RELITTO DELLA SANTA MARIA

Vero o falso ?

 

Nelle acque al largo di Haiti é stato scoperto un relitto incredibile, potrebbe trattarsi della  Santa Maria di Cristoforo Colombo

Haiti

La “caracca” Santa Maria, lunga 21 metri, un ponte e tre alberi, era l’ammiraglia della piccola flotta che giunse per prima sul suolo americano al comando del navigatore genovese Cristoforo Colombo. Le altre due imbarcazioni erano due caravelle leggermente più corte: la Pinta e la Niña. La flottiglia di Colombo partì da Palos (Andalusia) il 3 agosto del 1492, sbarcò sul suolo americano, e il 25 dicembre dello stesso anno s’incagliò su una barriera corallina al largo di Haiti. E’ stato l’archeologo marino Barry Clifford ad imbattersi nei resti di quella che potrebbe essere la caracca spagnola. La notizia deve ancora essere ufficialmente confermata ma se così fosse si tratterebbe di una delle scoperte più importanti degli ultimi anni: Clifford ha spiegato di avere scoperto il relitto della caravella nel punto esatto nel quale l’ammiraglio genovese disse che si incagliò, oltre 500 anni fa. I resti della nave si troverebbero incastrati in una barriera corallina sulla costa settentrionale di Haiti, a circa 3-5 metri sotto il livello del mare. Secondo l’esploratore statunitense, la prova definitiva che il relitto sia proprio quello della Santa Maria di Colombo sarebbe il cannone del XV secolo rinvenuto su un fianco della nave.

Usando magnetometri marini, dispositivi di radar, sonar e esplorazioni di sommozzatori, Clifford ha studiato le anomalie della piattaforma marittima, comparato i risultati con informazioni tratte dai diari di navigazione di Colombo e da materiale cartografico dell’epoca e misurato l’impatto delle correnti per stabilire i movimenti del relitto dopo il naufragio.

 
   

La missione é in parte finanziata da ‘History Channel’, suscita però sin d’ora diversi dubbi, soprattutto da parte di studiosi spagnoli ma anche italiani come P.E.Taviani. Nei suoi diari Colombo racconta infatti dell’impossibilità di smuovere l’imbarcazione, e che questa venne smantellata per costruire un fortino.

 

Dopo oltre 500 anni, il mito della Santa Maria riaffiora per l’ennesima volta. Le numerose ricerche del relitto, per dirla in parole povere, si sono risolte con un buco nell’acqua, oppure con bufale clamorose. La più significativa, quella del 1962 quando un ricercatore inglese con un gruppo di sommozzatori individuò un relitto e sicuro fosse quello della Santa Maria presentò la sua scoperta al mondo intero. Per dieci anni le ricerche si bloccarono. Solo nel 1972 fu scoperta la verità: si trattava dei reperti di una caravella del secolo successivo.

 

Lo stesso archeologo subacqueo Barry Clifford ha ammesso che cinque secoli di correnti oceaniche hanno sicuramente modificato sia i fondali che la costa. Pertanto, la volontà di proseguire le ricerche, a nostro modesto avviso, ha il sapore di una sfida più personale che scientifica.

 

Lo straordinario racconto della grande scoperta giunge ora a uno dei fatti più importanti: la fondazione della colonia della Navidad, primo insediamento europeo in America a cui si riferisce l’incisione del FORTINO (foto sopra) tratta dal libro di Washington Irving Vida y viajes de Cristobal Colon.

Le ricerche dell’equipe americana prendono le mosse proprio dall’individuazione, nel 2003, di questa costruzione. Ma secondo gli scienziati spagnoli il punto in cui dovrebbero trovarsi i resti della nave si trova oggi sulla terra ferma e non sott’acqua.

Fin qui la cronaca …. dopo di ché, la curiosità di saperne di più, ci ha spinti a risalire alle fonti e ci siamo rivolti ai testi sacri di Paolo Emilio Taviani il famoso storico colombiano che ha visitato di persona (nel corso di oltre cinquant’anni) tutti i luoghi toccati da Colombo prima e durante i suoi viaggi di scoperta. Questi preziosi sopralluoghi hanno consentito di risolvere molte questioni che erano rimaste aperte nella pur vastissima precedente storiografia.

