EZIO STARNINI

 

L’ultimo superstite degli equipaggi del

 

REX e DEL CONTE DI SAVOIA

Martedi 22 Luglio compirà 99 anni

Ezio Starnini è nato a Genova, il 22 Luglio 1916, pertanto il 22 Luglio compirà ben 99 anni. Da moltissimi  anni abita a Chiavari e  può ritenersi Chiavarese di adozione.

 

E’ sicuramente l’ultimo superstite di quel tempo straordinario che fu l’era dei Transatlantici. Ha conosciuto sul REX  sia il Comandante Francesco Tarabotto di Lerici che il Comandante del Conte di Savoia Antonio Lena di Riva Trigoso.

 

A soli 16 anni, nel 1931  imbarcò sul Giulio Cesare e quindi sul prestigioso REX il 26 settembre del 1932.

 

Ezio Starnini nell’ovale, dietro di lui il gigante Primo CARNERA e la squadra di pallacanestro di bordo

Il 9 Novembre del 1932 imbarca come “Piccolo di Camera” sul conte di Savoia  dove vi resta ben 16 mesi. Le sue mansioni a bordo erano quelle di “ascensorista” e accompagnava i passeggeri su e giù nei meravigliosi saloni progettati dagli architetti Gino, e Mariano Coppedè.  Per manovrare quegli stupendi ascensori o salottini in miniatura, come ricorda sempre Starnini, non c’erano bottoni, ma soltanto una maniglia dorata che a seconda delle posizioni portava l’ascensore ai vari piani della nave.

 

7 anni di militare di cui 4 anni di guerra. A Genova si diplomò ragioniere e a guerra finita svolse tale mansione per quasi quattro anni, segretario dell’Associazione “Vittime Civili di Guerra” da lui stesso fondata e altri 26 anni in una nota società petrolifera americana.

 

Sessantenne, rifiutando incarichi di grande responsabilità che l’azienda gli aveva proposto, va in pensione per dedicarsi decisamente alla scrittura, sua passione da sempre. Dopo alcune esperienze, all’inizio del 1979 scrive e pubblica il suo primo libro, l’autobiografico “Un Ventennio“ Editore Eil Milano. Seguono nel 1987 il romanzo storico “Fuggiasco in Valcedra”, edizioni Lanterna, ambientato nel Parmense del 1800; il 1991 il romanzo “Genova dentro” Edizioni Ecig, vincendo rispettivamente il premio letterario a Santa Margherita Ligure, decima e quindicesima edizione.

 

Nel 1992 il volume “Era il tempo” ottiene il primo posto nel concorso letterario “Trichiana Paese del Libro”. Nel 1998 col romanzo “l’Ingegnere utilizzato” si cimenta nel giallo ottenendo consensi. Pubblica quindi la prima edizione di “Il tassello mancante” seguito da “Il tassello giallo” e la seconda edizione di “Il tassello mancante” Edizioni Gammarò.

 

Ha al suo attivo una trentina di racconti e saggi sui Quaderni dell’”Agave“, Centro di Cultura in Chiavari, di cui è socio fondatore.

 

Quale appassionato narratore e saggista è noto, ma ora è veramente un inedito romanzo ritrovare  Starnini nonostante qualche “acciacco”, ancora in buona salute,  perchè a 99 primavere pensiamo sia senza alcun dubbio  l’unico  superstite degli equipaggi delle navi di quell’epoca irripetibile. Vive a Chiavari, in un bell’appartamento di Corso Italia  appunto insieme alla sua gentile Signora Flora dove hanno trascorso ben oltre 40 degli oltre 70 anni di felicissima unione matrimoniale.

 

A Ezio Starnini gli Auguri più sinceri del Museo Marinaro Tommasino-Andreatta dove è ricordato accanto ai modelli del Rex e del Conte di Savoia dove lui …. c’era !

 

” VISSUTO D’EPOCA SUL CONTE DI SAVOIA”

DOPO OLTRE 80 ANNI SVELATO IL MISTERO DELLA FALLA NEL SUO VIAGGIO INAUGURALE.

Un giorno Ezio Starnini scrive una lettera al sottoscritto.

 

 

Chiavari, 17.11.2012

 

Carissimo Ernani, Mentre ti ringrazio per avermi menzionato durante l’interessante e riuscitissima manifestazione al Caffè Defilla sull’affondamento della ROMA, mi permetto passare dal fattore Marinaresco Militare a quello Mercantile, inviandoti, per la lettura, il racconto di un mio, “vissuto d’epoca” sul CONTE DI SAVOIA.

 

Ti saluto cordialmente.

 

Ezio Starnini

 

Starnini mentre contempla i modelli del REX e del CONTE DI SAVOIA conservati al Museo Marinaro Tommasino-Andreatta di Chiavari. In entrambi vi effettuò il viaggio inaugurale.

