I RAPALLESI ALLA SPEDIZIONE DEI MILLE

5 maggio 1860

In occasione del centocinquantesimo, 5 maggio 2010, anniversario dell’unità d’Italia ci sembra doveroso additare ai lettori tre coraggiosi Rapallini che, insieme ad altri 155 “pazzi” della Liguria (così l’ha definiti il Secolo XIX), hanno seguito volontariamente Garibaldi nell’impresa dei Mille ed hanno contribuito a darci una Nazione.

Questa immagine rispecchia fedelmente lo scenario portuale genovese nei giorni della famosa Spedizione dei Mille.

Giuseppe Garibaldi, l’eroe dei due mondi

La stele rostrata dell’artista genovese Giovanni Scanzi è stata innalzata per commemorare i 50 anni della Spedizione dei Mille che da quel punto del porto prese inizio.

Anche Rapallo ha solide radici garibaldine. Ne parliamo con Umberto Ricci, cultore di storia locale

Bartolomeo Canessa, nato a Rapallo il 14 Marzo 1839, macchinista navale residente a Genova

Lorenzo Pellerano, nato a Rapallo il 4 Luglio 1811, facchino residente a Livorno

Giovanni Pendola, nato a Genova (da genitori di San Maurizio di Monti – Rapallo) il 7 Marzo 1836, falegname mobiliere.

INTERVISTA del giornalista  EMILIO CARTA

I tre moschettieri, gli indomabili spadaccini cari al mitico Alexandre Dumas, erano veramente tre oppure quattro? Cavalcando l’onda dell’ironia potremmo aggiungere: ma i garibaldini rapallesi erano quattro o sette?

Lo chiediamo all’amico e storico locale Umberto Ricci che, in questa stagione di ricorrenze ed eventi cari all’Unità d’Italia e ai suoi centocinquant’anni, ha provato a fare un po’ di chiarezza. Non certo sui moschettieri, quelli del “tutti per uno e uno per tutti” tanto invisi al cardinale Richelieu, quanto sulle più caserecce camicie rosse che non esitarono a seguire un certo Giuseppe Garibaldi a bordo del Piemonte e Lombardo.

A Rapallo in effetti, ad oggi, si ha notizia di Bartolomeo Canessa, Lorenzo Pellerano, Giovanni Pendola, Egisto Sivelli, Emanuele Figari, Lorenzo Pellerano e Giovanni Fontana. Giusto?

“Andiamo con ordine. Quattro garibaldini erano nativi di Rapallo ed in particolare Bartolomeo Canessa, Emanuele Figari, Lorenzo Pellerano e Giovanni Fontana. Per i restanti la situazione è leggermente diversa ma possiamo provare ad esaminare insieme il ruolo da loro con la nostra città.

Partiamo da Bartolomeo Canessa. Su di lui le notizie sono abbastanza frammentarie. Lo storico Poggi, nel suo “Dizionario del Risorgimento Nazionale – Fatti e persone ” – edito da Vallardi nel 1930, ne ricorda la figura anticipando di un giorno la data della morte effettiva ma si tratta proprio dello stesso Bartolomeo Canessa, nato a Rapallo il 14 marzo 1839, figlio di Benedetto e di Maria Canessa.

Il P.fo PIEMONTE sul quale imbarcò il fuochista rapallese Bartolomeo Canessa

Il P.fo LOMBARDO in un celebre dipinto d’epoca

Di mestiere faceva il fuochista (ovvero l’addetto alle caldaie in sala macchine) a bordo delle navi mercantili. Si trovava a Genova quando venne organizzata la Spedizione dei Mille “e la seguì”– sono ancora le parole di Poggi – “da modesto gregario qual era in mezzo a quei  volontari da Quarto al Volturno”.

Assieme a quegli uomini colti dal sacro furore della Patria da unire portò la pelle a casa e, finita la Campagna, riprese l’esercizio della sua professione marinara continuandola con il grado di “macchinista”. Quindi si stabilì a Genova, trascorrendo gli ultimi anni di vita in agiato riposo, dove morì il 29 novembre 1890. Nell’elenco dei decessi come professione è designato “pensionato dei Mille”.

