenza. Il primo viaggio fu da Napoli, in zavorra, a Ras Tanura, nel Golfo Persico, per caricare crude oil. Prevista prosecuzione per Swansea, UK, per scaricare. A bordo tutto funzionava come se la MONTALLEGRO  fosse nuova.”

Riporto integralmente l’articolo di Dino Bolla perché ritengo sia prezioso per il lettore e, soprattutto per i giovani che si avvicinano oggi alla vita di mare per comprendere meglio l’atmosfera di bordo del dopoguerra in cui lavorarono e vissero i loro nonni.

LA PETROLIERA MONTALLEGRO

https://docplayer.it/docview/40/21087833/#file=/storage/40/21087833/21087833.pdf

 

 

LA M/N MONTALLEGRO ERA UN T/2 – USA

 

 

UN PO’ DI STORIA

Nel 1946 furono offerte all’Armamento italiano importanti possibilità di rinnovamento e di ricostruzione: il provvedimento del Governo in data 20 Agosto 1946 concedeva in particolare agli Armatori di trattenere la valuta estera introitata perché fosse impiegata nell’acquisto di naviglio usato e lo Ship Act degli Stati Uniti consentiva la vendita all’estero di navi residuate di guerra a condizione di particolare favore. Per facilitare l’acquisto delle navi furono stipulati accordi tra il Governo degli Stati Uniti e quello Italiano, per cui il Governo Italiano provvide a comperare in proprio le navi dalla U.S. Marittime Commission e a rivenderle agli armatori secondo un criterio di preferenza in base alle perdite subite. Il prezzo medio di ogni Liberty si aggirava sui 225.000 $. Il Governo Italiano provvide, inoltre a fornire agli Armatori la valuta per il pagamento immediato del 25% del prezzo e al Governo degli Stati Uniti la garanzia per il pagamento del residuo 75% in 20 anni al tasso del 3,50%. Furono così acquisite alla bandiera italiana in tre lotti successivi 95 navi da carico del tipo “Liberty” o similare, di circa 7.600 t.s.l. e 10.800 t.p.l, 20 navi cisterna del tipo “T/2” di circa 10.400 t.s.l. e 16.600 t.p.l. e otto navi da carico del tipo “N3” di circa 2.000 t.s.l. e 2700 t.p.l.

 

Navi della Reserve Fleet USA ormeggiate in massima sicurezza

 

20 dicembre 1972 - Foce del fiume James (nei pressi di Newport News, Virginia).

Mercantili tipo “Victory” in stato di conservazione nell’ancoraggio della National Defence Reserve Fleet. Entro la fine del decennio saranno tutti avviati alla demolizione.

(Foto U.S. Naval Institute)

 

 “Al primo impatto con quella baia ricoperta di centinaia di Liberty ancorati ed affiancati a rovescio, (prora con poppa), ci venne naturale riflettere su quell’immensa produzione bellica ed alla presunzione di chi ci aveva governato per vent’anni e che non aveva minimamente stimato il patrimonio umano, la ricchezza, le capacità tecniche ed organizzative, di quella potenza economica che era l’America di quel tempo. E ci fu subito un’altra sorpresa: ci aspettavamo, dato il basso costo d’acquisto della nave, d’imbarcare s’un residuato bellico quasi da demolire. Al contrario ci trovammo su un Liberty perfettamente funzionante, in ottimo stato di conservazione, perché era visibile, in ogni suo angolo, l’opera di una manutenzione accurata ed eseguita ogni giorno durante la sosta alla fonda. La nave era provvista di frigoriferi, ampie salette, cabine singole per gli ufficiali e doppie per la bassa forza. La strumentazione nautica: girobussola, radiogoniometro, eco-scandaglio, costituiva una novità assoluta per quell’epoca. Devo dire che tutto il materiale a nostra disposizione sul Liberty era all’avanguardia per quei tempi”.

 

 

Reserve Fleet: Navi “VIctory” – “T/2” ed altre ormeggiate sull’Hudson River

 

 

 

Petroliera T2

 

Immagine di una T/2 in versione militarizzata.

The U.S. Type T2-SE-A1 tanker Hat Creek underway at sea on 16 August 1943.

La petroliera T2 è stata una nave costruita per il trasporto di petrolio e suoi derivati, progettata e realizzata negli Stati Uniti durante la Seconda guerra mondiale. 

La T2 standard aveva le seguenti caratteristiche:

Lunghezza totale:152,9 mt. 

Larghezza massima: 20,7 m.  

Stazza: 8.981 tonnellate 

Portata lorda: 16.104 tonnellate.

Dislocamento totale standard di una T2: si aggirava intorno alle 19.141 tonnellate.

 

Le petroliere T2 avevano per l'epoca delle dimensioni rilevanti, superate solo dalle petroliere T3, che però furono costruite solo in cinque esemplari. 500 furono le T2 costruite tra il 1940 ed il 1945, molte delle quali furono utilizzate per decenni dopo la fine della guerra. Come altre navi realizzate in questo periodo, andarono incontro a problemi di sicurezza: dopo che nel 1952  due T2 - lSS Pendleton e la SS Fort Mercer - andarono perdute a distanza di poche ore spezzandosi in due tronconi (l'equipaggio della Pendleton venne tratto in salvo da una difficilissima e storica operazione condotta dal marinaio Bernard Webber  a bordo di una motovedetta CG 36500), lo U.S. COAST GUARDA MARINE BOARD OF INVESTIGATION dichiarò che queste petroliere erano inclini a spezzarsi in acque fredde, pertanto vennero aggiunte alla struttura della nave delle strisce di acciaio. Le inchieste tecniche attribuirono inizialmente la tendenza delle navi a spezzarsi alle scarse tecniche di saldatura.  In seguito venne stabilito che, durante la guerra, l'acciaio utilizzato per la loro costruzione aveva un contenuto di zolfo troppo elevato, che lo rendeva fragile alle basse temperature.

 

LE ALTRE VERSIONI DELLA T2:

Il progetto della T2 venne formalizzato dalla United States Maritime Commission  come tipologia di petroliera per la Difesa Nazionale di medie dimensioni. La nave veniva costruita per il servizio commerciale ma in caso di conflitto poteva essere utilizzata come nave militare inserita nella flotta ausiliaria. La Commissione si faceva carico della differenza dei costi aggiuntivi dovuti all'inserimento di tutte le caratteristiche necessarie per l'impiego militare della nave e che andavano oltre i normali standard commerciali.

