TURCHIA

IL BOSFORO TRA GEOGRAFIA E STORIA

LA CADUTA DI COSTANTINOPOLI

 

Istanbul è una città europea o asiatica?

In Turchia si trova l’estremità più occidentale del continente asiatico. Ankara è la capitale della Turchia. Istanbul è la città più grande della Turchia e seconda d’Europa.

Il Bosforo (in turco Boğaziçi, İstanbul Boğazı o Boğaz; in greco Βόσπορος, Bósporos) è lo stretto che unisce il Mar Nero al Mare di Marmara e segna, assieme allo stretto dei Dardanelli, il confine meridionale tra il continente europeo e il continente asiatico.

Perché Istambul è divisa in due?

Istanbul è divisa in due dal Bosforo, lo stretto di 30 km che separa l’Europa dall’Asia e che collega il Mar Nero e il Mar di Marmara. Nella parte sud dello stretto, sulla sponda europea, si trova il Corno d’Oro, un braccio di mare lungo circa 7 km, che – dalla parte europea – divide ulteriormente in due la città.

 

LO STRETTO DEL BOSFORO

Lo Stretto del Bosforo, noto anche come stretto di Istanbul, è una meraviglia naturale che collega il Mar Nero con il Mar di Marmara.

Questo stretto non solo divide fisicamente le parti europea e asiatica della Turchia, ma unisce anche culture e tradizioni, estendendosi per circa 30 chilometri di lunghezza, con una larghezza che varia tra 700 metri e 3,5 chilometri. Il Bosforo è un testimone silenzioso ma potente della storia dell’umanità.

Importanza strategica

Lo Stretto del Bosforo è una delle rotte marittime più trafficate del mondo, un punto cruciale per il commercio internazionale e il traffico locale, collegando l’Europa e l’Asia e fungendo da ponte verso i mercati globali. 

Un protagonista della storia

Nei secoli, il Bosforo ha avuto un ruolo centrale nella storia geopolitica, specialmente per i maestosi imperi Bizantino e Ottomano. Sulle sue rive sorge Istanbul, l’antica Costantinopoli, una città che continua a essere il crocevia tra passato e futuro.

Unione tra due mondi

Oggi il Bosforo unisce le persone attraverso i suoi iconici ponti, come il Ponte del Bosforo, e le sue moderne gallerie sotterranee, come il tunnel Marmaray, che collega le parti europea e asiatica della città.

 Un tesoro culturale e turistico

Oltre alla sua importanza economica e strategica, il Bosforo è anche un luogo di straordinaria bellezza naturale e culturale. Le sue rive ospitano monumenti storici spettacolari, come palazzi, fortezze e moschee, ognuno con storie affascinanti da raccontare.

È incredibile pensare che un luogo così ricco di storia e significato continui a essere un ponte tra mondi diversi, unendo passato, presente e futuro.

 

ISTAMBUL

Istanbul, situata in Turchia, è una delle città più importanti del mondo per la sua storia, cultura e posizione geografica. È l’unica città che abbraccia due continenti, Europa e Asia, divisi dallo stretto del Bosforo. Fondata come Bisanzio, poi conosciuta come Costantinopoli, è stata la capitale di tre grandi imperi: romano, bizantino e ottomano.

Istanbul è famosa per la sua imponente architettura, tra cui la Basilica di Santa Sofia, la Moschea Blu e il Palazzo Topkapi, ex residenze dei sultani ottomani. La città è anche nota per la sua vibrante cultura e diversità, che si riflette nella sua cucina, nei bazar e nei monumenti storici.

Oggi Istanbul è il centro economico e culturale della Turchia e unisce l’antico al moderno. Le sue strade sono piene di mercati vivaci come il Grand Bazaar, ma anche di quartieri cosmopoliti e grattacieli moderni. È una destinazione turistica popolare per la sua miscela unica di culture, storia e modernità.

Il centro storico di Istanbul riflette le influenze culturali dei vari imperi che hanno governato la regione.

 

Istanbul è una città affascinante, sospesa tra due mondi. La sua unicità risiede nello stretto del Bosforo, un confine naturale che non solo divide la metropoli in due, ma segna anche la separazione tra Europa e Asia. Istanbul così, vanta una posizione geografica straordinaria: una città a cavallo di due continenti.

