QUATTRO PASSI IN RIVA AL MARE …
QUATTRO PASSI IN RIVA AL MARE …
SCULTURA IN BRONZO DELLA NINFA CALIPSO
CEUTA-SPAGNA
Opera dello scultore Ginés Serrán Pagán. L'altezza della statua raggiunge i 5,50 m e pesa 750 kg. Secondo il racconto dell'Odissea di Omero era figlia di Atlante e viveva sull'isola di Ogigia, che gli autori pongono nell'Occidente mediterraneo. Donna bellissima e immortale, Calipso fu punita dagli dei per essersi schierata dalla parte del padre nella Titanomachia. Fu costretta a rimanere sull'isola di Ogigia, dove le Moire mandavano uomini bellissimi ed eroici di cui non faceva che innamorarsi, ma che poi dovevano partire.
Un giorno Odisseo, scampato al vortice di Cariddi, approdò sull'isola e Calipso se ne innamorò. L'Odissea racconta come ella lo amò e lo tenne con sé, secondo Omero, per sette anni offrendogli invano l'immortalità, che l'eroe rifiutava perché voleva ritornare nella sua amata Itaca per riabbracciare la moglie Penelope. Per questo Odisseo chiese a Zeus di intervenire. Il dio allora mandò Ermes per convincere Calipso a lasciarlo partire e lei a malincuore acconsentì. Gli diede legname per costruirsi una zattera, e provviste per il viaggio. Gli indicò anche su quali astri regolare la navigazione.
Secondo alcune tradizioni, dall'eroe avrebbe avuto due figli, ovvero Nausinoos e Nausithoos.
LA STELLA D’ITALIA
di Marco FIGARI
*LA STELLA D' ITALIA*
La Stella d’Italia (o colloquialmente lo “Stellone”) è il più antico simbolo patrio.
È una stella a cinque punte che campeggia nell’emblema della Repubblica Italiana, circondata da una ruota dentata d’acciaio (simboleggiante l’industria), con un ramo di quercia (forza e dignità) e uno di ulivo (pace).
Allegoricamente l’Italia è stata rappresentata per molto tempo come una figura femminile, fiera, dalle fattezze e dai colori tipicamente mediterranei, riccamente togata, dal capo turrito e con oggetti vari che simboleggiano il potere (scettro, spada, bastone del comando di Minerva) o l’abbondanza (spighe di grano, cornucopia), fino alla sua apparizione con la Stella sopra il capo, nell’iconologia di Cesare Ripa del 1603 anche se l’allegoria risulta già raffigurata come “stellata” in epoca tardo imperiale (II-VII secolo d. C.).
Le stellette militari, che figurano sulle divise delle forze armate italiane, così come sulle prore delle navi della Marina Militare, derivano proprio dalla Stella d’Italia. I primi militari che adottarono le stellette sul bavero furono gli ufficiali di fanteria dell’Esercito nel 1871.
C’è da dire anche che la "Stella d’Italia" è da identificare con l’astro più luminoso dopo il Sole e la Luna, ovvero il pianeta Venere, celebrato come identificativo della penisola italica (Esperia) sin dal viaggio di Enea dalla Grecia, da Stesicoro (VI secolo a. C.) e da altri poeti come Lucrezio. L’epopea è stata ripresa successivamente, per esempio, da Giosuè Carducci nelle Odi Barbare, Scoglio di Quarto:
_[…] E tu ridevi, stella di Venere,_
_stella d’Italia, stella di Cesare:_
_non mai primavera più sacra_
_d’animi italici illuminasti […]_
Cieli sereni e.. stellati
ELOGIO ALLA BANDIERA
Le navi sono state indiscutibilmente teatro di molte innovazioni tecnologiche; da sempre si notano miglioramenti sia nel comparto mercantile che in quello militare. Basta confrontare due immagini, una di una galea romana e una di una moderna unità da crociera per osservare che sono cambiati i materiali, le propulsioni, i mezzi di navigazione, le comunicazioni, le costruzioni stesse. Dopo duemila anni, realizziamo però che solo un mezzo di segnalazione è rimasto immutato: la bandiera.
Albero di trinchetto di una moderna nave da crociera
Parrebbe di constatare l’ovvio, ma da tempi remoti quell’insegna è – tra l’altro – simbolo d’identità di un gruppo di persone, sia esso uno stato, una potenza militare, l’equipaggio di una nave o, semplicemente un dispositivo di comunicazioni. E ha pure i suoi limiti: a parte la fragilità alle intemperie, il più evidente è che di notte non può essere ovviamente usata.
Certo, la digitalizzazione del rapportarsi in mare è ormai prassi normale, una nave può essere identificata e rappresentata su varie interfacce, sempre che abbia una delle sue “scatolette” (AIS) in funzione. Ciò nonostante, le bandiere sono utilizzate.
Sulle navi militari, dove le procedure di comunicazione sono più stringenti, vengono gestite dai “segnalatori”, sulle mercantili è il personale di coperta che se ne occupa. E bisogna fare attenzione ancor oggi ad utilizzarle. Basta issare la bandiera di cortesia in un porto estero che sia sgualcita o strappata, per ricevere commenti negativi dalle autorità ospitanti.
La pratica più comune per mostrare le bandiere: a sinistra si nota la bandiera di “pilota a bordo” e “richiesta di libera pratica”. A dritta, la bandiera di cortesia
(USA) e la bandiera sociale. Al picco poppiero, la bandiera nazionale (Marshall Islands)
E’ perciò meticolosa l’attenzione verso le regole delle bandiere: per esempio si dovrebbe mostrare la bandiera di cortesia (cioè quella della nazione ospitante) solitamente sul lato dritto dell’albero di trinchetto, oppure nel tenere sempre “a riva” la grande bandiera nazionale sull’alberetto di poppa, per ammainarla quando la nave salpa e issare simultaneamente lo stesso vessillo (più piccolo) sul picco del medesimo albero di trinchetto! E sul suo lato sinistro saranno mostrate le bandiere che segnalano le varie operazioni della nave: per esempio “richiesta di libera pratica” o “ho il pilota a bordo”. Tutti questi significati sono elencati nel noto “CIS”, codice internazionale dei segnali, osservato da tutte le unità mercantili.
Che le bandiere fossero un emblema rilevante lo si intende anche dalla nomenclatura delle parti che le compongono. Quello che sembra un insignificante fazzoletto, è invece un mezzo che necessita di manutenzione e di attenzioni speciali.
Le parti di una bandiera
Quando una nave mercantile parte, tutte le bandiere vengono ammainate; ciò per evitare inutili danni causati dalle condizioni meteorologiche ad un oggetto che, dopo tutto, rimane confezionato come al tempo delle galee. Solo in particolari frangenti il vessillo di nazionalità è issato in alto mare, sul picco del trinchetto, e cioè quando si incontra– per esempio – una nave militare.
Ancora oggi, durante una giornata ventosa, si mette a riva una bandiera “incazzottata”, cioè avvolta a pacchetto nel suo “alabasso” (vedi immagine precedente) per evitare eccessivo stress al vento durante la salita. Una volta a riva, si dà il famoso strappo sulla sagola stessa per scioglierla così al forte vento: è una manovra suggestiva, un’eredità che viene da molto lontano.
Il gran pavese a riva su un’unità da crociera
Desideriamo infine concludere quest’appassionato scritto descrivendo l’uso più gioioso delle bandiere: il gran pavese! Senza invadere il territorio storico e etimologico del termine, quelle variopinte insegne segnaletiche vengono mostrate in segno di festa sia su unità mercantili che militari, generalmente stese sugli alberi da prua a poppa e che sicuramente non verranno eliminate nei tempi moderni.
Bon voyage!
GINO PAOLI
"Il ricordo di Boccadaze e di quando ci vivevo in mezzo alla gente che preferisco, la gente chiusa e sincera, semplice e scorbutica che mi assomiglia. Ricordi di maccaja vissuta nei bar a giocare, o di libeccio, quando non si può andare a pescare e si diventa per forza gente di terra".
IL MAXI CANNONE DEL SESTIERE CERISOLA (Rapallo)
CHE AVRA’ L’ONORE DI ORGANIZZARE E REALIZZARE
IL PANEGIRICO 2023
IL MARTIN PESCATORE CHE NON PARLAVA INGLESE
A cura di Carlo GATTI
Rapallo, 7 Giugno 2023
IL "BAGNUN" DI RIVA TRIGOSO (SESTRI LEVANTE)
IL BAGNUN
di
Riva Trigoso-Sestri Levante
La Stagione Estiva 2023 è ormai alle porte e con essa si riparla di SAGRE, FESTE E MANIFESTAZIONI nostrane che celebrano intimamente il forte legame tra il territorio, i suoi abitanti e tanti turisti in cerca di emozioni. Quest’anno il sentimento di appartenenza è sentito maggiormente ed è atteso con una esplosiva eccitazione generale dalla collettività per cancellare tutti insieme i tristissimi ricordi lasciati nel Paese dal Pandemia Covid-19.
Tra le tante SAGRE, che in seguito elencheremo, come Associazione Marinara, abbiamo scelto una tra le più “salmastre”: IL BAGNUN per farla conoscere o semplicemente ricordare nostalgicamente anche ai tanti AMICI liguri che ci seguono da molto lontano….
Le mappe che seguono servono ad orientare i turisti per raggiungere la meta che stiamo per raccontare.
Per dare un’idea del programma, non essendo ancora stata pubblicata la locandina del 2023, riportiamo quella dell’anno scorso:
Sagra del Bagnun a Sestri Levante- Riva Trigoso
sabato 15 luglio 2023 a Sestri Levante, Genova
Secondo il responsabile regionale di Fedragricpesca-Federcopesca Augusto Comes, queste sono manifestazioni che fanno bene al territorio. «Permette di far conoscere il prodotto del pesce azzurro. Sestri Levante è un po’ la capitale dell’acciuga, in Liguria. Abbiamo necessità di far fronte ad un mondo che si è globalizzato, far capire che c’è un’economia locale, ci sono prodotti di giornata freschi. È vero che il settore pesca ha dei costi ma si può incidere sui ricavi».
L’idea di realizzare la sagra del BAGNUN non poteva che venire ad un illustre personaggio di Riva Trigoso che ora andremo a conoscere da vicino.
Il Bagnun, dal 1960, è anche qualcosa di più. Da un'idea di Edoardo Bo, (nella foto) si cominciò ad organizzare una serata, tradizionalmente nel penultimo fine settimana di luglio, durante la quale venivano offerte ai cittadini e agli ospiti generose porzioni della celebre zuppa di pesce.
Breve Biografia:
EDOARDO BO (Trigoso di Sestri Levante-14.7.1923- Trigoso-27.3.2015). Aveva 91 anni.
Aveva continuato la sua attività di pubblicista e scrittore fino a qualche anno fa, poi, dopo la scomparsa dell’amatissima moglie Elsa, la sua vita era cambiata. Edo aveva perduto il suo antico ardore, il suo spirito di combattente di mille battaglie. La famiglia, i cantieri navali di Riva, i giornali, la Croce rossa. La sua vita è ruotata intorno a valori importanti e alle sue grandi passioni. Nel sottocomitato rivano ha operato per 44 anni, da volontario, da autista, poi da presidente. I suoi lunghi anni di volontariato gli sono valsi la medaglia d’argento, massima onorificenza che gli fu consegnata da Maria Pia Fanfani, presidente nazionale della Cri.
Nel mondo dell’informazione levantina dal 1950 in avanti, forse senza nemmeno accorgersene, Edo aveva inventato il ruolo del corrispondente nel senso più vero e ampio del ruolo. Andava ovunque con la sua Lambretta che riportava sullo scudo anteriore i nomi delle testate della Rai e dell’agenzia Ansa. Ma collaborava anche con Il Secolo XIX e gli altri quotidiani genovesi, con il Corriere della Sera, La Stampa e Stampa Sera e con altre testate, compresa Telepace fin dalla sua fondazione.
Consigliere Comunale di Sestri Levante dal 1960 al 1980 e Assessore allo sport e Turismo dal 1969 al 1975, Vice presidente dell'Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo, Presidente del Comitato Cittadino Manifestazioni Rivane, promotore di iniziative turistiche, culturali e folcloristiche di cui “Il Leudo - Timone e Ancore d'Oro”, la “Sagra del Bagnun” e della posa sullo scoglio dell'Asseù della Croce a ricordo dei Caduti del Mare.
Il nome di Edoardo Bo, per 44 anni, è stato legato soprattutto alla Croce Rossa Italiana di Riva Trigoso, di cui fu Presidente sino al 1997.
Medaglia d'Argento della Croce Rossa italiana e del Premio "Castrum Sigestri 1977 quale Sestrese dell'Anno, per le attività sociali.
Melvin Jones Yellow, per attività umanitaria del Lions Club International.
Dello stesso autore:
II Leudo nella Storia di Riva Trigoso e della Liguria, 1986, Grafiche Bi-Essepi di Novero di Segrate (Mi)
Riva Trigoso e il suo Leudo, 1987, Edizioni Sagno
Riva Trigoso, il Cantiere e la sua Storia Centenaria, 1991, Tipolito Olona di Copiano (Pv)
Il Leudo Rivano, 2001, Arti Grafiche Lux Genova.
IL SECOLO XIX
22 Luglio 2019 alle 10:09
Nello, il decano del Bagnun «Ecco il segreto del piatto che fu dei nostri marinai»
Nello Trinca (a destra), decano dell’Associazione Bagnun di Riva Trigoso, in compagnia di un altro cuoco, Gianremo Moisello Novant’anni, da trentacinque nell’associazione rivana che promuove la sagra, è uno dei quattro cuochi: quest’anno sono state servite 4.200 porzioni.
Questa bella intervista che segue è ridotta alla parte gastro-marinaresca. Essa è apparsa sul SECOLO XIX il 22 Luglio 2019 e dà l’idea del BAGNUN di Riva Trigoso per come è pensato, vissuto e realizzato nella sua originale e fedele TRADIZIONE da uomini che amano la propria terra e che nel BAGNUN scoprono la propria spiritualità che si sposa con il mare e la sua storia locale.
…….
Entrato nell'associazione, Nello si è fatto strada entrando nella ristretta cerchia dei cuochi del bagnun: «I soci sono un centinaio, ma i cuochi sono quattro: io, Aldo Fois, Ennio Zolezzi e Gianremo Moisello, anche se ci teniamo molto a ricordare Josè Vallerio, che non c'è più». La ricetta è semplice, ma per prepararla al meglio ci vogliono anni, dicono, soprattutto se, al posto che farla in casa per tre o quattro persone, si tratta di cucinare come quest'anno 800 chili di acciughe: «Il procedimento comunque è sempre uno solo – spiegano – si parte dal soffritto con olio, cipolle, aglio e prezzemolo. Si aggiungono una spruzzata (nel calderone di ieri ben 12 litri) di vino bianco, quindi il pomodoro e si lascia cuocere per circa due ore».
La fatica, a questo punto, è quella di pulire le acciughe e non per niente da alcuni anni il Bagnun chiama a raccolta dei volontari per «destettarle», ovvero rimuovere testa e interiora. Le acciughe vengono poi tuffate nel sugo allungato con acqua bollente salata e fatte cuocere per cinque minuti. Il piatto finale si completa con il terzo protagonista, la galletta del marinaio, messa a pezzi ad ammorbidirsi nel sugo.
«Questa era una ricetta che si componeva delle merci di scambio dei nostri marinai che partivano sui leudi, pescavano le acciughe con la “mannata” e le scambiavano con pomodori e il resto».
Di tempo ne è passato da quando il bagnun si cucinava sulla “gnafra” dei leudi e da quando per la prima sagra si usarono «il calderone di rame che serviva per tingere le reti con il “ruscu” e un remo per mescolare».
Certo è che il bagnun conserva il suo fascino, e forse non solo: Valter Longo, noto biochimico originario di Genova e riconosciuto a livello mondiale tra i massimi esperti negli studi sull'invecchiamento, lo ha inserito tra 200 ricette italiane «della longevità».
Il bagnun di acciughe è uno dei sapori più tradizionali di Sestri Levante o, per essere più precisi, di Riva Trigoso. L’acciuga, pesce povero per eccellenza, incontra il pomodoro e la galletta del marinaio, in una ricetta che regala tutto il gusto del Mediterraneo. Questo piatto tradizionale veniva cucinato dai pescatori liguri.
Anziani e giovani si passano il testimone …
Anche l’occhio vuole la sua parte …
Piatto tipico degli ambienti di mare della Liguria, il Bagnun in origine si cucinava, con il bel tempo, a bordo dei LEUDI con cui i marinai liguri viaggiavano per commerciare nel ponente del Mediterraneo utilizzando un semplice fornello a carbonella.
Un pane che potesse conservarsi per molto tempo era noto fin dall’antichità.
Il primo a parlare del pane per i marinai, panis nauticus, fu Plinio, ma se ne trova traccia anche in altre documentazioni storiche e anche gli scavi di Pompei hanno fornito molte informazioni!
Il panis nauticus ad esempio era una galletta forma di anello che si infilava in un bastone, mentre quello per i soldati durante le battaglie era il panis militaris castrensis!
Anche Cristoforo Colombo cita il bizcocho, biscotto o galletta, in una lettera a Isabella di Castiglia scrivendo del suo approvvigionamento durante la sua traversata verso le Americhe!
Tradizionalmente la Galletta del marinaio nasce a Camogli e nelle sue vicinanze, precisamente a San Rocco.
Il Panificio Maccarini (San Rocco di Camogli) le prepara fin dal 1885, secondo l’antica ricetta di famiglia, distribuendole in tutto il mondo!
Per la loro trasportabilità e conservazione, le gallette erano usate anche nelle campagne, a esempio durante la fienagione.
LA GALLETTA DEL MARINAIO
https://www.marenostrumrapallo.it/juan/
di Carlo GATTI
Unite ai prodotti degli orti e nelle dispense costituivano un pranzo sostanzioso durante il lavoro!
Le Gallette del marinaio sono alla base di alcune tra le ricette più tipiche e rappresentative di Genova e della Liguria.
Prima tra tutte il Cappon Magro, l’antipasto principe delle tavole delle feste e portata irrinunciabile a Natale.
STORIE DI MARE - IL CAPPUN MAGRO
https://www.marenostrumrapallo.it/cappun/
di Carlo GATTI
Con il passare del tempo ha conservato la semplicità originaria: lo si prepara, ancora oggi, con acciughe freschissime, cipolle rosolate, pomodori pelati, olio d’oliva extravergine e gallette del marinaio o pane biscottato.
NEL MONDO DEI LEUDI
https://www.marenostrumrapallo.it/nel-mondo-dei-leudi/
di Carlo GATTI
Leudi tirati in secco sulla spiaggia di Sestri Levante
ANCHE LA TRADIZIONE HA LE SUE RADICI NELLA STORIA …
Nato nel 1800, il BAGNUN era il piatto principale preparato a bordo dei LEUDI che lasciavano la baia di Sestri Levante per approdare nei porti del Mediterraneo, ma era anche il piatto dei pescatori che la cucinavano a bordo delle lampare su fornelli a carbone,
Veloce ed economica, questa gustosa zuppa univa due ingredienti tipici della marineria ligure e, soprattutto, levantina. Sono infatti presenti le acciughe e le gallette del marinaio, il pane dei naviganti!
Un tempo il Bagnun si mangiava quasi solo d'estate, ma con gli anni la pesca delle acciughe si è estesa anche nelle altre stagioni ed oggi quindi può essere preparato pressoché tutto l'anno.
Oggi il BAGNUN si prepara un po’ in tutto il Golfo Tigullio.
Un suggerimento colto al volo:
Il bagnun di acciughe è davvero molto semplice da preparare, facile e anche molto economico se comprerete le acciughe in offerta come spesso sono. L’unica raccomandazione che spesso si sente uscire dalla bocca degli specialisti è di non muovere le acciughe con il cucchiaio altrimenti farete una poltiglia informe. Per girare le acciughe nel tegame muovetelo leggermente in modo che il sugo smuova naturalmente le acciughe senza doverle toccare voi e poi…ovviamente preparatevi un sacco di pane per fare la scarpetta perché con tutto quel sughino è davvero d’obbligo.
INGREDIENTI
-
1 kgAcciughe (alici)
-
500 mlPassata di pomodoro
-
1 spicchioAglio
-
1Scalogno
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4 cucchiaiOlio extravergine d'oliva
-
mezzo bicchieri Vino bianco
-
Sale
PREPARAZIONE
-Tritate finemente lo scalogno.
-Tagliate l’aglio a metà e privatelo dell’anima centrale.
-Pulite le acciughe togliendo la testa e la lisca ma lasciandole intere senza aprirle altrimenti si sfalderanno in cottura.
-Mettete in una pentola grande oppure in un tegame l’olio extravergine di oliva e fateli scaldare.
-Mettete a soffriggere lo scalogno insieme all’aglio per qualche minuto. Aggiungete la polpa di pomodoro, mezzo bicchiere di acqua e il vino bianco e mescolate.
-Fate cuocere a fuoco medio per circa 10 minuti in modo che il sugo inizi a restringere.
-Unite il sale e alzate la temperatura del fuoco al massimo in modo che il sugo diventi molto caldo.
-Adagiate le acciughe pulite e disliscate nella salsa di pomodoro e fatele cuocere per circa 5 minuti con il coperchio fino a che le acciughe saranno completamente cotte.
VARIANTI E CONSIGLI
Potete aggiungere anche il pepe se vi piace o anche prezzemolo tritato fresco al sugo di pomodoro ma consiglio di farlo a cottura già avvenuta.
Non aprite le acciughe quando andrete a pulirle altrimenti si sfalderanno completamente in cottura.
Bagnun di Acciughe.
L’origine di questa ricetta è antichissima: i marinai di Riva Trigoso, già intorno all‘800, cucinavano il bagnùn, a bordo delle lampare e dei leudi sui fornelli a carbone.
Un passo ancora più indietro nella storia ….
Per non addentrarci nei “millenari vicoli della Storia dell’alimentazione navale”, ripartiamo da pochi dati ma certi che risalgono alla Repubblica Marinara di Genova.
Per fare un esempio, nel 1338 circolano documenti in cui si evince la figura del “fornitore navale”, nei quali si dichiara che: il proprietario della nave deve garantire ad ogni singolo membro dell’equipaggio almeno 800g di biscotto al giorno.
Si specifica inoltre che sulle navi si servono: brodo di pesce, zuppe, cappon magro, capponata (galletta, acciughe salate, mosciame, olive, olio e sale) e la “mesciua” (ceci, fagioli, granfano).
Si scopre infine che a bordo dei legni veniva servita: una pasta condita con erbe e formaggio e frutta secca, condimento che potremmo ipotizzare essere un antenato del conosciutissimo pesto.
Proliferano quindi i fornitori del biscotto, che sono tenuti a giurare di fornire: un biscotto “bonus et idoneus” e gli eventuali disonesti sono soggetti a severe punizioni. Il comparto alimentare così descritto appare come un chiaro segnale di quanto il biscotto e il rancio venissero presi sul serio.
Scopro da un eccellente articolo sulla materia che a Candia (Isola di Creta), nel 1821, sono stati trovati dei biscotti, perfettamente conservati, risalenti al 1669! A parte l’improbabile gusto…sul quale si possono avere molti dubbi, ma nulla, penso, si possa obiettare sulla loro conservazione in questo modo accertata!
DALLE NOSTRE PARTI …
FESTE, SAGRE, MANIFESTAZIONI
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APPUNTAMENTI NEL LEVANTE LIGURE
Feste, sagre, manifestazioni.
* si svolge ogni anno nella stessa data. Cara sagra, quanto mi costi?
GIUGNO 2023
1...4/6 Genova Slow Fish - Coast to coast, al porto antico. Dettagli
1...4/6 Chiavari (Ge) Festival della parola, presso piazza N.S. dell'Orto, auditorium S.Francesco e Società Economica; dettagli su festivaldellaparola.eu
1...4/6 Lavagna (Ge) Lavagna in festa. Gi 1 ore 18 inaugurazione mostra fotografica del Corpo Bandistico cittadino, segue festeggiamenti per i 170 anni della Banda, alla Torre del Borgo. Ve 2 mostra mercato dell'artigianato e dell'hobbistica in piazza della Libertà; ore 9.30 "Anemmo i mòrti i ne ciamman" visita guidata al cimitero monumentale, prenotazioni 349.4109436; ore 11 concerto del Corpo Bandistico al Porticato Brignardello; dalle 17 esibizioni varie di ginnastica e karate in via N. Italia. Sa 3 ore 17.30-19.30 raduno musicale "Lavagna in musica" sfilata complessi musicali nel centro storico. Do 4 ore 9-22 Combat tour nel centro sportivo di via Ekengren; ore 10-12 sfilata complessi musicali nel centro storico. Dettagli
Ven 2/6 Mezzanego (Ge) Loc. Borgonovo L., "Giardiniera che passione" esposizione auto d'epoca e non solo, presentazioni, artigiananto, assaggi e passatempi, dalle ore 10 in poi.
2-3-4/6 Rapallo (Ge) Loc. Montepegli, festa della Madonnina del Ponte, dalle ore 19 stand enogastronomici, ore 21 serate danzanti: 2 "Pietro Galassi", 3 "Hurrà" con Dejanira, 4 "Antonio Maenza". Manifesto
2-3-4/6 Gattorna di Moconesi (Ge) Stand gastronomici dalle ore 19.30 in piazza della Croce Rossa: Ve 2 orch."Caravel"; sa 3 ore 15 Carnival party con pentolaccia, alla sera discoteca in maschera; do 4 dalle 15 Festa del Giocattolo, alla sera orch."William Zolezzi".
2001-2023: Paolino, da 22 anni in rete! |
8...18/6 Sestri L.(Ge) Andersen festival, dettagli
9-10/6 Cogorno (Ge) 36° Sagra dei testaiêu in loc. Belvedere, ore 21 ballo con orchestra: 9 "Daniele Cordani", 10 "Walter Giannarelli". Dettagli
Sab 10/6 Sori (Ge) Loc. Capreno, sagra della ciliegia e delle focaccette: ore 16 focaccette e ciliegie, ore 19.30 apertura stand gastronomici al coperto, ore 21 ballo con orch."Ornella's Group". Info tel.3917704642, prendere la strada provinciale 71 da Sori. Si svolge anche in caso di pioggia
10-11-12/6 Coreglia Ligure (Ge) Festa di S.Antonio al campo sport. Dalle ore 19.30 servizio ristoro con servizio ai tavoli, ore 21.30 ballo, ingresso libero: sa 10 "Fabio Cozzani", do 11 "Giannarelli e Pietrelli", lu 12 "Caravel". Sa 10 e do 11 laboratorio per bambini Manifesto
17-18-19/6 Genova Wine Experience, 1800 mq di esposizione, 300 espositori, al Genova Stadium lungomare Giuseppe Canepa 155 dalle ore 9.30 alle 20, Dettagli
Sab 17/6 Chiavari (Ge) Chiavari Vintage, per rivivere musica, stile, divertimenti e passioni degli anni 60-70-80, concerti e dj set "Diego Picasso", esibizione scuole di danza, esposizione auto e moto d'epoca, in piazza Roma (Luna Park per bambini) e piazza Matteotti (dalle ore 18 "The Beat Barons", "Naim & the Soul Machine")
Sab 17/6 Coreglia Ligure (Ge) Serata discoteca con dj Kelly
Dom 18/6 Conscenti (Ge) Marcia del GhiottoNE, mangialonga in val Graveglia, iscrizione adulti €23; dettagli
24/6...2/7 Genova The Ocean Race, the Grand Finale; info dettagli
30/6 1/7 Cogorno (Ge) Re Raviolo incontro gastronomico e danze ore 21: ve 30 "Macho", sa 1 "Raf Benzoni". Dettagli
LUGLIO 2022
1-2/7 Cogorno (Ge) Re Raviolo incontro gastronomico e danze ore 21: ve 1 "Alex Tosi", sa 2 "Raf Benzoni". Dettagli
1-2-3/7 Camogli (Ge) Festa patronale N.S. del Boschetto presso il Santuario, ore 19 stand gastronomico: ve 1 ore 22 concerto dei "Caravel", sa 2 ore 19 spettacolo burattini "Il mare raccanta", do 3 ore 18 incontro "Camogli sulla rotta delle acciughe" a cura del gruppo U Dragun
*1-2-3/7 Rapallo (Ge) Festività in onore di N.S. di Montallegro, festeggiamenti religiosi e civili: sparate di mortaretti e fuochi d'artificio nelle tre serate dopo le ore 22.30; do 3 ore 22.15 "incendio del Castello". Dettagli.