Il modello T2 venne basato su due navi costruite nel 1938-1939 dai cantieri Bethlehem Steel per la Socony-Vacuum Oil Company. Le due navi, Mobifuel e Mobilube, differivano dalle altre navi Mobil principalmente per l'installazione di un motore più potente che poteva garantire una maggiore velocità.

Le sue turbine a vapore fornivano 8.900 KW (12.000 hp) ed azionavano un’elica singola che poteva spingere la nave fino ad una velocità di 16 nodi. 

In totale ne sono state costruite sei utilizzate per l'impiego commerciale presso i cantieri Bethlehem-Sparrows Point Shipyard che avevano sede in Maryland. Subito dopo l'attacco a Pearl Harbor le navi sono state prese in carico dalla U.S. Navy dove vennero riunite nella classe Kennebec.

 

La T2-A

La società Keystone Tankships ordinò nel 1940 la costruzione di cinque cisterne che vennero realizzate presso i cantieri Sun Shipbuilding & Drydock di Chester, Pennsylvania. Erano basate sul progetto delle T2 ma erano più lunghe ed una maggiore capacità di trasporto. La Commissione designò queste navi come T2-A.

Avevano una lunghezza di 160,3 m ed un dislocamento di 20.361 tonnellate. La stazza era di 9.616 tonnellate con una portata lorda di 14.787 tonnellate. Raggiungevano una velocità di 16,5 nodi e furono tutte requisite dalla Marina durante la guerra. Furono trasformate in petroliere per la flotta come classe Mattaponi.

 

 

La T2-SE-A1

Costituiva la tipologia più popolare delle petroliere T2. Questa versione era nata come progetto di una nave destinata all'impiego commerciale. La loro costruzione avvenne a partire dal 1940 presso i cantieri Sun Shipbuilding Company per la Standard Oil Company del New Jersey. Aveva una lunghezza di 159,4 e una larghezza di 20,7 m. La stazza era di 9.478 tonnellate e una portata lorda di 15.071 tonnellate. Il loro sistema di propulsione era turbo-elettrico che forniva 6.000 hp (4.474 kW) all'albero con la potenza massima raggiungibile di 5.400 kW (7.240 hp). La velocità massima era di 15 nodi con una autonomia di 12.600 miglia.

Dopo Pearl Harbor la Commissione ordinò la costruzione in massa di questo modello con il quale rifornire tutte le unità da guerra che allora erano in costruzione.

Ne sono state costruite 481 in un tempo relativamente breve nei cantieri Alabama Drydock and Shipbuilding Company di Mobile, Alabama, i cantieri Swan Island Yard della Kaiser-Company di Portland - Oregon nei cantieri della Marinship Corp di Sausalito - California  e nei cantieri Sun Shipbuilding and Drydock Company di Chester-Pennsylvania. Il tempo medio di costruzione di una di queste navi, dalla posa della chiglia al completamento, era di 70 giorniIl record di velocità di costruzione è stato quello della SS Huntington Hills che era pronta per le prove in mare dopo soli 33 giorni in cantiere.

 

Le T2-SE-A2

Era una versione costruita solo nei cantieri Marinship di Sausalito. Era una copia quasi identica della T2-SE-A1 dalla quale differiva solo per la potenza del motore che era di 7.500 kW (10.000 hp) invece che di 7.240 hp (5.400 kW).

 

La T2-SE-A3 

era una -A2 costruita però fin dall'inizio come rifornitore di flotta piuttosto che modificata per tale compito come molte altre A2.

 

T3-S-A1

La versione T3-S-A1, nonostante la sua denominazione che può creare confusione, venne costruita nei cantieri Bethlehem Sparrows Point per la Standard Oil del New Jersey. Erano identiche alle T2 originali, tranne che per la minore potenza del motore che era di 5.742 kW (7.700 hp). Ne vennero ordinate venticinque unità delle quali cinque furono utilizzate dalla Marina che le riunì nella classe Chiwawa.

Come abbiamo già visto, la petroliera MONTALLEGRO fu acquistata dall’Armatore Carlo CAMELI di Genova. Per chi volesse conoscere meglio la storia di questo Armatore propongo il seguente LINK:

https://www.treccani.it/enciclopedia/carlo-cameli_%28Dizionario-Biografico%29/

 

 

RIFLESSIONE FINALE

Come da consuetudine, durante i lavori di manutenzione annuali, il personale di bordo viene sbarcato per fine contratto, oppure viene mandato in licenza. Fu soltanto per questo motivo che l’equipaggio della MONTALLEGRO può definirsi salvato “P.G.R.” dalle terribili conseguenze di quell’esplosione del 16 marzo 1951.

Tuttavia, in quel giorno infernale per tutta la città di Napoli, non tutto l’equipaggio si salvò. l’Allievo di coperta era presente a bordo insieme all’Ing. fiduciario dell’Armatore. Chissà per quale misteriosa coincidenza del destino, in quel fatidico “momento”, entrambi si trovavano a poppavia della nave nei pressi della cisterna n.9 che esplose?

Ancora oggi, a distanza di 72 anni, il nostro triste pensiero va comunque a queste due persone che furono le uniche vittime di quell’equipaggio a causa di una fatale coincidenza del destino.

Come non accumunare ad essi le altre maestranze del Cantiere navale che persero la vita nel loro porto, vicino alle loro case e alle loro famiglie.

A noi sembra che la causa sia stata la palese carenza di procedure di “sicurezza” male applicate in ambienti di lavoro estremamente delicati per la presenza di gas velenosi ed anche esplosivi i quali, entrando in contatto con fiamme ossidriche o scintille sprigionate da qualsiasi utensile non regolamentato, diventano bombe micidiali.

Purtroppo, il tragico evento della MONTALLEGRO non fu il primo né l’ultimo nella storia di navi ai lavori di manutenzione. E ci viene sempre in mente quel saggio detto che ancora oggi si sente recitare come un ritornello sui “bordi”… ma anche nelle case di tutto il mondo all’ora dei TG nazionali:

“TUTTI PARLANO DI SICUREZZA E DI SOLIDARIETA’, MA POCHI DI LORO SONO DISPOSTI A PAGARLA”.