Le due aree della città sono collegate da tre ponti sul Bosforo, il passaggio naturale che collega il Mar di Marmara al Mar Nero.

Nella foto, ripresa dalla Stazione Spaziale Internazionale durante un sorvolo sul Mar Nero, sono visibili sul lato europeo le cave di marmo bianco (in alto a sinistra) utilizzato nella costruzione di molti edifici storici in tutta la città. L’area metropolitana è la regione grigia che si estende nella parte inferiore della foto.

Le tonalità rosa chiaro che si vedono nella parte centrale della foto sono dovute ai tetti di molti dei suoi edifici.

L’area urbana contrasta con le tonalità verde scuro delle colline boscose a nord.

 

IL CORNO D’ORO

 

 

Giovanni Andrea Vavassore circa 1535, particolare della mappa di Bisanzio/Costantinopoli.Galea turca e il Serraglio dove habita el Gran Turcho che al tempo era Solimano il Magnifico.

 

POSIZIONE E PROTEZIONE DEL CORNO D’ORO

 Il Corno d’Oro ha impersonato un ruolo essenziale nell’evoluzione di Istanbul come porto naturale e notevolmente sorvegliato, e spesso ha dovuto affrontare attacchi poiché non aveva maree. Quindi, l’Impero Bizantino stabilì il suo quartier generale nella sua lunga insenatura.

Per proteggere la città da letali attacchi navali, un paio di misure di sicurezza messe in atto per prima cosa sono la costruzione del muro lungo la costa. Mettere un’enorme catena di ferro da Costantinopoli al ponte di Galata è stata la seconda misura di sicurezza.

Finora, la catena è stata spezzata o disturbata solo in tre occasioni. La prima volta nel X secolo, la seconda nel 10 e la terza nel 1204.

Dopo la conquista di Costantinopoli nel 1453, fu assistito a un massiccio movimento di ebrei, greci, armeni, mercanti italiani e altri non musulmani. Di conseguenza, il Corno d’Oro ha svolto un ruolo fondamentale nello sviluppo della città.

Durante il commercio, le navi scaricavano le merci al Corno d’Oro per secoli. Poi progressivamente le fabbriche e il settore industriale si risvegliano e purtroppo anche quella produzione industriale ha avuto un ruolo nell’inquinare l’acqua del Corno d’Oro. Oggi il problema dell’inquinamento è stato affrontato con lo sbarco delle navi nel Mar di Marmara.

IL CORNO D’ORO

Le antiche immagini pittoriche che seguono rappresentano il CORNO D’ORO è da sempre il porto principale e naturale della città di Istanbul, un estuario che ha fornito un riparo sicuro e strategico per le navi fin dai tempi dell’antica Bisanzio e fino agli imperi Bizantino e Ottomano. Ancora oggi, il Corno d’Oro è un’insenatura vitale che divide la parte europea di Istanbul e ospita attività portuali, tra cui traghetti e altre imbarcazioni.

 

 Il Ponte di Galata

Sullo sfondo emerge la Torre di Galata

Detta anche Torre dei Genovesi

Santa Sofia è visibile da ogni angolazione nelle foto sotto

 

 

Le Mura di Costantinopoli prima e dopo il 1453

LA TURCHIA OGGI – 85,33 milioni di abitanti

ISTAMBUL:

Il paese ha una estensione di 783.562 km², divisi tra Europa e Asia dallo Stretto del Bosforo, dal Mar di Marmara e dallo Stretto dei Dardanelli. Il territorio della Turchia è quindi vasto oltre due volte e mezza quello dell’Italia.

Nella città, che ospita il 18,34% della popolazione turca, vivono 7,80 milioni di uomini e 7,84 milioni di donne. La metropoli Istanbul, ha lasciato indietro 131 paesi, con la sua popolazione che tocca a 15 milioni 655mila 924 persone nel 2023.

Le città più grandi d’Europala classifica delle più popolose

Istanbul con 15.655.924 abitanti.

Mosca con 13.149.803 abitanti.

Londra con 8.866.180 abitanti.

San Pietroburgo con il 5.597.763 abitanti.

Berlino con 3.755.251 abitanti.

Madrid con 3.332.035 abitanti.