Dei vari quotidiani genovesi soltanto “L’Epoca” (di area di sinistra come si direbbe oggi) pubblicò un breve necrologio: “Dalle tavole necrologiche dello stato civile apprendiamo la morte del signor Bartolomeo Canessa di anni 51, pensionato, il quale fece parte della gloriosa schiera dei Mille. Deponiamo un fiore sulla tomba del patriota”.

Andiamo avanti!

Di Lorenzo Pellerano sappiamo soltanto che nacque a Rapallo il 4 luglio 1841. Aveva dunque meno di 19 anni quando si arruolò nella storica schiera, mentre 21 compiuti ne aveva il suo concittadino sopra citato. I ritratti qui pubblicati sono di entrambi, tratti da “L’illustrazione italiana” del maggio 1910, nella ricorrenza del cinquantesimo anniversario dell’impresa.

Forse il più citato fra i garibaldini di cui parliamo era Giovanni Pendola?

La Gazzetta Ufficiale del 1878 indica però Giovanni Pendola come nato a Genova anche se sulla lapide posta sul piazzale della chiesa di San Maurizio di Monti si legge “qui donde trasse origini”.

Il legame tra Rapallo e Giovanni Pendola però non faceva capo solo a un’origine più o meno remota. Abbiamo documenti che attestano una sua relazione con la località di San Maurizio di Monti, una radice molto sentita dimostrata dal fatto che a un certo punto della sua vita l’uomo decise di abbandonare Genova, dove pure era nato e vissuto, per trasferirsi nella frazione rapallese, luogo d’origine dei suoi antenati.

Giovanni Pendola era nato a Genova, nella parrocchia di Santa Zita nel 1836, figlio di Nicola e Nicoletta Castagneto. Dai registri parrocchiali di San Maurizio di Monti si ricava che il padre Nicola, figlio di Agostino, era nato nella frazione di Rapallo il 28 agosto 1812. Anche la madre si presume sia nata a San Maurizio di Monti.

Nicola Pendola era giunto a Genova nel 1830, in un momento storico e politico a dir poco tumultuoso. Infatti alcuni anni prima in una cava, che possiamo localizzare nell’attuale via Corsica, erano stati fucilati i rivoltosi che avevano partecipato ai moti della Giovane Italia, e l’influenza di Mazzini fra gli artigiani e gli scontenti del dominio dei Savoia era ben forte.

Si può quindi ipotizzare che Nicola Pendola, seppur arrivato dalla campagna si occupasse ben presto di politica. La sua prima residenza non fu all’interno della città di Genova bensì fuori delle mura, sulla riva sinistra del Bisagno, a Borgo Pila dove c’era, e c’è tuttora, una chiesa dedicata a Santa Zita. Un collegamento con la frazione di San Maurizio di Monte lo troviamo nei registri degli atti di matrimonio dell’anno 1859 quale testimone di un matrimonio.

Il figlio, Giovanni Pendola, però, fu un vero genovese, figlio degli anni tumultuosi seguiti al 1848 e divenne in breve tempo un seguace di Giuseppe Mazzini.  Genova all’epoca era una città “di frontiera”, meta tra l’altro di numerosi profughi della Lombardia, regione dalla quale le idee repubblicane si diffondevano con sempre maggiore vigore fra gli artigiani.

La sua attività di falegname e commerciante – gestiva infatti un modesto negozio di vendita dei mobili che costruiva – lo portava spesso a contatto con quel ceto medio che trovava solidarietà nelle prime Società di Mutuo Soccorso che sorgevano appunto in quegli anni sulla scia del pensiero di Giuseppe Mazzini.

Rapallo, seppur in ritardo, fondò la sua Società di Mutuo Soccorso, l’ Aurora che nel 2010 ha compiuto i suoi cento anni di fondazione (1910-2010). Nella primavera del 1860, mentre Giuseppe Garibaldi riuniva i volontari per la spedizione in Sicilia, Giovanni Pendola liquidò l’azienda e si arruolò.

Partito da Quarto, durante la spedizione venne ferito in combattimento e, quindi, nominato Capitano. Al termine ritornò a Genova dove riprese la sua attività di falegname e fu tra i primi ad aderire alla Croce Rossa.   Durante l’epidemia di colera che colpì la città a metà Ottocento primeggiò per coraggio fra i soccorritori.

