PROVERBI IN LINGUA ITALIANA

-Il sapere ha un piede in terra e l’altro in mare.

 

-Scienza, casa, virtù e mare molto fan l’uomo avanzare.

 

-Un uccello di mare ne val due di bosco.

 

-Chi va e torna, fa buon viaggio.

 

-Popolo marinaro, popolo libero.

 

-Chi va per il mondo impara a vivere.

 

-Tre cose fanno l’uomo accorto: lite, donne e porto.

 

-Chi ha passato il guado sa quanta acqua tiene.

 

-Piè di montagna e porto di mare fanno l’uomo profittare.

 

-Chi non s’avventura non ha ventura.

 

-Chi non sa pregare, vada in mare a navigare.

 

 

-Chi non va per mare, Dio non sa pregare.

 

-Chi scappa ad una tempesta, ne scappa  cento.

 

-Il mare fa la fortuna ma non le fonti.

 

-Abbi fortuna e gettati in mare.

 

-Loda il mare ma tieniti la terra.

 

-Preparati al mare prima di entrarvi.

 

-Chi dice navigar dice disagio.

 

-Mare, fuoco e femmina tre male cose.

 

-Meglio chiamar gli osti in terra che i Santi in paradiso.

 

-Chi fa due volte naufragio, a torto accusa il mare.

 

-Meglio stare al palo che annegare.

 

-Acqua di mare non porta mai quiete.

-Chi non ha navigato non sa che sia male.

 

– La fine del corsaro è annegare.

 

-La bellezza, il fuoco e il mare fanno l’uom pericolare.

 

-Chi vuol viaggiare a stento, metta la prora al vento.

 

-Dal mare sale, dalla donna male.

 

-Se debbo annegare, voglio annegarmi in grande mare.

 

-In tempo di tempesta, ogni scoglio è porto.

 

-Chi sa navigare, va al fondo; chi non sa navigare, anche.

 

-Chi ha danari fa navi.

 

-Chi ha bevuto al mare può bere anche alla pozza.

 

-Chi è portato giù dall’acqua si abbranca ad ogni spino.

 

-Chi s’affoga si attaccherebbe ai rasoi.

 

-Chi casca in mare s’abbraccia anche al serpente.

 

-Chi scioglie le vele ad ogni vento, arriva spesso a porto di tormento.

 

-Vento potente, fotte la corrente.

 

-I temporali più grossi vengono all’improvviso.

 

-Quando si balla nella tempesta ci si dimentica dei temporali.

 

-Ben diremo e ben faremo: ma va la barca senza remo?

 

-Fama vola e la barca cammina.

 

-Vascello torto purché cammini dritto.

 

-Casa senza amministrazione, nave senza timone.

 

-Gran nave vuol grand’acqua.

 

-Nave senza timone va presto al fondo.

 

-Gran nave, gran pensiero.

 

-A nave rotta ogni vento è contrario.

 

-Non giudicar la nave stando a terra.

 

-In nave persa, tutti son piloti.

 

-Tre cose son facili a credere:uomo morto, donna gravida e nave rotta.

 

-Dove va la nave può ire il brigantino (infatti è più piccolo).

 

-A tal nave, tal battello.

 

-Un po’ di bene e un po’ di male tien la barca dritta.

 

-Dove può andare barca, non vada carro.

 

-Nave genovese, mercante fiorentino.

 

-Senza barca non si naviga.

 

-Per un peccatore perisce una nave.

 

-Chi non unge non vara.

 

-La bandiera copre…la mercanzia.

 

-Ogni nave fa acqua.

 

-Chi non rassetta il buchino, rassetterà il bucone.

 

-Chi s’è imbarcato con il diavolo ha da stare in sua compagnia.

 

-Tira più un pel di femmina che gomena di nave.

 

-Chi mette pece nella barca degli altri, perde pece e barca.

 

-Barca luccicante non guadagna.

 

-A barca sfondata non basta la sassola.

 

-Quando la barca và, qualunque coglione la sa guidare.

 

-Barca ormeggiata non fa strada.

 

-A barca rotta, ogni vento ben venga.

 

-Barca rotta, conti fatti.

 

-Dai e dai la barca arriva all’ormeggio.

 

-Bastimento non sta senza zavorra.

 

-Argomento al nocchier son le procelle.

 

-Il buon nocchiero muta vela ma non tramontana.

 

-Ognuno sa navigare quando è buon vento.

 

-Chi ha buon tempo navighi e chi ha denaro, fabbrichi.