 

 

 

Carlo GATTI

Rapallo, 22 Marzo 2023

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


MUSEO NAVALE INTERNAZIONALE DEL PONENTE LIGURE

MUSEO NAVALE INTERNAZIONALE DEL PONENTE LIGURE

 

Monumento ai naviganti di Capo Horn alla radice del molo lungo di Porto Maurizio-Imperia

 

Inaugurato il 23 maggio 1983 in occasione del secondo e ultimo congresso mondiale dei Capitani di Capo Horn (450 membri appartenenti a 13 nazioni)

 

UN PO’ DI STORIA tormentata…

Museo Navale: una storia infinita, una nuova “incompiuta”?

 

Ottobre 1978: intuizione storica sul Museo, vedasi “proposta” nel volume “La Città dei Marinai”.

23/8/1978 : Istituzione Museo Navale- Atto della Giunta n.°1469  del Comune di Imperia.

27/8/1978: articolo di Emilio Varaldo: “Perchè la Città non ha un Museo”?

23/10/1979: nasce il Museo Navale in sede” precaria” nelle sale dell' ex Liceo Scientifico”.

12/01/1980: “Finalmente “sì“ ( conferma) della Giunta al Museo Navale”.

8/5/1980: nasce l'Associazione Amici del Museo Navale” (Not. Donato).

19/5/1981: visita del Sen. Taviani che plaude all'iniziativa e fa pervenire al Museo  tutti volumi della   “Colombiana”  del Poligrafico dello Stato.

1984/1985: Museo sulla copertina elenco Telefonico SIP.

1992: il Museo Navale presente all'Expo delle Colombiane.

1992: proposta dall' Associazione A.M. per  la nuova sede agli ex Magazzini Generali.

23/1/1992: Ass.Nattero: “Museo Navale presto trasferito nei docks portuali”.

20/12/1998: Consigliere P. Denegri : “Nuova sede tra due anni”.

9/6/1999: approvato il progetto trasloco.

11/6/1999: ottenuta concessione demaniale dell'area (ex Magazzini portuali).

25/3/2002: Il Piano Regolatore Portuale (Regione Liguria) destina il complesso di edifici a sede museale.

19/10/2002 : Assessore Baudena espone il progetto del Planetario da inserire nel Museo.

2003: Sindaco Sappa espone i progetti per il 2003 (Museo Navale e Depuratore).

19/11/2004: Sindaco Sappa espone progetto per Palasport e Museo Navale.

28/5/2005: Ass re.Gaggero presenta la  pratica “Museo” alla Conferenza dei Servizi.

19/8/2005: Sindaco Sappa dichiara “appalti e lavori di ristrutturazione palazzine entro l'anno”!

20/5/2008: pagato il restauro di “Luna Rossa” (Sovrintendenza) da conservare nel Museo Navale

luglio 2008: termine 1° lotto lavori.

settembre 2008: prime visite ai locali del futuro Museo durante le Vele d' Epoca (Mostra antiquariato). I giornali parlano arbitrariamente di inaugurazione del Museo Navale!

30/9/2009: piove dentro la nuova sede con tetto nuovo!

17/3/2010: Ass.re Gaggero e P. Strescino: “apertura ancora lontana”.

10/5/2010: Ass.re Baudena: “a settembre taglio del nastro”!

1/8/2010: Flavio Serafini: “Nuova sede già vecchia!”

3/9/2010: Protesta delle Associazioni culturali Imperiesi per i ritardi.

25/11/2010: Strescino: comunica: “un milione di euro per il Planetario”.

giugno 2012: scafo di “Luna Rossa” in completo abbandono sullo spiazzo esterno.

26/4/2012: Strescino: “Il Museo aprirà entro il 2013”.

26/4/2013: prestito cimeli del “Rex” alla Mostra di Genova.

23/11/2013: appalto vetrine di tutta l'area a cura della Sovrintendenza. Inadeguate e fuori misura. quelle dell'area di ponente. Contestazione sul loro collaudo.

13/4/2014: Com.te Serafini: “Luna Rossa”, uno scandalo per tutta la Città. Lo scafo viene ritirato da Prada a seguito della promessa inevasa del Sindaco.

18/4/2014: Ass.re Sara Serafini: ripresa dei lavori 2° lotto.

8/7/2015: Sindaco Strescino: “il Museo del futuro, apertura prevista nel 2016”.

24/4/2016: Ass.re Podestà: “Il Planetario dovrebbe essere completato entro l'anno”.

12/8/2016: inizio trasloco reperti “fai da te” con i mezzi privati della Associazione A.M.

16/9/2016: Serafini: richiesta al Sindaco Capacci per il rifacimento completo del tetto nuovo. Piove nelle sale!

3/1/2017: scadono i termini per l'appalto del Planetario.

31/1/2017: apertura ufficiale ed inaugurazione dell'area di levante. Grazie al lavoro ed ai traslochi dell'Associazione A.M. evitata all'ultimo giorno la restituzione dei fondi assegnati.

23/4/2019: Ass.re Roggero presenta il nuovo progetto della rete museale.

settembre 2019: Ass.re Roggero comunica inizio lavori area di ponente.

ottobre 2020: Ass.re Roggero comunica l'inizio dei lavori area di ponente per 600.000 euro.

15/12/2020: Ass.re Roggero comunica l'imminente inizio dei lavori (nuovo progetto). I  600.000 euro sicuramente non basteranno per l'allestimento della Sezione “Cantieristica”, “Atelier Modellista”, “Padiglione Imbarcazioni storiche” e “Sala Mostre” ,”Sala riunioni “ per il completamento del Museo al piano terra dell' area di ponente. Alla luce dei fatti il “fundraising” non è stato sufficiente, ma va ulteriormente integrato.

febbraio 2021: inizio trasferimento di reperti dal locale interno (Deposito) all'area (storica) di ponente senza il coinvolgimento della Associazione A.M. e loro collocazione disordinata senza un criterio storico scientifico, oltre all'esposizione alla polvere di diversi modellini navali.già protetti da teche.

marzo/aprile 2021: smantellamento reperti (quadrerie e modelli) e mezzi espositivi dell'area di levante ( già operativa da fine gennaio 2017 e che tanti consensi ed ammirazione avevano sollevato dal pubblico)  perchè “non in linea” con i mezzi espositivi originali, nonostante il benestare ( febbraio 2017) dei Dirigenti della Regione Liguria. Completa rimozione delle quadrerie in tutti i settori, già selezionate e disposte nel proprio contesto storico, prerogativa che può essere esercitata solo dal Comitato storico/scientifico dell'Associazione.

maggio 2021: arbitrario smantellamento Sala Idrografie/Strumenti meteo/topografici” con rilevazione di alcuni danneggiamenti alla  preziosa strumentazione. Si ricordano in proposito gli art. 5 e 20 del Codice dei Beni Culturali di pubblica fruizione ( Decr. Legisl. n.° 42 del 22/1/2004) .