1-2-3/7 Sestri L.(Ge) Loc. Villa Tassani, sagra delle lumache, ore 19 apertura stand gastronomici, ore 21 ballo con orch.: ve 1 "Primavera", sa 2 "Caravel", do 3 "Paolo Bertoli"
1-8-16-23-29/7 Deiva M.(Sp) "DeivArte… sotto la luna" artigianato artistico e creativo di qualità, sul lungomare ore 19-24
*2-3/7 Chiavari (Ge) Festa patronale di N.S. dell'Orto:
Sa 2 ore 7.30/20 fiera estiva di merci varie, ore 21 concerto in p.zza N.S. dell'Orto.
Do 3 ore 21 processione, ore 23 circa spettacolo pirotecnico musicale sul lungomare.
2-3/7 Lavagna (Ge) Lavagna in musica, con la banda Città di Lavagna, Glenn Miller band di Bedonia, banda Luigi Pini di Fontanellato, banda Mons. G.Nava di Lurago d'Erba, banda di Rapallo: sa 2 ore 18 sfilata per le vie cittadine ed esibizione delle bande in piazza Marconi; do 3 dalle 10 sfilata per le vie cittadine e poi in piazza della Libertà concerto della banda giovanile di Lavagna, a seguire concerto della banda Mons. G.Nava. Manifesto
2-3/7 Sori (Ge) Loc. Sussisa, festa patronale di San Matteo: sa 2 ore 18 S.Messa, ore 18.30 apertura stand gastronomici, ore 21 danze con duo "Les Crikò"; do 3 ore 11 S.Messa, ore 19.30 apertura stand gastronomici, ore 20 vespri e processione, al termine sparata di mascoli, seguirà musica con "Mike from Campo" e i "Demueluìn"
Sab 2/7 Fontanegli (Ge) Sagra del raviolo, ore 19 menù fisso adulti a €20 bevande escluse, ore 21 discoteca e balli latini con "Lucio e dj Ditch", dettagli
2-9-22-30/7 Lavagna (Ge) Creativamente in libertà, artigianato artistico e creativo di qualità, piazza della Libertà ore 18.30-24
Mer 6/7 Conscenti (Ge) Esposizione auto, stand gastronomici e musica, area verde S.Pertini ore 19.30-24
Ven 8/7 Camogli (Ge) Bandinspiaggia, la banda cittadina suonerà brani di intrattenimento, ore 21, gratuito
Ven 8/7 Chiavari (Ge) Dionisio Festival, rassegna teatrale in piazza N.S. dell'Orto ore 21, ingresso gratuito: "Lettura Clandestina. La solitudine del satiro di Ennio Flaiano" Fabrizio Bentivoglio. Dettagli
Ven 8/7 Carasco (Ge) La compagnia Quelli de 'na vòtta presenta la commedia "O nêvo", giardini via Piani, ore 21
Sab 9/7 Fontanegli (Ge) Sagra del pansoto, ore 19 menù fisso adulti a €20 bevande escluse, ore 21 discoteca e balli latini con "Lucio e dj Ditch", dettagli
9-10/7 Sant'Olcese (Ge) Loc. Manesseno, Festa di Sant'Alberto e sagra della lumaca: sa 9 ore 19 apertura Stand Gastronomici e musica dal vivo con i "Tempo Perso"; do 10 ore 11 S. Messa, ore 12.30 e 19 apertura Stand Gastronomici, ore 17.30 S.Vespri e Processione, musica dal vivo con "Rossana e Laura". Dettagli
9-10/7 Camogli (Ge) Loc. S. Rocco, sagra della Capponadda, mercatino di prodotti locali: sa 9 stand gastronomico dalle 18.30 alle 21.30 con intrattenimento musicale in serata, do 10 stand gastronomico dalle 12.30 alle 22.
9...17/7 "Parole e voci sul mare" rassegna di serate d'autore ad ingresso libero sulla Terrazza Miramare, leggi i Dettagli.
9-10/7 Leivi (Ge) Proloco in festa - il ritorno, area sportiva S.Bartolomeo: ore 19 stand gastronomici, ore 21: sa 9 orch."Diego Sanguineti", do 10 tribute band "Tropico del Blasco"
9-10/7 Rezzoaglio (Ge) Loc. Lago delle Lame, Celtic Festival, gruppi storici, musica, cibo e bevande, Dettagli fb
9-10/7 Casarza Lig.(Ge) Loc. Bargone, Fragolata gastronomia e danze: 9 spettacolo danzante con la scuola di ballo "Master Ballet", segue dj Natta; 10 orch."Caravel", elezione miss fragola. Manifesto
10-11/7 Carasco (Ge) Loc. Sant'Alberto di Paggi, festa di S.Alberto. Do 10 ore 12.30 e 20 apertura stands gastronomici, ore 15 intrattenimento musicale con liscio e latini, ore 18.30 S.Messa e benedizione dei panini, ore 21 danze con orch."Primavera". Lu 11 ore 20 stands gastronomici, ore 21 danze con orch."Diego Sanguineti". Manifesto
15-16-17/7 Rapallo (Ge) Loc. S.Andrea di Foggia, festa N.S. del Carmine, stand gastronomici e ballo con ingresso libero: 15 "Giorgio Villani", 16 "Franco Bagutti e Omar Codazzi", 17 "Nicola Congiu". Do 17 ore 19 sparata di mascoli liguri, ore 23 spettacolo pirotecnico. Pullman gratuito con partenza dal cimitero di S.Pietro per la chiesa di S.Andrea.
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Ven 15/7 Carasco (Ge) Concerto degli "Spirito nel Buio", tributo a Zucchero, giardini via Piani, sera
Sab 16/7 Chiavari (Ge) Dionisio Festival, rassegna teatrale in piazza N.S. dell'Orto ore 21, ingresso gratuito: "Perché leggere i classici. Da Calvino ad Umberto Eco" Francesco Montanari. Dettagli
16-17/7 Borzonasca (Ge) Sa 16 loc. Brizzolara, discoteca con dj Kelly, apertura stand gastronomici ore 21.
Do 17 loc. Pratomollo, Raduno annuale Alpini, pellegrinaggio alla Madonna delle Nevi: ore 10 colazione alpina presso l'area attrezzata, alzabandiera, ore 11.15 S.Messa, ore 12.30 rancio al sacco (sarà presente un chiosco con porchetta, salumi e formaggi, panini), la giornata sarà allietata dalla fisarmonica di "A.Kalle"
16-17/7 S. Stefano d'A.(Ge) Festival della scultura del legno, artisti e scultori del legno all'opera dalle ore 10 in via Razzetti, dettagli
16-17/7 Sesta G.(Sp) Sagra del raviolo nel parco S.Pertini, stand gastronomici, ore 21 ballo liscio con: 16 "Dove c'è musica", 17 "Caravel"
Mar 19/7 Conscenti (Ge) Festa delle Fisarmoniche con "Enrico Roseto" nell'area verde S.Pertini ore 20, serata con piatti locali e non.
Gio 21/7 Moconesi Alto (Ge) Spettacolo musicale
21-22-23/7 Camogli (Ge) Gi 21 "Artomude Quartet" concerto jazz-fusion con brani anni ‘80-‘90, Rivo Giorgio ore 21, gratuito.
22-23 Festa di Sant'Anna, stand gastronomici, musica e danze, p.le Padri Olivetani San Prospero, bus-navetta per raggiungere il luogo
Ven 22/7 Carasco (Ge) Carascomedy presenta "Salviamo il futuro", giardini via Piani, sera
Ven 22/7 Conscenti (Ge) "Cena con delitto", ore 19 serata enogastronomica, ore 21 presentazione del libro "San Nicolao di Pietra Colice" del prof. Benente con Mario Dentone
22...25/7 Gattorna di Moconesi (Ge) Sagra del raviolo, stand gastronomici e danze con ingresso libero: 22 "Area 69" segue dj set, 23 "Roberto Polisano", 24 "Gigi l'altro" dj set discoteca, 25 "Marco e il Clan". Manifesto
22-23-24/7 Chiavari (Ge) Sagra di S.Giacomo, dalle 19 capponadda e altre specialità tipiche, nel quartiere Rupinaro.
Ve 22 "Faber libera tutti! La libertà secondo Fabrizio De André", con Alter Echo e Napo, piazza Roma ore 21.
22-23-24/7 Leivi (Ge) Festa dell'olio d'oliva nell'area sportiva S.Bartolomeo, stand gastronomici e ore 21 danze con: ve 22 "Jolly", sa 23 "Marianna Lanteri", do 24 "Caravel" ore 18.30 premiazione produttori d'olio. Stand gastronomici coperti. Manifesto
22-23/7 Borzonasca (Ge) Festa della birra, stand gastronomici con 6 tipi di birra, dalle ore 21: ve 22 spettacolo danzante coi bambini, spettacolo comico con Alessandro Bianchi dei Pirati dei Caruggi, segue dj Kelly; sa 23 musica con "Fabio Casanova", segue discoteca 2 Crazy dj
22-23-24/7 Sestri L. (Ge) Loc. Riva T, Sagra del Bagnun: ve 22 ore 21.30 concerto filarmonica; sa 23 ore 19.30-23.30 distribuzione gratuita del bagnun, ore 21.45 ballo con orch."Primavera", ore 23.30 spett. pirotecnico; do 24 ore 12 stand gastronomici, ore 21.30 spettacolo musicale con orch."Discomania".
Sab 23/7 Chiavari (Ge) Festa del Perù: ore 10 visita guidata agli edifici che nel 1900 hanno ospitato gli undici consolati stranieri, prenotazioni allo 0185/323230; ore 21 in p.zza N.S. dell'Orto spettacolo di tango, ingresso gratuito.
Sab 23/7 Statale di Ne (Ge) "E...state a tutta birra" serata enogastronomica con musica di Massimo dj69
Sab 23/7 Deiva M.(Sp) Dj set generation sound, Schiuma party, spiaggia libera dalle ore 22
23-24/7 Lavagna (Ge) Festa dell'agricoltura nei giardini della scuola Riboli e p.za Innocenzo IV, stand gastronomici e ballo con: 23 "Sandro musica nel cuore", 24 "Diego Sanguineti".
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23/7...4/8 Lavagna (Ge) Festivart, Festival di arte, poesia e musica di strada
23-24/7 S. Stefano d'A.(Ge) Campionato regionale di Trial, dettagli
Mar 26/7 Rezzoaglio (Ge) Loc. Parazzuolo, ore 16.45 festività di S.Anna; loc. Casaleggio, ore 18.30 Festa in Agorà, spettacolo di animazione per bambini
26-27/7 Camogli (Ge) Ma 26 "Questi posti davanti al mare" Giua e i Cantautori, live intenso e acustico, dalle sfumature jazz, che vede la canzone d'autore e la Scuola genovese protagoniste, Rivo Giorgio ore 21, gratuito.
Me 27 Reggae Roots, a seguire Dj set di musica giamaicana storica, Rivo Giorgio ore 21, gratuito
28/7...1/8 S.Salvatore di Cogorno (Ge) Il ritorno dei ravioli casalinghi, presso Croce Rossa, ore 19 stand gastronomici, ore 21 ballo con: 28 "Caravel", 29 dalle ore 22 discomusic con "Hypnoisia", 30 "Enrico Roseto", 31 "William band", 1 "Caravel"
Ven 29/7 Carasco (Ge) Premiazione miglior uliveto, a seguire concerto di Michele Fenati, giardini via Piani, sera
29-30/7 Mezzanego (Ge) Loc. Vignolo, festa S.Lucia, stand e serata danzante con: 29 discoteca "dj Kelly", 30 "Marino Castelli"; pista in acciaio, parcheggio con servizio navetta
29-30-31/7 Camogli (Ge) Festa sociale della Croce Verde, animazione e musica in spiaggia e stand gastronomici, Rivo Giorgio ore 21
29-30-31/7 Rapallo (Ge) Sagra dell'asado e del fritto misto di pesce, nel parco Nicolò Cuneo via Tre Scalini 7; ore 19 stand gastronomici, ore 21 musica con: ve 29 "Daniele Cordani", sa 30 "Fabio Cozzani", do 31 karaoke con Luca Carboneri. Info 351.6613084
29-30-31/7 Lorsica (Ge) Sagra della tagliata, cena e ballo con: 29 "Marino Castelli", 30 "William band", 31 "A.Kalle"
Sab 30/7 Gattorna di Moconesi (Ge) Notte bianca, dettagli
Sab 30/7 Rezzoaglio (Ge) Loc. Vicosoprano, commedia dialettale "O nêvo" comp. Quelli de 'na vòtta, ore 21
Dom 31/7 Chiavari (Ge) Dionisio Festival, rassegna teatrale in piazza N.S. dell'Orto ore 21, ingresso gratuito: "Ristrutturazione" Sergio Rubini. Dettagli
Dom 31/7 Sestri L. (Ge) Barcarolata, ore 21.30 baia di Portobello tradizionale sfilata di imbarcazioni con addobbi, premiazione; segue spett. pirotecnico
AGOSTO 2022
Mar 2/8 Conscenti (Ge) A Tavola in val Graveglia, serata di sapori tradizionali, accompagnati dalla musica di "Trio e Trio", area verde S.Pertini dalle ore 19.30.
Mar 2/8 Deiva M.(Sp) Spettacolo teatrale "Liberatutti" compagnia ScenaMadre, piazza Bollo ore 21.30 ingresso gratuito
Mer 3/8 S.Stefano d'A.(Ge) Fisarmonicando con orch."Paolo Bertoli" e ospiti, ore 21
4...7/8 Sestri Levante (Ge) Amici del Ponte in festa, parr. S. Stefano, stands e ballo con: 4 "Jolly", 5 "Caravel", 6 "Roller Folk", 7 "Angelo Minoli". Manifesto.
Ven 5/8 Zoagli (Ge) Festa Madonna del mare: ore 21.30 S.Messa sulla spiaggia, benedizione corona in riva al mare e posa lumini, ore 22.30 in piazza dj set in rosa con Rambo dj.
5-6-7/8 Sori (Ge) Loc. Canepa, festa patronale di Sant'Eusebio: ore 19.30 stand gastronomici. Ve 5 ore 21.30 ballo liscio con "Les Crikò"; sa 6 ore 21.30 palio degli asini, tutti in pista con "One More Time"; do 7 ore 20 vespro e processione, ore 21.30 concerto banda di Camogli. Manifesto
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5-6-7/8 Lavagna (Ge) Quattro Palanche, affari e occasioni per le vie del centro, orario 9-23 (dom 9-13)
5-6/8 Rezzoaglio (Ge) Loc. Priosa, festa N.S. della Neve, dalle 18.30 stand gastronomici, serate danzanti: ve 5 ore 21 orch."William band", ore 22 distribuzione gratuita frittelle di mele; sa 6 ore 21 orch."A.Kalle", esibizione allievi della Janua Accademia Danze Ge. Ve 5 ore 16 Messa, Processione e pesca di beneficenza. Manifesto
5-13-19-26/8 Deiva M.(Sp) "DeivArte… sotto la luna" artigianato artistico e creativo di qualità, sul lungomare ore 19-24
Sab 6/8 Borzonasca (Ge) Loc. Brizzolara, sagra della porchetta, ore 19 stand gastronomici, ore 21.30 orchestra "Tonya Todisco".
Sab 6/8 Sestri L.(Ge) Sagra da sardenn-a pou feugo, distribuzione gratuita di sarde alla griglia, in p.tta M.Antonietti dalle ore 19; mostra di ceramiche modellate a mano da R.Giannotti
Sab 6/8 Maissana (Sp) Loc. Tavarone, Wild West, gastronomia, musica folk e dj set con Roberto Geo Cerchi
6-7/8 Cicagna (Ge) Notte Bianca fino oltre le ore 24: sa 6 a Cicagna, do 7 a Monleone.
6-7-8/8 Avegno (Ge) Loc. Salto, festa N.S. della Salute, ore 19 stand gastronomici e ore 21 danze con: sa 6 "Marco Rinaldi" e i suoi "Eroi Superbi", do 7 ore 10.30 e 20.30 S.Messa, lu 8 musica coi "Jolly". Si svolgerà anche in caso di pioggia (stands gastronomici al coperto) Manifesto
6-7-8/8 Coreglia Lig.(Ge) Loc. Canevale, festa di S. Giacomo, servizio ristoro; ore 21 ballo con: sa 6 "Primavera", do 7 "Caravel", lu 8 "Giannarelli Pietrelli". Do 7 ore 18 tradiz. corsa col santo a cavallo. Manifesto
6-15-20-27/8 Lavagna (Ge) Creativamente in libertà, artigianato artistico e creativo di qualità, piazza della Libertà ore 18.30-24
6-7-8/8 S.Stefano d'A.(Ge) 6-7 Arte è femmina, mercatino femminile. Sa 6 ore 21 commedia dialettale. Lu 8 dalle ore 17: Le Miss in vetrina e finale reg. Miss Blumare
Dom 7/8 Camogli (Ge) Festa della Stella Maris: ore 10.15 uscita del Dragun e delle barche, ore 11 benedizione barche e Messa all'aperto a Punta Chiappa, alla sera posa lumini in mare, segue spettacolo in mare; info 0185-771066 (1° dom d'agosto). Dettagli (PDF).
Sa 6 Aspettando la Stella Maris, concerto della banda di Camogli, ore 21.
Dom 7/8 Leivi (Ge) Notti tra le note, musica sotto le stelle: "Intorno a Paganini" (fisarmonica e violino), sagrato S.Lorenzo ore 21.15, Manifesto
*8-9-10/8 S.Margherita (Ge) Loc. S. Lorenzo d. Costa, Festa di S.Lorenzo serate danzanti: 8 "Caravel"; il 10 ore 12 sparata di mortaletti, ore 22.30 sparata mortaletti a terra e spettacolo pirotecnico
9-10/8 Conscenti (Ge) Ma 9 Commedia ge "Giacomin, bello e fantin" comp. I Ruspanti, ore 21. Me 10 Festa San Lorenzo, A tavola sotto le stelle: ore 19.30 serata enogastronomica, ore 22 salotto musicale con "Vilma Goich e il Pentagramma"
Mer 10/8 Sestri L.(Ge) Sagra del Minestrone alla genovese in p.za Matteotti, inizio ore 19. Manifesto
Mer 10/8 Camogli (Ge) "Ma se ghe penso", Laura Parodi Trio & Gruppo spontaneo Trallallero con canti, musiche e racconti delle Tradizioni liguri, Rivo Giorgio ore 21.15 gratuito
10...12-20/8 Chiavari (Ge) Sbarassu, vendita nei negozi di rimanenze di magazzino: 10-11-20 centro, 12-21 lungomare e porto
Gio 11/8 Rezzoaglio (Ge) Loc. Alpepiana, serata in musica con Michele Fenati "Lucio, Dalla e Battisti per la prima volta insieme", circolo Lagin ore 21.15
11-12/8 S.Stefano d'A.(Ge) Gi 11 ore 21 serata dj con Hypnosia eventi; Ve 12 ore 21 giro delle piazze del Coro La Contrada
12-13/8 S.Salvatore Cogorno (Ge) Ve 12 Medioevo nel borgo, dame, cavalieri, contadini, giullari, sputafuoco e antichi mestieri: ore 17 esibizione di falconeria, ore 18 la via del giullare, ore 19 stand gastronomici, ore 21.15 concerto "Dal Medioevo alle tradizioni popolari" Ensemble Enerbia.
Sa 13 "Addio do Fantin", rievocazione storica-medioevale de "l'addio al celibato" del conte Opizzo Fieschi, allietato da balli e musiche antiche, giochi di bandiere e figure d'armi, con i Sestieri di Lavagna, le Gratie d'amore ed i Cavalieri del Fiesco, ore 21. È stato istituito un servizio bus navetta gratuito che alla fine dell’evento riaccompagnerà dalle ore 23 i turisti a Lavagna e Chiavari; il percorso prevede il passaggio da p.zza Cordeviola a Lavagna per terminare alla Stazione ferroviaria di Chiavari.Manifesto, Video
12-13-14/8 S.Stefano d'A.(Ge) Beer Festival, birra artigianale, street food e musica, dettagli
Sab 13/8 Camogli (Ge) Omaggio a Giuseppe Mazzini, concerto che si inserisce nelle celebrazioni del 150° anniversario della morte, Chiostro N.S. del Boschetto ore 21.15 ingresso libero
Sab 13/8 Chiavari (Ge) Spettacolo di tango in p.zza N.S. dell'Orto, ore 21 ingresso gratuito.
13-14/8 Deiva M.(Sp) Sa 13 White Night, musica e animazione con "New Generation Sound" dalle ore 22, ingresso libero, info 0187/815858-826123.
Do 14 ore 23 spettacolo pirotecnico sul mare.
13...15/8 Uscio (Ge) Loc. Calcinara, festa N.S. dell'Assunta, stand gastronomici e musica. 13 ore 22 "Radio Ga Ga"; 14 ore 14 gara scopone, ore 22 "Explosion"; 15 ore 18 processione, ore 22 cabaret con "Enzo Paci e Romina Uguzzoni" segue dj F.Fontes. Manifesto
13...15/8 Favale (Ge) 39° sagra del Vino bianco, specialità alla piastra e asado, ore 21 ballo con: 13 "Caravel", 14 "Giuse e Alessia", 15 "Serena". Manifesto
13...15/8 Casarza L.(Ge) Sagra del calamaro e gusto di mare, serate danzanti con: 13 "Diego Zamboni", 14 "W.Giannarelli", 15 "Macho".
Dom 14/8 Leivi (Ge) Notti tra le note, musica sotto le stelle: "Trio jazz/fusion" (batteria, basso e chitarre), sagrato S.Rufino ore 21.15, Manifesto
*Dom 14/8 Lavagna (Ge) Torta dei Fieschi ore 22 p.zza V. Veneto
rievocazione storica delle nozze tra il conte Opizzo Fiesco e la nobildonna Bianca De Bianchi avvenute nel 1230, gioco delle coppie: si acquista un biglietto (azzurro per i maschi, rosa per le femmine) recante sopra un nome, bisogna trovare il biglietto con lo stesso nome ma di colore diverso dal proprio, ed insieme si ritira la porzione di torta; corteo storico, palio d'armi, sbandieratori. Si consiglia l'uso del treno.
14-15/8 Ruta di Camogli (Ge) Sagra delle focaccette nel giardino parr. della chiesa di S.Michele, ore 18-22 stand gastronomico, bancarelle
14-15/8 Sestri L.(Ge) Loc. Montedomenico, sagra dei testaieu e asado, ballo con ingresso libero: 14 "Caravel", 15 "Roller Folk". Montedomenico si raggiunge dallo svincolo autostradale di Sestri, per S.Vittoria
Lun 15/8 Borzonasca (Ge) Loc. Sopralacroce, ferragosto a Sopralacroce, ore 19 stand gastronomici e serata danzante con "William band" ingresso libero, info e prenotazioni 340.3298657 334.9211077
*Mar 16/8 S.Rocco di Camogli (Ge) 61° Premio internazionale Fedeltà del Cane: ore 16 presentazione delle storie dei cani, premiazione e benedizione cani
16/8 Chiavari (Ge) Dionisio Festival, rassegna teatrale in piazza N.S. dell'Orto ore 21, ingresso gratuito: "Enzo Paci Show" Enzo Paci. Dettagli
16-17/8 Rezzoaglio (Ge) Loc. Villanoce, festa di San Rocco, animazione per bambini con "Sabry la birba" e serata musicale con "A.Kalle"; me 17 festa campestre, gara di bocce a coppie sui prati.
Ma 16 loc. Alpepiana, festa di S.Rocco, serata danzante con "Caravel", info 0185.85513
Mer 17/8 S.Stefano d'A.(Ge) Loc. Amborzasco, sagra itinerante, un viaggio alla scoperta dei sapori della nostra tradizione: ore 11.30 stand gastronomici, ore 14.30 spettacoli e musica con la compagnia teatrale "Spettacolo senza mura" e gli "Spunciaporchi", ore 17 merendin al vecchio mulino. Dettagli
Gio 18/8 Lavagna (Ge) Serata danzante con orch."Caravel" in piazza V.Veneto
19-20-21/8 Rapallo (Ge) Loc. S.Massimo, Te lo do io il raviolo! ore 19.30 stand gastronomici, ore 21 ballo con: 19 "Caravel" ed esibizione scuola ballo Maury Sport, 20 dj "Angiolini", 21 "Lara Agostini"; dalle 19 servizio navetta gratuito con partenza dal piazzale sovrastante Valle Christi
19-20-21/8 Statale di Ne (Ge) Festa di S.Bartolomeo: ve 19 ore 21 tombolata, servizio bar e testaieu; sa 20 ore 19 cena all'aperto, musica dal vivo e karaoke con "Roberto Rossi"; do 21 ore 12-19 gastronomia, ore 17 Messa e Processione, ore 21 danze con "Caravel"
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Sab 20/8 Camogli (Ge) Equipe 84 la storia, presso Rivo Giorgio ore 21.30, gratuito
Sab 20/8 Rapallo (Ge) Orange night, indossa qualcosa di arancione: ore 20 menu con prenotazione (bevande comprese), serata ad ingresso libero con orch."Sandro" presso campetto parr. via Fico 3, info e prenotazioni 335.5954769
*20-21/8 Rezzoaglio (Ge) Loc. Cabanne, sagra del minestrone con stand gastronomici e serate danzanti a ingresso libero. Sa 20 minestrone gratis per tutti, ore 16 S.Messa e processione segue intrattenimento per bambini e truccabimbi, ore 21 ballo con orch."Bagutti".
Do 21 ore 21 ballo con "Pietro Galazzi"; si svolge anche in caso di pioggia. Manifesto Dettagli
20...24/8 S. Colombano C.(Ge) Loc.Vignale, Festa S.Rocco, do 21 ore 17 concerto della banda di Casarza L. Danze: 20 "Primavera", 21 "Enrico Cremon Notte Italiana", 22 "Mister Domenico", 23 "Luca Canali", 24 "Ringo & Athos Bassissi". Manifesto
20-21/8 S. Stefano d'A.(Ge) Sa 20 ore 21.30 concerto dei Buio Pesto. Do 21 festa patronale N.S. di Guadalupe, concerto della banda e del Coro polifonico.