 

-Vento in poppa, mezzo porto.

 

-Vento in poppa, vele al largo.

 

-Secondo il vento, la vela.

 

-Chi non s’aiuta, s’annega.

 

-Molti piloti, barca a traverso.

 

-Chi mal naviga, mal arriva.

 

 

-Chi naviga contro vento, conviene stia sulle volte.

 

-Tutti vogano alla galeotta (tirando a sé).

 

-Altro è vogare, altro arrivare.

 

-Il mondo è fatto a tondo; chi non sa navigare va a fondo.

 

-E’ un cattivo andar contro corrente.

 

-Gran laguna fa buon porto.

 

-Più vale un remo che sia indietro che dieci che vanno avanti(basta uno contrario per far saltare un affare).

 

In tempo di burrasca, ogni tavola basta.

 

-Isola fa porto.

 

-L’arte del marinaio morire in mare; l’arte del mercante, fallire.

 

-Il buon marinaio si conosce al maltempo.

 

-O polli o grilli; o principe o marinaio.

 

-Barca rotta, marinaio a spasso.

 

-Promesse di marinai e incontro d’assassini costano sempre quattrini.

 

-“Montagnini” e gente acquatica, amicizie e poca pratica.

 

-Giuramenti d’amore, giuramenti da marinaio.

 

-I marinai son come la luna; in tutti i paesi ce n’han una.

 

-L’amor di marinaio non dura un’ora; dove va lui, s’innamora.

 

-Chi perde in mare, perde in terra.

 

-Il mondo è come il mare; vi affoga chi non sa nuotare.

 

-Chi teme acqua e vento, non si metta per mare.

 

-Il mare è il facchino della terra.

 

-Chi sa nuotare non se lo scorda mai.

 

-Come ogni acqua vien dal mare, così ogni acqua torna al mare.

 

-A togliere senza mai mettere, si seccherebbe il mare.

 

-Chi vuol prendere a mattonate il mare, perde tempo e mattoni.

 

-Chi teme acqua e vento non si metta in mare.

 

 

-Chi lo smidollato mandi al mare non aspetti il suo tornare.

 

-Chi casca in mare e non si     bagna, paga la pena.

 

-Naviglie ad acqua, febbre bella e fatta.

 

-Per mare non ci stanno le taverne.

 

-Merita di bere il mare a capo chino chi, con l’acqua, rovina il vino.

 

-Né moglie, né acqua, né sale a chi non te ne chiede non glie ne dare.

 

-Onda che si piega, si riversa.

 

-In cento anni e cento mesi, il mare si riprende quello che gli vien tolto.

 

-Chi dorme non piglia pesci.

 

-Invan si pesca se l’amo non ha l’esca.

 

-Dal mar salato nasce il pesce fresco.

 

-Un pesce in man vale più che uno in mare.

 

-Meglio padrone di una barchetta che garzone di nave.

 

-Pesce cotto e carne cruda.

 

-Carne giovane e pesce vecchio.

 

-Pesce in mare e carne in terra.

 

-Tramontana torba e scirocco chiaro, tieniti all’erta o marinaio.

 

-Vento a libeccio; ne pane ne neccio (castagnaccio toscano)

 

-Levante chiaro e tramontana scura, buttati in mare e non aver paura.

 

-Nuvole grosse, vento a mucchi.

 

-Dal mare le “pecorelle” annunzian le procelle.

 

-Pallidezza del nocchiero, di burrasca segno vero.

 

-Arco in mare, buon tempo vuol fare.

 

-Nave senza timone va presto a fondo.

 

-Barca senza timone non può tenere la rotta.

 

-Chi dorme non piglia pesci.

 

-Chi non ha fortuna non vada a pescare.

 

PROVERBI LIGURI (liberamente tradotti)

– A barca ormai senza speranza, Dio trova un porto.

A barca disperâ Dio treuva porto.

– Acqua dal cielo, acciughe nella rete.

Aegua in çe anciùe in ta ræ.

– A Febbraio la vita del mare si risveglia.

A Frevà primmaveja in mâ.

– Affinché sia bel tempo; scirocco a mezzodì e a sera ponentino.

Pe ese tempö fin: sciöco a mezzogiorno e a sèja ponentin.

– A nave in avaria, ogni vento è contrario.

A nave rotta, ogni vento l’è contraio.

– A seconda del vento, fai vela.

A secondo do vento fanni e veje.

– Attrezzati prima di entrare in mare.

Preparite a-o mâ primma d’intraghe.