Con dette operazioni di smantellamento viene vanificato il lavoro di due anni ( 2015 e 2016) da parte della Associazione A.M.

giugno 2021: nessuna chiamata per continuare gli allestimenti nell'area storica! Procedono da soli?

L'Associazione A.M. è anche interessata, seppur marginalmente non essendo suo compito specifico, alla sistemazione di bookshop, caffetteria e hall di ingresso, servizi che ritiene fondamentali per una corretta gestione economico/ finanziaria del Museo. Si auspica che almeno in questo settore non vadano disperse risorse preziose.

Luglio 2021: nessuna chiamata. Agosto è passato! Direttore dei lavori, Comune, Soprintendenza si sono sempre negati al telefono!

Dicembre 2021: Museo ancora chiuso da quasi un anno! Non dovevano finire i lavori a giugno?

 Praticamente allo stato attuale ed alla data odierna il Museo Navale non esiste più!

 Si profila un ennesimo slittamento dell'inaugurazione finale del Museo!!! Sarebbe la quarta e non l'ultima!

20 giugno 2022 : Riapertura Museo Navale ed inaugurazione del Planetario! I locali destinati a bookshop e caffetteria sono ancora vuoti.

Dicembre 2022:  Alcuni attendono ancora il trasloco dalla vecchia sede.

Gennaio 2023 il museo resta abortito e mutilato senza le più importanti sezioni legate alla storia della città: Cantieristica, Pesca, Portualistica

31 gennaio 2023: il Consiglio Comunale approva il progetto di gestione della cultura affidato a soggetti privati (partenariato)

A cura di:

Associazione Amici del Museo Navale – Associazione ex Docenti ed Allievi del Nautico IM – Collegio Capitani L.C. e D.M di Imperia – Unione Medaglie Oro L.N. - Radioamatori Imperia.

 

Hanno espresso la loro solidarietà:

Compartecipi e collaboratori in tutti questi anni con l'“Associazione Amici del Museo Navale” che ha creato una grande struttura culturale che onora Imperia, la Liguria e non solo, esprimiamo la nostra più viva preoccupazione sulla attuale situazione degli allestimenti ed auspichiamo che i creatori del Museo possano continuare ad operare proficuamente come per il passato.

In particolare esprimiamo la nostra solidarietà, fiducia ed incondizionato apprezzamento nell'operato della Associazione A.M. che si è sempre distinta per operosità, professionalità e competenza riconosciute anche a livello internazionale.

Condividiamo le preoccupazioni del Com.te Serafini che sono anche le nostre!

Associazione ex Docenti ed Allievi del Nautico IM – Unione Medaglie d'Oro di L.N. - Vele Storiche Viareggio – Comitato San Maurizio - Il Museo Navigante – Club Artiglio – Cantiere della Memoria SP– APSD Stella Maris IM – “Cumpagnia de l'Urivu” IM - Associazione Amici del Santuario di Montegrazie IM – Lega Navale IM – Confraternita S.S. Trinità - Zacboats - A.D.P. S. Borgo Foce IM – Federazione Italiana Barche Storiche ( FIBAS) – C.V. Ventimiglia - Collegio Naz. Cap. L.C. e D.M. Sez. IM – Fondazione Artiglio Europa – Ass. Amici del Museo della Marineria VR– Il Mare di Carta – Ipersub IM – Euro Sub DM - HDS Italia – Museo Nazionale delle Attività Subacquee RA – Yacht Club SR – “Famiia Sanremasca” SR - Ass.Docenti di Geografia Sez. IM – Museo Marinaro Tommasino Andreatta CH – Corpo Piloti LI – Lega Maestri d'Ascia e Calafati VR – Fondazione Luigi Ferraro GE – Comitato Nazionale C. Colombo GE - Decio Lucano News – ex Soci Osservatorio Astron.co IM – Collegio Nazionale Cap.L.C. e D.M. GE – Gruppo ANMI DM – Nucleo storico Fondatori Museo Navale – Radio Amatori IM – Impresa Portuale Lodovico Maresca IM – Museo del Mare Tortona – Nastro Azzurrro GE – Guardia Costiera Ausiliaria GE – Società Marittima di M. S. IM – Imperia Yacht Service – Marittima Service Group IM – Marina Uno IM – Stella Maris LI – Circolo Filatelico IM – Museo Marinaro GBono Ferrari CA – Accademia di Marina PI – Istituzione Cavalieri di S. Stefano PISA- ANMI GE- Communitas Diani - Associazione Mare Nostrum Rapallo.

 