Dom 21/8 Leivi (Ge) Notti tra le note, musica sotto le stelle: "Vissi d'arte" Praeludium Ensemble, sagrato S.Bartolomeo ore 21.15, Manifesto
Lun 22/8 Recco (Ge) Concerto dei Trilli con la band al completo, ospite Massimo Morini, sul lungomare ore 21.30 gratuito
25...28/8 S. Colombano Certenoli (Ge) Expo Fontanabuona-Tigullio: rassegna di artigianato, prodotti agricoli e per l'agricoltura, risparmio energetico, cucina e gastronomia, attività per bambini. Parco esposizioni Fontanabuona Cálvari, ingresso libero. Orario: 15-23, dom 10.30-22.30. Dettagli.
Do 28 ore 21 commedia in zeneize "Giacumin, bello e fantin" comp. I Ruspanti.
Ven 26/8 Casarza L.(Ge) Gran Galà d'estate in favore della Croce Verde, ballo con orch."Caravel", ore 19.30 stand gastronomici, in piazza Unicef
26...29/8 Rapallo (Ge) Tigullio Expo: artigianato, musica, eventi culturali, enogastronomia, sul lungomare e centro storico
26-27-28/8 Maissana (Sp) Loc. Tavarone, Sagra del fungo, gastronomia e serate danzanti con: 26 "Paolo Bertoli", 27 "Caravel", 28 "Primavera"
*Sab 27/8 S. Stefano d'A.(Ge) Pellegrinaggio al monte Maggiorasca in onore di N.S. di Guadalupe
Dom 28/8 Leivi (Ge) Notti tra le note, musica sotto le stelle: "Napo canta De André", sagrato del Curlo ore 21.15, Manifesto
Dom 28/8 Rezzoaglio (Ge) Loc. Lovari, festa Sacro Cuore di Maria: ore 11 Messa con Processione, coro Voci d'Alpe S.M.L. ore 12.30 pranzo al circolo Lagin di Alpepiana, info e prenotazioni 0185.85513 o 328.1756690 programma
Dom 28/8 S. Stefano d'A.(Ge) Loc. Alpicella, Se batte u gran: ore 12 menu completo €20, ore 16 si batte il grano, canti e balli, info e prenotazioni 329.1525803
Mar 30/8 Chiavari (Ge) Gran Galà delle Fisarmoniche con gli allievi del m° Enrico Roseto, ospiti: Marianna Lanteri, Marco Valenti, Giuse & Alessia, Veronica Cuneo; in p.zza Madonna dell'Orto ore 21 ingresso gratuito
CARLO GATTI
Rapallo, 31 Maggio 2023
Genova, 10 Dicembre 1972 - IL M/T ESPRESSO SARDEGNA SPERONA E AFFONDA IL RIMORCHIATORE LIBANO
GENOVA, 10 DICEMBRE 1972
IL TRAGHETTO RO-RO “ESPRESSO SARDEGNA” SPERONA ED AFFONDA IL RIMORCHIATORE PORTUALE LIBANO
MORI’ IL MOTORISTA LUIGI MARTINO
N.B. La carta nautica che ho usato per spiegare la dinamica dell’incidente non è quella del 1972. Ho scelto invece la più moderna in commercio che rappresenta esattamente la posizione della collisione di cui ci occupiamo oggi. In essa, infatti, non si evidenzia correttamente il “Taglio della Canzio” (oggi chiamato “taglio Calata G.Bettolo”) che al momento dell’incidente aveva una larghezza molto inferiore. All’epoca, il passaggio che ho segnato con una X, era uno dei punti più stretti e pericolosi del Porto.
LA DINAMICA DELL’INCIDENTE
ESPRESSO SARDEGNA IN MANOVRA
Come si può notare dalla foto, quando lo scafo del traghetto “acchiappava il vento di tramontana” al traverso, poteva subire uno scarroccio notevole …
Un passo indietro di 50 anni ...
La nave in entrata nel porto di Genova che era diretta a ponente verso il Bacino della Lanterna, in presenza del Vento di Tramontana era costretta a compiere, ad una velocità sostenuta, un’accentuata curva a Nord per “guadagnare acqua”. Più la TRAMONTANA era forte, più la nave doveva risalire il vento; infatti, nella fase finale della curva, l’avrebbe preso al traverso facendola scarrocciare pericolosamente verso la Diga Foranea.
Quando L’ESPRESSO SARDEGNA s’avvicinò all’imboccatura del Porto di Genova era notte e la Tramontana soffiava gagliarda! Ma i Servizi Portuali (Piloti, Rimorchiatori, Ormeggiatori) conoscono da sempre tutte le insidie di quella manovra e mai, nella storia del Porto, una nave è finita sulla diga a causa del vento di casa.
Adriano Maccario, l’esperto pilota portuale che dirigeva la manovra d’entrata dell’E.SARDEGNA, era sicuramente in contatto radio con il Comandante Arcangelo Ansaldo del rimorchiatore LIBANO e, vista la forza del vento gli avrà pure detto: “Attaccami dopo il Taglio ora non posso rallentare la velocità…”.
Non si è mai capito esattamente il motivo per cui il LIBANO sia stato travolto e affondato, ma si può supporre che il rimorchiatore anch’esso soggetto allo scarroccio causato dal vento, abbia ritardato nel portarsi in una posizione di sicurezza rispetto alla rotta della nave, forse a causa della ritardata risposta del motore? Purtroppo nell’incidente l’unica vittima fu proprio il motorista Luigi Martino che si trovava in sala macchine in quel momento.
In questi casi le inchieste che si susseguono negli anni finiscono nel silenzio… insieme alle eventuali responsabilità e ciò che rimane è la tristezza per la morte di quel povero giovane che perse la vita sul lavoro durante una manovra, che per la verità era considerata “routine” nell’ambiente.
Luigi Martino, 36 anni, era un motorista esperto e molto affidabile, ricordo che ogni Direttore di Macchina lo richiedeva per i viaggi in Altura. Chi scrive lo ebbe tra il suo equipaggio in viaggi molto impegnativi.
RIMORCHIATORE LIBANO
Un po’ di Storia ...
ZARA (1949-1954) / poi rinominato LIBANO (1954-1973)
1955, agosto, rimotorizzato con 1 motore Diesel, 4T 6 cilindri, IHP 430, costruito da Klocher Humboldt Deutz, colonia 1972. 10 dicembre, affonda per collisione con la motonave ESPRESSO SARDEGNA tra la diga foranea e calata Bettolo con una vittima. In seguito recuperato e posto in disarmo. 1973, 8 agosto, venduto a impresa Lavori Portuali e Costruzioni Ing. Colombo e C. S.PA., Roma, rinominato COLUMBUS. 1986, venduto a Delfino S.p.A., Palermo. 1990, 1 giugno, classe decaduta. 1993, cancellato dal registro. In seguito demolito.
INDIA-ISTRIA-PANAMA
COMMENTO: Nel 1972 la Flotta dei Rimorchiatori Riuniti di Genova era in fase di rinnovamento, aveva già in linea, da circa quattro anni, i tre celebri rimorchiatori Voith Schneider - INDIA-ISTRIA-PANAMA, chiamati “rotori”, che erano dotati di una manovrabilità eccezionale. Tutt’oggi sono ancora brillantemente in servizio in alcuni porti del Mediterraneo.
Il LIBANO era tra i più antiquati della Flotta RR e difficile da manovrare. La ruota del timone (a frenelli di catena) era durissima da girare e ritornava al “centro” autonomamente ad una velocità pazzesca. Ricordo alcuni incidenti che subirono alle braccia alcuni Comandanti in servizio su quel bordo …
ESPRESSO SARDEGNA
Armatore: Traghetti del Mediterraneo - Gruppo Magliveras
La Traghetti del Mediterraneo era una compagnia di navigazione italiana, pioniera dei trasporti con navi ro-ro in Italia. Fondata il 9 dicembre 1965 dagli armatori Marsano, Magliveras e Monta, cessò le proprie attività nel 1981. Proprio nel 1981 la compagnia diede il via a una lunga serie di contenziosi legali nei confronti delle sovvenzioni concesse dall'Italia alla statale Tirrenia di Navigazione, che continuarono nei decenni successivi alla chiusura della Traghetti del Mediterraneo.
CARATTERISTICHE
Bandiera: Italiana
Costruzione:1967
Stazza lorda: 1995 / 3.431 (dopo allungamento)
Capacità: 60 semirimorchi da 40 piedi
Anni di Servizio: 1967-1981
Naufragata nel 1973, recuperata e rimessa in servizio nel 1976
venduta nel 1981 alla SIBA come Siba Brescia.
Il 24 febbraio 1973 l'Espresso Sardegna, in navigazione da Genova a Palermo in condizioni meteomarine avverse, si sbandò a seguito di uno spostamento del carico e si rovesciò a ridosso dell’isola di Gorgona, dove era stata rimorchiata dalla compagna di flotta Espresso Sicilia. I 28 membri dell'equipaggio e i 7 autisti presenti a bordo furono tutti tratti in salvo; le operazioni di recupero furono affidate alla ditta specializzata francese Serra e si protrassero fino a luglio 1975. La nave fu in seguito rimorchiata a Genova e rimessa in efficienza, venendo anche allungata di 12 metri; la stessa operazione di allungamento fu effettuata anche su Espresso Sicilia ed Espresso Toscana.
Ho conservato l’articolo del giornale L’UNITA’ che vi propongo in lettura:
Destino volle che soltanto 2 mesi e 14 giorni dopo …. il Ro-Ro ESPRESSO SARDEGNA subisse lo stesso destino del Rr. LIBANO
ESPRESSO SARDEGNA
OPERAZIONE RECUPERO E RIMORCHIO
Il traghetto Ro-Ro si capovolge e cola a picco a levante dell’isola Gorgona
https://www.marenostrumrapallo.it/espresso-sardegna/
Carlo GATTI
Rapallo, 23 Maggio 2023
IL LEUDO DI MOSE' BORDERO
IL LEUDO DI MOSE' BORDERO
CASA GOTTUZZO
Rione Scogli - Chiavari
Nel 1997 il Comandante Ernani Andreatta fonda il Museo Marinaro Tommasino-Andreatta che prende il nome anche dal suo co-fondatore Franco Tommasino detto “Mario”.
Sino al 2001 viene ospitato nei locali sottostrada dell’Antica Casa Gotuzzo a Chiavari. Dal 2001 sino al 2008 il Museo è stato ospitato presso gli uffici della Promo-provincia a Calvari, in Val Fontanabuona. Nel 2008, la Scuola Telecomunicazioni FFAA di Chiavari, consapevole della rilevanza storica e tradizionale del Museo Marinaro e allo scopo di preservarne e valorizzarne il patrimonio culturale decise di ospitarlo al suo interno assieme alla notevole biblioteca, principalmente di mare, che raccoglie oltre 6.000 volumi.
Proprio nel 2013 il Museo Marinaro Tommasino-Andreatta ha avuto il riconoscimento dello (SMM) Stato Maggiore della Marina e nel completamento della pratica di acquisizione da parte del Ministero della Marina, sarà affiancato ai Musei Navali di Venezia e di La Spezia.
Il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, accertato l’interesse culturale della raccolta ne ha proposto la tutela e la valorizzazione con modalità da concordare.
Sono stati scritti molti libri ed articoli sul LEUDO che per noi rivieraschi rappresenta un pezzo di storia nata, navigata e vissuta nel levante ligure. Anche noi di Mare Nostrum Rapallo abbiamo scritto “quasi tutto” su questa imbarcazione che ancora oggi ci attira, c’incuriosisce ed ogni volta che trattiamo questo argomento, scopriamo dentro di noi un desiderio sempre più forte di conoscenza!
L’occasione per ritornare sul mondo dei LEUDI ce l’ha data, ancora una volta, il nostro socio fondatore Comandante Ernani “Nanni” Andreatta i cui avi, come sapete, costruivano grandi velieri oceanici, ma anche i LEUDI nel Cantiere di famiglia nel Rione Scogli a Chiavari.
MUSEO MARINARO TOMMASINO-ANDREATTA - CHIAVARI
https://www.marenostrumrapallo.it/nanni-2/
Amedeo Devoto, dipinto di due Leudi ancorati nella zona antistante le CLARISSE. Sullo sfondo si scorge il cinquecentesco Castello di Rapallo con relativa didascalia.
La foto è la copia “perfetta” che si può ammirare nel Museo Marinaro – L’originale si trova nell’entrata di casa Gottuzzo-Andreatta per omaggiare il LEUDO ed anche la città di Rapallo.
LA STORIA DEI LEUDI NON E’ ANCORA FINITA …
IL LEUDO DI MOSE’ BORDERO
Andreatta racconta: "Nel Novembre 2020, siamo stati invitati a visitare il leudo in costruzione di Mosé Bordero. Il compianto Sindaco di Chiavari Marco di Capua con suo padre Pino, ex Maestro d’Ascia con cantiere a Lavagna in via Dei Devoto (per anni ha sfornato un gozzo al mese)".
Da sinistra Mosé Bordero, Pino Capua, Ernani Andreatta ed il compianto sindaco di Chiavari, Marco Capua.
Giancarlo Boaretto racconta:
“Mosè Bordero sta completando un LEUDO, realizzato il legno lamellare - lui è a metà tra gli 80 e i 90... Pochi fogli costruttivi gli sono bastati; con l'aiuto di PC - un ingegnere abilitato ha firmato il suo progetto.
credits: Teleradiopace
Quando si commissionava un nuovo leudo, la prima cosa da fare era di decidere la lunghezza... il mastro d'ascia e il committente si incontravano sulla spiaggia, il maestro lanciava un sasso: "va bene così?", se no, non un altro sasso ... un numero in metri non sarebbe stato capito da nessuno...
Cos’hanno scritto i media?
01 Aprile 2010 | in categoria/e attualità
RICOMPAIONO I LEUDI
Su facebook migliaia di fan e Mosé Bordero, maestro d'ascia, ne costruisce uno.
Leudo - FELICE MANIN
Tornano i LEUDI sulle spiagge del Levante. Si tratta di antiche barche a vela latina, nate e diffuse nel golfo del Tigullio. Il loro disegno inconfondibile è apprezzato in tutto il mondo: gli Stati Uniti alcuni anni fa hanno restituito il Felice Manin alla Liguria, che però lo ha tragicamente lasciato marcire sulla darsena di Spezia.
Il nome LEUDO deriva dalla forma di “liuto”, le barche venivano utilizzate per il commercio di olio, vino, sabbia, pecorino con l’isola d’Elba e la Sardegna. I LEUDI sono stati una fonte di ricchezza e di scambi culturali: fino agli anni ’80. Sestri Levante era la città più aperta e dinamica del Levante, essendo terra di imprenditori e commercianti che andavano da soli per il Mediterraneo.
Adesso si cerca di recuperare alcune delle barche che riempivano le baie e le spiagge, da Riva Trigoso a Chiavari, e Mosé Bordero sta costruendo da solo con l’arte dei maestri d’ascia un nuovo leudo, in un capannone di Casarza Ligure.
Non è da solo: Giovanna Bregante–imprenditrice nel settore turistico e componente di un’antica famiglia sestrina - cerca di riportare in città la cultura della marineria. In attesa di un’associazione, è nato il gruppo Facebook “Tornano i leudi da ponente”, in crescita continua, grazie a una serie di felici concause, a partire dalla meritoria opera di Bordero. “Questi antichi simboli non fanno parte delle cose da buttare, ma possono essere decisivi per far ripartire il settore turistico”, sostiene Giovanna Bregante.
Anche altrove si ritorna alla tradizione del mare. A Chiavari il comandante Ernani Andreatta ha creato il museo della marineria in “piazzetta dei pescatori”. E’ chiavarese anche Luciano Costa, ora trasferitosi a Modena da dove cerca di salvare dal degrado tre barche tra cui un leudo. Il problema principale è quello dei costi necessari per recuperare dei monumenti di straordinario valore, dei musei vivi da piazzare in mare e sulle spiagge per connotare il paesaggio marino e dare al Tigullio un profilo finalmente diverso da Rimini o dalla Costa Brava. Si deve evitare il ricorso alla logica perdente dei finanziamenti pubblici (necessari solo per la fase iniziale). Il Comune di Lavagna aveva risistemato un leudo, dedicandolo al “charteraggio”, ma l’esperimento è fallito.
Servono piuttosto imprenditori privati con idee dinamiche.
Si potrebbero trasformare i leudi in boutique naviganti o in ristoranti con menu di mare straordinari. Si creerebbe così un’offerta turistica unica e imbattibile. Meglio però pranzare su leudi ormeggiati, per evitare che il cibo vada di traverso…
Ridare al leudo la sua missione commerciale originale è una via di salvezza fantastica, se vogliamo utilizzarli anche per finalità culturali pubbliche senza gravare sui bilanci comunali.
Si deve fare attenzione alle museificazioni pure e semplici: un disegno di Legge dell’on. Mondello giace in parlamento da anni, ma il comune di Sestri Levante si è impadronito dell’idea ed ha imposto alla Regione il finanziamento di 300.000 euro per la realizzazione di un Museo del mare nel Palazzo Fascie-Rossi.
Una determinazione dirigenziale del 2008 ha appaltato alla coop Terramare l’incarico di recuperare dati e documenti sui leudi e la marineria (con una spesa di 20.000 euro). Tra i siti indicati per lo studio non risultano i pur ricchi archivi del Comune di Sestri, da troppi anni abbandonati al loro destino in Piemonte.
(ANSA) - SESTRI LEVANTE, 22 MAG.2021 - Varo storico oggi a Sestri Levante: è tornato in acqua l'ultimo leudo navigante della Liguria il:
"NUOVO AIUTO DI DIO"
Il leudo è una barca a vela latina che ancora fino alla fine del Novecento veniva utilizzata in Liguria per attività di trasporto merci.
L' imbarcazione varata oggi è lunga 15 metri, oltre a 5 metri del bompresso, fu costruita a Sestri Levante nel 1925, navigò verso la Sardegna per il trasporto del formaggio e l'Isola d'Elba per il trasporto di vino per poi cessare la attività commerciale. Dopo decenni di sosta sull'arenile nel 2010 nacque l'Associazione amici del leudo che con numerose iniziative promozionali è riuscita a riportare il 'Nuovo aiuto di Dio' agli antichi fasti. Rifatti i circa 150 metri quadrati di velatura latina e sistemato il fasciame il leudo, che può trasportare fino a 20 persone, dalla prossima settimana inizierà il suo programma estivo di mini crociere nel mar Ligure oltre ad alcuni concerti musicali che saranno organizzati nel porto sestrese.
Arriva dalla Scozia un aiuto per risistemare il Nuovo Aiuto di Dio, unico leudo sopravvissuto sulle spiagge di Sestri Levante. I lavori saranno eseguiti in spiaggia col contributo del Consorzio Tassano. L’armatore, il commercialista Traversaro, pensa di tornare al varo e all’alaggio annuale della barca, un evento che già di per sé costituisce uno spettacolo di sicuro richiamo.
Paolo Della Sala
LEVANTE NEWS – LA VOCE DEL TIGULLIO
Sabato 8 gennaio alle 17.00, nella sede della Lega Navale di Chiavari (box 51 porto turistico), si chiuderà la rassegna culturale “Uomini e Navi”. Protagonista dell’ultimo incontro sarà Mosè Agostino Bordero, che parlerà dell’incantevole mondo dei leudi, splendide barche, viste con gli occhi e l’esperienza di un comandante ed armatore. Bordero sta costruendo da anni, con le proprie forze, la copia fedele dell’antico leudo presente in passeggiata mare a Sestri Levante, chiamato “Con l’aiuto di Dio”. Un lavoro portato avanti con passione e tenacia, per un progetto tutto da scoprire.
“E’ da 3 anni che sto portando avanti questo lavoro nel cantiere di Masso (Casarza ligure) – racconta Mosé Bordero - Un leudo di due metri più grande rispetto alla sua copia, in passeggiata mare a Sestri levante e del quale possiedo il piano di costruzione. La barca potrà trasportare 300 quintali e andare in mare: il varo, quando Dio vorrà, ma la costruzione è già a buon punto. Oggi, grazie al computer, a colle innovative e nuovi materiali, anche un non maestro d’ascia come me può costruire un favoloso leudo”.
Mosè Agostino Bordero
“Uomini e Navi” è un ciclo di incontri promossi dalla Lega Navale di Chiavari e Lavagna, patrocinati dalla Provincia di Genova e dal Comune di Chiavati, nati con l’obiettivo di sviluppare ed incentivare la cultura del mare. La rassegna è giunta quest’anno alla terza edizione: 8 gli incontri svoltisi con esperti, in settori diversi, del vasto patrimonio del mare, a partire dal 6 novembre sino all’8 gennaio.
L’appuntamento si è svolto al sabato, alle 17, nella sede della Lega Navale guidata dal presidente Gian Battista Nicolini: luogo, il porto turistico di Chiavari Amm. Luigi Gatti, nel box numero 51. Durante i pomeriggi gli incontri sono stati affiancati da video e proiezioni, per una visione completa del tema affrontato.
Video girato nel Dicembre 2009
http://www.youtube.com/watch?v=F8ThU4qhXC8&feature=player_embedded#!
Il leudo di Mosè Bordero esce dal capannone
06 Settembre 2012 alle 13:541 minuto di lettura
Casarza Ligure - Il primo passo è compiuto. Il leudo di Mosè Bordero si trova oltre la soglia del capannone dove è stato, almeno fin qui, costruito. Ieri mattina, una gru l’ha sollevato e poggiato sopra il camion che stamattina lo ha condotto in via De Gasperi, nell’area accanto alla cooperativa Tassano messa a disposizione dal Comune di Casarza.
“Malgrado non sia ancora finito, è già abbastanza solido perché poggi su due cunei laterali “ - afferma Bordero, unico costruttore di “Con l’aiuto di Dio” -. “Occorrerà una mezz’ora per raggiungere il parcheggio e poi un mesetto per montare le capriate a protezione del leudo e proseguire i lavori”.
Sul piazzale, tappa del primo viaggio, "del leudo su strada", Bordero costruirà anche la copertura in legno che gli consentirà di ultimare i lavori in sicurezza, senza la preoccupazione delle intemperie.
Il capannone di Masso, dove si trovava fino a ieri, ha dovuto abbandonarlo per via del contratto di locazione scaduto e rinnovato dal proprietario con un altro inquilino. Quando aveva scelto la scadenza, confermando di lasciare il sito alla fine di maggio, Bordero contava di spostarsi sulla spiaggia di Riva, per trasformare la sua impresa – la costruzione di un leudo in solitaria, all’età di 83 anni – in un’esperienza pubblica, culturale e didattica.
«Pensavo di finire il lavoro nel posto che un tempo brulicava di leudi, non a caso ribattezzati “rivani” – afferma -. Con un po’ di rammarico ho dovuto abbandonare quella possibilità, perché contro la burocrazia preferisco non scontrarmi».
Ripete che se gli intoppi e le difficoltà tecniche non lo spaventano, delle scartoffie ha timore eccome.
Sulla spiaggia di Riva non avrebbe potuto montare la copertura in legno, ma accontentarsi di un telone provvisorio; e visto che la decisione definitiva continuava a slittare ha tentato con l’amministrazione di Casarza che ha detto sì alla sua richiesta. Da domani e per un paio d’anni ancora, Bordero, maestro d’ascia autodidatta, sarà in via De Gasperi a martellare, aggiungere componenti e rifiniture alla barca di cui va fiero: «è il simbolo dell’intelligenza dei liguri» dice, aggiungendo che alcuni conoscenti stanno avviando la pratica per annoverarlo come patrimonio dell’umanità dell’Unesco.
LEUDO
“NUOVO AIUTO DI DIO”
Una vela latina
impaginazione e foto di Pighin (SESTANTE)
Il "Nuovo Aiuto di Dio", quando ormai tutto sembrava perduto, è stato restaurato da Mosé Bordero.
Racconta Pighin: [ nel 2002 Bordero mi permise di salire a bordo del Leudo per fare un po' di documentazione fotografica ... sapevo che era una occasione quasi irripetibile ... con questo spirito, e con molto meno esperienza di adesso con la fotocamera, ho proceduto tentando di non dimenticare nulla ... intanto è documentata l'ancora originale, che ora non c'è più perché rubata ... n.d.r. ]
... Pensate che nel 1800 due velieri, al largo di Vernazza, sono entrati in collisione; poi c’è stato un processo e chi ha sbagliato è stato condannato perché aveva creato intralcio sulla “pubblica via”. Quindi il mare era considerato la “pubblica via”, non c’erano altri mezzi. Quindi era necessario avere un veliero che fosse veloce, che avesse una grossa capacità di carico e che contemporaneamente avesse un’ottima tenuta di mare ...
... È lungo da 15 a 16 metri, perché? Perché ha un peso che può essere tirato in secco sulle spiagge, se fosse più grande potrebbe creare dei problemi per tirare in secco sulle spiagge. Perché tirare in secco? ...
[ Per la mancanza di una rete capillare di porti, ma anche per economia nella gestione ... stare all'ancora in un porto attrezzato può costare, stare in mare tutto l'anno a fronte di pochi viaggi brevi avrebbe causato maggiore usura dell'opera viva, con relative spese ... le spiagge di Riva e Sestri Levante erano gratuite ... quando erano in secco i leudi erano coperti da teli, ricordo la cura infinita, quotidiana, nel controllare che essi coprissero il sole in modo perfetto ... sapevo che ciò era molto importante per preservare lo scafo dalle intemperie, e che, cosa ancora più importante, era "non spendere" in manutenzione, avrebbe compromesso la sussistenza dell'impresa ... n.d.r. ]
da una conversazione del 2002 di Mosé Bordero: Bagni Liguria - Sestri Levante
La spiaggia era tutta per le barche
Anno 1910
LEUDO
“NUOVO AIUTO DI DIO”
VISTO DA VICINO....ANZI A BORDO!
Uno sguardo di assieme: "Vista da poppa"
Uno sguardo di assieme: "vista da prua"
Uno sguardo di assieme: "vista laterale"
Una parte emersa molto arcuata: "la coperta"
Il futuro si vede da qui: "la zona di prua"
L'innesto del bompresso: "è il secondo albero, quello per il fiocco"
E' da qui che si conduce la barca: "la zona poppa"
Lo strumento di governo: "il timone"
L'organo di propulsione a partire dal dopo-guerra: "l'elica"
Le correnti galvaniche consumano le placche invece che l'elica:
"sono di zinco puro"
Questo strumento misura la velocità: "è il solcometro"
La parte immersa nell'acqua si chiama "opera viva":
"la chiglia e il dritto di prua"
La barca è molto panciuta, ciò favorisce la capienza: "la fiancata"
Questa è la paratia di protezione del ponte: "la battagliola"
Anche sopra coperta tutto è curvo: "la battagliola da dentro"
Per sostare alla fonda in sicurezza: "l'ancora"
Per superare la calma piatta, o per attraccare in sicurezza: "i remi"
La forcella per l'appoggio del remo: "lo scalmo"
Un semplicissimo strumento per l'orientamento: "la bussola"
Bisogna anche farsi vedere di notte: "il fanale"
E' il sostegno della vela latina: "l'antenna"
L'antenna è sostenuta da un sistema di funi e nodi: "l'imbracatura"
Anche l'albero inclinato è sostenuto da funi: "uno strallo"
Demoltiplicando tutto rallenta, ma le forze applicate sono immense:
"la tagliola"
Il leudo "Nuovo Aiuto di Dio" in navigazione nel Mar Ligure [anno 2013]:
"il Golfo del Tigullio"
COMPLIMENTI E UN GRAZIE DI CUORE A PIGHIN E AGLI AMICI DEL SESTANTE PER QUESTO BELLISSIMO SERVIZIO FOTOGRAFICO CON DIDASCALIE ECCELLENTI E PRECISE
AMANTE O DRIZZA D’ANTENNA E SCIONCO
Bozzello che serviva alla manovra dell’Antenna che portava inferita la vela del Leudo per issare o ammainare l’antenna viene usato un complesso composto da un paranco.