A proposito di questo fatto, va ricordata la cessione di una foto con autografo di Giuseppe Garibaldi, scatto donato da quest’ultimo alla Marchesa Ernesta Cambiaso e da lei successivamente ceduta al garibaldino Giovanni Pendola a dimostrazione di riconoscenza della Marchesa, lei stessa crocerossina, per i servizi e gli aiuti resi dal Capitano durante l’epidemia alla popolazione genovese. Non  sappiamo con certezza se Giovanni Pendola abbia partecipato direttamente alla politica nelle file repubblicane ma, da alcuni indizi, possiamo presumere una sua adesione a una loggia massonica genovese.

Il primo, naturalmente, è il carattere dell’associazione riformatasi in Italia al momento dell’Unità. Nelle file massoniche confluirono molti repubblicani e mazziniani. E molti furono i Mille che, prima o dopo la spedizione, aderirono alle logge. Giovanni Pendola non risulta in un elenco pubblicato di recente e neppure appare nel vari elenchi diffusi in appendice al libro.

Tuttavia a pagina 196 si legge che nel 1862, in occasione della morte di Giuseppe Garibaldi, “il fratello Pendola regalò due cornici fatte con il legno usato per la cassa funebre di Garibaldi”: Giovanni Pendola era falegname e quella cronaca ha quasi il sapore di una conferma.

Un altro indizio: la lapide che ricorda Pendola a San Maurizio di Monti è sovrastata da una stella. E’ una stella fiammeggiante che si incontra di frequente nella simbologia massonica e questa potrebbe essere stata incisa sulla lastra per comunicare in modo mascherato l’appartenenza di Giovanni Pendola all’istituzione, un’usanza frequentemente utilizzata in passato.

Ci furono anche polemiche legate alla sua morte?

Sul finire della sua vita – non si era mai sposato – sentì il forte richiamo delle colline rivierasche da cui erano partiti i suoi genitori. Si trasferì così a San Maurizio dei Monti dove visse (probabilmente da proprietario) nel Complesso Molitorio di Strada Antica di Monti, edificio oggi assurto a monumento nazionale.

Amava ripercorrere i suoi trascorsi, con voce suadente quanto autoritaria con chi l’aveva conosciuto ed era “avvezzo ad impartire ordini brevi, secchi, precisi, e ricordava volentieri i suoi amici migliori” riporta di lui “Il Mare” il 28 gennaio 1939.

Dopo una breve malattia, la morte lo colse nel 1907. I suoi funerali vennero però ricordati a lungo sulla collina. Si racconta infatti che il parroco di San Maurizio di Monti quel giorno pur di non celebrare il funerale ad un sovversivo anticlericale  abbia chiuso, senza alcun preavviso, la porta della chiesa partendo per una località sconosciuta.

Ma da Rapallo – questa la cronaca riportata – giunse il deputato Cavagnaro accompagnato da un frate che portava un fazzoletto rosso al collo. Aperta la chiesa, Giovanni Pendola ebbe così il suo funerale e la salma venne inumata nel cimitero, coperta da uno strato di pietre di fiume (gea).

Per alcuni anni, in occasione della ricorrenza, nel piccolo cimitero la sua figura veniva ricordata con una cerimonia, che puntualmente era riportata sulla stampa locale.

Nel maggio 2010, come si può leggere su “Il Mare”, i rappresentanti dei Circoli mazziniani di Rapallo (SMS Aurora) e Genova (Libertà e Lavoro) lo commemorarono di fronte ad una grande folla. Ancor oggi, una lapide collocata nell’unica piazza di San Maurizio di Monti, ricorda Giovanni Pendola, mazziniano e garibaldino.

Il 12 agosto 2007 questa lapide è stata restaurata dall’Associazione culturale “La Cipressa” in occasione della ricorrenza del centenario della morte.

Se su uno di questi rapallesi che combatterono tra i Mille di Garibaldi, ci siamo appena soffermati diffusamente, ben di più furono i rapallesi che combatterono nelle battaglie del Risorgimento. Un elenco completo venne redatto a cura del Comune nel 1895 quando il giorno 20 settembre venne dichiarata Festa nazionale e, in occasione dell’inaugurazione del Vittoriano, il monumento nazionale dedicato a Vittorio Emanuele II (conosciuto anche col nome di Altare della Patria),  ai reduci delle patrie battaglie venne assicurato un biglietto ferroviario a tariffa ridotta per recarsi a Roma alla celebrazione.