KIEV – 2.952.301 abitanti

Roma con 2.754.719 abitanti.

Baku – Azerbaigian con 2.3336.600 abitanti

Parigi con 2.087.577 abitanti

Per cosa è importante la Turchia?

La Turchia è anche un importante corridoio per gli approvvigionamenti energetici ed è collocata vicino a oltre il 70% delle riserve energetiche primarie del mondo, mentre il principale consumatore di energia, l’Europa, si trova a ovest della Turchia, il che rende il Paese un cardine nel transito energetico.

Perché la posizione di Istanbul è così importante?

 Questa posizione è così importante perché tutti i prodotti che vanno dall’Asia e dal Medio Oriente verso l’Europa devono passare attraverso la città di Istanbul, per non parlare del fatto che si trova sulla famosa via della seta mondiale che parte dalla Cina e finisce in Europa.

InfoMercatiEsteri

Perchè TURCHIA (Punti di forza)

Economia in crescita

La Turchia è la 17° economia al mondo con un PIL che nel 2023 ha superato i 1.000 miliardi di USD. La crescita economica recente mostra una tendenza positiva, con un’espansione del 4.5% del PIL nel 2023. (Fonte: Banca Mondiale)

Popolazione giovane e istruita

Il paese conta su una popolazione di 85 milioni di abitanti con un’età media di circa 33 anni. Secondo i dati pubblicati da ISPAT, circa 900.000 studenti provenienti da più di 200 università turche si laureano ogni anno.

Posizione strategica

Ponte naturale tra Europa ed Asia, il Paese dispone di sbocchi efficienti verso i mercati più importanti di queste aeree, con un accesso agevolato a circa 1,6 miliardi di clienti in Europa, Eurasia, Medio Oriente e Nord Africa. La Turchia è anche un importante corridoio per gli approvvigionamenti energetici ed è collocata vicino a oltre il 70% delle riserve energetiche primarie del mondo, mentre il principale consumatore di energia, l’Europa, si trova a ovest della Turchia, il che rende il Paese un cardine nel transito energetico e un terminale energetico nella regione.

Clima favorevole per gli investimenti

Numerosi benefici fiscali nelle Zone per lo Sviluppo Tecnologico, Zone Industriali e Zone Franche quali riduzioni sull’imposta societaria e sui contributi previdenziali e assegnazione di terreni. Numerosi incentivi per gli investimenti e possibilità di avvalersi dell’arbitrato internazionale per la risoluzione delle controversie.

Unione Doganale con l’Unione Europea dal 1996

Tra Turchia e Unione Europea è in vigore dal 1996 un’Unione Doganale che ha molto contribuito a rendere l’UE il primo partner commerciale del paese. Sono inoltre in vigore accordi di libero scambio (FTA) con 27 Paesi (Ministero dell’economia). Fonte ISPAT

Ultimo aggiornamento: 06/08/2024

L’esercito turco è molto forte e costituisce il secondo contingente NATO per numero di effettivi, dopo quello degli Stati Uniti. Le sue forze armate sono considerate tra le più addestrate e possiedono una forza complessiva di circa un milione di uomini, di cui oltre 500.000 effettivi attivi e centinaia di migliaia di riservisti.

 

Mustafa Kemal Atatürk

L’uomo della svolta

È l’eroe nazionale turco e il padre della Turchia moderna.

Salonicco, 19 maggio 1881 – Istambul, 10 novembre 1938

E’ stato un generale e politico turco, fondatore e primo presidente della Repubblica Turca (1923-1938). Dal 1916 fu chiamato Mustafa Kemal “Pasa”, dal 1934 Kemal “Atatürk”.

 Mustafa Kemal Atatürk è considerato l’innovatore della Turchia in quanto fondatore della Repubblica Turca e artefice della sua modernizzazione radicale, che trasformò l’Impero Ottomano in uno stato laico, indipendente e moderno attraverso riforme politiche, sociali, culturali ed economiche. Tra le sue innovazioni più significative vi furono l’introduzione dell’alfabeto latino, la concessione dei diritti civili alle donne, l’adozione del calendario gregoriano e un forte impulso all’industrializzazione per svincolare il paese dalle potenze straniere. 