(Museo Marinaro Tommasino-Andreatta di Chiavari – foto C.Gatti)
Bozzello a 5 cavatoie
Concludo il servizio con l’immagine dell’unico esemplare esistente di ARGANO A MANO utilizzato per virare il LEUDO a riva.
(Museo Marinaro Tommasino-Andreatta. Foto C. Gatti)
MARE NOSTRUM RAPALLO - DOVE SI PARLA DI LEUDI ...
ISOLA DELLE CHIATTE - GENOVA – PORTO ANTICO
https://www.marenostrumrapallo.it/isola-delle-chiatte-genova-porto-antico/
CANCARONE E VINO NAVIGATO
https://www.marenostrumrapallo.it/cancarun/
LA GALLETTA DEL MARINAIO
https://www.marenostrumrapallo.it/juan/
SAN PE', L'ULTIMO MARINAIO DEL '900
https://www.marenostrumrapallo.it/bobba/
LEUDO, UNA MANOVRA PARTICOLARE...
https://www.marenostrumrapallo.it/leudo/
NEL MONDO DEI LEUDI
https://www.marenostrumrapallo.it/nel-mondo-dei-leudi/
DA TRELO ALLE MERICHE
https://www.marenostrumrapallo.it/juan-2/
CHIAVARI - RIONE SCOGLI
https://www.marenostrumrapallo.it/ciassa-di-barchi/
IL RIMORCHIATORE D'ALTURA BRASILE NEL MISTRAL!
https://www.marenostrumrapallo.it/mistral/
A cura di Carlo GATTI
Rapallo, 8 Maggio 2023
THOR HEYERDHAL - L'ULTIMO GRANDE ESPLORATORE
THOR HEYERDHAL
L’ULTIMO GRANDE ESPLORATORE
LA NORVEGIA - TERRA DI GRANDI MARINAI
La Norvegia ha una popolazione di 5.000.000 di abitanti, la metà della regione Lombardia, eppure possiede una flotta mercantile tra le più moderne al mondo: 1.600 navi (dati 2020). E’ sufficiente questo dato per comprendere quanto sia necessario ed importante essere MARINAI in quella lunga porzione di bagnasciuga chiuso alle spalle da monti innevati fino al Polo Nord, e quanto sia probabile che in un simile contesto ambientale nascano persone eccezionali come:
THOR HEYERDHAL
Monumento dedicato a Thor Heyerdhal dal comune di Güímar - (Tenerife-Spagna)
(Larvik 1914 - Colla Micheri, Savona, 2002)
THOR HEYERDHAL - Etnologo, antropologo, esploratore, regista, scrittore e soprattutto navigatore norvegese noto soprattutto per aver dimostrato la possibilità di collegamenti tra alcune antiche popolazioni. Nel 1947 attraversò con una zattera chiamata Kon-Tiki il Pacifico tra Perù e Polinesia e nel 1970, usando un'imbarcazione di papiro simile a quelle costruite dagli antichi Egizî, coprì la distanza tra il Marocco e l’isola Barbados, dimostrando in questo caso la possibilità di un'influenza culturale della civiltà egiziana su quella precolombiana; nel 1978 costruì, con la stessa tecnica, un'imbarcazione, il Tigris, per confutare le teorie secondo le quali i Sumeri non si sarebbero potuti spingere oltre la foce dei fiumi Tigri ed Eufrate a causa della natura delle loro navi. A partire dal 1982 T.H. si dedicò a una serie di scavi archeologici alle isole Maldive, documentando, attraverso la scoperta di alcuni templi, l'esistenza di una civiltà in epoca preislamica. Nel 1992 si rese protagonista, a Tenerife, della scoperta di alcune piramidi. Descrisse i suoi viaggi in alcuni apprezzati documentari: Kon-Tiki expedisjonen (1949), che nel 1951 gli valse il premio Oscar; Galapagos (1953); Aku-Aku (1957); The Ra expeditions (1971); The Maldive mystery (1986).
LARVIK
Comune di LARVIK
Larvik (Sud Norvegia)
T.H. nasce a Larvik – Norvegia il 6 ottobre 1914,
Muore: il 18 aprile 2002 a Colla Micheri – frazione del comune di Andora, in provincia di Savona, Liguria (Italia).
LA FAMIGLIA:
Thor Heyerdahl, esploratore, antropologo, geografo, zoologo e scrittore, ebbe una famiglia che partecipò intensamente alla sua vita e lo seguì nelle sue scelte. La madre Alison, che era a capo dell’Associazione del Museo di Larvik, ispirò nel figlio un grande interesse per gli animali e per le scienze naturali. Il padre Thor, mastro birraio, ospitò nei vecchi locali della birreria, il primo museo zoologico del figlio. Thor Heyerdahl si sposò tre volte: la prima nel 1936 con liv Coucheron-Torp (1916-1969) con la quale ebbe due figli: Thor junior e Bjørn. Dopo il divorzio da Liv, nel 1949 sposò Yvonne Dedekam-Simonsen (1924-2006) da cui ebbe tre figlie: Anette, Marian e Helene Elisabeth. Divorziarono nel 1969 e anni più tardi, nel 1991, Heyerdahl sposò Jaqueline Beer (1932) con cui visse a Tenerife, Canarie e con cui condivise vari progetti archeologici, specie a Tucumé, Perù e ad Azov, sino alla sua morte avvenuta nel 2002, a Colla Micheri.
Coniuge: Jacqueline Beer (s. 1991–2002),
Luogo di sepoltura: Heyerdahl Family Estate, Colla Micheri
Figli: Bjorn Heyerdahl, Marian Heyerdahl, Annette Heyerdahl, Thor Heyerdahl, Jr., Helene Elisabeth Heyerdahl, Thor Heyerdahl
Suo padre Thor, possedeva una birreria; la madre, Alison, era direttrice di un museo di Larvik. Fu lei ad ispirare nel figlio un grande interesse per le scienze naturali. Thor era bravo a disegnare, e già all’età di otto anni disegnava fantasiosi paesaggi delle isole dei mari del sud decidendo già allora di diventare un esploratore.
Biologo, specializzato all’Università di Oslo in antropologia delle Isole del Pacifico, divenne in realtà famoso per la sua attività da archeologo non esitando ad organizzare ardite navigazioni con natanti rudimentali per dimostrare la possibilità di viaggi transoceanici in epoca antica.
I suoi progetti di viaggi via mare si basavano su teorie e documentazioni storiche ed erano progettati con l'aiuto di maestranze del posto abili in lavorazioni antiche e originale. I dubbi della Comunità Scientifica dell'epoca si riferivano generalmente all'uso di materiali poco noti e ritenuti inaffidabili quali legno di balsa, papiro e giunco.
Fu anche autore di documentari sulle sue spedizioni. Kon Tiki ricevette l’Oscar al miglior documentario nel 1952, mentre Ra (The RA Expeditions) fu candidato allo stesso premio nel 1972.
KON-TIKI
fu la prima grande impresa oceanica
“Kon-Tiki” vuol dire letteralmente “Dio Sole”. Kon-Tiki è il nome della zattera costruita nella primavera del 1947 dall'esploratore norvegese.
Il libro Kon-Tiki (Kon-Tiki ekspedisjonen, 1948) è stato tradotto in oltre 70 lingue e ha venduto decine di milioni di copie – cosa che lo rende uno dei libri di autori norvegesi più venduti di sempre. Thor Heyerdahl realizzò anche dei film su molte delle sue spedizioni.
Il Kon-Tiki su cui Thor Heyerdahl raggiunse l'atollo di Raroia partendo da Callao, Perù
IL KON-TIKI (1947)
Sul Kon-Tiki, zattera di legno di balsa di ispirazione INCA l’esploratore norvegese Thor Heyerdahl salpò a vela dal Perù approdando in Polinesia: è stata la prima grande impresa mediatica atta a dimostrare che la colonizzazione della Polinesia poteva essere avvenuta, in epoca precolombiana, da parte dei popoli sudamericani.
Leggiamo e riportiamo da Nautica Report una dettagliata descrizione della zattera KON-TIKI
Il corpo principale, e primaria parte galleggiante della zattera, fu costituita da nove tronchi di balsa accostati tra loro, lunghi fino a 14 metri e 60 cm di diametro. I tronchi erano accostati e fissati ai sovrastanti traversi, costituiti sempre in tronchi di balsa lunghi 5,5 m, e di 30 cm di diametro, spaziati tra loro di circa un metro. I tronchi longitudinali ed i traversi erano legati tra loro da robuste funi di canapa di 3 cm di diametro. Tra i tronchi longitudinali lunghe pale di legno di pino svolgevano la funzione di derive. L’albero in legno, in fusti di Mangrovia, era composto da più fusti uniti a costituire una forma ad “A” di circa 8,8 m di altezza, a poppa dell’albero fu costruita una “cabina” in bambù intrecciato, lunga 4,2 m e larga 2,4 m coperta da un tetto di foglie di banano.
A poppa un lungo remo (circa 5,8 m), in legno di mangrovia, collocato tra pioli e brandeggiabile, con alla estremità una “lama” di legno di abete funzionava da timone. La grande vela (4,6 x 5,5m) era fissata ad un boma costituito da un fascio di steli di bambù legati tra loro. Le immagini fotografiche rappresentano anche una piccola vela superiore alla grande, ed inoltre una terza a poppa. La zattera era coperta in parte, come piano di calpestio, da una sorta di stuoia di fusti di legno intrecciati con bambù.
Il Kon-Tiki aveva una riserva di 250 litri di acqua in “tubi” ricavati in canne di bambù. Come cibo aveva circa 200 noci di cocco, patate dolci, e vari altri tipi di frutti. L’esercito americano fornì razioni da campo, scatolame e porzioni di sopravvivenza. In cambio l’equipaggio del Kon-Tiki era impegnato a testare la qualità delle provviste e fare un rapporto sulla dieta praticata. In realtà l’equipaggio confidò sulle possibilità di pesca, e sulla possibilità di raccolta dell’acqua piovana, tale fiducia, fortunatamente, ebbe positivi riscontri, sia per la pesca che per ricorrenti temporali.
La spedizione con emittenti radio amatoriali, con sigla LI2B, mantenne la comunicazione regolare con corrispondenti americani, canadesi, e sud americani i quali tennero la Ambasciata norvegese a Washington informata sugli sviluppi della spedizione. Il successo di tali contatti fu dovuta alla esperienza maturata nella Seconda guerra mondiale come operatori di radio clandestine. Knut Haugland, LA3KY, e Torstein Raaby, il 5 di Agosto riuscirono a collegarsi con Oslo, in Norvegia, su una distanza di circa 10’000 miglia. La spedizione era dotata di tre apparecchi radio trasmittenti a tenuta d’acqua. Il primo operava su una lunghezza d’onda di 40 metri, un secondo di 20 metri ed il terzo di 6 metri. Le radio, con la tecnologia allora in uso, erano apparecchi voluminosi e con tecnologia a valvole termoioniche 2E30, con una uscita in radiofrequenza di 10 Watt.
Come trasmettitore di emergenza usarono anche un trasmettitore tedesco Mark V del 1942. L’energia per la trasmissione era erogata da batterie e da un generatore azionato a manovella. La radio ricevente del Kon Tiki fu una National Radio Company NC-173. L’equipaggio trasmetteva inoltre a mezzo la radio amatoriale LI2B, con la corrente del generatore azionato a manovella, il messaggio ripetuto “all well” (tutto bene) in modo da evitare inopportune attivazioni dei soccorsi in caso di altre interruzioni dei collegamenti radio. Il Kon-Tiki lasciò Callao, Peru, il pomeriggio del 28 aprile 1947. La zattera fu inizialmente trainata in mare aperto a circa 50 miglia dalla costa dal rimorchiatore Guardian Rios della Marina Militare peruviana; lo scopo fu quello di far raccogliere la zattera dalla Corrente di Humboldt, che nelle intenzioni della spedizione sarebbe stato il motore primario del movimento della zattera nel Pacifico. La prima terra avvistata fu l’atollo di Puka-Puka il 30 luglio, si ebbe un breve contatto con pescatori dell’isola di Angatau il 4 agosto, ma le condizioni di mare e delle coste non permisero di approdare. Il 7 agosto la zattera fu scagliata dal mare sulle scogliere coralline di un isolotto disabitato dell’atollo di Raroia, nell’arcipelago delle Tuamotu, subendo notevoli danni. La zattera aveva percorso una distanza di circa 3’770 miglia nautiche (circa 4300 effettivamente navigate) in 101 giorni, con una velocità media di circa 1,8 nodi. Dopo aver passato diversi giorni in solitudine sull’isolotto l’equipaggio fu raggiunto da abitanti delle isole vicine, dopo che pescatori indigeni avevano avvistati i rottami della zattera incastrati nella scogliera. L’equipaggio fu trasferito al villaggio dove ne fu festeggiato l’arrivo con canti e danze tradizionali. Infine fu trasportato a Tahiti dallo schooner francese “Tamara”, con il relitto della zattera e tutto quanto si riuscì a recuperare.
Le altre Campagne e spedizioni
Polinesia (1937-1938)
Qui sentì da un vecchio indigeno le leggende che ispireranno il viaggio del KON-TIKI. Incontrò un altro norvegese, Henry Lie, residente a Fatu Hiva da trent'anni, che gli mostrò delle statue di pietra simili ad altre trovate in Columbia. Scopo originale della spedizione era capire come gli animali avessero potuto raggiungere un'isola precedentemente deserta. Il periodo trascorso sull'isola di Fatu Hiva venne poi narrato nel suo primo libro Paa Jakt efter Paradiset (1938), che fu pubblicato in Norvegia ma, per l'incombere della seconda guerra mondiale, non fu mai tradotto. Molti anni dopo, a seguito della fama raggiunta con i suoi libri e documentari, Heyerdahl pubblicò una rielaborazione di questo libro sotto il titolo di Fatu Hiva (1974), incorporandovi la sua vena salutista.
Columbia britannica
Nel 1939 partì in cerca di una rotta dall'Asia alla Polinesia; la spedizione era finalizzata alla ricerca di contatti tra civiltà asiatiche, polinesiane e pre-colombiane. Elaborò una prima ipotesi di origine "nordamericana" delle popolazioni polinesiane.
Perù e Polinesia (1947)
Il Kon-Tiki su cui Thor Heyerdahl raggiunse l'atollo di Raroia partendo da Callao, Perù.
Il 28 aprile 1947 Heyerdahl salpò da Callao con un'imbarcazione di legno di balsa d'ispirazione incaica, il Kon-Tiki, trasportato dalla Corrente di Humboldt. Il 30 luglio l'equipaggio avvistò l'isola di Puka Puka, nell'arcipelago delle Tuamatu, e dopo un'altra settimana riuscì ad approdare sull'atollo di Raroia. Questa spedizione dimostrò la possibilità tecnica per le popolazioni sudamericane di raggiungere e colonizzare la Polinesia, anche se tale ipotesi non ha trovato pieno riscontro in verifiche effettuate con mezzi moderni, quali le analisi genetiche, che hanno però dimostrato il flusso inverso, tecnicamente analogo dal punto di vista della navigazione.
Galápagos (1952)
I detrattori della sua teoria sostenevano che prima di raggiungere la Polinesia, le popolazioni sudamericane avrebbero dovuto raggiungere le Galapagos, più vicine ma disabitate. Nessun archeologo aveva mai studiato quelle isole, considerate disabitate. Con questa spedizione Heyerdahl dimostrò che queste isole erano state punto di approdo di navigatori provenienti dalle Americhe in epoca precolombiana. Individuò l'isola come possibile attracco delle zattere pre-incaiche preistoriche, ritrovamento di abitazioni precolombiane con resti di centinaia di vasi in ceramica pre-incaici dell’Ecuador e del Perù settentrionale. Le isole avrebbero potuto essere uno scalo migratorio dal Sud America verso la Polinesia.
Isola di Pasqua (1955)
Stabilitosi a Rapa Nui per un anno, Heyerdahl analizzò scientificamente le possibili tecniche di costruzione e trasporto dei MOAI. Dimostrò che molti di essi erano sepolti dentro la collina e più grandi del previsto, e che in origine recavano sul capo una sorta di copricapo in pietra rossa.
Aiutato da archeologi professionisti, effettuò un'analisi stratigrafica sulla colonizzazione dell'isola, risalente almeno al 380. Tramite l'analisi dei pollini nelle stratificazioni in un lago paludoso, dimostrò definitivamente che alcuni secoli prima dell'arrivo degli Europei, l'isola era coperta da una fitta vegetazione arborea.
Vennero confutate, con un efficace esperimento pratico, le teorie legate all'impossibilità per un popolo primitivo di scolpire ed erigere statue di quelle dimensioni e quel materiale senza una tecnologia avanzata. Durante l'esperimento, con una speciale tecnica e strumenti rudimentali, sei uomini riuscirono in soli tre giorni a scolpire interamente una statua di dodici tonnellate in tufo vulcanico e trasportarla utilizzando 180 uomini, muniti di funi e di un'enorme slitta di legno. Un'altra statua pesante trenta tonnellate, rimasta a terra per secoli, venne issata su un'alta piattaforma di muratura, mediante un apposito basamento di pietre.
Ra
Nel 1969 partì dalla città fenicia di Safi (Marocco Atlantico), con un'imbarcazione costruita da maestranze del lago Ciad. Il progetto si basava su documentazioni di tipiche antiche imbarcazioni egizie in PAPIRO, eccessive per navigare solo sul Nilo. Dopo 56 giorni, naufragò a circa una settimana di navigazione dalla meta. Del ridotto equipaggio, anche per la successiva traversata della RA II, fece parte l'esploratore documentarista e alpinista italiano Carlo Mauri.
Ra II
Nel 1970, sempre dal Nord Africa, partì con un'imbarcazione costruita da amerindi Aymara del lago Titicaca, percorse in 57 giorni 3 270 miglia, raggiungendo l'isola di Barbados. Con questa impresa dimostrò la fattibilità tecnica, già nell'antichità, di viaggi dal vecchio verso il nuovo mondo, suggerendo che la somiglianza culturale tra i popoli precolombiani e le popolazioni assiro-babilonesi, potrebbe non essere dovuta al caso.
Iraq (1977)
Con una nave di giunchi percorre 6800 km, discendendo il fiume Tigri fino al Golfo Persico, poi nell’ Oceano Indiano fino alla valle dell’Indo in Pakistan e verso ovest fino al Bab el-Mandeb, l'imboccatura del Mar Rosso. Con questa impresa, dimostrò la possibilità di scambi culturali e commerciali in epoche molto antiche a opera dei popoli mesopotamici, anche se la tecnica di costruzione della sua imbarcazione era mutuata da indigeni del Lago Titicaca, in Sudamerica, e non dalle antiche tecniche sumeriche.
Maldive
Dal 1981 al 1984 fu alle Maldive: durante questa spedizione archeologica scoprì reperti che dimostrano come le isole, già 2000 anni prima di Cristo, fossero punto di passaggio per navigatori provenienti dalla terraferma e diretti in India.
Nuovi scavi sull'Isola di Pasqua
Tornò sull'Isola di Pasqua dal 1986 al 1987: compì nuovi esperimenti che dimostrarono ulteriormente la facilità di trasporto delle statue da parte di una squadra di soli 15 uomini.
Esplorazioni successive
Studiò le piramidi di Tùcumé (Perù) nel 1988; dal 1992 al 1995 eseguì scavi nelle isole Canarie; s'interessò alle Piramidi Güimar, dimostrando che non sono ammassi casuali di pietre, ma opera dell'uomo.
Eseguì scavi ad Azov, in Russia, nel 2002, alla ricerca delle origini dei popoli vichinghi, ossia la mitica terra dell’Asaheimir: gli scavi furono però interrotti dal peggioramento della sua salute.
ALCUNI DEI TANTI PREMI E RICONOSCIMENTI …
Nel 1950 ricevette la "Retzius Medal" dalla Royal Swedish Society for Antropology and Geography”. Nel 1952 venne premiato con l’Oscar al miglior documentario per il resoconto sul viaggio della zattera Kon-Tiki.
Nel 1960 viene eletto quale membro della Norwegian Academy of Sciences, nel 1962 fu insignito della "Lomonosov Medal" dall'università di Mosca, della Gold Medal Royal geographical di Londra, della Medaglia Norvegese St. Hallvardsmedaljen e del Bradford Washburn Award dal museo della Scienza di Boston.
Fu di nuovo candidato nel 1972 all'Oscar per la categoria Documentari, ricevette dottorati Honoris causa dall'Università di Lima e da quella di Cuba.
Oltre a questo a Heyerdhal è stato intitolato un asteroide che ruota fra i pianeti Marte e Giove: 2473 Heyerdahl è un piccolo asteroide della fascia principale, scoperto da Nikolaj Stepanovich Cernich nel 1977.
Il 18 gennaio 2011 la Marina Norvegese ha immesso in servizio la fregata F314 THOR HEYERDAHL (classe Nansen), rendendo omaggio al nome di uno dei più illustri esploratori norvegesi
ALCUNE FRASI CELEBRI DI THOR HEYERDHAL:
"Di confini non ne ho mai visto uno. Ma ho sentito che esistono nella mente di alcune persone."
“Il ricordo più forte che ho nella memoria del viaggio sul Kon-Tiki è l'oceano completamente libero per i 101 giorni di navigazione; non vedevo nessun'altra imbarcazione né alcun segno dell'uomo. Come viaggiare su un tappeto magico nell'universo. Nessun Oceano può isolare un uomo con un certo livello di cultura”.
“Il progresso è la capacità dell’uomo di complicare la semplicità”.
“Nella mia esperienza, è più raro trovare una persona davvero felice in una cerchia di milionari che tra i vagabondi”.
QUANDO L’ESPLORATORE THOR HEYERDHAL APPRODO’
A COLLA MICHERI
Ormai quasi disabitato, Colla Micheri diventò famoso negli anni ’50 perché Thor Heyerdhal decise di stabilirvisi, acquistò una casa in questa piccola frazione di Andora nella Riviera Ligure, dove morì il 18 aprile 2002.
Colla Micheri è un antico borgo di origine medievale situato nella Liguria di ponente, più precisamente nel comune di Andora, in provincia di Savona. Adagiato sul valico di un colle a 162 metri d’altezza, proprio alle spalle di Laigueglia, questo paesino di soli 32 abitanti sembra volersi slegare dal concetto di tempo. Passeggiando per le antiche strade lastricate l’atmosfera che si respira è davvero singolare. Ma la vera storia di Colla Micheri iniziò negli anni ’50 del Novecento, quando l’esploratore e antropologo norvegese Thor Heyerdahl, dopo aver girato il mondo, si innamorò di questo borgo tranquillo e pittoresco e decise di stabilirvisi. Colla Micheri all’epoca stava vivendo un destino comune a molti borghi liguri e dell’Italia in generale, quello dello spopolamento e dell’abbandono. Thor Heyerdahl si occupò personalmente del recupero dell’antico paesino, ricostruendo e restaurando edifici, pulendo boschi e terrazzamenti. Acquistò una casa con un parco, oggi chiamato il Parco degli eredi di Thor. L’esploratore, artefice della rinascita di Colla Micheri, visse qui con la famiglia, quando non era in viaggio, fino alla sua morte.
Si racconta che lo studioso norvegese fosse in cerca di un “paradiso in terra” dove trascorrere gli ultimi anni della sua vita. Il tassista che lo conduceva nelle località italiane (lui non guidava la macchina) gli disse che non sarebbero dovuti andare tanto lontano, e lo portò proprio a Colla Micheri.
Il paesaggio che si mostra alla vista nelle giornate serene è, infatti, davvero unico: da una parte si assiste allo spettacolo del mare, da cui emergono le coste della Corsica, dall’altro i monti innevati delle Alpi. Il suo pensiero ecologista e il suo amore sconfinato per la natura, lo portavano a preoccuparsi dei numerosi incendi che affliggevano la Liguria.
Il borgo di Colla Micheri e Thor Heyerdahl. “Un paradiso in terra”: così Thor Heyerdahl definì Colla Micheri. Se dopo aver girato il mondo e affrontato il Pacifico sulla zattera “Kon Tiki”, l’esploratore norvegese decise di trasferirsi in questo piccolo borgo ligure, un motivo ci sarà stato: l’assomiglianza con la sua terra natìa e forse anche il carattere duro e schivo dei norvegesi e dei liguri.
Colla Micheri è una frazione di Andora ma si raggiunge facilmente con una passeggiata da Laigueglia, tra ulivi e pini marittimi. Da via Monaco si prende una strada in salita finché non si raggiunge una mulattiera che conduce verso la cima della collina. Presto si incontrano delle indicazioni: proseguendo a sinistra si raggiunge Colla Micheri. La particolarità di questo borgo è che le case sono state costruite sul versante posteriore della collina, in modo da evitare le incursioni sulla costa, non potendo essere avvistate dai saraceni che sbarcavano a Laigueglia.
Un luogo che per la sua immensa bellezza e la sua tranquillità conquistò anche il famoso esploratore e antropologo di fama mondiale Thor Heyerdahl, che qui trascorreva i momenti di riposo, la sua dimora tra un’avventura e l’altra.
Colla Micheri. Piccola perla medievale incastonata sulle alture tra Laigueglia e Andora, nel territorio del comune di Andora, lungo il tracciato dell’antica via Romana Julia Augusta, Colla Micheri fu scelta come dimora dal celebre antropologo, navigatore ed esploratore norvegese Thor Heyerdahl.
Colla Micheri è un luogo incantato capace di portarci in pochi istanti in un mondo magico e lontano fatto di meraviglia e suggestioni. Per una totale immersione nella bellezza, di cui tutti abbiamo sempre bisogno.
Una scelta che si rivelò particolarmente felice, anche da un punto di vista più “poetico”, perché all’ora del tramonto a Colla Micheri si può godere di uno splendido spettacolo: il sole che va a tuffarsi in un “mare” di ulivi dietro le colline.
Per aver ospitato il loro connazionale Thor Heyerdahl, Laigueglia è una città particolarmente cara ai norvegesi. Questo celebre e affascinante personaggio viene ricordato sempre con grande affetto dagli abitanti di Laigueglia.
Per suo volere, alla sua morte fu sepolto a Colla Micheri e la sua tomba si trova sotto la Torre saracena, che si erge in posizione dominante.
La tomba di Thor Heyerdahl a Colla Micheri
Il 18 ottobre 2002 muore a Colla Micheri, in Liguria tra Andora e Laigueglia, a 88 anni, l'esploratore norvegese Thor Heyerdhal. La Norvegia gli tributò funerali di Stato.