La tempesta imperfetta investe il Museo Navale

Chi vuol prendere visione di uno scenario devastante può affacciarsi, sempre  che ne ha facoltà, all'interno di quello che per anni è stato un Museo Navale, il primo a sorgere in città (1980) a differenza di altri che musei non sono, ma solo mostre permanenti. L'area moderna, inaugurata in pompa magna ed ufficiale il 31 gennaio 2017, di fatto   non c'è più, smantellata con una operazione arbitraria e strisciante che non ha avuto testimoni oculari esterni. Che cosa è successo? Negli ultimi mesi si è ritenuto opportuno modificare, o meglio stravolgere e snaturare, senza neanche coinvolgere o chiedere un parere alla “Associazione Amici del M.N.”, il percorso museologico; praticamente mezzi espositivi e reperti, quadrerie e modelli sono stati ammassati nel Deposito da personale, manodopera generica eufemisticamente definibile non qualificata. I risultati non sono mancati: danneggiamenti di modelli navali, lesioni di vetri nelle quadrerie, ecc. Forse una maggiore accortezza decisionale (nostro avrebbe dovuto essere l'incarico della movimentazione dei reperti dal Deposito) avrebbe evitato uno scempio che lascia esterefatti e sgomenti. Per non parlare del vedere vanificato un lavoro paziente e faticoso durato due anni del Comitato scientifico interno della “Associazione A.M” delegato ad occuparsi delle varie Sezioni nelle quali è articolato il Museo. L'operazione inqualificabile è stata portata a termine solo dopo che l'Associazione è stata privata con scusanti sibilline delle chiavi di accesso al Museo. Pare che il motivo scatenante di tale improvvida iniziativa sia stata la constatazione che alcuni dei nostri mezzi espositivi (moderni e costosi dei quali dobbiamo giustificare il futuro utilizzo) non sono “in linea” con quelli originali in dotazione a nostro giudizio insufficienti per numero alla conservazione. Eravamo aperti alla discussione con proposte migliorative ed anche disponibili a snellire le esposizioni per le quali si era operato in fretta per non far perdere i fondi assegnati, salvati solo per un giorno grazie al nostro lavoro! Ci eravamo regolati  anche in base all'esperienza acquisita alla Bocconi ed alla Università di Pisa e proceduto in collaborazione con l'Università e CNR di Genova. Non crediamo a eventuali suggerimenti di cattedratici, accademici o luminari che in questo specifico settore non esistono anche se presi in prestito o a pagamento. E' sufficiente ricordare come l'Amministrazione abbia coinvolto la Promo Spa di Lucca (38.000 euro) o lo Studio Filippini di Genova (24.000 euro) per venirci a raccontare come deve nascere un Museo! In questo scenario desolante rileviamo lo spostamento di alcune vetrine in siti non appropriati e l'eliminazione di tutte le quadrerie dalle pareti (peraltro già accortamente suddivise nei rispettivi settori tematici) dimenticando che le stesse costituiscono l'architrave e la ricchezza delle strutture mueseali, parlano al pubblico ed offrono suggestioni e messaggi. Con l'occasione si ricorda l'ispezione /controllo di due dirigenti della Regione Liguria che hanno avallato gli allestimenti e si sono complimentati (presente l'ing. Enrico), oltre ai commenti lusinghieri a fine visita riportati nel Libro Visitatori da centinaia di persone. In questo contesto colpisce l'assoluta mancanza di trasparenza, l'arbitrio consumato nei riguardi dell'Associazione A.M. che, ricordiamo, fino a quando non sarà ufficializzato un regolare passaggio notarile di proprietà, rimane legalmente responsabile delle collezioni. Appare evidente il tentativo di esautorare  l'Associazione senza la collaborazione e presenza continua della quale il Museo non potrà andare da nessuna parte. Quanti hanno creato ed operato in quarant'anni nel Museo sono stati messi alla porta! Inevitabile il contenzioso che coinvolgerà diverse  generazioni di Imperiesi e non solo, ma soprattutto le migliaia di donatori anche stranieri che saranno doverosamente presto informati sulla situazione. Anche problemi per gli allestimenti in atto, per la verità fermi da oltre sei mesi, nella zona di ponente (area storica):  i reperti sono stati trasferiti con la stessa procedura e spesso fuori contesto ; solo in una occasione  in presenza ci è stato concesso di illustrare la natura specifica del reperto ed indicarne la collocazione nella sala  e nella vetrina interessata, mentre sarebbe stato più opportuno e logico trasferire con metodo e razionalità  i reperti dai depositi e non con una precipitazione ingiustificata.  Stravolta inoltre, la collocazione dei reperti nelle Sale Idrografia/Strumentazione/Topografica” e “Viaggi ed Esplorazioni Scientifiche” proprio per la mancanza assoluta di cognizioni storiche e tecniche. Anche in questo settore appaiono rilevanti i danneggiamenti alla preziosa ed unica strumentazione. Ricordiamo che si tratta sempre di reperti soggetti a vincolo e inventariati dalla Soprintendenza. Mentre gli annosi problemi del Museo appaiono tuttora irrisolti (condizionamento, apparecchiature multimediali, illuminotecnica, telecamere esterne ed a circuito chiuso, pc, pavimentazione impresentabile, fabbrica industriale di polvere ( vedere l'esempio del nuovo mercato a Porto Maurizio), si è pensato anche di sindacare sull'importanza della biblioteca, sicuramente tra le più importanti a livello nazionale che non solo è indispensabile agli operatori museali, ma anche a ricercatori, storici, laureandi, ecc.

Mancano sempre gli allestimenti essenziali di due sale (“Portualistica“ e “Pesca”)  nell'area disponibile degli ex uffici Salso: una significativa serie di reperti che resta tuttora in Deposito. Con queste premesse si finirà per creare un museo abortito o mutilato. Il mondo, i media devono valutare quanto il mancato rapportarsi all'esperienza ed alla competenza del gruppo di esperti che ha ideato e creato l'Istituzione, possa danneggiare l'immagine della Città e come siano da evitare le decisioni di singoli a scapito di quelle collegiali e condivise su un patrimonio culturale che appartiene a tutta la collettività, alla sua storia e tradizioni.

 

ENTRIAMO NEL MUSEO

Il museo, nato nel 1980 per iniziativa del comandante Flavio Serafini, si articolava in 14 sezioni che custodiscono un prezioso patrimonio di testimonianze delle tradizioni marinare liguri e nazionali dal XVIII al XX secolo. Vi si trovano una ricca collezione di strumenti di bordo, materiali e attrezzi relativi alla tradizione cantieristica in legno e ai suoi uomini, dipinti marinari, ex-voto, uniformi. Notevole è l'aspetto modellistico, mercantile e militare, arricchito da diorami e dai modelli di Léon Perret, artista e modellista, vissuto tra XIX e XX secolo, al quale è dedicata una sala. Particolare risalto viene dato a materiali e cimeli riguardanti la navigazione velica oceanica e all'impresa più bramata dai navigatori: il doppiaggio di Capo Horn.

Tra gli strumenti esposti, sono da segnalare alcuni cimeli legati alla letteratura e al viaggio quali la bussola del veliero Narcissus su cui fu imbarcato Joseph Conrad, che ad esso dedicò il romanzo "The nigger of the Narcissus", il sestante tascabile di Giacomo Bove, oggetti personali, indumenti polari, diari, documenti di bordo, della "Tenda Rossa" dove trovarono rifugio i membri della sfortunata spedizione polare del Dirigibile "Italia". Una sezione è dedicata ai mezzi e agli strumenti della ricerca archeologica sottomarina e alla palombaristica.

La visita è arricchita da un allestimento multimediale e da un percorso di postazioni didattiche, che garantiscono un'esperienza in prima persona, con simulazioni di navigazione e quattro percorsi tematici: Il lavoro sul mare, Il viaggio per mare, La guerra sul mare, Il mare come evasione.