PAOLO EMILIO TAVIANI

I VIAGGI DI COLOMBO-LA GRANDE SCOPERTA – VOLUME 1° – pag 68

IL NAUFRAGIO E IL PRIMO INSEDIAMENTO EUROPEO IN AMERICA

….. Il 20 dicembre 1492, la Santa Maria e la Niña, continuando a navigare verso levante lungo la costa settentrionale di Haiti, eran giunte dinanzi alla Baia de l’Acul……

….. Uno degli scogli, o cayo, come li chiamano nei Caraibi, arricchitosi di bianca arena, si é popolato di alberi; é la isleta che Colombo battezzò Amiga: un autentico gioiello che stava e sta ancor là a presidiare l’entrata nell’incantevole Baia de l’Acul. Oggi si chiama Ile Rat.

…. Il 24 dicembre, riuscì a salpare. Navigò di bolina, perché l’aliseo spingeva da levante in senso contrario. Alle 11 della sera, la Santa Maria aveva avanzato lentamente, e si trovava al largo del promontorio che Colombo battezzò Punta Santa, con riferimento all’imminente solennità natalizia. A quanto Colombo scrive nel Giornale, si trovava a nord o a nord-est del capo di una lega, cioé 4 miglia. Era la notte di Natale. Nessun fatto esterno giustifica il disastro. Mare tranquillo. Distanza da terra normale. Le scogliere coralline numerose e insidiose, ma non più novità, ormai. Ce n’erano altrettante sulle molte coste fino ad allora bordeggiate. Le undici. Il mozzo capovolge la clessidra. Cambia il turno del timoniere. L’Ammiraglio si ritira in cabina, recita le preghiere e s’addormenta: “eran due giorni e una notte che non aveva dormito”. Non appena il capo scompare, gli uomini di guardia sul ponte – vedette e mozzi – scendono a dormire. Juan de la Cosa, comandante della guardia, indica la rotta al timoniere, una rotta facile: seguire la Niña che procede con le vele gonfiate dal vento, illuminate dalla pallida luce della luna bassa sull’orizzonte. Il mare, l’abbiamo già accennato, era “in calma morta, come l’acqua d’una scodella tranquilla”. Juan de la Cosa dice al timoniere di chiamarlo qualora mutasse il tempo o il vento, o se comunque si verificasse qualcosa d’anormale, e scende anche lui sotto coperta. Il timoniere casca dal sonno, scuote il mozzo che ha il solo compito di vegliare sulla clessidra, gli affida – in contrasto con gli ordini di Colombo – la barra del timone e si stende a dormire. Così il destino dell’ammiraglia resta nelle mani d’un mozzo, l’unico desto di tutta la nave. La luna era troppo bassa per rivelare alla vista la spuma bianca, che si forma là dove l’onda lunga si frange sulla scogliera corallina. In ogni caso, il ragazzo, che stava a poppa, tutto teso a reggere la pesante barra, non avrebbe potuto vederla. Una corrente marina stava portando la nave sopra una di quelle secche, che ‘ruggivano’ tanto da essere sentite a distanza. Invece la nave si trovò sopra la scogliera così sommessamente che il mozzo non se n’accorse neppure. Solo quando avvertì che il timone arava, e ne udì il rumore, si mise a urlare. Colombo fu il primo ad accorrere sul cassero: poi giunsero Juan de la Cosa e tutti gli altri.

La situazione fu subito chiara. La Santa Maria s’era incagliata di prua su una scogliera corallina. Siccome la poppa pescava più della prua, il modo per rimettere a galla la nave era gettar l’ancora al di là della barriera e condurne la gomena al grande molinello di prua, quindi retrocedere, tonneggiando, con la poppa.

Questi furono gli ordini di Colombo a Juan de la Cosa: tirar la lancia che si trovava a rimorchio in mare fin sotto il bordo della nave, collocarvi l’ancora e il cavo e spostarsi con la lancia stessa di là della barriera per dar fondo all’ancora.

Sceso nella lancia, Juan de la Cosa si diresse invece a tutta forza verso la Niña. Se si tien conto che la Santa Maria era di sua proprietà. É gioco forza pensare che egli sia stato preso da una crisi di nervi. Vincente Yañez Pinzòn si comportò degnamente: rifiutò di accogliere a bordo i transfughi e inviò le sue lance con parecchi marinai a soccorrere l’Ammiraglio.

Ma ormai era tardi. La poppa s’era girata, e la nave venne a trovarsi di traverso, sicché ogni ondata la sollevava e la lasciava ricadere di peso sulla barriera corallina che, peggio di qualsiasi altro scoglio, perfora il legno della carena.