 

 

Nel Museo Marinaro Tommasino-Andreatta di Chiavari, osservo interessato i modelli in scala di due grandi transatlantici: il REX e il CONTE DI SAVOIA. Noto in essi la perfetta riproduzione dei particolari: l’armamento, Ie verande, il sun-deck, gli arredi esterni nella loro stupenda minuziosità, gli ampi oblò a finestra del Ponte A … il Salone Colonna! Ed eccomi, a novantasei anni, avulso dalla realtà e riprovare, con emozione crescente, un episodio nel miovissuto d’epoca”: groom sedicenne, ascensorista a bordo del Conte di Savoia in rotta verso New York. Vengo svegliato a notte fonda dal Capitan d’Arme che, sbrigativo, con due marinai di coperta mi sloggia dal letto, mi allontana in malo modo e si appropria del materasso.

 

Al mio sbalordito e ritroso : “Ehi.., che fate?.,, Perche?”, risponde brusco: “Una falla nella murata di babordo; imbarca acqua e bisogna tamponarla. Tu porta l’ascensore del Ponte A, su, al Salone Colonna. Stai pronto e zitto.” Burbero come quando era entrato, seguendo i marinai con l’ingombro esce dalla cabina senz’altro aggiungere. Sconcentrato, mi domando perche proprio il mio materasso, e non ….. la risposta mi viene spontanea: occorre, subito, un ascensorista e un materasso? Eccoli pronti, l’uno e l’altro contemporaneamente; nel bisogno la praticità è preziosa! Mi vesto in fretta, mentre nel cervello in subbuglio i pensieri si accalcano: una falla? Quanto sotto: se imbarca ?… e in pieno Gulf Stream ! II silenzio delle macchine mi dice che la nave è ferma. Ragiono. Per niente impaurito, salgo agile per conosciute scale e corridoi, raggiungo presto l’ascensore del Ponte A e lo porto su, al Salone Colonna, meraviglia darte e vanto della Classe di lusso della nave.

 

Entro ed osservo stranito la scena nella luce abbassata del vasto locale, il Comandante Lena, il Primo Ufficiale e un Terzo, il capo allogi – mio diretto superiore – due garzoni di sala, sono sporti dalla finestre sulla murata, gli splendidi tendaggi arrotolati, poltrone dorate spinte altrove, il prezioso tappeto parzialmente ripiegato …. disordine.

 

 

Trovo spazio, mi sporgo sull’immensità buia e corro con gli occhi nella

 

luce incrociata di due fari puntati sulla murata, in basso, all’altezza del Ponte C in corrispondenza verticale con Ie finestre dove si trovano il Comandante e il Primo Ufficiale.

 

 

Dal portello aperto sul bagagliaio in quella precaria luminosità, esce

 

lento un tavolone grezzamente squadrato, col mio materasso inchiavardato: il tampone. legato a dei cavi, scorre in basso a piccoli strappi accompagnato dalla luce dei fari; scende giu fino al pelo dell’acqua: acqua per fortuna non molto agitata, ma sempre mare dell’Oceano Atlantico, nel pieno della corrente ascensionale del Golfo, non lontano dalla punta Nord del famigerato “triangolo delle Bermude”. Nella chiazza di luce, calato con una robusta cima al petto, appare un uomo. Egli si agguanta al tampone, ad ampi gesti verso l’alto ne coordina la posizione, quindi, saldamente aggrappato al pesante aggeggio, affonda, scompare.

 

 

I fari battono il mare, ma la luce non mostra l’uomo faticare, privo del respiro, nell”opera viva della nave; non penetra I’agitata compattezza marina. Un paio di metri sotto il livello, in apnea, nell’acqua gelida e irrequieta, Iuomo farà una cosa straordinaria:

 

profittando del vorticare del gorgo, ma pure temendone la forza attrattiva, fara scorrere sul corpo grinzoso della nave, il grosso, riluttante e mobile “tampone sulla falla”; col residuo delle forze fisiche e del respiro, cercherà di sistemarlo al meglio sullo squarcio dai margini sghembi e taglienti, fra gli impeti del gorgo, quindi risalirà allaria, stremato, ma conscio che nell’interno della nave, cessatoil pericoloso afflusso, la falla verrà chiusa, con travi e cemento a presa rapida mentre il tampone si staccherà portando il materassino galleggiante fra le correnti del Gulf Stream.

 

 

Teso quasi allo spasimo, fisso con gli occhi sbarrati la macchia di luce sul mare che copre I’uomo da troppo tempo: minuti, ma quanti? II tempo scorre lento e I’ansia …. Un improvviso rigurgito su quella superficie agitata, è il segno che la falla e finalmente otturata; ma il breve sollievo non sminuisce l’ansia: l’uomo ??…. Egli affiora nel

 

ribollio dell’acqua, la testa ….. respira; la corda al petto si tende ed egli è issato velocemente nel ventre della nave, giusto da dove ne era uscito per I’arduo compito.