 

Il Museo Navale di Imperia svela i segreti della “Città dei Marinai”

Noto anche come la "Città dei Marinai", il museo presenta un'esposizione modernissima che occupa uno spazio di circa 9.000 metri quadri.

 

 Il 30 gennaio 2017 a Borgo Marina di Imperia, in via Scarincio 9, presso gli ex magazzini generali di Calata Anselmi, è stata inaugurata la nuova sede del  nuovo Museo Navale, noto anche come “La Città dei Marinai”. L’esposizione modernissima, che va a sostituire i vetusti locali destinati al museo navale, occupa 9.000 metri quadri di spazio in quello che attualmente è un “work in progress”, un museo in divenire del quale si possono intuire pregi odierni e potenzialità future.

Imbarcazioni d’epoca reali o rappresentate in accurati modelli, attrezzature navali, divise, ricostruzioni di ambienti marinari, fotografie e quadri si susseguono nelle sale nuovissime, nelle quali sono presenti anche delle installazioni multimediali interattive che permettono di simulare una navigazione al timone o una battaglia navale al periscopio di un sottomarino.

Una particolare visione è data al passato marinaro di Imperia, in una narrazione del legame complesso fra l’uomo e il mare e delle imprese eroiche vissute. Quattro i percorsi tematici: il lavoro, il viaggio, la guerra sul mare e il mare come evasione.

La visita inizia con la sala dedicata ai dolia, gli imponenti recipienti per il vino utilizzati tra il I° secolo a.C. e il II° secolo d.C., che danno mostra di sé in un ambiente a loro dedicato che rimembra il fondo marino e la scoperta, avvenuta nel 1975 nelle acque prospicienti Diano Marina, ad opera dell’archeologo Nino Lamboglia, fondatore dell’archeologia subacquea. 

Al primo piano, veramente affascinanti sono le sezioni dedicate ai palombari e al loro difficile e pericoloso lavoro e a Luigi Ferraro, medaglia d’oro al valor militare e pioniere della subacquea ricreativa italiana, con i primi corsi di immersione e la creazione della Technisub. C’è poi la plancia della motonave Sestriere con la storia dei migranti, la plancia della motonave Doria, la palestra della vela, la sala dedicata al Santuario dei Cetacei e la macchina del vento.

Particolarmente importante per gli appassionati storici è la parte dedicata alla subacquea militare e al famoso sommergibile Scirè, del quale è qui conservato il portello di poppa. Si tratta del mezzo subacqueo italiano più famoso, il terrore della marina inglese nel Mediterraneo durante la Seconda guerra mondiale.

Era il sommergibile d’appoggio degli incursori della Regia Marina, che compirono l’impresa di Alessandria violando il porto egiziano e danneggiando le corazzate britanniche Valiant e Queen Elizabeth, oltre ad una nave cisterna e ad un cacciatorpediniere. Individuato grazie alla decrittazione di Enigma, gli venne preparata un’imboscata davanti al porto, allora britannico, di Haifa, nella quale non sopravvisse alcun marinaio italiano.

All’interno del museo si trova anche un auditorium dotato di maxischermo che ospita eventi di carattere culturale ed è in seguito diventato Teatro del Mare, con un cartellone ricco di serate ed artisti differenti. Il museo navale di Imperia è aperto il martedì mattina dalle 9.30 alle 11.30 e il giovedì e sabato pomeriggio dalle 15.30 alle 19.30.

"Durante la piena stagione estiva, nei mesi di luglio ed agosto, oltre al martedì mattina il museo rimane aperto il giovedì, venerdì e sabato sera dalle 18.30 alle 22.30. Biglietti di ingresso interi 7€, ridotti 3,50€, scuole 3€ con un ingresso gratuito ogni 15 persone. Per informazioni museonavale@comune.imperia.it, tel. 0183 651363".

Paolo Ponga

 

FOTOGALLERY 

IL LATO NORD DEL MUSEO

 

Un angolo della Battaglia dell'Atlantico con il ricordo dell'unica nave italiana  “SESTRIERE” presente in tre convogli.

 

 

TIMONERIA E SALA RADIO DELLA M/N SESTRIERE

 

 

 

SEZIONE PALOMBARISTICA

NAVE RECUPERI ARTIGLIO

SORIMA

UN ANGOLO DEDICATO ALLE MEDAGLIE D’ORO DI LUNGA NAVIGAZIONE

 

 

 

LA SEZIONE PALOMBARI

 

 

 

 

CAMERA DI DECOMPRESSIONE MONO USO

 

 

 

 

POMPA DI PALOMBARO E GUIDE AL LAVORO

 

 

 

CAMERA DI DECOMPRESSIONE PROFESSIONALE

 

DUE SCHERMI CON FILM ORIGINALI CHE RICORDANO IL LAVORO DELL’ARTIGLIO

 

 

PORTELLO DFI POPPA DEL SOMMERGIBILE SCIRE’ AFFONDATO NELLE ACQUE DI HAIFA

 

 

 

INIZIO DELL’AREA STORICA

 

 

LA GALLERIA D’INGRESSO COME SI PRESENTAVA ALL’INIZIO DEGLI ALLESTIMENTI

 

 

 

L’ANGOLO DEI SOMMERGIBILISTI

 

 

LA SEZIONE UNIFORMOLOGICA - I PILOTI DELLA MARINA

UNO SCORCIO DELLE VARIE UNIFORMI

 

SEZIONE MARINA MILITARE

 

 

 

GIACCA BIANCA ORDINARIA ESTIVA DELL’AMMIRAGLIO ANTONIO LEGNANI E MEDAGLIERE   

 

 

GLI OPERATORI GAMMA DELLA X-MAS CON LE ATTREZZATURE DELLA MEDAGLIA D'ORO LUIGI FERRARO

 

 

 

REPERTI  DELLA NAVE PASSEGGERI STOCKHOLM

 

 

 

TELESCRIVENTE E BUSSOLA NORMALE DI CONTROPLANCIA DELLA STOCKHOLM

 

 

 

 

MODELLO DELLA M/n GIULIO CESARE

SEZIONE TRANSATLANTICI

 

 

 

STOVIGLIERIE DI BORDO

 

 

SIMULATORI DI MANOVRA

 TELEGRAFO DI MACCHINA

(TIMONERIA M/N SESTRIERE)

 

 

 

 

SIMULATORE DIDATTICO DI NAVIGAZIONE A VELA

 

 

UNO SCORCIO DELL’AREA STORICA LATO PONENTE

 

 