Di fronte alla chiesa parte un sentiero che in pochi minuti conduce alla tomba di Thor Heyerdahl. Lungo il tracciato s’incontra un piccolo cancello in legno: aprendolo si scopre una rudimentale costruzione in pietra a secco addossata a un terrazzamento. Si tratta della tomba di Thor Heyerdahl, riconoscibile anche dalla targa in ceramica blu che commemora la più grande e celebre impresa dell’esploratore norvegese, ovvero i 101 giorni di navigazione dal Sud America alla Polinesia a bordo della zattera Kon-Tiki in semplice legno di balsa.
UN PO’ DI STORIA …
IL BACK GROUND …
Con la dichiarazione di guerra, Thor Heyerdahl si unì alle libere forze norvegesi nel 1941: la resistenza. Ingaggiato dai paracadutisti e dall'intelligence, si offrì volontario per essere paracadutato in Norvegia per azioni di sabotaggio. È lì che incontrerà alcuni dei cinque accoliti che lo accompagneranno sul Kon-Tiki per realizzare un transpacifico nel 1947.
Gli Amici di THOR HEYERDHAL
GLI EROI DI TELEMARK
Joachim Rønneberg-Torstein Pettersen Raaby–Knut Augland-Arne Kjelstrup
Jens-Anton Poulsson e Claus Helberg.
Berlino. Kirk Douglas impersonò Joachim Rønneberg nel celebre film di guerra Gli eroi di Telemark con anche Richard Harris, storici ed esperti militari di tutto il mondo lo consultarono per decenni per imparare da lui. Ora è morto, lui Joachim Rønneberg, comandante partigiano norvegese addestrato dai britannici, lui massimo eroe della Resistenza nordica contro l'occupazione nazista. Si è spento sereno a 99 anni, lui che nel 1943 con commando di partigiani riuscì ad attaccare e distruggere a Telemark, appunto nella Norvegia occupata, l'impianto supersegreto in cui il Terzo Reich produceva l'acqua pesante, componente indispensabile alla bomba nucleare.
Cinque dei sei uomini della spedizione del Kon-Tiki erano scout.
Dopo la guerra Knut Haugland continuò la carriera militare per molti anni, tranne nel 1947 quando prese parte alla spedizione del KON-TIKI. Partecipò alla Brigata Indipendente Norvegese in Germania dal 1948 al 1949, proseguendo poi nel Forsvarsstaben fino al 1952 quando fu trasferito al Kongelkige Norske Luftforsvaret (Aviazione militare Norvegese). Guidò il servizio di intelligence elettronico in Nel Nord della, Norvegia incarico importante durante la “guerra fredda”. Divenne maggiore nel 1954 e tenente colonnello nel 1977.
Abbandonò l'aeronautica nel 1963 per diventare direttore del Museo norvegese della Resistenza. Diede le dimissioni nel 1983. Fu anche direttore del KON-TIKI Museet dalla sua fondazione nel 1947 fino al 1990. Terminò la carriera come presidente del consiglio del Kon-Tiki Museet nel 1991.
THOR HEYERDAHL E IL KON-TIKI
3700 miglia stimate
Il tuo tiki è il nome del dio del sole Inca. Heyerdahl e il suo equipaggio (6 uomini e un pappagallo) sono partiti per una "piccola" escursione di 3700 miglia attraverso il Pacifico! Hanno navigato con grande stima, dirigendo la loro zattera con l'aspetto dei remi. Anche se generosamente rifornito di provviste americane, cucinavano ogni mattina il pesce volante che cadeva sulla loro nave senza bordo libero durante ogni notte!
L'ecosistema che è apparso sotto le loro conchiglie, composto da alghe e crostacei, ha attirato tutta una serie di fauna ittica, dai delfini ai tonni e squali balena lunghi 10 metri che hanno quasi affondato il loro fragile skiff!
Arrivo in Polinesia Francese
Dopo 101 giorni di navigazione, trasportati dalla corrente Humboldt, il Kon-Tiki fece un violento approdo: colpendo una barriera corallina a Raroia, un atollo paradisiaco a Tuamotu (Polinesia francese) il 7 agosto 1947. Sono atterrati tutti illesi, tranne il loro pappagallo, rapito da una lama infida, una notte in caso di maltempo.
Cittadino del Mondo
“Tutti gli esseri umani sono uguali. Affrontiamo tutti le stesse sfide pratiche”.
Questa era una delle idee fondamentali di Thor Heyerdahl a proposito della vita umana. Credeva anche che la gente potesse lavorare e vivere insieme a prescindere dalle differenze etniche, politiche e religiose.
È stato soprattutto tra la fine degli anni ‘50 e l’inizio degli anni ‘90 che Heyerdahl è stato coinvolto nel lavoro per la pace globale. Ha fatto appello alle più alte autorità e ai politici più potenti in diversi stati, tra gli altri Andrej Gromyko e John F. Kennedy.
Heyerdahl fece sentire i propri valori nel Movimento federalista mondiale (World Federalist Movement) e ne divenne rapidamente un membro molto attivo. Il Movimento federalista mondiale è un’organizzazione che lavora per la pace, per la cooperazione oltre le frontiere e per un mondo costruito sulle leggi e sul diritto internazionale. Heyerdahl divenne vice-presidente onorario dell’organizzazione.
Heyerdahl si impegnò anche nel lavoro dei Collegi del Mondo Unito (United World Colleges). L’organizzazione gestisce diverse scuole superiori in tutto il mondo, dove giovani provenienti da diversi paesi possono vivere e studiare. L’organizzazione è stata fondata durante la guerra fredda e l’idea è che tali scuole siano in grado di stimolare i giovani provenienti da diversi contesti culturali ad imparare gli uni dagli altri.
Attraverso le spedizioni di Ra, Ra II e Tigris, dove gli equipaggi erano composti da persone provenienti da diverse nazioni e parti del mondo, Heyerdahl aveva cercato di dimostrare che si può lavorare bene insieme nonostante le differenze culturali. Con questo, aveva anche voluto dimostrare la propria ipotesi che l’oceano fosse stato un’arteria di traffico che aveva portato al contatto tra culture diverse, anche in epoca preistorica.
Quando Heyerdahl nel 1978 viaggiò con l’imbarcazione di giunco Tigris dall’Iraq a Djibouti, voleva navigare nel Mar Rosso, ma rinunciò a causa delle guerre nella regione. Decise di bruciare il Tigris. Allo stesso tempo, inviò una lettera al Segretario Generale delle Nazioni Unite, Kurt Waldheim, in cui protestava contro la guerra e contro il modo in cui gli stati occidentali vendevano armi ai paesi in via di sviluppo. L’intero equipaggio firmò la lettera.
«Il nostro pianeta è più grande dei fasci di giunchi che ci hanno portato attraverso i mari, eppure abbastanza piccolo per correre gli stessi rischi, a meno che quelli di noi che sono ancora vivi aprano gli occhi al disperato bisogno di una collaborazione intelligente se vogliamo salvare noi stessi e la nostra comune civiltà da quella che stiamo trasformando in una nave che affonda.»
THOR HEYERDHAL - Ambientalista
Durante il viaggio di Ra, Heyerdahl scoprì che l’Atlantico era stato contaminato. L’equipaggio trovò grandi e piccole macchie d’olio sulla superficie dell’oceano, e la scoperta fu resa nota all’ONU (Nazioni Unite). Durante il viaggio di Ra II, il Segretario generale delle Nazioni Unite chiese a Heyerdahl di fare osservazioni giornaliere riguardo all’inquinamento del mare. In 43 dei 57 giorni di viaggio furono avvistati grumi solidi di olio.
L’equipaggio inviò una petizione al Segretario generale dell’ONU U Thant e l’inquinamento da idrocarburi negli oceani ottenne molta attenzione, soprattutto dai media americani. Thor Heyerdahl fu convocato per un’udienza al Congresso degli Stati Uniti. Lavorò anche per il Dipartimento di Stato come uno dei rappresentanti della Norvegia nelle riunioni preparatorie per la prima Conferenza sull’ambiente dell’ONU, svoltasi a Stoccolma nel 1972.
La Conferenza, tra le altre cose, istituì il divieto di scarico di oli usati in mare, una diretta conseguenza della petizione che l’equipaggio internazionale aveva mandato dalla barca di giunco Ra mentre affondava.
Disegno di Thor Heyerdahl, 1946
ARTISTA
È sconosciuto ai più il lato artistico di Thor Heyerdahl. I suoi interessi principali erano la preistoria, l’antropologia e l’archeologia – e questo si riflette nei libri, nei film e nei disegni che ha realizzato.
Come tutti i bambini, Thor Heyerdahl disegnava e dipingeva molto. I racconti dei primi giri di Heyerdahl nei boschi e sulle montagne sono stati pubblicati in giornali e riviste, spesso accompagnati dai suoi disegni umoristici. Durante il viaggio nell’Oceano Pacifico, intrapreso con la moglie Liv tra il 1937 e il 1938, realizzò una serie di disegni caricaturali basati sulle esperienze da loro vissute. Successivamente, fino al momento della spedizione Kon-Tiki, i suoi disegni si fecero più pregni di critica sociale, con riguardo a come guardiamo alle altre razze, alla fede cieca nel processo e alla politica di distribuzione del mondo. Inseriva spesso anche commenti o didascalie nei suoi disegni.
Intagliare il legno era un altro interesse che Thor Heyerdahl coltivò per tutta la vita. Già nella prima adolescenza si era dimostrato portato per questo mestiere. Si è conservato un meraviglioso piccolo tableau raffigurante un’isola tropicale, intagliata sul coperchio di una cassa che Heyerdahl realizzò da adolescente.
In vecchiaia, Heyerdahl intagliò due teste di Kon-Tiki nell’imponente portone d’ingresso di Casa Kon-Tiki, la casa di Heyerdahl a Túcume, in Perù.
Thor Heyerdahl passò la maggior parte della sua vita dietro ad una scrivania, a casa a scrivere, o in biblioteche in giro per il mondo per apprendere nuove conoscenze. Nel corso della sua vita pubblicò una serie di libri e oltre cinquanta articoli scientifici.
Heyerdahl non aveva forse sempre ragione, ma l’essenza della scienza sta nel porsi domande, e le domande che si poneva Thor Heyerdahl sono ancora oggi di interesse accademico.
La maggior parte delle persone ricorda Thor Heyerdahl come un grande divulgatore. Il suo talento naturale consisteva nell’essere in grado di coinvolgere le persone in una conversazione su un dato fenomeno. Egli voleva sempre trasmettere la propria esperienza e diventò un maestro nel farlo attraverso i suoi libri ben scritti, i film, le fotografie e le presentazioni.
HEYERDAHL - DIVULGATORE
Thor Heyerdahl viene ricordato dalla maggior parte delle persone come un grande divulgatore. Il suo talento naturale consisteva nell’essere in grado di coinvolgere i suoi interlocutori in una conversazione su un dato fenomeno. Egli voleva trasmettere la sua esperienza e diventò un maestro nel farlo attraverso i suoi libri, i film, le fotografie e le presentazioni.
Tra la fine degli anni ’50 e l’inizio degli anni ’90 Heyerdahl si è dedicato alle attività internazionali relative alla pace globale, facendo appello alle più alte autorità e ai politici più potenti del mondo, tra cui Andrej Gromyko e John F. Kennedy. Heyerdahl è stato membro di alcune delle più prestigiose istituzioni mondiali e ha ottenuto prestigiosi riconoscimenti.
Per le connessioni di Thor Heyerdhal con la guerra partigiana norvegese nella Seconda guerra mondiale (fece parte del SOA-Servizi Segreti Norvegesi) e per l’amicizia stabilita con alcuni dei protagonisti dell’atto di eroismo: distruzione dell’Impianto di ACQUA PESANTE a Rjuka, propongo il LINK di un mio articolo in cui riporto i nomi e le valorose azioni militari di chi seguì Heyerdhdal sul KON-TIKI.
GLI EROI DI TELEMARK – NORVEGIA, la vera storia
di Carlo GATTI - 13.10.2011
https://www.marenostrumrapallo.it/eroi/
Carlo GATTI
Rapallo, 2 Maggio 2023
LE FESTE DI LUGLIO A RAPALLO - La tradizione dei fuochi
LE FESTE DI LUGLIO A RAPALLO
AL SESTIERE CERISOLA TOCCHERA' L'ONERE E L'ONORE DI ORGANIZZARE E REALIZZARE IL PANEGIRICO 2023
La tradizione delle "sparate e dei fuochi d'artificio"
Fede, tradizione, folklore, spettacolo, un senso di appartenenza che rende l’evento davvero speciale, unico. Rapallo rinnova l’appuntamento con le Feste di Luglio, tre giorni di festeggiamenti, l’1, 2 e 3 luglio, in onore di N.S. di Montallegro nel 466° anniversario dell’Apparizione al contadino Giovanni Chichizola, il 2 luglio 1557.
La festa, pur nel radicale trasformarsi della città, il frenetico mutare dei tempi (e delle normative) conserva intatti elementi preziosi del folclore locale d’aspetti di una religiosità semplice, ma spontanea, radicati ad una antica e salda tradizione che non teme minimamente la critica di chi, trapiantato da fuori, stenta a comprendere alcune espressioni di esaltazione popolare caratterizzate anche da una certa fragorosità.
La nostra “sagra” nasce negli anni immediatamente successivi all’Apparizione e fin dalle prime edizioni essa ebbe nel fuoco, nelle luci fiammeggianti, nello schioppiettio dei falò, la sua principale caratteristica.
UN PASSO INDIETRO NELLA STORIA…..
Nella deliberazione assunta dalla Magnifica Comunità Rapallese il 26 agosto 1657 per ringraziare la Madonna di essere stata preservata dalla peste, si legge testualmente: “…di perpetuamente santificare, siccome da cent’anni in qua si è osservato, il giorno di detta Santissima Vergine…”
Un documento datato 9 agosto 1617 attesta che si pagano a “… Ger. Bontempo lire tre e soldi sei per pretio di due arbori venduti alla comunità uno in honore di Maria S.ma del Monte, l’altro per il falò solito di S. Giovanni Battista”; un altro del 31 ottobre 1625 registra invece l’acquisto di “60 fascetti, ch’ha comandato il signor Capitano si comprino pere far fochi in publica piazza ad honore di Nostra Signora”.
Le sparate non tardano ad apparire, come si deduce dalla lettura di un atto dell’11 ottobre 1619. In questo giorno il commissario Gio. Andrea Gentile ordina agli Agenti di Rapallo “…che non si potessero fare salve alcun se non per i giorni del Sabato Santo, del Corpus Domini, di S. Giovanni Battista e per le solennità di luglio, e le salve dovessero essere fatte con mascoli e non con altro…”
Nel registro della Masseria, alla data del 21 giugno 1635, si segnano lire diciannove “… per condurre sei mascoli a Nostra Signora per le solennità” e alla data del 7 luglio successivo altre 10,3 lire per spesa fatta di una sfera per le solennità di Nostra Signora”. Una deliberazione del primo luglio 1639 approva la spesa di lire 12 per “…polvere per sparare tanti mascoli ad honore di Nostra Signora conforme il solito”.
Alle spese partecipavano tutti i sestieri allora compresi nel Capitaneato di Rapallo: Borgo, Borzoli, Amandolesi, Pescino, Olivastro d’Oltremonte.
IL PANEGIRICO DI RAPALLO
Il Panegirico nella Storia significava: “Adunanza di tutto il popolo”
In origine, nell'antica Grecia, discorso a carattere encomiastico o suasorio che si pronunciava nelle adunanze festive del popolo; presso gli antichi Romani, discorso celebrativo in onore di un personaggio illustre. Il genere fu inaugurato nel VI secolo a.C. da Gorgia con i suoi scritti a Olimpia e a Delfi e conobbe la sua fioritura dal V secolo a.C. in poi. Il panegirico greco ha tratti comuni con l’encomio e l’epitaffio ma agli elogi può a volte unire critiche.
Con la letteratura latina, il panigirico assume solo il carattere di laudatio di uomini di potere ed in particolare degli imperatori. Nel linguaggio comune indica un discorso di encomio enfatico, talvolta esagerato.
In epoca moderna passa ad indicare un discorso in lode di un Santo o di un altro personaggio del culto cristiano:
Il PANEGIRICO DI RAPALLO
SI RIFERISCE
AL CULTO E AL SALUTO ALLA VERGINE DI MONTALLEGRO
Il 2 Luglio, anniversario dell'apparizione, a mezzogiorno il sestiere di turno organizza il cosiddetto "Panegirico". Sulla pedonale del lungomare Vittorio Veneto si posizionano un gran numero di mortaletti che giunti all'altezza del monumento a Cristoforo Colombo, nella zona del Lido verso la foce del torrente Boate, un gran fragore (a Rapallo è detto u ramadan) accompagna lo spettacolo finale.
Viene appunto acceso ai rintocchi delle dodici, ogni due luglio, con attenzione maniacale al rispetto del suo orario storico – tradizionale. Di norma, l’organizzazione spetta ciclicamente a tutti i Sestieri, secondo il turno dei Reciammi: di anno in anno, l’onere e l’onore organizzativo interessa San Michele, Seglio, Borzoli, Cerisola, Cappelletta, Costaguta e… così via, ricominciando da San Michele.
Un commerciante di Palermo, nel XVI secolo fece conoscere ai rapallesi i fuochi artificiali ed i mortaretti originari della Sicilia. Da quel momento nacque e si diffuse la tradizione delle “sparate”, in occasione delle feste patronali. Usanza che, nel nostro comprensorio, è tuttora vivissima.
Protagonista indiscusso è l’antico mortaletto ligure, un artificio metallico avente forma tronco-conica, cava al centro, alto circa 12- 1 5 cm e dal peso di circa 2 kg. Alla sua base è presente un piccolo foro detto “aggugin”. Anticamente realizzato in ghisa attualmente, per rispettare le vigenti norme, viene prodotto per tornitura o per fusione in ferro. Viene caricato con una piccola quantità di polvere nera e segatura, pressata manualmente mediante l’utilizzo di appositi pestelli d’alluminio o legno, chiamati in gergo “stie’. L’utilizzo di questi materiali, evita in fase di caricamento, eventuali accensioni accidentali.
La stesura della riga
Della medesima forma del mortaletto, ma di più grandi dimensioni, è il cannone, oggetto funzionalmente identico che può raggiungere un peso superiore a 200 chilogrammi.
La sparata dei mortaletti è composta schematicamente in due parti: " la riga e il ramadan”. La riga è una successione di mortaletti, collegati insieme da una striscia di polvere nera che con la sua combustione porta il fuoco negli aggugini con il conseguente innesco della polvere, realizzando una ritmica cadenza.
Il “ramadan” costituisce invece la parte finale della sparata. Nella sua forma classica prevede che i mortaletti siano disposti a triangolo allungato in cui le nuove righe esterne, i lati del triangolo, vengono progressivamente affiancate da nuove righe all’interno man mano che si procede verso la base ed il triangolo si allarga. Questo posizionamento, composto da una grande quantità di mortaletti messi l’uno vicino all’altro, bruciando genera un fragoroso crescendo che si conclude con lo sparo di uno o più cannoni.
Durante la sua accensione la sparata è seguita dal massaro che porta con sé un “buttun”. Questo è un bastone che ha alla sua estremità una palla di ferro rovente, fatta scaldare per alcune ore: lo scopo di questo attrezzo è quello di riaccendere la sparata in caso si spegnesse.
PER L’EDIZIONE 2023
L'ONERE
DI ONORARE
LA NOSTRA SIGNORA DI MONTALLEGRO
spetterà al Sestiere CERISOLA
Non dimentichiamoci il rito dell’“Andare a turno”, cioè raccogliere le offerte. È una delle ritualità più antiche legate alla festa e coinvolge tutti i volontari dai più giovani agli anziani che, a partire dal 23 maggio al 3 Luglio, si recano casa per casa con la “sacchetta” per chiedere un obolo per i fuochi.
PUBBLICHIAMO ALCUNE IMMAGINI DEL SITO FINALE DEL PANEGIRICO (RAMADAM) CHE MOSTRANO LA BELLEZZA CHE SA ESPRIMERE L’ARTE DI STRADA QUANDO PARTE DAL CUORE SEMPLICE DEL POPOLO LEGATO ALLE TRADIZIONI
MAURA ARATA E' LA STORICA PRESIDENTE DEL COMITATO DEI SESTIERI RAPALLESI QUI SOTTO RAPPRESENTATI CON I LORO COLORI IDENTITARI
E IL GONFALONE CHE ACCOMUNA I SESTIERI
SESTIERE BORZOLI
SESTIERE CAPPELLETTA
SESTIERE CERISOLA
SESTIERE COSTAGUTA
SESTIERE SEGLIO
SESTIERE SAN MICHELE
Anno 2023
PANEGIRICO
E’ IL TURNO DEL SESTIERE CERISOLA
«…Il toponimo “Cerisola” compare per denominare due cappelle rurali site nel cuore dell’attuale Sestiere…
…Erano sicuramente zone destinate alla coltura dei ciliegi in un borgo dall’economia diversificata, ma basata essenzialmente sull’agricoltura.
Nel successivo evolversi della città, il nome “Cerisola” va a denominare uno dei Sestieri nati dalla divisione del più antico Quartiere Amandolesi (XII secolo N.D.R.)…» (tratto dal libro “In burgo Rapalli” di Antonella Ballardini da Maura Arata, massara del Sestiere Cerisola)
L’odierno Sestiere Cerisola comprende la parte centro occidentale del centro storico rapallese, con monumenti quali la Chiesa Parrocchiale dei Santi Gervasio e Protasio e gli Oratori detti Dei Bianchi e Dei Neri, quest’ultimo dominato dalla medioevale Torre Civica.
La zona rurale di Cerisola si sviluppa sulla ridente collina di San’Agostino, ove risiede l’omonima chiesetta, centro religioso del Sestiere; Sestiere che, tuttavia, ha come patrono tradizionale San Giuseppe.
Il giorno 2 Luglio IL SESTIERE CERISOLA saluterà
CON IL SUO PANEGIRICO
L'APPARIZIONE DELLA VERGINE MARIA
dalla Spiaggia dei Bagni Lido con i secenteschi mortaletti liguri
Da questo sito, che sempre rimane nel cuore e… nella progettualità dei suoi massari, il Sestiere tradizionalmente lancerà anche i suoi fuochi colorati, oggi preparati su chiatta galleggiante.
I fuochisti che hanno sparato per Cerisola negli ultimi anni sono: Albano & Russo di Melito (NA), Ferreccio di Avegno (GE) e La Rosa di Bagheria (PA) ed in epoca meno recente Perfetto di Sant’Antimo (NA).
Il Panegirico del Sestiere Cerisola sfilerà lungo la passeggiata a mare e terminerà col tradizionale e fragoroso Ramadan ai piedi della Statua di Cristoforo Colombo, presso i Bagni Lido e quindi entro i confini del Sestiere.
UN PO’ DI TECNICA ….
Origini dell’antico mortaletto ligure
L’antico mortaletto ligure, una sorta di cinquecentesco cannoncino ad avancarica, assurge ad attualissimo e vivo richiamo all’archeologia del fuoco a festa, rapallese e non solo.
Estinto nella gran parte del mondo, resiste infatti al tempo (almeno, per quanto ad oggi sappiamo) nella sola zona di Rapallo, Recco e comuni limitrofi. Lo si trova in antiche stampe francesi (che per ora non possiamo ritrarre per ragioni di copyright) ed in alcune tradizioni orali italiane, legate all’ambiente dei fuochi: “I mortaletti furono importati dalla Sicilia, si dice, da un certo Signor Pescia, commerciante di cereali che trasportava a mezzo di velieri da Palermo a Rapallo grano, avena, fave, vino, agrumi ecc… …Questo signore portò anche in Parrocchia il culto di S. Rosalia e S. Lucia che nel XVII secolo furono proclamate compatrone dell’attuale basilica…”
Questo è quanto troviamo negli appunti del nostro coordinatore Comm. Antonio Scazzola, scomparso in veneranda età nel 1994. Una tesi molto interessante, soprattutto alla luce di quanto si tramanda presso altre scuole di tecnica del fuoco, venute in contatto con la nostra soltanto in epoca recentissima. Ci riferiamo alla tradizione orale di alcune storiche aziende pirotecniche, protagoniste ieri ed oggi dei fuochi rapallesi moderni: tradizione la quale, pur non conferendo piena validità alla tesi di Scazzola, ne conferma comunque una forte verosimiglianza. Abbiamo appunto notizia, da fuochisti del Centro e del Sud Italia, di sparate siciliane analoghe alle nostre, estintesi nell’Isola soltanto alcuni decenni or sono! Dunque il mortaletto, oggi ligure per definizione, fu quasi certamente, ieri, un prodotto noto anche fuori Regione: alcuni turisti lombardi, notando i nostri mortaletti, hanno riconosciuto in essi quei “botti” – in Lombardia ormai “degradati” a fermacarte – che un tempo venivano accesi e ricaricati dalle singole famiglie in occasione delle feste.
In effetti, un’interessante e locale teoria “extra pirotecnica” indica un’ampia universalità dell’antica conoscenza del mortaletto presso i popoli europei: non mancano ad esempio massari i quali, pur anche attraverso supposizioni confortate da semplici indizi storici, individuano nel protagonista della nostra pirotecnica tradizionale il frutto dell’evoluzione antica di peculiari parti di secentesche armi da fuoco… e tali armi erano, come si sa, ben conosciute quantomeno nel Vecchio Continente. Secondo questa teoria, il mortaletto nasceva per essere caricato prima della battaglia, predisposto com’era ad essere fissato ad una canna di colubrina o spingarda prive di culatta. L’artigliere d’una fortezza, in questo modo, poteva disporre di parecchie munizioni, scomode e pesanti se vogliamo, sicuramente non portatili, ma già pronte al fuoco. Confermerebbe l’ipotizzata genesi bellica del mortaletto il suo attuale ed antico sinonimo: mascolo. Mascolo, dal momento che il pezzo così inteso avrebbe costituito il cosiddetto “maschio” nell’accoppiamento meccanico “protomunizione” – canna. Troviamo in effetti disegni d’epoca ritraenti sparate, di mortaletti praticamente identici ai nostri, muniti tuttavia di piccole maniglie (oggi scomparse) e sagomature in questo senso “sospette”. Ovviamente, sopra la carica del “mortaletto bellico” avrebbe trovato posto una palla, o la mitraglia.
Superfluo sottolineare quanto i mortaletti da festa non siano costruttivamente predisposti a simili nefasti impieghi…! Il nostro breve excursus storico sulla genesi del mortaletto è qui concluso; teniamo dunque a ricordare e sottolineare che ogni indizio, pur aprendo interessantissime discussioni sulla base del probabile, non costituisce prova del vero storico: saremmo pertanto lieti ed onorati nel ricevere interessanti conferme o smentite da parte dei nostri lettori.
…nel remoto 1619, i mortaletti erano già conosciuti in Rapallo ed utilizzati nel culto “piro – popolare” della Madonna di Montallegro.
Un po’ di tecnica del "massaro"
Protagonista ludico – popolare delle Feste di Luglio, il mortaletto si presenta come un piccolo cannone antico, a canna cortissima, costruito e dimensionato per il solo utilizzo a salve. Antica è anche la sua carica: polvere nera, il primo esplosivo prodotto dall’uomo. Lo stesso che, più di quattrocento anni fa, armava le galee genovesi ed i temibili vascelli del pirata Dragut, flagello delle popolazioni costiere.