POLITICA E RELIGIONE

Il carattere secolare dello Stato è forse la caratteristica più conosciuta della Turchia repubblicana fondata da Kemal Atatürk. 

La laicità turca, elemento considerato come marcatamente “occidentale” del paese, viene quasi sempre lodata e difesa, in gran parte a ragione, rispetto alle visioni religiose della società e della politica. Questo non deve però farci dimenticare ciò che invece la differenzia, e talvolta la contrappone, rispetto alle nostre concezioni del rapporto tra Stato e religioni. La laicità è un’idea che giunse in Turchia dall’Europa occidentale nel corso del XIX secolo, tuttavia, una volta importata in una diversa realtà, essa subì un’evoluzione decisamente originale.

Il principio liberale della separazione tra politica e religione così come sviluppatosi in Europa occidentale e nell’America del nord a partire dalla Gloriosa Rivoluzione inglese del 1688, si configura come l’esistenza di due sfere del tutto autonome di cui bisogna, per quanto possibile, impedire la reciproca interferenza.

L’approccio kemalista è totalmente diverso. Con l’abolizione del Califfato anche la principale autorità normativa in ambito religioso, lo Şeyh-ül İslam, cessò di esistere e venne sostituita da un ufficio statale, il Diyanet İşleri Başkanlığı (letteramente Presidenza degli affari religiosi, nel linguaggio comune viene spesso chiamato semplicemente Diyanet). Non si tratta qui di separare la sfera politica da quella religiosa, ma di porre la seconda sotto il controllo della prima, con il paradosso di un’autorità laica che controlla e regola quanto concerne la fede religiosa. La concezione liberale della laicità è quindi ribaltata.

 

UN PO’ DI STORIA…..

I PALEOLOGI

Il Palazzo Topkapı non era l’abitazione di Costantino XI; questo serraglio fu costruito dopo la caduta dell’Impero Bizantino e la morte di Costantino XI nel 1451, quando l’Impero Ottomano conquistò Costantinopoli nel 1453.

L’imperatore bizantino risiedeva nel Palazzo Imperiale Bizantino, che si trovava vicino all’Ippodromo (immagine sopra a sinistra in alto) e fu distrutto durante la conquista ottomana.

La famiglia dei Paleologi o Paleologhi fu l’ultima dinastia a governare l’Impero Romano d’Oriente.

Fondata dal generale Niceforo Paleologo nell’XI secolo, la famiglia raggiunse i più alti circoli aristocratici attraverso i rapporti matrimoniali con le dinastie dei Dukas, dei Comneni e degli Angeli.

Dopo la Quarta Crociata, i membri della famiglia fuggirono nel vicino Impero di Nicea, dove Michele VIII Paleologo  divenne co-imperatore nel 1259, riconquistò Costantinopoli  e fu incoronato unico Imperatore dell’Impero Romano d’Oriente nel 1261.  

I suoi discendenti governarono l’Impero fino alla Caduta di Costantinopoli per mano dei Turchi Ottomani il 29 maggio 1453 diventando la dinastia regnante più longeva nella storia bizantina. 

Sotto i Paleologi, mentre l’Impero s’avviava verso la rovina, l’arte romana orientale attraversò un periodo di rinnovamento, acquistando nuovo splendore prima d’estinguersi.

Grazie al matrimonio tra l’imperatore Andronico II Paleologo e Violante degli Aleramici, un loro figlio, Teodoro I, ereditò i diritti e i titoli feudali del Marchesato  in Italia. 

Questo ramo dei Paleologi regnò nel Monferrato dal 1305 al 1566, più a lungo di quanto il ramo imperiale regnò a Costantinopoli.

Dopo di loro, la successione e il governo nel Monferrato passò ai Gonzaga,  famiglia con la quale i Paleologi si erano imparentati tramite il matrimonio di Margherita Paleologa,  ultima marchesa della dinastia, con Federico II Gonzaga, già sovrano di Mantova.  

Paleologi non imperiali

Paleologi che furono imperatori di Costantinopoli

 

MAOMETTO II

MEHMET II

Quando morì improvvisamente il 3 maggio del 1481, a 51 anni d’età, era in viaggio per l’Asia, ma nemmeno i suoi visir sapevano esattamente quale fosse la sua meta.