 

SEZIONE CAPO HORN

UN ALBATROS DELLE BASSE LATITUDINI

 

 

 

Sezione "Yachting"

"una parte della raccolta di guidoni di Yacht Club di tutto il mondo"

 

 

VARII ASPETTI DELLA SALA DI ARCHEOLOGIA SUBACQUEA

(SALA NINO LAMBOGLIA)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

SEZIONE EX VOTO MARINARI

 

 

 

 

 

 

SEZIONE EX VOTO MARINARI

 

 

 

 

 

 SEZIONE NAVI A PROPULSIONE A PALE  

 

 

1 - Endeavour 1768 - Realizzata nel 2004 - dimensioni 76 x 31 x 53h;

 

 

2 - Savannah - 1819 - dimensioni 98 x 46 x 78h;

 

 

3 - Hope - 1864 - Realizzata nel 1995 - dimensioni 110 x 35 x 52h

 

 

 

4 - Stabia -1861 - Realizzata nel 2002 -  dimensioni  70 x 27 x 46h;

 

 

5 - Gulnara - 1832 - Realizzata nel 1977 -  dimensioni 116 x 38 x 70;

 

 

 

6 - Guiscardo - 1842 - Realizzata nel 2001 - dimensioni 83 x 29 x 5h

 

 

 

7 - Cotre - 1815 - Realizzata nel 1974 - dimensioni 106 x 56 x 90h;

 

 

 

8 - Sphinx - 1845 - Realizzata nel 1975 - dimensioni 75 x 25 x 47h;

 

 

 

9 - Mississipi - 1841 - Realizzata nel 1988 - dimensioni 120 x 41 x 74h;

 

 

 

10 - L'Orenoque - 1848 - Realizzata nel 1979 - dimensioni 106 x 31 x 57h;

 

 

 

 

 

Ad Imperia l’inizio dell’estate 2022 coincide con la riapertura al pubblico del Museo Navale, completamente rinnovato all’esterno e riorganizzato all’interno e con l’inaugurazione del Planetario.

 

VARIE TEMATICHE ILLUSTRATE DURANTE ALCUNE VISITE AL PLANETARIO

 

Per quanto riguarda il Museo Navale gli interventi effettuati hanno permesso l’apertura dell’ala di Ponente, la revisione e la riqualificazione del tetto e della facciata, il completamento funzionale del percorso museale, la realizzazione del nuovo ingresso lato Banchina e la predisposizione del nuovo locale caffetteria-bookshop. Completa l’offerta turistico-museale della struttura il Planetario di Imperia ospitato nella cupola, terzo in Italia per dimensioni e il più tecnologicamente avanzato. Con la sua cupola full dome, 62 posti a sedere, permetterà di viaggiare tra le stelle e conoscere meglio lo spazio con spettacoli in 2D e 3D.

https://www.riviera24.it/2022/06/inaugurato-il-planetario-di-imperia-il-piu-tecnologico-ditalia-766656/

 

 INAUGURAZIONE DEL PLANETARIO DI IMPERIA

PADRINO IL PRIMO ASTRONAUTA ITALIANO 

FRANCO MALERBA 

 

 

 

L’ATTUALE ORARIO DI APERTURA DEL MUSEO NAVALE E QUELLO DEL PLANETARIO (SU PRENOTAZIONE) E’ IL SEGUENTE:

SABATO E DOMENICA DALLE 17.30 ALLE 21.30

 

I LIBRI DI FLAVIO SERAFINI

La lista non è completa

 

 

Il Comandante Flavio Serafini presenta il suo ultimo libro  

'Il mio Nautico'

 

Mi complimento con il mio caro amico Comandante Flavio Serafini per l'IMMENSO lavoro svolto in questi anni con indiscusse capacità manageriali, profondissima passione storica e ammirabile cultura marinara. Lo RINGRAZIO  per il materiale che gentilmente ha voluto inviarmi e che qui ho riportato, purtroppo, in modo incompleto e superficiale. Spero in tal modo di  stimolare la curiosità di tanti appassionati del MONDO MARINARO affinchè mettano in agenda LA VISITA GUIDATA  in questo MUSEO in cui si respira anche una fresca aria di modernità.

MUSEO NAVALE E PLANETARIO DI IMPERIA

Indirizzo:

VIA SCARINCIO N.7 18100 IMPERIA

TELEFONO:

0183 651363 – 0183 701554

A cura di Carlo GATTI

Rapallo, 14 Marzo 2023

 

 

 

 

 

 


BRUNO DI LORENZI - EROE RAPALLESE

BRUNO DI LORENZI

EROE RAPALLESE

 

 

 

Targa commemorativa posta all’ingresso del molo al centro della passeggiata a mare che ricorda       

BRUNO DI LORENZI

Un grande Rapallino marinaio e palombaro (inserito in un nucleo speciale di nuotatori d’assalto
denominato GRUPPO GAMMA, che durante la seconda guerra mondiale si distinse al punto da
essere decorato con Medaglia d’argento al valore militare per le sue azioni di
sabotaggio ed affondamento di navi nemiche nel porto di Gibilterra.

 

 

“OPERATORI GAMMA TUTTI RIENTRATI – MISSIONE COMPIUTA”

STORIA > II GUERRA MONDIALE

 

 

La trasmissione cifrata giunge, attesissima, la mattina del 14 luglio 1941, al comando supremo della Xª Flottiglia MAS: la base navale inglese di Gibilterra era stata violata!

L’Operazione "GG1", questo il nome in codice dell'ardita missione, parte da lontano, dato che per eludere l'agguerrito spionaggio inglese e la possibile fuga di informazioni da parte di Supermarina, il comando della Xª MAS prepara la nuova ambiziosa missione in modo perfetto, depistando tutte le possibili fonti di delazione.

Si sta preparando, infatti, un nuovo e rivoluzionario metodo di attacco, addirittura differente da quelli già micidiali ed irridenti ai quali l’Italia ha fatto amaramente “abituare”, ob torto collo, i furenti comandi inglesi.

Una nuova unità della Flottiglia, denominata “Gruppo Gamma” e formata da atleti incredibili che univano allo spiccatissimo animo patriottico, un fisico e temperamento eccezionali, secondi unicamente al proprio insuperabile coraggio, era pronta ad assestare un nuovo - durissimo - colpo, al prestigio ed al morale della potente marina reale britannica.