Per caricare il mortaletto ligure, si versa semplice polvere nera nella canna, quindi la s’intasa con materiale leggero ed inerte (ad esempio segatura) in modo da ottenere, all’accensione, un colpo a salve, “impreziosito” da spettacolari quanto innocue vampe e fumo denso, di sapore antico.
Proprio tutto s’ottiene dall’antico miscuglio di zolfo, salnitro e carbone, nell’antica arte dei massari: caricati i mortaletti, gli stessi si aguginano: s’innescano cioè versando nel foro d’accensione (agugino) polvere nera finissima. Disposti a terra, i mortaletti sono poi collegati da strisce, ancora della medesima polvere, granulare questa volta: strisce che bruciano più o meno lentamente a seconda della direzione dominante della brezza di mare… Ecco quindi l’abilità del massaro il quale, per intuito ed esperienza, sa quando, come e dove posizionare i mortaletti, grossi o piccoli, in modo da salutare con giusto ritmo la Santa Patrona.
Come in tutte le arti, infatti, solo pochi posseggono in armonioso connubio esperienza ed innato dono nel saper disporre al meglio la sparata, che per riuscir veramente gradita deve attagliarsi, secondo Tradizione, ad ogni singola tipologia d’evento celebrativo. La pirotecnica antica tradizionale di Rapallo va oltre alle ben note celebrazioni dell’1,2,3 luglio, che danno il nome al presente sito.
Il mortaletto segna infatti il modus vivendi del rapallino verace (che non sempre coincide col rapallese), scandendone la vita pubblica e privata. Col mortaletto si cresce, ascoltando i colpi rituali dell’1,2,3 luglio o delle Feste Frazionali; si celebra il matrimonio di amici e parenti, preparando brevi ed allegre sparate; si saluta questo o quell’altro evento, sacro o profano; si dà l’estremo saluto ad un caro estinto disponendo un’austera sparata di 21 colpi, lenti e cadenzati: gli stessi ventuno che, con diverso spirito, ogni mattina di Novena accompagnano con sacralità l’Elevazione del Santissimo al Santuario di Montallegro.
La sparata è dunque… nel D.N.A. del rapallino, apprezzata com’è durante l’intero corso dell’anno ed, in particolare, nei Giorni Mariani dell’1,2,3 luglio: gli stessi giorni che vedono protagonisti delle celebrazioni “piro – popolari” rapallesi i rituali dei Saluti alla Madonna, dei Reciammi e del Panegirico, consolidatisi nell’ultimo secolo sulla base d’una tradizione sicuramente meno codificata dell’attuale, ma comunque perpetuata da quattro secoli quantomeno nei suoi aspetti, è il caso di dirlo, piro – tecnici. Infatti i gesti, tecnici appunto, che compiono oggi le abili mani dei massari sui ferruginosi mortaletti, nei greti dei torrenti e sulle spiagge, non differiscono dal fare dei nostri avi. Solo nei dove e nei come, la Tradizione d’oggi differisce da quella di ieri, ciò non inficiando tuttavia, a nostro parere, lo status di museo a cielo aperto di viva pirotecnica antica che amiamo attribuire alla nostra Città.
Si spari dalla chiatta
Quando il MASCOLO era usato per avvisare l’avvistamento dei leudi di ritorno dalla campagna delle acciughe dall’Isola della Gorgona.
Parata di moderni mascoli in acciaio pronti al caricamento, soffiati e disostruiti; in secondo piano sacchi e “cuffe” di segatura per i tappi.
Il mortaletto ligure usato nelle feste patronali di Rapallo
Il mascolo rituale utilizzato nel Levante genovese ed espressamente realizzato per le sparate è nella sua forma più ricorrente un cilindro metallico svasato alla base, anche se a volte ha forma troncoconica. Pesa circa 1,5–2 kg, è alto circa 12–15 cm, ha un diametro esterno di circa 6–7 cm al fusto e 8–9 cm alla base. Il calibro è ordinariamente compreso fra 1,5 e 2 cm. A circa 1,5 cm dalla base e parallelamente ad essa è praticato il focone ("l'agguggino") dal diametro di qualche mm, usualmente con l'imboccatura conica di base 3–4 mm e profonda circa 2–3 mm.
Il mascolo moderno è prodotto in acciaio in quanto la regolamentazione vigente proibisce l'uso di ghise ed ottoni, che hanno una minore resistenza ai fenomeni di frattura e possono finanche causare l'esplosione dei mascoli con proiezione di frammenti. I mascoli di ghisa subiscono inoltre fenomeni di corrosione importanti (in lingua genovese "camôe") che ne pregiudicano rapidamente la soglia di collasso.
Il mascolo in acciaio può essere prodotto per tornitura o per fusione. Fino a qualche anno addietro l'utilizzo di mascoli di ghisa o di ottone era frequente, questi ultimi più raramente a causa del costo del materiale. Tali erano formati per fusione, avevano dimensioni esterne maggiori di quelli in acciaio, e peso compreso fra i 2 e i 3 kg, pur contenendo lo stesso quantitativo di polvere. Notevoli per estetica sono i mascoli di ghisa realizzati fino alla prima metà del Novecento, ottenuti da stampi le cui forme elaborate presentavano spesso il nome o l'emblema del comitato di appartenenza riportato in rilievo sulla canna.
Più grande del mascolo è il cannone (in alcune località di Levante chiamato bomba), oggetto funzionalmente identico, la cui taglia può andare dal cannoncino (alcuni chilogrammi, per una lunghezza di 20 cm ed un calibro di 2–3 cm) al grande cannone (anche più di 100 kg per 40–50 mm di calibro, ma non mancano esempi di cannoni da 200 e passa chilogrammi, realizzati in genere in onore di importanti avvenimenti o illustri personaggi). I cannoni più grandi potrebbero contenere fino ad alcuni chilogrammi di polvere nera, ma la regolamentazione vigente vi pone severissime limitazioni per motivi di sicurezza; nella pratica attuale l'uso dei cannoni ha scopo prettamente ornamentale, in quanto caricati con quantità irrisorie di polvere rispetto alla mole dei pezzi. Per tale motivo alcuni dei più grossi cannoni sono stati addirittura messi in "disarmo" ed utilizzati per ornamento.
I cannoni in acciaio sono prodotti quasi sempre per tornitura a partire da grossi cilindri; hanno forma usualmente troncoconica e sono decorati da elaborate cerchiature. Riportano in genere, incisa sulla canna o sulla bocca, una dedica col nome del proprietario o del comitato a cui appartengono, o con la data di un evento gioioso quali un battesimo, un matrimonio o un anniversario. I cannoni di ghisa, oggi desueti, erano ancora più eleganti, provenendo da stampi e quindi potendo assumere forme non legate alle simmetrie cilindriche della tornitura.
I MASSARI ALL'OPERA
Ricerca a cura di Carlo GATTI
(Sestiere CERISOLA)
Rapallo, 20 Aprile 2023
Nave Passeggeri ANCONA SILURATA Al largo della Sardegna - 7 novembre 1915
Nave Passeggeri ANCONA SILURATA
Al largo della Sardegna - 7 novembre 1915
Il transatlantico italiano ANCONA
MANIFESTO PUBBLICITARIO, ca 1899 - ante 1917
di Aleardo Terzi
1870/ 1943
Italia Società di Navigazione a Vapore
Nave a vapore in navigazione
Bandiera nautica ripartita in quattro
La Battaglia dell’Atlantico (1914-1918) fu intrapresa in maniera intermittente dalla Germania tra il 1915 e il 1918 contro il Regno Unito e i suoi Alleati.
Il 7 maggio del 1915, l’U-boot U-20 tedesco aveva affondato il transatlantico inglese RMS Lusitania (Cunard Line) presso la costa irlandese. Delle 1.195 vittime, 123 erano civili americani. Nessuna tragedia dei mari e nessun episodio di guerra navale ebbero mai una risonanza e delle conseguenze mondiali così determinanti per l’intera umanità. Intorno alla fine di questo transatlantico, enorme e lussuoso, chiamato “il levriere dei mari”, divamparono le polemiche e si addensarono i misteri. Questo evento fece rivolgere l’opinione pubblica americana contro la Germania, e fu uno dei fattori principali dell’entrata in guerra degli Stati Uniti a fianco degli alleati durante la Grande Guerra, intervento che fu decisivo per la sconfitta della Germania.
IL QUADRO STORICO
Lo scoppio della Prima Guerra Mondiale è riconducibile alla data del 28 giugno 1914, quando un irredentista bosniaco, Gavrilo Princip, attentò alla vita dell'arciduca d'Austria-Ungheria Francesco Ferdinando e della moglie, che si erano recati in visita a Sarajevo in occasione di una parata militare. Durante questo attentato i due consorti morirono. La situazione si fece incandescente e l'Austria-Ungheria chiese di svolgere delle indagini accurate in territorio serbo, dando quindi alla Serbia un ultimatum. Di fronte al rifiuto della Serbia per delle indagini in territorio nazionale, il 28 luglio 1914 l'Austria-Ungheria dichiarò guerra alla Serbia, avendo l'appoggio - nel corso del conflitto - della Germania. Si affermarono due alleanze che segnarono le sorti del conflitto: la TRIPLICE ALLEANZA tra Austria, Germania e Italia ( che però decise di dichiararsi neutrale) e la TRIPLICE INTESA tra Francia, Gran Bretagna e Russia.
TRIPLICE ALLEANZA tra Austria, Germania e Italia (che però decise di dichiararsi neutrale) e la TRIPLICE INTESA tra Francia, Gran Bretagna e Russia.
La guerra sul mare tra Gran Bretagna e Impero Tedesco fu anche una guerra economica. Il blocco navale britannico strinse la Germania in una morsa implacabile, strozzando le importazioni di materie prime e di generi alimentari. I tedeschi furono i primi a sfruttare le grandi potenzialità dei nuovi mezzi sottomarini: gli U-Boot. I tedeschi attaccavano le navi mercantili, anche di paesi neutrali, che portavano rifornimenti verso i porti dell'Intesa. Si trattò di un'arma molto efficace, che sollevò però gravi problemi politici e morali urtando in modo particolare gli interessi economici degli Stati Uniti.
Viene così attuata La guerra sottomarina indiscriminata.
Di cosa parliamo? Di un tipo di GUERRA NAVALE nella quale i sottomarini affondano senza preavviso navi mercantili. Poiché i sottomarini hanno una maggiore probabilità sia di distruggere il bersaglio sia di sopravvivere ai propri cacciatori, molti considerano la guerra sottomarina illimitata una sostanziale violazione delle convenzioni belliche, specialmente quando viene attuata contro navi di Paesi Neutrali in zona di guerra. D'altronde, qualora un sommergibile attaccante rispettasse la convenzione, cioè venisse a galla, intimando a un mercantile di fermarsi, il mercantile avrebbe molte più probabilità di affondarlo con colpi di pezzi di artiglieria nascosti o semplicemente di speronarlo.
LA PERDITA DELL’ANCONA rientra in questo tragico “quadro militare” che, come riportiamo sotto, porterà a registrare “statistiche relative ad affondamenti” sicuramente agghiaccianti in favore della Germania:
Il grande piroscafo italiano fu colato a picco dal siluro di un sottomarino tedesco al largo dell’isola di Marettimo.
Altri moderni transatlantici furono silurati nei mesi e negli anni successivi: il «Verona», il «Napoli», il «San Guglielmo», lo «Stampalia», il «Regina Elena», il «Principe Umberto», il «Duca di Genova». In cifre assolute, su 1.542 mila tonnellate di naviglio mercantile possedute al 30 giugno 1915 furono perduti 241 piroscafi per 716 mila tonnellate lorde, oltre 425 velieri per 104 mila tonnellate nette. Includendo anche le perdite per sinistri normali o non precisamente accertate, e le perdite di guerra precedenti la nostra entrata in conflitto, la flotta mercantile italiana denunciò il 4 novembre 1918 la perdita di oltre un milione di tonnellate lorde di naviglio, alle quali fecero compenso appena 178 mila tonnellate di navi costruite nei nostri cantieri e 73 mila tonnellate di navi acquistate all'estero.
Il 7 novembre 1915 venne silurata e affondata da un sottomarino austriaco al largo della Sardegna mentre trasportava 496 persone, delle quali 160 morirono.
La nave Ancona (foto sopra) fu costruita nel 1907 nei cantieri navali di Belfast, nell’Irlanda del Nord, per la Italia Società di Navigazione a Vapore.
Stazza Lorda: 8.188 tonn.
Lunghezza: 147 metri
Larghezza: 18.
Velocità: 16 nodi
Capacità Passeggeri: 2.560 passeggeri, di cui 60 in prima classe e 2.500 in terza.
Aveva un solo fumaiolo e due alberi.
Completato nel febbraio dell'anno successivo, salpò da Genova per il suo viaggio inaugurale il 26 marzo 1908.
Fu messo sulla rotta transoceanica Genova-Filadelfia, con scalo a Napoli, Palermo e New York trasportando migliaia di emigranti dall'Italia agli Stati Uniti d'America.
IL NAUFRAGIO DELL’ANCONA
Quando l’Italia, entrata ormai nella Prima guerra mondiale con l’INTESA, la nave passeggeri italiana ANCONA salpava da Napoli, era il 6 novembre 1915. Dopo una sosta nel porto di Messina per imbarcare altri emigranti, fece rotta per Gibilterra con destinazione New York con 446 persone e 163 membri dell'equipaggio.
La freccia rossa indica approssimativamente la posizione del relitto
La posizione esatta dell’affondamento è stata trovata consultando il libro di bordo del comandante Max Valentiner in cui erano riportate le coordinate del punto in cui avvenne il siluramento.
Il piroscafo si trova a 471 metri di profondità, in acque internazionali, tra la Sardegna, la Sicilia e la Tunisia: circa 90 miglia marine a ovest di Marettimo e 60 miglia a nordest di Bizerta.
La mattina dell’8 novembre quando la nave si trovava in allontanamento dalla Sicilia, nella posizione indicata dalla freccia rossa posta sulla cartina riportata sopra, fu avvistato dal sottomarino tedesco SM U-38 (battente bandiera austroungarica) il quale senza alcun segnale di preavviso iniziò a sparare numerosi colpi di cannone contro l’ANCONA che, per i danni subiti, fu costretta a diminuire notevolmente la velocità. Di questa situazione favorevole per la “mira” ne approfitto subito il sottomarino tedesco che lanciò un siluro che colpì il mascone di prua della nave italiana.
Immediatamente il Comandante diede ordine di ammainare le prime lance di salvataggio che, a causa dell’abbrivo ancora importante della nave, si rovesciarono durante la manovra, furono investite dalle onde e i passeggeri caddero in mare. Tutti coloro che non riuscirono ad abbandonare la nave morirono.
Da alcune testimonianze riportiamo:
“I naufraghi, soccorsi da varie imbarcazioni tra le quali il posamine francese Pluton, furono portati a Biserta, Malta e Ferryville. Una scialuppa con a bordo 13 naufraghi privi di vita dell'Ancona fu rinvenuta sulle coste dell'isola di Marettimo il 17 novembre. Complessivamente si contarono 206 morti, in maggior parte donne e bambini. Tra le vittime si contarono anche una decina di cittadini statunitensi”. Ci furono anche tredici sventurati giunti in una scialuppa e morti successivamente fra gli scogli di Marettimo a Cala Galera, trovati il 17 Novembre 2015. Quel luogo fu appellato dai marettimari come località “Omo morto”.
CONTRACCOLPI POLITICI
Il precedente siluramento del transatlantico LUSITANIA, avvenuto in acque irlandesi sei mesi prima dell’affondamento dell’ANCONA, non fece che aumentare lo sdegno e l’esecrazione degli americani per quel tipo di guerra sottomarina senza restrizioni dichiarata ed applicata dagli IMPERI CENTRALI.
Robert Lansing, all’epoca Segretario di Stato-USA, fece pervenire una forte protesta a Vienna. L’Austria ammise che il Comandante Max Valentiner, l’affondatore dell’Ancona, aveva interpretato erroneamente gli ordini ricevuti, non solo, ma che aveva scambiato la nave italiana per una nave da guerra precisando anche che l’U-38 aveva sparato 16 proiettili e non 100 come dichiarato dalle autorità italiane. Vienna aggiunse altresì che: l'alto numero di vittime era dovuto al rovesciamento delle scialuppe, colpa non di un'azione austriaca, ma del fatto che erano state calate mentre il piroscafo era in movimento.
Gli Stati Uniti ritennero insoddisfacenti le motivazioni austro-ungariche e nel dicembre 1915 chiesero al governo austriaco di “denunciare l'affondamento e punire il comandante dell'U-Boot responsabile”.
La Germania, allora preoccupata di mantenere la neutralità americana, consigliò Vienna di acconsentire alle richieste statunitensi, alla fine Vienna accettò di pagare un indennizzo e assicurò a Washington che il comandante dell'U-Boot sarebbe stato punito, anche se questa promessa non avrebbe avuto esito, dal momento che era un ufficiale tedesco. La vicenda si concluse con la richiesta del governo austro-ungarico chiese che i sottomarini tedeschi si astenessero dall'attaccare le navi passeggeri mentre battevano bandiera austriaca. La decisione della Germania nell'aprile 1916 fu quella di sospendere la guerra sottomarina senza restrizioni ponendo fine al dibattito.
SI APRE UN ALTRO FRONTE
Tuttavia sul caso ANCONA emerse ben presto un altro consistente fattore d’instabilità economica che interessava chi doveva recuperare una dozzina di casse d’oro che trasportava il piroscafo armato dalla società di Navigazione Italia di Genova e comandato dal capitano Pietro Massardo, che tuttora giace a 500 metri di profondità in acque internazionali, tra la Sardegna e la Sicilia.
IL GIALLO - A cosa serviva quel tesoro? Il Governo italiano dice che si trattava di regolari “pagamenti tra banche”. Due giornalisti d’inchiesta, Enrico Cappelletti e Vito Tartamella, sostennero in seguito che quei soldi servivano ad altro. E, precisamente, a pagare agli americani armi, cavalli e biada. Siamo nel 1915. L’Italia, pur essendo alleata di Austria e Germania, avvia trattative segrete con Inghilterra e Francia per rientrate in possesso di Istria e Trentino.
Quelle armi servono forse per prepararsi al conflitto? Lo si capisce ben presto il 23 maggio 1915, quando l’Italia dichiarerà guerra all’Austria.
Quasi un secolo dopo, la posizione ufficiale del Governo è che quei soldi sarebbero serviti ai pagamenti per la partecipazione dell’Italia all’Expo del 1915 a San Francisco. Qualunque sia il motivo della loro presenza su quel piroscafo, quelle dodici casse d’oro — che oggi valgono 50 milioni di euro — giacciono in fondo al mare e restano lì in pace fino al 1985, quando la Comex, società con sede a Marsiglia, scopre il relitto dell’Ancona.
A questo punto, al fine di capirci qualcosa di più, ci affidiamo al racconto di
FOCUS
l tesoro della nave Ancona può attendere. Il piroscafo, affondato nel 1915 da un sommergibile tedesco mentre trasportava 496 passeggeri e una tonnellata d’oro (valore: da 22 a 48 milioni di euro), resterà ancora a lungo nei fondali del Tirreno.
[Vito Tartamella, 4 febbraio 2010]
Nel 2007 una società statunitense, la Odyssey Marine Exploration, aveva depositato al Tribunale di Tampa (Usa) una richiesta per impossessarsi del relitto, che giace in acque internazionali a 471 metri di profondità.
Dopo un contenzioso legale di 3 anni con il governo italiano, lo scorso 6 gennaio il Tribunale statunitense ha congelato il caso: non si è pronunciato sulla titolarità del relitto, ma ha deciso che la Odyssey, se vorrà tentarne il recupero, dovrà avvisare le autorità italiane con almeno 45 giorni d’anticipo. Un’ipotesi, comunque, remota: nell’ordinanza è scritto nero su bianco che la Odyssey «non prevede nell’immediato di farlo». Dunque, il caso resta chiuso a tempo indeterminato.
Un colpo di scena per molti versi inspiegabile: nel 2007 la Odyssey aveva depositato al Tribunale di Tampa una tazza griffata “SOCIETA’ DI NAVIGAZIONE A VAPORE ITALIA” (la compagnia dell’Ancona) recuperata dal relitto usando “Zeus”, uno dei suoi robot subacquei. E aveva annunciato agli investitori (la Odyssey è quotata al Nasdaq) un possibile introito tra i 20 e i 60 milioni di dollari: quand’anche la nave fosse stata considerata appartenente all’Italia, la Odyssey contava comunque di incassare dal 10 al 25% del valore del tesoro recuperato.
Il mistero si infittisce
Ora, però, tutto rimane congelato, con buona pace della stessa Odyssey. Che, interpellata da Focus, ribadisce il proprio interesse per il relitto dell’Ancona ma si dice «impegnata su altri fronti, come il recupero della scatola nera dell’aereo delle Ethiopian Airlines, precipitato al largo di Beirut».
Eppure, l’incidente aereo è avvenuto il 25 gennaio scorso: 19 giorni dopo la sentenza in cui la stessa Odyssey affermava, appunto, di non programmare un ritorno immediato al relitto dell’Ancona.
La nostra inchiesta
Perché questo cambio di rotta? Contattato da Focus, il ministero degli Esteri (Direzione generale per la promozione culturale) preferisce non rilasciare commenti «vista la delicatezza della questione».
Ma Tullio Scovazzi, professore di diritto internazionale all’Università Milano-Bicocca, nonché consulente del ministero sul caso Ancona fino al 2009, parla esplicitamente di «vittoria per l’Italia: questa ordinanza evita il saccheggio del relitto».
Dunque, il caso è chiuso? «Per adesso sì» risponde Scovazzi. «Oltre alla Odyssey, nessun altro si è fatto vivo per reclamare la titolarità del relitto, che si trova in acque internazionali. A nostro avviso, il relitto è da considerarsi intoccabile da chiunque in quanto cimitero di guerra (nell’affondamento morirono 159 persone, ndr). Ma se la Odyssey dovesse decidere di tornare a recuperarlo, dovrebbe comunque fare i conti con l’Italia e con le ulteriori decisioni del Tribunale di Tampa, che dovrà riaprire il caso».
Guerra sottomarina
I primi a individuare il relitto erano stati in realtà i francesi della società Comex, nel 1986. E, da allora, come ha rivelato l’inchiesta di Focus pubblicata nel 2009 (sul n° 201), altre 3 società britanniche avevano tentato di accedere clandestinamente al relitto, usando benne sottomarine ed esplosivo, ma col solo risultato di danneggiare il piroscafo.
«Che la nave trasportasse un tesoro è tutto da dimostrare» obietta il professor Scovazzi.
«Forse interessano di più gli oggetti d’epoca che si possono trovare a bordo».
Relitto maledetto?
Ma l’oro dell’Ancona sembra ben più che una leggenda, visto che ha impegnato varie società in costose (quanto maldestre) missioni di recupero. «I documenti dell’epoca, in mio possesso, provano che l’Ancona trasportava 12 casse d’oro» conferma Enrico Cappelletti, ricercatore ed esperto di relitti. «Era il pagamento agli Usa per un carico di armi che il governo italiano aveva acquistato in segreto, per combattere l’Austria. Tant’è vero che la somma, 133mila sovrane d’oro stivate in 12 casse, era scortata dal segretario del ministero dell’Agricoltura, Ettore Spiaccacci. Il problema, semmai, è capire in quale punto dell’Ancona le avesse fatte nascondere il comandante della nave, Pietro Massardo».
Caccia al tesoro
E forse proprio qui sta la chiave dello stallo inatteso. A Focus, la Odyssey ribadisce che il proprio interesse legale verso l’Ancona «è ormai assicurato». Aggiungendo che «le nostre ricerche, tuttora in corso, dovrebbero aiutarci ad avere più dettagli sul carico a bordo dell’Ancona, per darci preziose informazioni che guideranno i nostri sforzi quando decideremo di tornare sul posto».
Un progetto, questo, che sembra comunque non interessare al governo italiano, conferma Scovazzi: «L’obiettivo dell’Italia è sempre stato quello di lasciare il relitto al suo posto». Col suo carico di tesori e di misteri.
RICERCA SULLA CARRIERA DEL SOTTOMARINO U-38
(Classe-Type: U-31)
Capitano Max Valentiner
Dicembre 1915 affondamento ANCONA
In Navigazione da New York to Italy
Kplt. Max VALENTINER
Fu il comandante dell’U-38
Dal 5 Dicembre 1914 – al 15 Settembre 1917
Il capitano Christian August Max Ahlmann Valentiner - comandante di sottomarino tedesco durante la prima guerra mondiale. Fu il terzo comandante di sottomarino della guerra con il punteggio più alto e fu insignito del Pour le Mérite per i suoi successi.
Wilhelm CANARIS
16 September – 15 November 1917
Wilhelm Franz Canaris (Aplerbeck, 1º gennaio 1887 – Flossenbürg, 9 aprile 1945) è stato un ammiraglio tedesco, a comando dell'Abwehr, il servizio segreto militare tedesco, dal 1935 al 1944.
Naviglio affondato dal SM U-38
(Un terribile RECORD)
134 merchant ships sunk
(287,811 Grt)
1 warship sunk
(680 tons)
4 auxiliary warships sunk
(4,643 Grt )
7 merchant ships damaged
(29,821 Grt )
1 warship damaged
(10,850 tons)
1 auxiliary warship damaged
(3,848 Grt )
3 merchant ships taken as prize
(3,550 Grt )
SM U-38 - Caratteristiche
Varato |
9 September 1914 |
Class and type |
German Type U 31 submarine |
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Displacement |
·685 t (674 long tons) (surfaced)·878 t (864 long tons) (submerged) |
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Length |
·64.70 m (212 ft 3 in) (o/a)·52.36 m (171 ft 9 in) (pressure hull) |
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Beam |
·6.32 m (20 ft 9 in) (o/a)·4.05 m (13 ft 3 in) (pressure hull) |
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Draught |
3.56 m (11 ft 8 in) |
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Installed power |
·2 × 1,850 PS (1,361 kW; 1,825 shp) diesel engines·2 × 1,200 PS (883 kW; 1,184 shp) Doppelmodyn |
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Propulsion |
·2 × shafts·2 × 1.60 m (5 ft 3 in) propellers |
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Speed |
·16.4 knots (30.4 km/h; 18.9 mph) (surfaced)·9.7 knots (18.0 km/h; 11.2 mph) (submerged) |
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Range |
·8,790 nmi (16,280 km; 10,120 mi) at 8 knots (15 km/h; 9.2 mph) (surfaced)·80 nmi (150 km; 92 mi) at 5 knots (9.3 km/h; 5.8 mph) (submerged) |
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Test depth |
50 m (164 ft 1 in) |
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Boats & landing
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1 dinghy |
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Complement |
4 officers, 31 enlisted |
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Armament |
·four 50 cm (20 in) torpedo tubes (2 each bow and stern)·6 torpedoes·one 8.8 cm (3.5 in) SK L/30 deck gun10.5 cm (4.1 in) SK L/45 from 1916/17) |
CARLO GATTI
Rapallo, 18 Aprile 2023
LO STRETTO DI GIBILTERRA
LO STRETTO DI GIBILTERRA
Gibilterra era considerata, dagli antichi greci e romani, uno dei punti che delimitavano la terra conosciuta. Il mito vuole che sia stato il semidio Ercole a porre due Colonne ai lati dello Stretto di Gibilterra, tra i promontori di Calpe, ovvero la Spagna, e di Abila, l'Africa. Questo è il motivo per cui ancora oggi, simbolicamente, lo stretto è noto anche come Colonne d'Ercole.