– Bandiera vecchia onore di Capitano

Bandëa vegia onô do Capitànio

– Barca carica regge il vento.

Barco carrigòu o reze ô vento.

– Calma piatta invernale, occhio marinaio che il tempo vuol cambiare.

Carma ciatta d’inverno stà all’euggio mainâ che u tempo o vue cangiâ.

– Carne al sole ma pesce all’ombra.

Carne a o sô e pescio a l’ombra.

– Cinque lire di meno ma liberi di mugugnare.

Cinque franchi de meno ma o mugugno.

– Cielo a “pani” se non piove oggi pioverà domani.

Çè a pan, se no ciêuve anchêu ciûve doman.

– Cielo a pagnotte, se non piove di giorno pioverà di notte.

Çè faeto a pagnotte, se no ciêuve au giorno ciêuve a nêutte.

– Cielo a pecorelle, acqua a catinelle.

Çè a pegoëtte, ægua a conchette.

– Chi annoda bene, facilmente snoda.

Chi ben liga, ben derliga.

– Chi è in mare naviga, chi è a terra giudica.

Chi l’è in mà naviga, chi l’è in taera giudica.

– Chi è padrone del mare è padrone della terra.

Chi l’è padron do mâ l’è padron da tæra.

– Chi ha del pesce vada subito ad esitàrlo.

Chi ha pescio, cammin-e.

– Chi impugna la barra, governa il timone.

Chi manezza a manoela, manezza o timon.

– Chi lavora mangia un’acciuga, chi non lavora, (ahimè), due.

Chi lâoa mangia un’anciôa chi no lâoa ne magia due.

– Chi naviga male, male arriva.

Chi mä naviga, mä arriva.

– Chi non ha mai navigato, non sa cosa sia il mare.

Chi no l’ha navegòu no sa cöse l’è o mâ.

– Chi non si dà da fare, annega.

Chi no s’aggiûtta nega.

– Chi orina o sputa sopravvento, se li ritrova addosso.

Chi piscia o spûa sorvevento o se piscia o spûa adosso.

– Chi orina contro vento si bagna le scarpe.

Chi piscia contro vento se bagna e scarpe.

Chi spinge la barca in mare, un piede almeno ce l’ha ancora in terra.

Chi in mâ la barca abbriva,con un pè o sta in scia riva.

– Chi vuol passare per fesso, giudichi il tempo.

Chi veu passà per belinon, giudighe ô tempô.

– Chi orina contro vento si bagna le scarpe.

Chi piscia contro vento se bagna e scarpe.

– Chi sa navigare bene, solca qualunque mare.

Chi sa ben navegâ passa ogni mâ.

– Confondere il pene con un cordino.

Confonde o belin con a terragninn-a

– Con rete bucata è un brutto pescare.

Rae pertuzâ, grammo pescâ.

– Dal mare sale, dalla donna male (in dialetto mare e male hanno egual grafia)

Da-o mâ sâ, da donna mâ.

– Donna, cavallo e barca sono di chi li cavalca.

Donna, cavallo e barca son de chi e cavarca.

– Dopo il lampo segue il tuono.

Doppo o lampo ven o tron.

– Dopo il bel tempo viene il brutto.

Doppo u bello ven o brutto.

– Doppiato Portofino, moglie ti saluto: sono tornato scapolo.

Passòu ô Monte de Portofin te salùo maggè che son fantin.

– Due a comandare, barca sugli scogli.

Duì Capitanni, barco in tu schêuggi.

– Dove va la barca và Baciccia.

Dove va la barca, va Baciccia.

– E’ brutto navigare contro corrente.

L’è cattivo navegâ contro a corrente.

– E’ il marinaio che rovina il porto.

L’è o mainà che o ruinn-a o pôrto.

– E’ meglio essere padroni di una sassola che capitano di una nave.

L’è mëgio ëse padrön d’unn-a sàssoa che capitanino d’unn-a nave.

– Fare come lo sciocco che per andare a poppa girava l’albero di prua.

Fa comme o demöa che pè andà a poppa o giâva l’erbo de prua.

– Fuggi la tempesta a tutto timone.

Scappa ô mà groussô a fi de roa.

– Fuochi di Sant’Elmo in coperta preannunciano pioggia a lavare coperta e corridoi.

Sant’Ermo in cöverta o lava cöverta e corridô.

– Grande nave, grande pensiero.

Gran nave, gran pensciëo.

– Giornata di mare non può essere tassata (un tempo!)

Giornâ de mâ a no pue ëse tasciâ.