Il 14 giugno 1941, tra i 60 sottufficiali e marinai inviati, come da routine, alla base sommergibili atlantica BETASOM di Bordeaux, si infiltrano una parte degli operatori Gamma, destinati all’Operazione GG1. Dopo alcuni giorni, il 23 giugno, questi senza farsi notare ed indossati abiti borghesi, si dileguano dalla base, raggiungendo dopo qualche giorno e con una perfetta operazione di infiltrazione segreta, durante la quale percorsero anche lunghissime tratte a piedi, in pieno territorio spagnolo, la meta di partenza dell’ardita ed ambiziosa missione.

La distanza dell’obiettivo della rada di Gibilterra dalla base segreta ricavata nelle stive di Nave Olterra, internata ed ormeggiata in territorio spagnolo, era notevole anche per le eccezionali capacità atletiche degli operatori Gamma, cosicché si decise di preparare un piano di attacco alternativo.

Un paio di mesi prima, una coppia di italiani – i coniugi Ramognino - che avevano lasciato intendere agli spagnoli di aver voglia di scampare alla guerra, aveva preso in affitto una casa sulla costa, proprio nei pressi di Gibilterra: Villa Carmela.

Le squadre di attacco del "Gruppo Gamma", i cui operatori provenivano da varie direzioni, alcuni dopo aver sostato a Cadice, altri a Madrid e dopo un breve passaggio dalle segrete stive dell’Olterra, giunsero finalmente in località La Linea. Qui, si nascosero proprio a Villa Carmela, ove nel frattempo i servizi logistici della Flottiglia avevano fatto giungere, in gran segreto, le semplici ma micidiali attrezzature d’attacco.

Beh! Raccontata così sembra già difficile, per non dire impossibile, figuriamoci compierla una missione così articolata! Siamo certi che lo scrittore britannico Fleming, per le avventurose storie inventate per il suo famoso "007", abbia attinto a piene mani dalle straordinarie operazioni sotto copertura dei micidiali uomini della Decima MAS. Con una sola differenza: quelle di James Bond erano frutto di pura fantasia; le altre, invece, sono Storia divenuta meravigliosa Leggenda.

Al calar delle tenebre della sera del 13 luglio, inizia tra mille incognite la delicata fase dell’attacco.

La nuova e rivoluzionaria squadra di assalto italiana, composta da ben 12 straordinari marinai appartenenti al Gruppo "GAMMA", nuova arma segreta della più micidiale unità di assalto subacquea di tutti i tempi - la Xª Flottiglia MAS - eludono, a nuoto, tutte le difese e le ostruzioni disseminate attorno alla super protetta e strategica base navale inglese.

Nuotando faticosamente tra le fortissime correnti provenienti dall'oceano, per interminabili ore, con durissime fasi di devastante apnea, armeggiano con somma perizia sotto le chiglie dei mercantili Alleati, carichi di preziosi rifornimenti. Evitando, magistralmente, le decine di sentinelle che pattugliano la rada e le numerosissime esplosioni procurate dalle micidiali bombe di profondità, portano infine a compimento una missione perfetta.

L’esito dell’Operazione GG1 è, infatti, semplicemente straordinario.

E' da poco sorta l'alba, nella desolante ed incendiata baia di Gibilterra. La "Decima" ha appena inferto agli inglesi un duro colpo, mostrandogli un nuovo ed incredibile metodo di attacco, danneggiando pesantemente i preziosi carichi imbarcati e costringendo all'incaglio addirittura 4 navi, per un totale di ben 9.465 tonnellate.

Dalle garitte in subbuglio ed in allarme del porto inglese, più di un ufficiale britannico osserva, sconsolato e con lo sguardo perso nel vuoto, la vastità di quel mare che cela le storie e l'identità di un pugno di eroi, verso i quali risulta proprio impossibile non nutrire, misto certamente ad astio e timore, una profonda e sconfinata ammirazione.

Quella notte, tutti i 12 meravigliosi "Uomini Gamma" che si infiltrarono nelle acque molto vigilate e pattugliate antistanti la base inglese, nuotando con assurda fatica dal confinante territorio spagnolo, riuscirono addirittura anche ad esfiltrare, a missione compiuta, senza subire perdita alcuna!

Per questa eccezionale azione, tutti i magnifici 12 Uomini Gamma furono decorati di Medaglia d'Argento al Valor Militare.

Ecco, ad imperitura memoria di sommo coraggio e puro patriottismo, i loro nomi:

Agostino STRAULINO

Giorgio BAUCER

Alfredo SCHIAVONI

Alessandro BIANCHINI

Carlo DA VALLE

Giuseppe FEROLDI

Vago GIARI

Evidio BOSCOLO

Bruno DI LORENZO

Rodolfo LUGANO

Giovanni LUCCHETTI

Carlo BUCOVAZ

 

 

 

 

Per conoscere meglio l'eroe BRUNO DI LORENZI abbiamo scelto un altro GRANDE "rapallino" EMILIO CARTA il quale, nella PRIMA PUBBLICAZIONE (2002) di Mare Nostrum Rapallo,  scelse Bruno De Lorenzi come EMBLEMA del coraggio e delle  capacità natatorie della gente del TIGULLIO.

 

 

 

 

 

 

 Carlo GATTI 

il quale desidera aggiungere ancora alcune riflessioni e ricordi di gioventù:

Bruno de Lorenzi nacque nel 1920, compì una doppia impresa a Gibilterra nel 1943, come abbiamo appena scritto, e solo nel 2002, ultimo di una schiera di "eroi nazionali" ancora in vita, ebbe l’onore di presenziare ad una cerimonia importante come Testimonial.

Il suo essere umile “marinaio” delle NAGGE per tutta la vita lo confinò nella sua spiaggia preferita circondato soltanto dai suoi AMICI fraterni, marinai come lui, tenendosi ben distante dai riflettori della storia. Lo ricordo verso la metà degli anni ’50, ancora in gran forma, nuotare come uno squalo ed avventarsi sul pallone che poi scagliava con una forza notevole nella porta di pallanuoto (Bagni Tigullio) presidiata dal sottoscritto… Bruno era un duro! Non era facile al sorriso. Il suo sguardo non era minaccioso, ma penetrante come una lama, non era alto ma sembrava scolpito nell’acciaio.

Le persone di poche parole e di grande temperamento non hanno bisogno  della pubblicità perchè non la amano proprio!

E’ stato un grande onore conoscerlo!

 

 

Rapallo 2 Marzo 2023