Gibilterra - Il moderno monumento simbolico delle Colonne d'Ercole al Cancello degli Ebrei.
Una delle Colonne d'Ercole, deve il suo nome attuale alla corruzione del toponimo arabo Jabal Ţāriq (جبل طارق, ossia Monte di Tariq), così chiamato in omaggio a Tariq ibn Ziyad, il condottiero berbero che conquistò la Spagna nel 711. Complice l’altezza della Rocca, ben 426 mt di altezza a strapiombo sul mare, essa era una delle colonne d’Ercole.
LA ROCCA E JABEL MUSA
LE DUE COLONNE D’ERCOLE
Nelle due immagini sotto
Il Jebel Musa visto dalla costa spagnola
Tra Spagna e Marocco
Abitata e conquistata nel corso dei secoli da una miriade di popoli, Gibilterra era interessante per la sua posizione indubbiamente strategica. Dai fenici ai greci, dai vandali ai goti e visigoti… poi gli arabi ed i berberi, a cui fu definitivamente strappata dai cattolici spagnoli e portoghesi.
La conquista anglo-olandese avvenne all’inizio del 1700, durante la guerra di Secessione spagnola, e furono vani i tentativi spagnoli di riappropriarsi del territorio negli anni successivi.
Con il trattato di Utrecht (1713) prima e con quello di Siviglia (1729) poi, venne sancita l’appartenenza alla corona Inglese.
Oggi Gibilterra è una stretta lingua di 6 km che parte dalla punta meridionale della provincia di Cadice, con la città di Linea de la Conception. Nota per essere stata spesso linea di confine, appunto, per il commercio di merci e materiali provenienti dalla Spagna si butta poi nel Mar Mediterraneo, sullo stretto che da essa prende il nome.
VARIAZIONE DEL CONFINE TRA REGNO UNITO E SPAGNA
PUNTA EUROPA
A livello amministrativo Gibilterra non è territorio spagnolo, ma geograficamente rappresenta la penisola orientale che chiude il golfo d’Algeciras. Questo territorio, che conferisce il nome allo stretto che delimita il Mar Mediterraneo dall’Oceano Atlantico, rappresenta l’unico enclave britannico nella penisola Iberica. Un luogo unico ed affascinante, una lingua di terra dalla tradizione britannica nel profondo sud europeo, a pochi chilometri dalla costa del Marocco.
ANDALUSIA
Chi scrive ha compiuto anni fa il TOUR dell’Andalusia (viaggio organizzato con guide specializzate. Arrivo e partenza da Malaga). Una delle mete era proprio Gibilterra.
Attraversata la dogana che separa Gibilterra da La Linea de Concepción (ultimo paese d’Andalusia in Provincia di Cadice prima della frontiera), il territorio britannico offre sostanzialmente due principali attrazioni turistiche: la cittadina ed il parco naturale del promontorio. Per raggiungere l’abitato occorre attraversare la pista d’atterraggio dell’aeroporto locale. La pista è tuttora attiva con vari voli al giorno. Quando la pista è in uso viene bloccato il traffico e bisognerà aspettare.
LA GIBILTERRA INGLESE
Oggi i 33 mila abitanti di Gibilterra si considerano a tutti gli effetti inglesi.
Votarono negli anni 90 contro la proposta di spartire la sovranità del loro territorio tra Spagna ed Inghilterra mentre di recente si sono schierati a netto sfavore della Brexit.
L’uscita dall’UE significherebbe il ritorno alla chiusura della frontiera con conseguente difficoltà di accesso per le migliaia di lavoratori spagnoli, proprietari inglesi e delle tante merci necessarie per l’economia del territorio. Un ritorno alle origini che potrebbe essere superato solamente con la riapertura della questione sulla sovranità condivisa ed il necessario assoggettamento alle richieste del governo spagnolo.
VARCHIAMO I CONFINI
Appena entrati a Gibilterra si ha l’impressione di essere catapultati in terra anglosassone. Tutto cambia: i cartelli, le strade, le automobili, perfino i cestini della spazzatura. Tutto ricorda l’Inghilterra, tranne la guida che, per fortuna, rimane identica a quella spagnola. Addirittura una cabina telefonica tipicamente londinese svetta a metà di un incrocio.
Passata la frontiera e mostrato il documento d’identità, la strada principale taglia completamente a metà la pista dell’aeroporto. Pensate che, come per il passaggio di un treno, ci sono delle sbarre a bloccare il passaggio delle auto ogni volta che un aereo deve atterrare o partire. Spettacolare…
LA LINGUA DI GIBILTERRA
Il centro della città è in sostanza composto da una via fatta di negozi e pub, dove gustare fish and chips e beer anglosassone. I televisori trasmettono notizie e partite di calcio inglese.
I gibilterrini hanno come lingua principale l’inglese anche se molti usano lo Llanito, dialetto creolo locale, che è un mix di inglese e spagnolo, una piccolissima parte di portoghese, italiano (genovese), maltese ed ebraico. Questo dialetto è parlato da tutti i cittadini come prima lingua parlata.
Curiosità: Il dialetto genovese venne importato da una consistente colonia di liguri trasferitisi qui a metà del ‘700 e che per un lungo periodo hanno costituito quasi la metà della popolazione.
IL FARO DI PUNTA EUROPA
Il suo faro viene erroneamente considerato il più basso d’Europa sul Mediterraneo mentre è soltanto il più meridionale di proprietà Inglese. Nelle giornate più limpide è facile vedere la costa africana e gli edifici della cittadina di Ceuta.
Il braccio di mare che divide Europa e Africa è il più iconico della storia: qui sorgevano le Colonne d'Ercole che indicavano il limite estremo, da non valicare, del mondo conosciuto, con la fatidica scritta “non plus ultra” (non più oltre). Secondo Platone al di là della Rocca di Gibilterra si trovava il regno di Atlantide, secondo Dante il monte del Purgatorio, ma le Colonne simboleggiavano anche i limiti stessi della conoscenza umana. Navigare nei 14 chilometri che uniscono Mediterraneo e Atlantico significa immergersi in suggestioni culturali fortissime, esaltate dalla visione della Rocca e delle verdi coste dei due continenti.
Dal punto di vista Commerciale:
Attraverso lo Stretto di Gibilterra transitano circa 100.000 navi all’anno, molte di più rispetto al Canale di Suez, ma dal punto di vista del valore commerciale è quest’ultimo ad avere un traffico più consistente. Se prendiamo a riferimento il movimento di contenitori nel Mediterraneo e nel Mar Nero, pari a 62 milioni di TEU, oltre il 70% dipende dal Canale di Suez e solo il 30% è generato dagli scambi tra i Paesi dell’area euro-mediterranea e tra questa e il Nord America. Da uno studio di Assoporti del 2018 si ricava che il traffico merci (espresso in tonnellate) che transita in entrambe le direzioni per il Canale di Suez e ha per origine e destinazione il Nord Europa e l’America del Nord è pari al 36% del totale. In questo senso il transito attraverso il Canale di Gibilterra è secondo rispetto a quello di Suez.
Sul canale di Gibilterra, tuttavia, c’è oggi molto interesse: lo sviluppo del porto di Tanger Med, con la sua piattaforma logistica e industriale, ha rilanciato il vecchio progetto di connettere l’Africa con l’Europa attraversando il canale mediante un tunnel sottomarino lungo 40 Km.
Dal punto di vista Geopolitico:
Segnalo la rivista Italiana di Geopolitica LIMES:
La Rocca, britannica dal 1713, è lo Stretto dove la cooperazione fra Londra e Washington si esprime al massimo grado. Decisiva per la Global Britain. La crescente influenza cinese in Nordafrica e l’ascesa di Tanger-Med, presto primo porto mediterraneo.
di Alberto de Sanctis
Pubblicato in: GERARCHIA DELLE ONDE - n°7 - 2019
GIBILTERRA, MARI, MEDITERRANEO, REGNO UNITO, USA, BASI USA, CINA, SCONTRO USA-CINA
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Lo stretto di Gibilterra è uno dei principali colli di bottiglia del sistema globale dei traffici via mare.
Questo angusto passaggio compresso fra le propaggini rocciose dei continenti europeo e africano si protende per circa 36 miglia nautiche in senso longitudinale e misura appena 8 miglia nel suo tratto più stretto, fra Punta Tarifa in Spagna e Punta Cires in Marocco. Il suo accesso orientale dal Mediterraneo, fra Gibilterra e Ceuta, è largo 14 miglia mentre quello occidentale, fra i capi Trafalgar e Spartel, raggiunge un’ampiezza quasi doppia: circa 27 miglia.
Il valore geostrategico di Gibilterra è fuori discussione.
A GIBILTERRA, CHIAVE DEL DOMINIO ANGLOAMERICANO, ORA SPUNTA LA CINA
Dirigiamoci ora verso il mar Mediterraneo dove dovremo attraversare uno stretto marittimo storicamente importante, quello di Gibilterra.
Fonte: OCEAN FOR FUTURE
Traffico Navale nello stretto di Gibilterra
Lo stretto di Gibilterra
Dopo una lunga traversata oceanica si arriva nello stretto naturale di Gibilterra, da sempre passaggio obbligato per entrare nel mare nostrum. Geograficamente ha una sua particolarità: è delimitato a nord dall’estremità meridionale della penisola iberica ed a sud da Ceuta, un territorio spagnolo situato nella parte più settentrionale del Marocco. Ciononostante lo stretto prende il nome dal promontorio di Gibilterra, attualmente possedimento del Regno Unito, che si trova all’imboccatura orientale dello stretto. Ma ha anche una caratteristica oceanografica interessante, che lo fa essere uno stretto e non un canale: la soglia di Gibilterra, un rilievo sottomarino frapposto fra la Penisola iberica e l’Africa.
Come ricorderete una via marittima può essere definita stretto quando le masse d’acqua, da una parte e dall’altra, hanno caratteristiche differenti. Questo è il caso della soglia di Gibilterra. La sua presenza assume particolare importanza per la circolazione perché condiziona sia il volume delle masse d’acqua scambiate fra l’Oceano Atlantico e il Mar Mediterraneo, sia il regime delle correnti marine che attraversano lo Stretto.
Innanzitutto, grazie ad un clima prevalentemente caldo e secco, le acque del mar Mediterraneo, subendo una maggiore evaporazione hanno una salinità maggiore di quella delle fredde acque atlantiche. Essendo più dense e pesanti le acque mediterranee in uscita vengono spinte verso il fondo dell’Atlantico e vengono rimpiazzate da acque superficiali più “dolci” e meno dense, provenienti dall’oceano. Si vengono quindi a creare due correnti che si muovono con verso opposto a quote differenti, sottoposte sia alle variazioni periodiche causate dalla marea (che condiziona le differenti altezze del livello del mare nel Mediterraneo e nell’Atlantico) sia dalle stagioni.
La presenza della soglia, impedendo alle più fredde acque profonde dell’Atlantico di entrare nel Mediterraneo, giustifica il fatto che le acque profonde del Mediterraneo si mantengono in profondità ad una temperatura costante di 12-13 °C per tutto l’anno. Non ultimo, le due masse d’acqua tendono a mescolarsi con una certa difficoltà per cui il ricambio delle acque interne del Mediterraneo è piuttosto lento.
Lo Stretto di Gibilterra, famoso anche nell’antichità (quando veniva identificato con le colonne d’Ercole, il limite estremo del mondo conosciuto) è lungo in senso longitudinale circa 36 miglia nautiche e misura appena 8 miglia nel suo tratto più stretto, fra Punta Tarifa in Spagna e Punta Cires in Marocco. Il suo accesso orientale dal Mediterraneo, fra Gibilterra e Ceuta, è largo 14 miglia mentre quello occidentale, fra i capi Trafalgar e Spartel, raggiunge un’ampiezza quasi doppia: circa 27 miglia. Essendo l’unica via occidentale di ingresso nel Mediterraneo è ovviamente molto trafficato; ad esempio, nel 2018, lo stretto è stato percorso da un flusso navale di oltre 84 mila imbarcazioni (circa cinque volte quello di Suez).
Geo-politicamente, il rischio di un suo blocco sarebbe poco fattibile, a causa delle caratteristiche oceanografiche che lo rendono molto particolare … dovrebbe essere dichiarata una guerra ma, come per gli altri Stretti che abbiamo nominato, a chi gioverebbe? Ciò nonostante la distanza fra le due sponde è tale da favorire traffici illeciti, come il contrabbando e la migrazione clandestina dall’Africa verso l’Europa.
The Strait of Gibraltar provides a natural physical barrier between the countries of Spain (north) and Morocco (south). In geologic terms, the 10-mile (16-kilometer) strait that separates the two countries, as well as Europe and Africa, is located where the two major tectonic plates—the Eurasian Plate and the African Plate—collide. This high-oblique, northeast-looking photograph shows the mountainous northern coast of Morocco and the coastal mountains of southern Spain, including the dagger-shaped, snow-covered Sierra Nevada Mountains of southeastern Spain. The Guadalquivir River flows from east to west along the base of the Sierra Morena Mountains in southern Spain. The famous British city of Gibraltar is located on the wedge-shaped peninsula on the east side of the bay in the southernmost protrusion of Spain. The city of Ceuta is a Spanish enclave on the extreme northeastern coast of Morocco. Ceuta, a free port with a large harbor, has remained under Spanish control since 1580.
Europe (left) and Africa (right)
Un po’ di Storia…
Le fortificazioni
La piccola Penisola di Gibilterra, unita alla Penisola Iberica da una sottile striscia di sabbia, è un promontorio stretto ed allungato dominato da una rocca alta 426 metri con un versante orientale assai ripido e rocciosa e con un versante occidentale meno scosceso sulla cui base si trova il centro urbano. Con il crescere della potenza tedesca, all'inizio del XX secolo questo piccolo possedimento britannico a guardia dello Stretto che mette in comunicazione il Mediterraneo con l'Atlantico, fu soggetto ad una serie di interventi edilizi che accrebbero le difese militari del promontorio.
Tra il 1933 il 1936 sulla striscia di terra dove prima era presente un ippodromo, venne costruito un piccolo aeroporto, ma con lo scoppio della guerra e l'apertura del fronte nordafricano la necessità di un ampliamento della pista divenne di grande importanza. Così la pista venne allungata a 1600 m mediante un terrapieno artificiale creato grazie all'utilizzo dei materiali di scavo provenienti dalla costruzione di una lunga serie di tunnel sotterranei all'interno della Rocca.
Le difese della Rocca vennero ampliate con l'aggiunta di numerose batterie fisse che contavano più di due dozzine di pezzi, i più grandi erano di calibro 9.2 pollici in sei installazioni singole e una doppia, mentre le batterie contraeree erano per lo più armate con pezzi da 3.7 pollici (94 mm) in posizione fissa e mobile, e dotate di proiettori per la difesa notturna. Un reggimento di artiglieria mobile poi disponeva di tre pezzi da 6 libbre, uno da 7 libbre, nove da 25 libbre, cinque da 75 mm, otto da 4 pollici di tipo navale, dieci obici da 4.5 pollici, sette da 6 pollici (152 mm) e 2 obici da 9.2 pollici, ossia 230 mm.
Ma il sistema difensivo più caratteristico di Gibilterra era rappresentato dal sistema di gallerie e strutture sotterranee. Già durante l'assedio del 1782 fu scavata una prima galleria lunga 183 metri dotata di sette cannoni, quindi fra il 1788 e il 1797 il sistema difensivo fu ampliato con una serie di tunnel detti Middle and Lowers Galleries. Ma durante la seconda guerra mondiale la lunghezza dei tunnel raggiunse i 48 chilometri, e furono adibiti a magazzini, ricoveri, rifugi antiaerei e postazioni comando.
Dopo il successo Alleato nella Campagna del Nord Africa e la resa dell'Italia nel 1943, Gibilterra venne declassata a normale base di smistamento di rifornimenti situata nelle retrovie.
Storia militare di Gibilterra durante la seconda guerra mondiale
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Fine 1939 |
Inizia la costruzione di una pista dura a Gibilterra. |
9.settembre 1939 |
Il volo 202 RAF ha base a Gibilterra. |
25 settembre 1939 |
Il gruppo n o 200 (costiero) è formato a seconda della sede della RAF per il
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giugno 1940 |
13.500 civili sono evacuati a Casablanca (Marocco francese). |
13 luglio 1940 |
Dopo la creazione di Vichy France, i civili di Gibilterra tornarono a Gibilterra
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giugno 1940 |
Gli sfollati vengono inviati all'isola di Madeira e a Londra. |
9 ottobre 1940 |
1.093 rifugiati nuovamente evacuati in Giamaica. |
Fine 1941 |
L' Operazione Felix, piano tedesco per l'invasione di Gibilterra, viene cambiata
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gennaio 1942 |
Inizia il test dell'attrezzatura per l'operazione Tracer. |
Metà 1942 |
L'operazione Tracer viene dichiarata "pronta per la distribuzione". |
luglio 1942 |
Il tenente generale Dwight D. Eisenhower viene nominato comandante in capo dell’Operazione-Torch |
5 novembre 1942 |
Eisenhower arriva a Gibilterra per prendere il comando |
4 luglio 1943 |
Un bombardiere LIBERATOR of Transport Command RAF al largo di Gibilterra e si è schiantato,
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novembre 1943 |
Viene istituita la commissione per il reinsediamento. |
6 aprile 1944 |
Un primo gruppo di 1.367 rimpatriati arriva a Gibilterra direttamente dal Regno Unito. |
28 maggio 1944 |
Il primo convoglio di rimpatrio lascia Madeira per Gibilterra. |
8 maggio 1945 |
Resa tedesca |
Le scimiette di Gibilterra
Le bertucce sono una costante del parco, anche se si concentrano in maniera maggiore nel punto panoramico chiamato “delle scimmie”. Qui, i furbi animaletti si sono abituate alla presenza dell’uomo e spesso rubano agli sprovveduti visitatori il pranzo. È l’unica colonia libera di questi primati in tutta Europa, e si stima che sono circa 250 esemplari distribuiti in 10 mandrie.
Le risposte alle domande più comuni:
Perché Gibilterra appartiene all’Inghilterra?
Nel 1462 G. entrò a far parte del regno di Castiglia, ma durante la guerra di Successione di Spagna fu conquistata (1704) da una flotta anglo-olandese e con il Trattato di Utrecht (1713) rimase assegnata all'Inghilterra.
Perché si chiama Gibilterra?
Chiamata anticamente Calpe, prese il nome di Gebel Ṭāriq a ricordo della spedizione del generale arabo Ṭāriq, che nel 711 vi sbarcò dall'Africa dando inizio alla conquista della Spagna. Riconquistata definitivamente dagli Spagnoli nel 1462, venne fortificata da Carlo V dopo l'assalto di Khair ad-dīn Barbarossa (1540).
Per cosa è famosa Gibilterra?
Lo stretto di Gibilterra è la porta d'acqua che collega l'Oceano Atlantico e il Mar Mediterraneo ed è una delle rotte di navigazione più trafficate al mondo. È anche tra le rotte più prolifiche per i delfini e il posto migliore per vedere e interagire con queste incredibili creature in tutta Europa.
Com’è la vita a Gibilterra?
Gibilterra è un luogo multiculturale e bilingue (spagnolo e inglese). La vita notturna non è un granché, tolti i numerosi ristoranti e i due casinò presenti. Il tenore di vita èrelativamente elevato per gli standard europei. I prezzi delle case, sia in affitto che in acquisto, sono molto alti
La bandiera di Gibilterra è in uso dal 1966, riproduce lo stemma del territorio, concesso dai Re Cattolici di Spagna nel 1502, con il castello che rappresenta la rocca e la chiave, che allude alla strategica posizione di "porta del Mediterraneo".
Perché la Spagna non riconosce Gibilterra?
Uno dei problemi riguardanti la sovranità delle acque comprese tra il Campo di Gibilterra e la stessa penisola sono motivo di accese dispute tra le due nazioni. La Spagna secondo il Trattato di Utrecht non riconosce a Gibilterra alcuna giurisdizione sulle acque circostanti le proprie coste.
Per gli AMICI appassionati della Storia della Seconda guerra mondiale segnalo un articolo edito dall’Ufficio storico della Marina.
Sono raccontate le imprese delle coppie di eroi:
Birindelli-Paccagnini/Tesei-Pedretti /Bertozzi-Vignoli/ed il nostro “eroe tigullino” De la Penne-Bianchi
30 ottobre 1940: Gibilterra, missione B.G.2
Le gesta del tenente di vascello Gino Birindelli che gli valsero la Medaglia d'Oro al Valor Militare
30 ottobre 2020 Ufficio Storico della Marina
Per gli AMICI VELISTI che decidessero di ATTRAVERSARE lo Stretto di Gibilterra segnalo un articolo prodigo di consigli utili:
ATTRAVERSARE LO STRETTO DI GIBILTERRA
https://www.arielhr53.com/attraversare-lo-stretto-di-gibilterra/
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Il navigante di professione che lascia Gibilterra deve decidere, sulla base del porto atlantico di destinazione, quale tipo di navigazione scegliere tra ORTODROMIA e LOSSODROMIA. L’argomento è lungo e complesso per i profani… Ma un’idea ve la può dare questo articolo:
https://www.nauticalalmanac.it/it/navigazione-marittima/lossodromia-ortodromia-rotta
RINGRAZIAMENTI:
Felix e Alex Canepa - PolyViaggi-Rapallo per avermi messo a disposizione molte foto del loro archivio.
La rivista mensile di geopolitica LIMES di cui sono un fedele lettore da molto anni
Carlo GATTI
Rapallo, martedì 13 Aprile 2023
MATAPAN - PER NON DIMENTICARE
MATAPAN
MATAPAN 28/29/Marzo 1941
Uomini e Navi della REGIA MARINA
PER NON DIMENTICARE….
TESTO DI BETASOM
FOTO TRATTE DAL WEB
A sud Ovest di Creta – l’Isola di GAUDO (Gavdos)
il mio contributo per onorare e non dimenticare i caduti.
http://www.cefalunews.net/cn/news/?id=49218
Ammiraglio Luigi Sansonetti
Ammiraglio Carlo Cattaneo
Ammiraglio Antonio Legnani
Formazione navale di incrociatori leggeri italiani fotografata da un incrociatore della classe ZARA
28/29 marzo 1941 Gaudo e Matapan
Durante la conferenza di Merano tenutasi il 13 e 14 febbraio 1941, il Grand Ammiraglio Raeder, rimproverò alla Regia Marina il suo atteggiamento difensivo nel Mediterraneo. Ciò portò Supermarina (comando in capo della Marina) ad organizzare un’azione contro i convogli inglesi che rifornivano la Grecia, fra il 27 ed il 28 marzo.
All’operazione avrebbero preso parte: la nave da battaglia Vittorio Veneto, nave di bandiera dell’ammiraglio Angelo Iachino a cui era affidato il comando delle operazioni con 4 cacciatorpediniere; la I^ divisione incrociatori pesanti: Zara, Fiume e Pola al comando dell’Ammiraglio Carlo Cattaneo; la 8^Squadra incrociatori leggeri: Garibaldi e Duca degli Abruzzi al comando del Contrammiraglio Antonio Legnani, con 6 cacciatorpediniere; la 3^ divisione incrociatori pesanti: Trento, Trieste e Bolzano al comando dell’ammiraglio Luigi Sansonetti, il supporto aereo doveva essere fornito da 27 aerei della Regia Aeronautica e del Comando Aereo Tedesco ( CAT) della Sicilia.
Il 23 marzo il Vittorio Veneto, giunse a Napoli da Spezia dove era stato spostato per motivi precauzionali dopo l’attacco a Taranto, il giorno stesso l’ammiraglio Iachino ricevette da Supermarina l’ordine di operazioni, che prevedeva di portarsi ad Est dell’isolotto di Gaudo ed intercettare i convogli nemici.
Lo stesso ordine, purtroppo per la Regia Marina, fu inviato al CAT (Milizia per la difesa contraerea territoriale) che lo ritrasmise al proprio comando e al comando dell’Africa Korps, dopo averlo cifrato con la macchina Ultra, purtroppo il metodo di cifratura tedesco era già stato decrittato dagli Inglesi, pertanto l’ordine di operazioni fu subito passato alla Royal Navy, che lo invio subito all’ammiraglio Cunninghan, capo della Mediteraan Fleet.
Corazzata VITTORIO VENETO
Alle ore 21.00 del 26 marzo, il Vittorio Veneto lascia il porto di Napoli, la tarda ora fu decisa dall’ammiraglio al fine di evitare che l’uscita della nave fosse notata e la notizia fosse trasmessa agli inglesi, e fece rotta verso lo Stretto di Messina. Alla stessa ora salpò da Taranto l’8^ squadra seguita due ore dopo dalla I^ divisione scortata dalla 9^ flottiglia cacciatorpediniere. Alle 5.30 del 27 marzo la 3^ divisione e 3 caccia lasciarono il porto di Messina, alle 6.00 mentre il Vittorio Veneto traversava lo stretto, escono altri 4 caccia che vanno a sostituire quelli di scorta alla nave da battaglia. Usciti dallo stretto e riunitisi alle navi salpate da Taranto, la squadra assunse inizialmente una rotta per 134°, ossia verso la Libia, al fine di confondere eventuali ricognitori o sommergibili che l’avessero avvistata. Intanto gli inglesi a titolo precauzionale avevano sospeso il traffico fra il Pireo ed Alessandria.
Ricognitore UK SUNDERLAND
Alle ore 12.30 circa, un ricognitore Sunderland avvistò la 3^ divisione che apriva la formazione e lanciò un messaggio d’avvistamento, che rapidamente decifrato a bordo della nave ammiraglia (1) diceva:
“Avvistati 3 incrociatori ed un cacciatorpediniere rotta 120° velocità 15 nodi, il ricognitore, aveva mal valutato sia la rotta che la velocità delle navi, ma questo vanificò lo stratagemma di Iachino, la rotta 120° portava a Creta. Alle 18.00 arrivò da Supermarina la notizia dell’avvistamento, assieme a quella che causa avverse condizioni meteo, la Regia Aeronautica non avrebbe effettuato le previste ricognizioni su Alessandria”.
La corazzata HMS WARSPITE, ammiraglia della flotta di Cunningham
Corazzata UK BARHAM
HMS Valiant
HMS Formidable
Intanto, la Forza A dell’ammiraglio Cunningham, composta dalle Corazzate Warspite (nave di Bandiera) Barham e Valiant, con la portaerei Formidable e 9 cacciatorpediniere si preparava a lasciare Alessandria e la Forza B dell’ammiraglio Pridham-Wippell, formata dagli incrociatori : Orion, Ajax, Perth e Gloucester con 4 cacciatorpediniere si preparava a uscire dal Pireo.