Giovanni Fontana non figura in questo elenco così come Emanuele Figari perché a quell’epoca il Fontana aveva già abbandonato la nostra città, dove era nato, da molti anni.

In suo nome non appare neanche nell’elenco dei Mille sbarcati a Marsala, perché in effetti in Sicilia era giunto qualche tempo dopo. Eppure Giovanni Fontana, rapallese, ha partecipato a molte battaglie del Risorgimento ed è stato amico e collaboratore di Mazzini contribuendo, nel suo piccolo, all’epopea risorgimentale partecipando alla lotta politica (e non solo) nel decennio successivo all’Unità d’Italia.

In Sicilia era giunto dopo che Garibaldi aveva già conquistato Palermo. E’ infatti noto che dopo la conquista della città, avvenuta nei primi giorni di giugno del 1860, le notizie della rapida avanzata di Giuseppe Garibaldi si erano diffuse rapidamente in  Italia e in Europa grazie al telegrafo e alla stampa che avevano fatto da cassa di risonanza alla sua avanzata.

Di Egisto Sivelli l’unica prova che abbiamo è contenuta nell’elenco dei liguri sbarcati a Marsala, compilato da G. Garibotto, dei Mille.

L’ultima scoperta di un rapallese alla spedizione dei Mille è recente ed è stata pubblicata il 7 maggio 2010 da “Il Secolo XIX” dal titolo “Quel mio avo dimenticato che lottò per l’Unità d’Italia”: “…..Emanuele Figari nato a Rapallo il 15 dicembre 1839 e originario della frazione di San Quirico d’Assereto in Rapallo.

Si è conclusa così questa mia ricerca sui rapallesi che parteciparono alla spedizione dei Mille con la speranza che altri cultori di storia locale possano rintracciarne altri. Mai dire mai……..

BIBLIOGRAFIA

– Rivista “Rapallo” edita dal Comune di Rapallo dal 1958 al 1968. Articolo di P.L.Benatti

–   “Il Mare” periodico settimanale politico amministrativo e culturale edito a Rapallo dal 1908

–   Archivi della Memoria del dott. Agostino Pendola, cultore di storia locale

–   Archivi della Memoria di Umberto Ricci , cultore di storia locale

–   Archivio storico del Comune di Rapallo

OBBEDISCO!

di UMBERTO RICCI

Nel corso delle mie ricerche garibaldine ho scoperto anche alcuni episodi curiosi, successivi all’impresa dei Mille e legati alla successiva presenza a Rapallo di uomini che parteciparono alla gloriosa spedizione.

Il novarese Giovanni Pozzetti all’età di 72 anni muore in data 14 aprile 1914 a Rapallo. Da pochi giorni, dopo esserne stato il titolare, aveva ceduto il suo avviato Caffè Cavour (oggi Caffè Centrale). Lo riporta il periodico dell’epoca Il Mare: aveva partecipato alla seconda Spedizione dei Mille combattendo a Calatafimi e all’Aspromonte e per questo motivo gli erano state assegnate tre medaglie d’argento.

Scorrendo ancora le pagine de Il Mare (3 ottobre 1931) si scopre che a Rapallo visse anche un altro eroe dei Mille. Si trattava di Vittorio Lugaresi scomparso all’età di 82 anni. Aveva partecipato alla battaglia di Monte Suello e a Mentana. Di mestiere faceva il tappezziere con bottega in piazza Molfino in prossimità della stazione ferroviaria.

Ancora una chicca. La leggiamo sul foglio “Vita rapallese” del 1898 (il giornale ebbe vita breve, e chiuse solo dopo l’uscita di 6 numeri), diretto dal giornalista Antonio Scarsella. Nelle due pagine centrali riporta la notizia legata all’inaugurazione del busto di Giuseppe Garibaldi (attualmente i Giardini IV Novembre) e la contemporanea attività promozionale della società Pro Rapallo, una sorta di Proloco del tempo.

UMBERTO RICCI

Umberto Ricci è nato a Rapallo il 29 aprile 1940. E’ sposato con Anita Vanessa dalla quale ha avuto due figlie, Marina ed Elisabetta.