– Il mare è fatto di rotte.

O mâ o l’è faeto de sentè.

– Il marinaio deve saper fare di tutto.

Mainà no ghe ninte che o no sacce fa.

–  temporali più sono grossi e più si sfogano.

I tempörari ciù son grossi e ciù se sfogan

– Il vento gonfia le vele.

O vento o carega e veje.

– Il vento nasce a Voltri, si sposa a Cornigliano e finisce a Sampierdarena.

O vento nasce a Vôtri, o se sposa a Corniggen e se perde a Sampêaenn-a.

– In quarantena il marinaio….si annoia.

In quarantenn-à ö mainà ö sö menn-à.

– I pesci grossi stanno sul fondo.

I pesci grossi stan a-o fondo.

– Il buon marinaio si vede con il maltempo.

O mainà bôn ô se conosce con ô tempo grammo.

– Il mondo è tondo e chi non sa navigare va a fondo.

O mondo ô l’è riondo; chi no sa navegà va a-o fondo.

– Il marinaio è difficile da accontentare; quando è a bordo vorrebbe essere a casa e viceversa.

Mainà diffiçile da contentà; quando o lè a bordo ô vô ê a cà, quando ô l’è a cà ô vou êse in mà.

– Il mare (come la vita) ha le onde, prima t’innalza e poi ti …..nasconde.

O mà o ghà e onde, primma o tè mette in mostra e poi o t’asconde.

– Il mondo è come il mare, annega chi non sa nuotare.

O mondo o lé comme o mâ, nega chi no sa nuâ.

– Il tepore dei panni, mai recò danni.

O câdo di panni o n’ha mai portoû di danni.

– L’acqua del mare guarisce le piaghe.

L’aegua do mà a fa sann-à a carne inciagà.

– L’acqua va sempre nel punto più basso.

L’ægua và sempre in to ciù fondo.

– L’amore di un marinaio dura un’ora perché in ogni porto che và, s’innamora.

L’amô do mainâ o dûa ûnn’ôa perché in tutti i porti che o và o s’innamôa

– Lascia scendere l’acqua e salire il vento (non ti opporre al destino)

Lascià andà l’aegua inzù e o vento in sciù.

– La tramontana non inizia a soffiare se il vento di mare non la precede.

A tramontann-a a no s’addescia se o marin a no a remescia.

– Le mogli dei marinai non sono né vedove né maritate.

E mòggê di mainâ no son né vidue ne maiè.

– Loda il mare ma, se puoi, stai a casa.

Lôda o mâ ma stanni a câ.

-Luglio, mentre a terra si “batte” il grano in  mare si “batte” a vuoto.

Luggio battuggio.

– Luna coricata, marinaio allerta.

Lunn-a accöegâ mainâ in pê.

– Luna rossa o piove o vento.

Lûnna rossa o piscia o soffia

– Mare, fuoco e donna sono tre cose grame.

Mà, fêugo e donna son tre cose gramme

– Mare da tartarughe o pesci mola( tanto è piatto).

Mâ da tartarûghe o da moe.

– Mare (grosso) da ex voto.

Mâ da quadri.

– Marinaio, mai niente (mani bucate)

Mainâ, mai ninte.

– Marinaio non ti fidare dell’aumentare della marea, del controvento, della mezzaluna alta e di colei che ti lancia un’occhiata.

Mainà no te fià da marea ca mònta, do controvento, da lûnna accoegà e da quella che a te dà un’oggià.

– Meglio maiale che pesce

Mëgio porco che pescio.

– Meglio scandagliare tre volte che finire a secco

L’è megio sondà tre voutte che andà in secco

– Montagne chiare e marina scura, naviga sicuro.

Montagna ciaea e marinn-a scùa mettite a veja sensa puia.

– Mozzi, chierichetti e tamburini ( i più in vista) hanno poche speranze di salvarsi.

Mucciacci, ceighetti e tamburin de reggimento han poca speranse dae portà ô cù a salvamento.

– Nei mesi di grano maturo si pesca poco: negli altri và meglio.

Quande o gran o l’abbonda o pescio l’affonda; quande o gran o l’affonda o pescio abbonda.

– Nave vecchia rende all’armatore.

Nave vëgia, richessa de padron.

– Nebbia bassa buon tempo lascia.

Nebbia bassa bon tempo a lascia.

– Nella coda stanno gli aculei velenosi.

In ta côa ghe sta ô venin.

– Non c’è mai bonaccia senza tempesta.