Ammiraglio Cunningham
L’ammiraglio Cunningham aveva disposto l’incontro delle due formazioni all’alba del 28 a Sud Est di Gaudo, nella stessa zona dove secondo gli ordini si doveva trovare la Squadra italiana. Alle 13.00 salpò dal Pireo la forza B, mentre la Forza A, sempre per nascondere la partenza, lascio Alessandria alle 19.00; l’intenzione inglese era quella si imporre la battaglia e distruggere le navi italiane, pertanto Cunningham diede ordine ai suoi incrociatori che non appena fossero stati in contatto con il nemico, avrebbero dovuto ripiegare verso la Forza A, lo stesso ordine, era stato dato a Sansonetti dall’ammiraglio Iachino.
Un RO-43 da ricognizione ripreso mentre viene catapultato da un incrociatore; la ricognizione fu uno dei più grandi problemi della marina italiana
Verso le 6.00 del 28 marzo, dal Vittorio Veneto fu lanciato un RO-43, idrovolante da ricognizione, che verso le 6.30 avvistò gli incrociatori della Forza B, ricevuto il segnale d’avvistamento Iachino, all’oscuro dell’uscita in mare delle Mediterranean Fleet, ritenne che si trattasse della scorta di un convoglio inglese, pertanto ordinò a Sansonetti di attaccarli.
Alle 08.15 la divisione italiana aprì il fuoco, gli inglesi, che erano armati con cannoni di calibri inferiore (152 mm contro i 203 mm italiani) accostarono subito in direzione della Forza A zizzagando e stendendo una cortina fumogena. Iachino, insospettito dalla manovra, ritenne che gli inglesi cercassero di attirare gli incrociatori italiani verso le basi aeree dell’isola di Creta e dato che non si erano ancora visti gli aerei di copertura promessigli, ordinò a Sansonetti di ripiegare verso di lui, alle 08.50 circa, gli incrociatori italiani sospesero il fuoco e si diressero verso la nave da battaglia, a questo punto gli inglesi per non perdere il contatto invertirono la rotta ed iniziarono a seguire gli italiani.
Bordata del VITTORIO VENETO contro gli incrociatori inglesi della Forza B durante lo scontro di Gaudo
Fairey Albacore decollano dal ponte della portaerei FORMIDABLE; fu proprio la presenza della portaerei a permettere alla squadra britannica di rallentare e agganciare in parte la squadra italiana.
Iachino, informato della cosa, iniziò a manovrare per prenderli fra due fuochi. Pochi minuti prima delle 11.00 gli inglesi si trovarono sotto il tiro dei grossi calibri della Corazzata. Alle 11.00 apparvero in cielo 6 biplani, che inizialmente furono scambiati per CR42 della Regia Aeronautica, tanto che gli inglesi li fecero bersaglio della loro antiaerea, si trattava invece di aerosiluranti Albacore, lanciati poco prima delle 10.00 dalla portaerei Formidable.
L’equivoco fu chiarito quando gli aerei si misero in formazione d’attacco contro la corazzata italiana, che sospeso il fuoco dei grossi calibri iniziò manovre evasive e aprì il fuoco con i pezzi antiaerei. I siluri furono lanciati alla distanza di 2000 m ma la nave italiana riuscì ad evitarli tutti e sei. Iachino, ritenendo che gli aerei provenissero da basi a terra, vistosi scoperto e non avendo copertura aerea, alle 11.30 diede ordine di rientro a Taranto.
Bristol Blenheims Mk IV in World War II.
La squadra italiana fu ripetutamente attaccata da bimotori Bristol Blenhem delle basi greche alle 14.20, 14.50, alle 15.19 mentre era in corso un ennesimo attacco, furono improvvisamente avvistati gli aerosiluranti della Formidable, la corazzata italiana, accostò a dritta e riuscì ad evitare due siluri lanciati dalla distanza di 1000 m, mentre un terzo aerosilurante lanciò da una distanza inferiore, anche se questo gli costò l’abbattimento, alle 15.30 il siluro esplose a poppa aprendo una falla a 5 m sotto la linea di galleggiamento che provocò l’imbarco di 4.000 tonnellate di acqua, il blocco dei timoni e l’arresto della nave. Dopo pochi minuti, la nave riprese a muoversi seppur alla velocità di 16 nodi. Alle 16.42 i timoni ripresero a funzionare e la velocità aumento a 19 nodi.
Il VITTORIO VENETO appoppato da 4.000 t d'acqua dopo essere stato colpito da un siluro lanciato da un aereo della Fleet Air Arm durante la battaglia di Capo Matapan.
L’ammiraglio Iachino, lasciata libertà di manovra alla 8^ squadra per il rientro alla base, dispose tutte le altre unità a difesa della nave colpita, costituì un forte apparato difensivo, disponendo le unità su file parallele a meno di 900 m, con 2 caccia a prora, e due a poppa, sul fianco sinistro dispose gli incrociatori Trento, Trieste e Bolzano ed esternamente a questi: 3 caccia, sulla destra gli incrociatori Zara, Pola e Fiume, ed esternamente 4 caccia, con questa formazione sperava di giungere a Taranto senza ulteriori danni, ignaro che la flotta inglese si trovava a circa 60 miglia alle sue spalle.
Cunningham, intanto si rese conto che se non fosse riuscito a rallentare ulteriormente le navi italiane, non sarebbe mai riuscito a raggiungerle, infatti le sue navi sviluppavano una velocità di 20 nodi contro i 19 delle italiane, lanciare un attacco con gli incrociatori, avrebbe comportato la loro perdite, considerando il dispositivo difensivo italiano e la maggiore gittata dei cannoni italiani, decise pertanto di lanciare un ultimo attacco aereo nell’imminenza del tramonto.
Alle 19.30 nell’incerta luce crepuscolare gli aerei attaccarono la formazione italiana, che per 15 minuti, dimostrando grande perizia manovrò in formazione emettendo un intenso fuoco di sbarramento, alle 19.45 tutto finì e le navi proseguirono nelle tenebre.
Uno Swordfish con i colori della FLEET AIR ARM simile a quello pilotato da Michael Torrens-Spence che silurò il POLA.
Incrociatore GORIZIA classe ZARA
(Zara-Fiume-Pola-Gorizia)
Cacciatorpediniere ORIANI – classe Oriani
(Alfredo ORIANI-Vittorio ALFIERI-Giosué CARDUCCI-Vincenzo GIOBERTI)
Alle 20.11 fu intercettato un messaggio dal Pola che riferiva di essere stato colpito a poppa e di essere fermo e senza energia elettrica, non conoscendo la posizione della flotta inglese, Iachino autorizzò l’ammiraglio Cattaneo ad andare in soccorso del Pola, gli incrociatori Zara e Fiume, con i cacciatorpediniere Alfieri, Gioberti, Carducci e Oriani, invertirono la rotta.
Nel mentre alle 20.15 l’incrociatore Orion, aveva rilevato il Pola sul radar, credendo che si trattasse del Vittorio Veneto, inviò la posizione al comandante in capo e continuò l’inseguimento.
Alle 22.20 la corazzata Vailant, rilevò al radar il Pola ad una distanza di 6000 m, Cunningham, diede ordine di brandeggiare tutti i cannoni delle tre corazzate verso quella che riteneva l’ammiraglia italiana, pochi istanti prima dell’apertura del fuoco, il Commodoro Edelisten, scorse alla destra della formazione le sagome di due grosse navi (alla faccia del radar) che avanzavano verso di loro, furono rapidamente identificati come incrociatori italiani, le torri delle navi da battaglia furono brandeggiate sul lato opposto ed appena i riflettori illuminarono le navi (gli inglesi utilizzavano un sistema di oscuramento che permetteva loro di accendere i riflettori in anticipo cosi che fossero in piena efficienza al momento dell’uso senza però rilevare la posizione).
Un incrociatore della classe Zara sotto il fuoco nemico
I cannoni aprirono il fuoco riversando sulle navi tutta la loro potenza, alla distanza di 3500 m, non fu difficile colpire i bersagli, l’effetto del tiro ad alzo 0 fu micidiale, basti pensare che ogni proiettile pesava circa 900 Kg ed ad alzo zero il tiro era molto rapido, in quanto i cannoni si trovavano già in posizione di ricarica, lo Zara ricette 104 proiettili, mentre il Fiume fu colpito da 22, il tiro si diresse poi sui caccia, e solo l’Alfieri
riuscì a rispondere al fuoco prima di essere affondato, mentre il Carducci fu affondato mentre cercava di stendere una cortina fumogena fra gli incrociatori e le corazzate, mentre L’Oriali e il Gioberti, seppur danneggiati, riuscirono a passare attraverso la formazione inglese ed a dileguarsi nel buio ( sempre alla faccia del radar), nonostante i colpi ricevuti lo Zara era ancora a galla, tanto che furono necessari tre siluri per affondarlo alle 2.40 del 29 marzo. Nel frattempo, il cacciatorpediniere Jervis si avvicinò al bersaglio immobile, identificandolo come il Pola, non riscontrando cenni di reazione, lo abbordò, l’equipaggio catturato e trasferito sul caccia, alle 3.40 lo stesso caccia, lanciò un siluro che affondò l’incrociatore.
Intanto Iachino, che rilevò il chiarore dei grossi calibri, capì la situazione, ed invio un messaggio a Roma per l’invio di soccorsi.
Fino alle 11.00 del mattino le navi inglesi perlustrarono l’area dello scontro alla ricerca di superstiti, poi apparvero gli aerei tedeschi, un po’ in ritardo, temendo attacchi, Cunningham diede l’ordine di rientro, mentre faceva lanciare un messaggio in chiaro all’ammiraglio Riccardi, con la posizione dello scontro, questo rispose di aver già provveduto all’invio della nave ospedale Gradisca, purtroppo la nave a causa della sua bassa velocità arrivò sul luogo solo il 31.
La notte di Matapan, costò alla Regia Marina oltre alla perdita di tre incrociatori pesanti e due cacciatorpediniere, la ben più dolorosa perdita di 2023 marinai, 782 dello Zara, 813 del Fiume, 328 del Pola, 211 dell’Alfieri e 169 del Carducci.
Gli effetti della battaglia, furono che le grandi navi della Regia Marina, non si spinsero più nell’Egeo e non tentarono più uscite offensive lontano dalle loro basi, Mussolini, riconobbe l’errore di aver bloccato la costruzione delle portaerei tanto richieste dalla Regia Marina, ordinando la costruzione dell’Aquila e dello Sparviero, che però non vennero mai completate. Ancora oggi il 29 di marzo, la Marina Militare onora i suoi caduti a MATAPAN, ricordando il sacrificio dei suoi caduti.
Bibliografia:
Grandi battaglie del XX secolo, Curcio Editore di Arrigo Petacco.
Storia della Marina Fabbri Editori
Le battaglie navali del mediterraneo nella seconda guerra mondiale, Modadori di Arrigo Petacco.
Carlo GATTI
Rapallo,23 Marzo 2022
ISOLA DELLE CHIATTE - GENOVA - PORTO ANTICO
ISOLA DELLE CHIATTE
(MAONE)
GENOVA - PORTO ANTICO
Questa ricerca NASCE DA UNA FOTO POSTATA SU F/B DALL’AMICO SERGIO SCHIAFFINO CHE RINGRAZIO
Sergio racconta: Ecco la fine che facevano i leudi in disarmo...Li rinforzavano, tagliavano la “pernaccia” di prua, e la coperta molto arcuata spariva, sostituita da tavolame di recupero, diventando piana (chiatta) nel Porto di Genova.
Qui siamo a Santa Margherita... e mio nonno Luigi con il basco blu a bordo del Antonio II con i figli Vittorio, Angelo (mio papa') e Mario, la bimba invece è mia sorella Carla... sono un po' anzi, parecchio geloso dell'opportunità che ha avuto di salire a bordo di un leudo della nostra famiglia...
LE CHIATTE (MAONE) ORMAI SUPERATE DALL’ERA DEI CONTAINER RIVIVONO COME “SOSTEGNO” DEI PONTILI NEL PORTO ANTICO DI GENOVA
Il Bigo con l’ascensore panoramico è situato nell’area del Porto antico, di poppa all’Acquario di Genova. Progettato dall’architetto Renzo Piano, offre una straordinaria prospettiva aerea di uno dei più estesi e ricchi d’arte centri storici d’Europa.
L’idea di utilizzare le Chiatte per creare un’area in mezzo al mare è venuta proprio al famoso architetto genovese Renzo PIANO. Le Chiatte erano vecchie imbarcazioni utilizzata nel porto di Genova fine ‘800 per trasportare merci, potevano fungere anche da estensioni delle banchine stesse, fino a metà del ’900 sono state indispensabili all’interno del porto.
Dal G8 del 2001 l’Isola delle Chiatte regala ai suoi visitatori una rilassante e suggestiva esperienza sensoriale. La piazza creata come una sorta di area galleggiante pubblica, è dotata di panchine e area panoramica per le foto ricordo.
ISOLA DELLE CHIATTE – LUCIANO BERIO 1925 (Oneglia) – 2003 (Roma)
Musicista, Compositore italiano tra i più importanti dell’avanguardia europea, pioniere anche nel campo della musica elettronica
L’Isola delle Chiatte nel Porto Antico di Genova emana un fascino particolare che esala atmosfere magiche tra Antico e Moderno. Ci si arriva costeggiando la struttura dell’ACQUARIO (la NAVE BLU).
Il vero punto di partenza del percorso è la Biosfera, meglio conosciuta come la BOLLA DI RENZO PIANO. (foto sopra)
Ammirata la Bolla, si passeggia sul lungo molo, a destra l’imponente nave dell’Acquario, a sinistra si ammirano le varie imbarcazioni attraccate e sullo sfondo la struttura dei Magazzini del Cotone. (foto sopra)
In primo piano la parte superiore del BIGO
In secondo piano l’ACQUARIO
In terzo piano la FLOTTA Rimorchiatori del porto
In quarto piano la MSC MUSICA
(sopra) - Il pontile proiettato verso il mare)
(sotto) - S’intravedono le MAONE che lo sostengono
In questa immagine è ben visibile la chiatta che sostiene il pontile panoramico
Vista sulla città (sopra e sotto)
L’Oasi circondata dal mare rappresenta un angolo di pace per tutti. Leggere un giornale, guardare le barche che entrano ed escono dal Porto Antico, studiare, oppure anche solo prendere un pochino di sole ad un passo dal mare seduti su una panchina di legno.
La zona più panoramica si trova sul prolungamento del molo dedicato al cantautore Fabrizio De André, che affianca l’ACQUARIO di Genova, nel Porto Antico. Sulla testata del molo è stata realizzata questa struttura galleggiante, che poggia sulle chiatte che un tempo animavano lo scalo trainate da “piccoli e pittoreschi” rimorchiatori fumanti per lo scarico delle navi.
Ho usato la parola “piccoli” perché dovevano essere “maneggevoli” per entrare e manovrare in spazi molto ristretti, ma in verità erano potenti dovendo, come tutti sappiamo, affrontare la tramontana che in giornate particolari raggiunge velocità impressionanti. In queste occasioni, non rare a Genova, ho avuto modo di apprezzare questi valorosi Comandanti risolvere situazioni molto difficili quando la maona, spinta dal vento, prendeva il sopravvento ed il piccolo convoglio andava a “torscio” per le calate….
Punta estrema dell'Acquario, la Tolda della NAVE BLU offre agli ospiti un incredibile panorama a 360° del Porto Antico, del porto e della città abbracciata dalle colline e circondata dalle mura erette nel XVII secolo.
TRAMONTO MAGICO
Senza parole….
GALLERIA D’IMMAGINI
SCOPRIAMO LE CHIATTE
Anche le Chiatte/Maone, come le navi, passarono dalla costruzione in legno a quella in ferro mantenendo le stesse attività operative
Passeggiando su questo pontile a volte si prova l’emozione del “rollio”
Certe immagini ci lasciano senza parole….
Compiuto questo giro esplorativo nel cosiddetto Porto Antico, una vera opera d’ARTE dell’architetto Renzo PIANO, mi sorge un dubbio:
Pur avendo lavorato per oltre 35 anni nel porto di Genova, sono rimasto colpito dall’impiego finale… delle MAONE (così le ho sempre sentite chiamare ) dopo l’avvento del sistema CONTAINER che cambiò la storia dei Trasporti. Ci voleva l’idea ingegnosa, marinara e parsimoniosa di questo strepitoso ARCHITETTO che non poteva che essere GENOVESE….!
UN PO’ DI STORIA …
Con questa premessa ritengo doveroso raccontare, per chi fino ad oggi non conosceva la MAONA, l’interessante storia di questo mezzo nautico che tuttora nei nostri ricordi rappresenta la praticità operativa nell’impiego portuale nave-banchina e viceversa, ma anche il suo lato romantico che voglio rappresentare con questo dipinto di Giuseppe Sacheri, tratto da “L’illustrazione Italiana” numero di Natale e Capo d’Anno 1916-1917.
Fino alla metà dell’Ottocento, l’organizzazione e la struttura del porto di Genova non si era modificata sensibilmente rispetto ai secoli precedenti: prevedeva quindi un limitato accosto delle navi maggiori alle banchine, che erano di lunghezza insufficiente e comunque presentavano fondali poco profondi. Le navi si ancoravano al centro del porto, dove il carico era passato su chiatte di varie dimensioni, che poi erano portate in banchina per lo scarico definitivo. Oppure, se le merci erano destinate a essere reimbarcate su altre navi, quei carichi erano denominati merce di trasbordo e rimanevano anche a lungo stivati sulle chiatte. L’ingegnere inglese Randell, incaricato insieme all’ing. Sarti della stesura di uno studio di fattibilità per l’ammodernamento dello scalo, poteva osservare: “Questo non è un porto...è una rada!”. La ragione principale per cui l’incremento dei traffici del porto di Genova coincise con un sempre maggiore utilizzo delle chiatte.
ALBUM FOTOGRAFICO DI UN’EPOCA ORMAI TRAMONTATA
ANNI ‘20
Le chiatte in Darsena
Questa foto (sopra) descrive nei dettagli l’epoca di convivenza tra Velieri e Vapori. Si notano anche le chiatte a rimorchio ma soprattutto l’intensa attività svolta in uno spazio relativamente piccolo.
I “camalli” e le maone
Maona e Cadrai
Immagini di vita quotidiana delle MAONE
Numerose chiatte al lavoro intorno alla nave passeggeri SKUTARI
Anni '50-'60 del Novecento
Così si presentava il PARCO CHIATTE alla fine degli Anni ’60 del 900.
L’ormeggio delle maone era posizionato su un bassofondo tra il Molo Vecchio e Ponte Parodi. Sulla prima banchina citata sono attraccate le navi da carico della generazione precedente l’Era Container, sulla seconda (Ponte Parodi) sono ormeggiai di punta i rimorchiatori portuali, tra i quali si nota (per le dimensioni) il rimorchiatore d’altura VORTICE ammiraglia della Flotta RR.
Sullo sfondo di questa immagine significativa si scorge: la MICHELANGELO mentre entra in avamporto.
Parco chiatte, ubicata davanti alla Darsena
LA DARSENA
CUORE ANTICO DI GENOVA
Carlo GATTI
https://www.marenostrumrapallo.it/dar/
Parco chiatte davanti alle Calate Interne
Sulla destra del disegno: LE CALATE INTERNE e la Darsena…
Dalle Calate Interne del Porto Vecchio, oggi chiamato Porto Antico, mille anni fa partivano i crociati per la Terrasanta dopo aver alloggiato nella retrostante COMMENDA di S. Giovanni in Pré. Da qui è passata la storia del capoluogo che dura da un millennio, ma questa Genova, “con quellafaccia un po’ così…” conserva ancora la curiosa espressione di chi scopre facce sempre nuove, senza chiedersi se hanno una casa o una nave come casa.
Scorcio sul Porto Vecchio Anni ‘60
Ecco come si presenta oggi il
PORTO ANTICO
dopo la Rivoluzione di Renzo Piano
Il tramonto della maona è legata all’inizio dell’era dei container… E fu tutta un’altra storia…
LA STORIA DEL CONTAINER
L’idea di un contenitore con caratteristiche standard proprie per il trasporto delle merci deriva da una intuizione avuta nel 1956 da Malcolm McLean, un imprenditore americano nel campo dei trasporti.
Si racconta che, un giorno del 1937, McLean sedeva sul suo camion in porto in attesa che la merce fosse portata a bordo della nave. Così andò a prendere le sigarette al distributore automatico ed ebbe l’idea che cambiò il trasporto globale delle merci. Si rese conto che caricare l'intero corpo del camion sulla nave sarebbe stato molto più semplice che stivarne il carico.
All’epoca il carico delle merci su una nave era un procedimento lungo e rischioso: ogni camion andava scaricato e le merci venivano stivate una alla volta a bordo della nave.
McLean osservò i pacchetti di sigarette impilati nel distributore automatico e si rese conto di quanto il contenitore delle sigarette facilitasse il trasporto.
Notò che se la merce fosse stata inserita in un contenitore che si poteva prelevare dal camion per essere trasferito direttamente sulla nave, sarebbe stato tutto molto più veloce.
Era nata l’idea che avrebbe portato allo sviluppo del primo container
Malcolm McLean
Il 26 aprile 1956 dal porto di Newark, una città degli Stati Uniti d’America, salpò la nave merci IDEAL X con 58 container a bordo, ognuno dei quali conteneva quasi 20 tonnellate di merci.
Giunta a Port Houston, McLean verificò che il suo costo per tonnellata era stato 0,16 dollari, a fronte di un costo medio per l’epoca di 5,83 dollari la tonnellata. Di conseguenza l'idea di containerizzare ha avuto un impulso notevole nel campo del trasporto marittimo fin dagli anni sessanta. Il container offriva diversi vantaggi: minor carico danneggiato o manomesso, migliore gestione logistica e maggiore velocità di imbarco e sbarco.
Già agli inizi degli anni ’80, praticamente tutti i paesi erano attrezzati per ricevere le navi cariche di container e per movimentarli sui mezzi di trasporto.
Oggi in qualsiasi porto è usuale la visione di enormi colonne di container pronte ad essere imbarcate per ogni destinazione nel mondo e il container è ancora lo strumento principale per trasportare merci su tutto il pianeta.
MEMORIE DAL MARE
COMANDANTE S.L.C. Ernani ANDREATTA
Cap. 24
I colpi di Timone di Angelo Ravano, finanziere e imprenditore di Lavagna
In quella occasione Caterina Romanengo detta “NININA” moglie dell'armatore Angelo Ravano mi raccontò che quando suo marito, appunto Angelo Ravano, andò negli USA per informarsi sui containers inventati da Malcolm McLean, tornando lo riferì ai Costa Armatori i quali rimasero molto scettici sul futuro di questo nuovo sistema di trasporto e gli dissero:
“Ma Angiulin (Ravano) cöse ti veu fâ con ‘sti “CASSCIUIN” … ).
Trad: - "Ma Angelo cosa vuoi fare con questi cassoni"?
Eppure dopo si convinsero molto rapidamente dell’utilità di questo nuovo sistema di trasporto e ne furono grandi promotori!
SIGNIFICATO DI MAONA
Nautica
-
Maona– termine che indica vari tipi di imbarcazione: un antico bastimento mercantile o da guerra, a tre alberi, in uso nei mari del Levante Mediterraneo e nell'Adriatico fino al XV e XVI secolo; un barcone da trasporto di cabotaggio, un tempo ad una vela, oggi a motore, ancora in uso tra i porticcioli delle isole egee; una chiatta lunga sino a 20 metri sulla quale il rais, ossia il capo della mattanza, comanda gli uomini della tonnara.
(Treccani):
Barcone da rimorchio, usato nei porti per il carico e lo scarico delle merci.
Storia
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Maona – termine storiografico relativo al Medioevo o all'Età moderna, che indica una associazione di mercanti, volta a gestire, in regime di concessione da una Repubblica Marinara, in condizione di monopolio, o una miniera, come la Maona della Tolfa, o una città, come Ceuta, o un'isola, come Chio
Sociologia
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Maona – in lingua araba indica un principio di solidarietà, o di comunione di intenti e d'interessi, fatto proprio da un'associazione commerciale, una cooperativa, ma anche da una organizzazione di mutuo soccorso.
Glossario Termini Nautici (Tuttobarche.it)
Maona - Zattera o chiatta, generalmente rimorchiata, utilizzata per il trasporto merci. L'etimologia della parola deriva dal francese Mahon, mahone, dallo spagnolo, mahona; dall'arabo mahun vaso come Vascello da Vaso.
Seguono alcune TESTIMONIANZE
Comandante S.L.C. Mario Terenzio Palombo:
..... nel tuo articolo del venerdì, ho visto le foto delle CHIATTE. Mi sono commosso nel vederle. Ho pensato che, tra quelle chiatte, ci sarà stato probabilmente anche
il veliero NETTUNO di mio padre che era stato venduto e poi trasformato in una chiatta e affondato carico di massi fuori del porto di Genova, come mi raccontò mio padre....
Una piccola GRANDE storia:
La NETTUNO all'Isola del Giglio - 1950
A Camogli mancava l’ultimo veliero che entrava in porto a vele spiegate e che era parte della storia marinara della cittadina. La sua scomparsa segnava la fine di un’ epoca. Il “Nettuno” venne venduto per essere trasformato in una zattera per trasporti portuali. Alcuni anni dopo mio padre mi disse con rammarico che, mentre entrava
con la sua motonave in porto a Genova, aveva visto il “Nettuno” carico di
grossi massi. A causa del mare molto agitato, uno di questi si era mosso
facendolo sbandare fortemente e l’acqua era traboccata in stiva causandone
l’affondamento. Immagino lo stato d’animo di mio padre in quel momento.
La testimonianza di una "operazione salvataggio chiatta" ce l'ha inviata il Com.te Flavio Serafini Direttore Museo Navale Internazionale Imperia:
Con il permesso della Soprintendenza di Genova sono riuscito (2014) a salvare l'ultima CHIATTA disponibile nel porto perché mi ero accorto che conservava ancora in buono stato la scassa dell'albero di un leudo. Ho salvato quindi la sezione maestra, come da immagini allegate.
Aggiungo alcuni altri dettagli dell'"operazione chiatta":
L'avevo notata a secco in una banchina di Genova; chiesi ed ottenni dalla Soprintendenza di poterla valorizzare al Museo. Le spese del rimorchio a bordo di un tir furono a carico della stessa Soprintendenza. Per diversi mesi fu lasciata in banchina nell'attesa che terminassero i primi lavori di ristrutturazione delle due palazzine museo e banchina. In quel periodo ho temuto che qualcuno potesse dar fuoco a quel "rudere" ( così veniva definito) che stonava nell'ambiente. Finalmente decisi di salvare la sezione maestra, cerando anche di recuperare la coperta curvilinea tipica dei leudi. Particolarmente difficile fu l'uso delle motoseghe, (ovunque si trovava chiodagione che in parte ho salvato) e per la consistenza di un legno stagionato che sembrava più duro del marmo. Il tutto doveva essere conservato nella Sezione "Cantieristica" che purtroppo non esiste ancora. Devo ancora pazientare! Impossibile ritrovare il nome originale del leudo. Alcuni reperti del leudo "Angela Prima", frutto della demolizione a Riva Trigoso del 1983, sono comunque al Museo. Altra operazione durata tutta una giornata!
Sulla primitiva coperta arcuata dei leudi venivano sovrapposte delle tavole. In questa foto sotto si possono ancora notare i bagli originali tuttora conservati.
Carlo GATTI
Rapallo, 21 Marzo 2023