Tarabotto, il Comandante del REX,

sfollato a Rapallo  nella Seconda guerra mondiale

Diciamolo subito: il leggendario Rex era l’emblema della sfida lanciata da Mussolini a tedeschi e inglesi per la supremazia sui mari. Va da sé che fino al 1991, esaltare il Rex, in molti ambienti del nostro Paese, era  interpretato come apologia del fascismo.

La caduta del muro di Berlino non solo ha tolto il paravento a tante  ipocrisie, ma ha avuto il pregio di trascinare con sé quel radicalismo ideologico che, per almeno cinque decenni, aveva contrastato l’idea di commemorare certi “primati” che avevano fatto entrare, di diritto, l’Italia nella storia mondiale della navigazione.

In questo senso vanno interpretati i vuoti di memoria esistenti tuttora nei nostri musei navali, all’interno dei quali, ancora oggi, si prova la strana sensazione d’immergersi nella lettura di  un vecchio e pregiato libro, al quale sono state strappate le pagine più belle!

Questo gap storico, purtroppo, diventa lapalissiano se osiamo paragonare la produzione bibliografica  nazionale a quella di provenienza anglosassone. Lo stesso discorso vale per la presenza qualitativa e quantitativa dei siti internet di questo settore.

Dopo questa necessaria premessa, possiamo finalmente ricordare che il transatlantico Rex fu ordinato il 2.12.1929, la sua chiglia venne impostata il 27 aprile 1930 e fu varato nei Cantieri Ansaldo di Sestri Ponente (Ge) il 1° agosto 1931 per conto della N.G.I. (Navigazione Generale Ita-liana).

2.12.1929 – Il REX nel giorno del varo

Proprio così: sono passati 83 anni del varo della nave, di quel pomeriggio in cui il REX scivolò in mare, alla presenza del Re Vittorio Emanuele III, della Regina Elena e di settantamila spettatori. Il Rex diventò la nave ammiraglia della flotta italiana.

Il magnifico transatlantico portava con sé le cifre più alte, mai scritte nel Registro Navale Italiano: stazzava 51.062 tonnellate ed aveva una lunghezza di 268 metri, una larghezza massima di 31 metri ed un pescaggio di 10.07 metri; 142.000 cavalli di potenza gli consentirono di sviluppare alle prove di macchina, sulle basi misurate della Riviera ligure, una velocità massima di 29,5 miglia orarie. Aveva un equipaggio di 756 persone. Poteva trasportare 604 passeggeri di 1° classe, 378 di 2° classe, 410 in classe turistica, 866 in 3° classe.


Il REX con il Gran Pavese entra trionfante a New York – Lo attende il Nastro Azzurro

Il REX è ancora oggi la nave più rappresentativa nella storia dei “primati navali” del nostro Paese e qui ci piace inserire un’inedita veduta aerea, che ritrae la nave sullo scalo prima del varo. La peculiarità dell’immagine sta nel delineare la lunghezza dello scafo del transatlantico che arriva a lambire il bagnasciuga del Cantiere.

A proposito di record,  riportiamo quello che a noi pare il più curioso: nella consuetudine, è la nave che sceglie il porto adattandosi alle sue strutture. Nel caso del Rex, al contrario, fu il porto di Genova che, per potersi adeguare alle colossali misure della nave, dovette procedere alla demolizione del tratto terminale del Molo Vecchio e dragare il canale d’attracco verso Ponte dei Mille. Fu poi progettata e realizzata la nuova Stazione Marittima di Ponte Andrea Doria, destinata a provvedere alle operazioni d’imbarco e sbarco dei passeggeri; infine fu realizzato un ulteriore bacino di carenaggio della lunghezza di 261 metri che fosse in grado d’accogliere la nave per le periodiche manutenzioni e riparazioni. Il Rex entrò in servizio sulla linea celere del Nord America il 27 settembre 1932. Durante la sua costruzione, la compagnia armatrice mutò nome. Il 2 gennaio 1932 avvenne la fusione tra la N.G.I. di Genova, il Lloyd Sabaudo di Torino e la Compagnia Cosu-lich di Trieste, compagnie tutte che già operavano nel servizio transatlantico collegando i porti del Mediterraneo con il Nord America. I colori sociali delle unità delle tre flotte furono unificati.


REX e CONTE DI SAVOIA ormeggiati nel Porto Vecchio di Genova

La nuova Compagnia di Navigazione Italia Flotte Riunite si ritrovò sugli scali di costruzione, proprio in quegli anni, oltre al Rex, anche un altro bellissimo transatlantico, il Conte di Savoia che fu costruito nei Cantieri S.Marco di Trieste. Con questi “Giganti di linea”, (near sisters), simili ma non gemelli, l’arte della costruzione navale italiana, entrò di diritto nell’olimpo delle grandi tradizioni marinare. La loro perfetta armonia, esito felice d’eleganza e tecnica avanzata, ebbe l’ambito riconoscimento da parte della più qualificata clientela dell’epoca, che li scelse dinnanzi alle più celebrate “signore dei mari” che collegavano già da tempo le due sponde dell’Oceano Atlantico.