No ghe mai bônassa sensa bôrrasca-

– Non c’è marinaio che non tema il mare.

No ghè mainà sensa puiaa du mà.

– Non c’è pesce senza lisca

No ghè pescio sensa resca.

Non conta il viaggio, conta l’arrivo.

O no l’è o viagio che conta ma o porto.

– Non fare come Capitan Pesce che orinava in mare per farlo crescere.

No fâ comme Capitan Pesce che o pisciava in mâ pe fâlo cresce.

– Non giudicare una barca stando a terra.

No giudicà a barca stando in tæra.

– Non si può comprare due soldi di pesce grosso.

No se pêu accattâ due palanche de pescio grosso.

– Non si può scendere più in basso del pagliolo.

No se peò andà ciù sutta du paggiò.

– Non si vende il pesce prima di pescarlo.

No se vende o pescio ancon in mâ.

– Non t’imbarcare mai senza viveri se non vuoi morire di fame.

No te imbarcà sensa galletta se non ti vòu moui de famme.

– Non t’imbarcare senza gallette se non vuoi morire di fame.

No t’imbarcâ sensa beschêutto se ti no vê moî de famme.

– Non t’imbarcare senza la scorta dei viveri.

Non imbarcarte sensa pan.

– Non tuona mai senza poi piovere.

No tronn-a mai che no ciêuve.

– Nuvole rosse o piove o tira vento.

Nûvia rossa o che ciêuve o che buffa.

– Ormeggiare con due ancore a prua.

Ormezzo a barba de gatto.

– Pescatori da canna, uccellatori con il visco, traslocatori dei Cristi (colui che nelle processioni trasloca la grande croce da un portatore ad un altro): fresconi così non ne ho mai visto.

Pescoei da canna, caccioei da vischio, stramuei da Cristo: bellinoin coscì no n’ho mai visto.

– Più è violento il fortunale e prima finisce.

A burrasca ciù a l’ë cattiva e ciù a finïsce aspedïa.

– Più si va al largo e più profondo è il fondale.

Ciù se va foa e ciù ghe fondo.

– Poca gomena, poco marinaio.

Poca çimma, poco mainà.

– Promessa da marinaio: subito fatta ma mai rispettata.

Promissa dö mainà, fito faeta e mai ammiâ.

– Quando i gabbiani volano a terra, la burrasca è vicina.

Quando i ochin xeuan in tæra unn-a burriann-a a no l’è lontann-a.

– Quando il promontorio di Portofino è scuro, piove di sicuro.

Portofin scûo, ciêuve segûo.

– Quando l’acqua è arrivata al sedere, tutti imparano a nuotare.

Quande l’aegua all’arriva ou cù, tutti imparan a noà.

– Quando la barca affonda i topi scappano.

Quande a barca a va ä föndo i ratti scappan.

– Quando le nuvole vanno verso mare, prendi la zappa e vai a zappare; se verso la montagna, copriti con il sacco se non vuoi bagnarti.

Quando le nûvie van a-o mâ, piggia a sappa e va a sappà; quando e nûvie van a muntagna, piggia o saccun che l’ægua a te bagna.

– Quando piove e c’è il sole, le streghe fanno all’amore.

Quande ciêuve a luxe ô sô tutte e strie fan l’amô.

– San Pietro ne vuole uno con se.(Inizia la stagione dei bagni e gli inesperti affogano)

San Pê ne vêu un pel ê.

– Sant’Antonio, Sant’Antonio hai la barba d’oro se ci mandi il vento in poppa ma se ti dimentichi di noi, ce l’hai di stoppa.

Sant’Antonio Sant’Antonio, t’æ a barba d’öu se ti ne mandi o vento in poppa, ma se no ti t’arregordi de nöi, ti l’æ de stoppa.

– Sappi navigare secondo il vento se vuoi arrivare in porto salvo.

Sacci navegà secondo o vento se ti voe arrivà in porto a sarvamento.

– Santa Barbara e San Simone, salvaguardaci dal lampo e dal tuono.

Santa Barbara e San Scimu agguardin da o lampo e da-o trun.

– Scirocco estivo fa morire di sete

Sciöco de stae ô fa moi da sae.

– Se con i venti da mezzodì si formano i fuochi di Sant’Elmo sui pennoni, marinaio controlla le scotte.

Sant’Ermo a-o bu de verga con vento a-i mezzogiorni, mainâ attento a-a scotta.

– Se diviene scuro a tramontana, preparati alla tempesta.

Se lë negro a tramontann-a, preparite a buriann-a.