 

 

II Comandante si erge lento, sul suo volto un sorriso fugace lascia il posto al consueto tono di fermezza; dalle labbra semiserrate, un “bravo” appena si ode.

 

 

Affiancato dal Primo Ufficiale sollecito e sorridente e da tutti seguito, s’avvia spedito all’uscita – che io ho appena oltrepassato – senza fermarsi, con voce chiara scandisce:

 

 

“Domattina, quassù deve essere tutto in perfetto ordine. Ora scendiamo nel bagagliaio del Ponte C. Stringero’ la mano ad un mio eroico marinaio.”

 

Di quell‘uomo, del marinaio Gennaro Amatruda divenni amico allorchè, stringendogli anch’io la mano, ebbi modo di raccontargli Ie mie ansie. Modestamente, come semplice e modesto egli stesso era, sorridendo mi disse: “Embè… guagliò, quando c’e da fare si fa. Non te lo scordare”. Ed io, come questo racconto verità lo dimostra, ancora ricordo.

 

 

Ezio Starnini

Nota: La perfetta corrispondenza dell’episodio raccontato da Starnini si trova su internet “su  Wikipedia – Enciclopedia libera” – CONTE DI SAVOIA (TRANSATLANTICO).

 

Nei vari capitoli della sua storia ad un certo punto troviamo queste frasi.

 

CONTE DI SAVOIA (TRANSATLANTICO)

STORIA

Varato il 28 ottobre 1931 dalla principessa Maria José del Belgio, in seguito regina d’Italia, il Conte di Savoia fece il suo viaggio inaugurale da Genova a New York il 30 novembre 1932.

 

Il viaggio divenne quasi un disastro quando una valvola di sicurezza nella sala macchine esplose, squarciando lo scafo nell’opera viva. Per evitare l’affondamento un eroico e audace marinaio, Gennaro Amatruda di 45 anni si fece calare fuori bordo e tamponò la falla con travi e cemento a presa rapida in modo da poter arrivare a New York per provvedere in cantiere alle riparazioni.

 

Nota dell’Autore:

 

EZIO STARNINI ha descritto ciò che ha visto e ciò che lo riguardava, cioè la sottrazione del suo materasso che è servito, così si chiama in termine marinaresco da “PAGLIETTO TURAFALLE”.

 

Naturalmente, per chi ha navigato o conosce le navi, può solo sorridere, quando si afferma che l’eroico marinaio GENNARO AMATRUDA, tamponò la falla con travi e cemento a presa rapida.

 

 

Sarebbe stato impossibile, da fuori bordo, immergersi nell’acqua dell’Oceano e tamponare la falla in quel modo.

Sicuramente le cose si svolsero così:

 

Il materasso di Starnini e le tavole, trasformate in un “Paglietto” di notevoli dimensioni furono calate “ESTERNAMENTE” allo scafo della nave in corrispondenza della falla.

 

In pratica si costruì un grande “PAGLIETTO” e il materasso era certamente legato con delle tavole e a sua volta, il tutto, era legato con delle cime per facilitarne la guida e la messa in posizione del “paglietto”.

 

All’interno, in corrispondenza della falla quando l’acqua in entrata è stata quasi eliminata o notevolmente diminuita di intensità, si è provveduto a “TAMPONARE LA FALLA CON CEMENTO E TAVOLE”. Al cemento, sicuramente sarà stato aggiunta della soda per accelerarne l’indurimento. Questa è stata la vera operazione credibile e completa altrimenti non può aver senso “infagottare” di cemento l’esterno dello scafo con “cemento e tavole”. Con la successiva ripresa della navigazione a 25/27 nodi di velocità, sarebbe stato impossibile mantenere la riparazione se effettuata dall’esterno (come afferma Vikipedia) il che, era tecnicamente impossibile da eseguire.

 

E comunque per terminare citiamo il “Muzemal”, che spiega che cosa è il “Paglietto Turafalle” di una volta.

 

A bordo dei vecchi bastimenti veniva preparato anche il paglietto turafalle. Questo era costituito da un pezzo di grossa tela olona lardata o da un fitto intreccio di filacce di vecchio cavo, che veniva anch’esso lardato. Ai quattro angoli del paglietto venivano assicurati dei lunghi cavi, che servivano a guidarlo e assicurarlo fuoribordo perché ostruisse una falla, riducendo notevolmente la quantità d’acqua imbarcata e consentendo l’intervento di riparazione dall’interno dello scafo. Il Muzemal.

 

 

Cristina Anastasi e Carlo Gatti sul palco di Lerici

Fine di Luglio del 2013 – Ciassa di Barchi o Piazza dei Pescatori. Ezio Starnini ha appena compiuto 97 anni. Eppure sta aiutando ad alzare il gran pavese ! Lascio a voi lettori ogni commento su questa straordinaria persona.

 

Ernani ANDREATTA

 

Rapallo, 20 Luglio 2015