Il Rex, dotato di una potenza di macchina da far invidia alle navi da crociera moderne, era in grado d’esprimere una velocità altissima, che gli consentì di passare alla storia con l’impresa più affascinante della sua pur breve vita: la conquista del prestigioso Nastro Azzurro.

Il 10 agosto il Rex, al comando del capitano Francesco Tarabotto di Lerici, partiva da Genova alle 11.30 diretto a New York. Arrivò a Gibilterra il giorno successivo alle 17.30 e ne ripartì dopo un’ora. Nei giorni 13 – 14 incontrò mare agitato e venti contrari da ovest e sud ovest e il 16, alle ore 4.40 era al traverso del battello-fanale di Ambrose. La distanza da Gibilterra a New York, di 3.181 miglia, venne coperta in 4 giorni, 13 ore e 58 minuti, alla velocità media di 28,92 nodi. Il massimo percorso effettuato in un giorno fu di 736 miglia alla velocità di 29,61.

Il Rex strappò il Nastro Azzurro al transatlantico tedesco Bremen e dovette consegnarlo, due anni più tardi, al mastodontico liner francese Normandie.

Il dott. Lodola, all’epoca noto farmacista rapallese, aveva affittato il piano terra della sua villa alla famiglia del comandante del Rex. Gli anziani di Via Aschieri non hanno mai dimenticato l’austera figura di Francesco Tarabotto.


Francesco Tarabotto, il Comandante del REX

“Un uomo di poche parole” – racconta la signora Lola Lodola ved. Barbiroglio –  “e il suo atteggiamento severo ci metteva in soggezione. Aveva un pizzetto curatissimo e gli occhi piccoli e neri che ti fissavano soltanto per dare degli ordini. Sembrava che indossasse la divisa anche quando curava i fiori in giardino; era l’epoca che dopo Dio c’era il comandante della nave. Io credo che Tarabotto sia stato in gara anche con il Padreterno per avere il comando assoluto sia in mare che in terra. Devo dire che i tempi erano difficili per tutti, specialmente per gli sfollati come il comandante e la sua famiglia, che avevano lasciato tutto al loro paese, nell’attesa di ritornarvi dopo la tempesta della guerra. Io ero ragazzina e non capivo veramente nulla dell’importanza di quella personalità che avevamo in casa. Ricordo, in ogni modo, che gli anziani di quegli anni parlavano di lui come una persona molto seria e onesta perchè era  un buon pagatore…”!

Nuvole nere apparvero tuttavia all’orizzonte e presagirono tempeste su tutto il mondo. Presto calò il sipario sulla stagione d’oro dei transatlantici che dovettero lasciare la scena alla calata dei nuovi barbari. Gli eventi bellici della seconda guerra mondiale interruppero e terminarono la brillante e breve carriera del Rex e del Conte di Savoia in modo tragico.

Nel 1939 sulle murate delle due navi italiane furono dipinte due grandi bandiere tricolori in segno di neutralità, per distinguerle dalle unità degli stati coinvolti nella guerra. Il 25.5.1940 la Direzione della Società Italia di Navigazione annunciò la sospensione del servizio transatlantico di linea. Rex e Conte di Savoia furono destinate ad un lungo disarmo verso porti più sicuri di quello di Genova.


Il REX colpito a morte dagli aerei della R.A.F. giace morente su un fianco

Il Rex, dopo vari scali intermedi, ormeggiò al molo VI° di Trieste. Il Conte di Savoia trovò l’attracco a Venezia-Malamocco. L’armistizio se-gnò la fine di queste splendide unità che, abbandonate e ridotte ad un ammasso di ruggine, rappresentavano ormai l’ombra ed il rimpianto di un’epoca irrepetibile.

Il 9 settembre 1943 i Tedeschi occuparono Trieste. Sul Rex iniziarono subito le razzie di tutti i suoi preziosi arredamenti, tappeti, quadri, posaterie, porcellane ecc…Il 13 marzo 1944 l’ex-ammiraglia cambiò bandiera e dal quel giorno fece compartimento Amburgo. Il 10 giugno 1944 il Rex si salvò miracolosamente da un terribile bombardamento a tappeto che colpì tragicamente Trieste. Molte incursioni della RAF convinsero i Tedeschi a rimorchiare il Rex nella rada di Capodistria. Il suo trasferimento non passò, tuttavia, inosservato agli Inglesi che il 9 settembre 1944 apparvero nuovamente a bassa quota con i temibili Beaufighters e colpirono a morte la nave, con ben 123 razzi incendiari. Stessa tragica sorte era toccata al Conte di Savoia l’11 novembre del ’43, quando la più bella unità italiana fu ridotta ad un ammasso di lamiere fumanti, sotto i bombardamenti di una squadriglia d’aerei tedeschi.

Carlo GATTI

Rapallo, 18.02.12