– Se dopo un po’ di maretta le nuvole lambiscono il monte come fossero fumo, sta per piovere.

Se doppo un po’ de böllezzûmme e nuvie rasan o monte comme u fumme,stà allegro mainâ che t’avanzi o lavaggio.

– Se vai alla guerra, dì una preghiera ma due se vai in mare.

Se ti vae in guaera dinne una preghiera, se ti vae in mà dinne due.

– Senza mozzo e granata di brugo, l’immondizia aumenta.

Sensa mucciaccio e sensa spassuia de brugu a rumenta all’aumenta.

– Senza remo non crei mulinelli.

Sensa remmo nö ghe remoin.

– Senza vino si può navigare, senza  il mugugno, no.

Sensa vin se naviga, sensa mugugno no.

– Se si sta ad osservare tutte le nuvole, non si parte più.

Chi dà a mente a tutte e nuvie, no se mette in viagio.

– Stelle brillanti ma senza nuvole avvertono che cambierà il tempo in peggio (non sarà miele).

Stelle che brillano sensa unn-a nuvia in çe, dixan a-o mainâ che o tempo non sa de amê.

– Se piove a Santa Bibiana, piove quaranta giorni e una settimana.

Se ciêuve a Santa Bibiann-a, ciêuve quaranta giorni e unn-a settimann-a-

Se ciêuve a Santa Bibiann-a, ciêuve quaranta giorni e unn-a settimann-a-

Se piove a Santa Bibiana, piove quaranta giorni e una settimana.

– Se la barca affonda non è certamente colpa di chi ha salpato l’ancora.

Quando a barca a và a picco, no l’è corpa do sarpante.

– Sino a che al mare (mâ come “male”) non gli diranno bene, navigare non mi conviene.

Fin che a-o mâ no ghe dixan ben, navegâ no me conven.

– Sono tutti bravi a navigare con il tempo buono.

Tutti san navegà quande l’è tempo bon.

– Sole sdoppiato, neve e freddo.

Duî sôi, neuive e freido.

– Stelle molto luminose, cambia repentinamente il tempo.

Stelle grosse che fan cieu, cangia o tempo tutto a reo.

– Stelle molto appariscenti, cambia il tempo rapidamente.

Stelle grosse fan gran sciäto, cangia o tempo tutto a rèo.

– Su una nave alla deriva, tutti sono piloti.

In nave persa tutti son pilotti.

– Sul tardi abboccano i muggini.

In sciô tardi i mûsai toccan.

– Tempo, vento, padrone donna e fortuna, possono mutare come fa la luna.

Tempo, vento, padron, donna e fortunn-a se vortan e se regian comme fa a lunn-a.

– Tracciati la rotta e spiega le vele.

Tïte a rotta e allarga e veje.

– Tutto fa, diceva quello che orinava in mare.

Tûtto fa, dixeiva quello ch’o pisciava in mâ.

– Tira più un pelo di donna che l’argano d’una nave.

Tia ciù un peì de mussa che un argano d’en vapore.

– Una volta imparato a nuotare non si dimentica più.

Chi sa nuâ no se-o scordià.

Uno tira su la pietra e l’altro si prende l’anguilla.

Un o tîa sciû a ciappa e l’atro o piggia l’anghilla.

– Un conto è vogare, altro arrivare.

Atro l’è vögâ, atro l’è arrivà.

– Un po’ di bene e un po’ di male…fanno andare la barca dritta.

Un pô de ben e un pô de mâ o ten a barca drita.

– Un pesce in mano è meglio di uno in mare.

Un pescio in man o l’è mëgio d’un pescio in mâ.

– Uomo di mare; oggi ricco, domani potrebbe questuare.

Ommo de mâ, ancheu ricco e doman a domandà.

– Val più un’oncia i pratica che una lira di scienza.

Vâ ciû unn’onsa de pratica che unn-a lîa de scienza.

Vale più un “occhiata” che.. dieci “pagari”

Và de ciù una oëgià che dexe pagai.

– Vale più un “occhiata” che.. dieci “pagari”.

Và de ciù una oëgià che dexe pagai.

– Vomitare anche gli intestini per il mal di mare.

Caccià e bele da-o mâ de mâ.

– Voto di marinaio è presto dimenticato; basta che passi la tempesta e se ne scorda.

Voto da mainâ presto o se scorda, passâ a burriann-à ciù o no se ricorda.

A cura di Renzo Bagnasco

e del Webmaster Carlo Gatti

Rapallo, 11 luglio 2014