PIAZZA GAGLIARDO OGGI

 

 

 

Ci troviamo in piazza Gagliardo, vulgo Piazzetta dei Pescatori. Nel 1944 i tedeschi erano fortemente intenzionati a demolire questa storica casa per sostituirla con un “bunker antisbarco”. La famiglia Gotuzzo si oppose con tutte le forze alla realizzazione di questo insensato progetto e, per fortuna, alla fine riuscì ad evitare il disastro. Il bunker, contenente un nido di mitragliatrici pesanti, fu costruito nella posizione da cui fu scattata la foto.

 

 

 

Piazza Gagliardo – La casa, oggi elegante abitazione della famiglia Ernani Andreatta, fu sede e sala a tracciare del Cantiere Navale Gotuzzo sino ai primi del ‘900.

 

 

 

La foto si riferisce alla bella meridiana sovrastata dallo stemma della famiglia Gotuzzo. Declinante a ponente, è completa di lemniscata e delle iperboli che indicano la posizione del sole nei diversi mesi dell’anno, unite ai corrispondenti segni zodiacali in base ai calcoli del prof. R.Morchio (1944). In basso, la Nave Goletta FIDENTE (1922), “l’ultimo dei grandi velieri varati nel Rione Scogli dai Cantieri Gotuzzo “. Sotto, un nastro con il motto: “Chi g’à da fâ camin o deve ammiâ ö tenpo e ö bastimentö” (Chi ha da fare del cammino, deve guardare il tempo e il bastimento).

Prima di levare i ponteggi per la ridecorazione dell’Antica Gasa Gotuzzo, tutto lo staff dell’Associazione culturale “IL SESTANTE”  ha riposizionato “lo Stilo o Gnomone” cioè la “lancetta” dell’orologio solare nella giusta posizione dato che era stata rimossa durante i lavori di rifacimento della facciata. Nella foto da sinistra i vice presidenti, Sotto Ten. di Vascello Enzo Gaggero, l’Ing. Gianpiero Barbieri detto “Pighin” e il Presidente “deep diver” Giancarlo Boaretto nonchè curatore del Museo Marinaro ed “ex Alpino”. Stanno “armeggiando con un marchingegno” da loro ideato affinchè la meridiana segni la giusta ora del meridiano del luogo.

 

Seguono alcune fotografie delle decorazioni di casa Gotuzzo che ricordano le attività del Cantiere Navale, ma anche quelle del Rione Scogli.

 

 

 

La MERIDIANA di Casa Gotuzzo-Andreatta

 

Nel dipinto  viene rappresentata la rete dei pescatori, la lampara (per fare chiaro nella notte e catturare i branchi di acciughe o altro) una fiocina (per infiocinare o infilzare i pesci grossi o i polipi) e un “Cheusso”, cioè una zucca che si coltivava negli orti degli Scogli. Questo tipo di zucca  si faceva seccare (non era commestibile) e aveva tre funzioni principali. Come boa per “i palamiti” o le reti del “tremaglio”. Tagliata come quella del dipinto serviva per “aggottare” l’acqua o la “chintana” (concime liquido organico prodotto dalla fognatura di casa diluita opportunamente con acqua); quindi come maschera di carnevale il cui gambo funzionava da naso dove si facevano gli opportuni buchi per gli occhi e la bocca.  Questa tradizione è ancora in voga, per lo meno a Chiavari ma è tornata in uso anche in altre cittadine limitrofe o addirittura a Genova,  quando sotto Natale si celebra il “CONFEUGU” e si fanno gli auguri di buone festività  alle amministrazioni comunali (a quel tempo al “Doge”) e si prendono in giro gli amministratori. Due maschere di Chiavari “U REBELLO” e a “REBELLUNN-A”, (interpretati da due attori genovesi) come maschera per il viso hanno ancora questi antichi “Cheussi” di lontana memoria.

 

Nel dipinto vengono ricordati gli utensili dei maestri d’ascia e calafati e cioè da sinistra il “maglio” o “maggiu” in genovese (speciale martello di legno che serviva per spingere la stoppa imbevuta di pece nelle fessure dei “comenti” cioè delle tavole del fasciame). Poi si vede “l’ascia” vera e propria che era una specie di zappa affilata più grande o più piccola a seconda del bisogno, che serviva appunto al “maestro d’ascia” per modellare le tavole a seconda della forma (“cartabun”)  che si voleva dare. Poi la “MARMOTTA” che era la cassetta del calafato dove riponeva i suoi attrezzi oppure gli serviva da “banchetto” per sedersi quando lavorava in basso o per elevarsi quando lavorava più in alto. Poi si vedono alcuni scalpelli (senza taglio affilato) che servivano a spingere  la stoppa imbevuta di pece tra i “comenti”, come accennato in precedenza. Quello con una specie di uncino era il “cavastoppa” cioè serviva a tirar via e pulire le fessure dalla  vecchia stoppa ormai secca per “incastrarci”, “a forza di  morbide martellate col maglio”,  quella nuova.

 

 

Ernani ANDREATTA – al comando della petroliera TEXACO OHIO nel 1968

 

 

A cura del webmaster: Carlo GATTI