Un’intensa vita politica alle spalle, assessore e primo presidente eletto dal consiglio comunale rapallese, è stato per oltre 40 anni segretaraio generale e direttore delle Opere parrocchiali.

Appassionato cultore di storia locale è autore di numerose pubblicazioni di prestigio. E’ anche cofondatore di diverse associazioni tra cui i Volontari del Soccorso Sant’Anna e più di recente della Pro Loco del Capitanato di Rapallo nonché socio della nostra associazione Mare Nostrum Rapallo..

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I GARIBALDINI DI RAPALLO

di AGOSTINO PENDOLA

giovedì 7 ottobre 2010

A centocinquant’anni dalla spedizione di Garibaldi in Sicilia riscopriamo qual’è stato il contributo dei Liguri della Riviera di Levante e di Rapallo in particolare.

E’ indubbio il ruolo di Genova nell’elaborare le idee che portarono non solo all’Unità d’Italia, ma – attraverso la linfa del mazzinianesimo – prepararono la repubblica che sarebbe arrivata solo cent’anni dopo.

Anche la Riviera, e in particolare la Riviera di Levante, dette il suo contributo.

Nel 1847 a Chiavari la società Entellica riunì un gruppo studenti, tra cui Goffredo Mameli; a Rapallo, dopo il 1848, scesero profughi dalla Lombardia tornata austriaca. Ma furono soprattutto i commerci, gli scambi tra città e riviera, e poi l’emigrazione che segnarono la fine dell’isolamento delle nostre comunità e le inserirono nei grandi avvenimenti nazionali.

Con l’emigrazione i contadini delle nostre colline raggiungevano Genova, sia come momento intermedio nel viaggio verso le Americhe, sia per trovarvi un lavoro non troppo lontano da casa. Portando idee nuove ad ogni rientro al paese natale.

Nicola Pendola, nato a San Maurizio nel 1812 e stabilitosi a Genova fu uno di questi: suo figlio Giovanni sbarcò a Marsala con Garibaldi.

Con Giovanni altri rapallesi indossarono la camicia rossa, dalla Sicilia al Volturno.

Sabato 9 ottobre, alle ore 16,30, li ricorderemo con un convegno nella Sala consiliare del Comune, organizzato dall’Associazione Carrogio Drito, A Cipressa e l’Associazione Nazionale Volontari e Reduci Garibaldini.

Paolo Pendola ricorderà il suo avo Giovanni, vero rappresentante del popolo, falegname, pronto a rischiare la sua vita tra i colerosi così come l’aveva messa in gioco sulle colline della Sicilia quando il morbo percorse Genova negli anni Ottanta dell’Ottocento, perchè la solidarietà e la fratellanza fu il collante di chi aveva seguito non solo la spada ma le idee di Garibaldi.

Chi scrive traccerà un profilo dei garibaldini di Rapallo, in particolare si soffermerà sui motivi e le modalità che portarono questi nostri avi ad arruolarsi.

Getto Viarengo ci porterà una rilettura del Risorgimento in chiave microstorica e illustrando l’opera dei cantastorie: importanti protagonisti dell’informazione in quei giorni.

I cantastorie e i fogli volanti contribuirono a realizzare un’attenta partecipazione popolare ai sentimenti dell’Unità d’Italia.

Con Laura Merione e Giancarlo Piccitto, ricanteremo alcuni brani e distribuiremo i fogli volanti.

Con Franco De Leonardis (di Camogli – economista di professione, ha scritto su temi di scienza e storia economica, nonché sulla storia della libera muratoria nella sua universalità) l’orizzonte non si fermerà alla Liguria, ma spazierà fin dove i contatti latomistici hanno portato i liguri. Nel suo intervento si evidenzierà la partecipazione di logge di Stati Uniti, Inghilterra, Francia e America del Sud al vasto movimento che viene chiamato Risorgimento.

Annita Garibaldi, pronipote dell’Eroe dei Due Mondi, ci racconterà una parte ancora poco conosciuta della sua vita: gli anni a Costantinopoli prima della partenza per le Americhe. Quando il giovane Giuseppe, marinaio sulle navi commerciali, imparava il mestiere, ma anche incontrava persone, le più disparate, formando così il suo carattere.


Carlo GATTI

Rapallo, 19 luglio 2013