Per alleggerire il peso della nave, l’Ammiraglio fece tagliare l’albero di maestra. Ma neppure ciò fu sufficiente. La marea stava scemando e la nave “non poté respirare: piegatasi alquanto, s’aprì nelle connessure e s’empì tutta d’acqua dal di sotto”.

Il naufragio avvenne nei pressi dell’odierna Cap-Haitien.

Se oggi un turista chiede di andare sul luogo del naufragio della Santa Maria di Cristoforo Colombo, incontra molti barcaioli disposti a portarvelo. Le tempeste non sono frequenti, la baia é riparata dal promontorio a ponente e dall’immensa palude di mangrovie della penisola di Caracol a levante. – Non é pericoloso e non é lontano – vi diranno i pescatori, e i barcaioli vi porteranno ad un miglio dalla costa, su d’un frangente corallino, che sporge addirittura dall’acqua tanto da potervi salire quando la marea é bassa, mentre, quando é alta. L’onda si rompe rumorosa e si moltiplica in scintillii di spuma bianca visibili dalla spiaggia.

I VIAGGI DI COLOMBO LA GRANDE SCOPERTA – VOLUME 2° – Scheda del Capitolo XII – Pag.98/99

Nella cartina, a sinistra, si nota la scritta in rosso: Mare di San Tomaso, Baia de l’Acul. Nel centro-in alto il simbolo della Santa Maria con la Latitudine 19°49’ e poco più a destra é indicata in rosso la scritta Zona di Naufragio. Sotto le due scritte é visibile Punta Santa (scritta in rosso) da cui si accede alla Baie Cap-Haïtien.

La baia di Cap-Haïtien nelle cui acque la Santa Maria naufragò, la notte di Natale del 1492. Il naufragio deve in ogni caso essere su un banco corallino all’esterno verso il mare aperto rispetto al groviglio di banchi che insidiano le acque interne della baia di Cap-Haïtien. (Foto: G.Dagli Orti)

Prosegue:

…… La giornata del 25 dicembre venne dedicata al recupero del carico della Santa Maria e al trasferimento dell’Ammiraglio sulla Niña. …….

 

Rimasero in 39…………………… A Diego de Arana diede il comando in capo.

…….. Vi erano anche un cannoniere – perché Colombo vi aveva lasciato alcune bombarde e ordinato di costruire una torre, un forte e un fossato – E un nostromo, perché venne lasciata una lancia al fine di esplorare la costa, trovare la miniera dell’oro e fondare una nuova colonia in una località più idonea di quella che era stata provvisoriamente prescelta. L’esatta località della Navidad non é stata identificata. Si può solo indicare un rettangolo il cui lato di 7 chilometri é sulla linea della spiaggia, e quello di tre é in profondità. Entro questo rettangolo (bordato in nero nella cartina sopra) sta oggi un piccolo villaggio, Bord-de-Mer de Limonade, una chiesa, molte capanne, alcune piccole barche di pescatori haitiani: una distesa a fondo sabbioso, che giunge al mare con una fascia di paludi coperte di mangrovie.

VOLUME PRIMO – TRAGEDIA ALLA NAVIDAD – Pag.116

Il canale tra Puerto Rico e la Hispaniola é breve. Colombo ritrova il punto donde é partito, dieci mesi e 6 giorni innanzi, per la traversata di ritorno. Riconosce la costa allora bordeggiata, e ancor più lo attanaglia l’ansia di incontrare i compagni lasciati al forte della Navidad……….

Avanza rapido lungo le coste settentrionali dell’Hispaniola, le vele sospinte dall’aliseo, nell’attesa di ritrovare finalmente i suoi uomini, di sapere che cosa abbiano scoperto e quanto oro accumulato, che cosa sia accaduto durante il lungo periodo trascorso……

L’Ammiraglio manda a terra una barca con alcuni marinai. Trovano due cadaveri: “uno, che pareva giovane e l’altro vecchio, che aveva una fune al collo e distese le braccia e legate le mani a un legno, in forma di croce”……..

Fin dalla Spagna Colombo non aveva mai cessato di pensare ai coloni dell’Hispaniola. Ora é finalmente giunto, ma non trova nessuno. E poco o nulla riuscirà a sapere, perché tutti sono morti.

Carlo GATTI

Rapallo, 1 giugno 2014