Quel che aveva in mente di fare, lo teneva per sé e agli altri non restava che adeguarsi, senza aprire bocca.

Il sultano Maometto II, detto “il Conquistatore”, nel maggio del 1453 era riuscito nell’impresa di espugnare Costantinopoli, così cambiando la storia del mondo.

Nato ad Edirne, antica capitale ottomana, fin da ragazzo aveva sognato di realizzare l’impresa in cui suo padre Murad aveva fallito.

Per la Casa di Osman, Costantinopoli costituiva da sempre oggetto di desiderio.

Costruita sulla punta di una penisola triangolare, la città era delimitata a nord da un grande porto naturale detto “il Corno d’Oro”, a oriente dal Bosforo e a sud dal Mar di Marmara.

Costituiva di per sé una fortezza naturale unica al mondo, crocevia obbligato delle principali rotte terrestri e marittime fra l’Europa e l’Asia, il Danubio e l’Eufrate.

Inoltre, era circondata da una tripla cinta muraria lunga 7 chilometri eretta nel V secolo, protetta da fossati e intervallata da 192 torrioni, ritenuta inespugnabile.

La popolazione, che nel momento di massimo splendore superava il mezzo milione di persone, si era ridotta di dieci volte, ma per storia, monumenti e posizione geografica Costantinopoli agli Ottomani faceva ancora gola come capitale ideale di quel grande impero che si sentivano predestinati a fondare.

Appena diventato sultano, la prima preoccupazione di Maometto II fu proprio quella di concentrare subito tutte le sue energie sulla preparazione dell’assedio che nel maggio del 1453 l’avrebbe fatta capitolare Costantinopoli.

Il massacro che seguì, vide le strade trasformarsi in torrenti di sangue e la cattedrale di Santa Sofia riempirsi di cadaveri sopra i quali, secondo la leggenda, il Conquistatore sarebbe salito a cavallo per stampare in rosso su una colonna l’impronta della mano.

Da quel giorno tuttavia Maometto II si mise all’opera per ricostruire la “sua” capitale, anzitutto pensando a ripopolarla non solo col trasferimento forzoso di migliaia di turchi musulmani dalle sconfinate lande anatoliche, ma anche liberando migliaia di prigionieri cristiani a condizione che accettassero di risiedere in città, con promessa di libertà di culto e restituzione dei beni.

Il sultano era infatti spietato, se si trattava di affermare la sua sovranità assoluta, ma animato da vivo interesse per tutto ciò che rappresentasse cultura, arte, innovazione e diversità.

Oltre a favorire l’insediamento nei suoi domini di artigiani e commercianti provenienti da tutto il mondo, mostrò curiosità per la religione cristiana, al punto di partecipare di persona a funzioni religiose sia nella cattedrale ortodossa

che in una delle numerose chiese latine rimaste aperte in città, con l’unico divieto di suonare le campane.

Forse soltanto la morte improvvisa, quando già la sua flotta nel 1480 s’era assicurata una testa di ponte nella nostra Penisola espugnando Otranto, gli impedì di realizzare il sogno di conquistare, dopo Costantinopoli, anche Roma, la “Mela Rossa” che secondo la leggenda il Profeta in persona in sogno gli aveva promesso.

 

LA CONCRETIZZAZIONE DELLA MINACCIA OTTOMANA

Nonostante il trattato di pace fosse ancora in vigore, Maometto II fece erigere una nuova fortezza a pochi chilometri da Costantinopoli, collegandola a quella già costruita dal sultano Bayazet I. Attraverso queste fortezze, gli ottomani controllavano completamente il Bosforo, facilitando enormemente l’attacco a Costantinopoli.

Dopo la costruzione della fortezza, gli ottomani iniziarono il saccheggio sistematico delle zone limitrofe, culminato nel massacro del villaggio di Epibation. Costantino reagì ordinando l’arresto di tutti i turchi residenti in città, la chiusura delle porte di Costantinopoli e l’invio di due ambascerie per indurre il sultano a rispettare il trattato.

La risposta di Maometto II fu brutale: rifiuto secco, uccisione degli ambasciatori e duri attacchi alle città bizantine sul Mar Nero per isolare il Peloponneso affidato ai fratelli dell’Imperatore.

(Testo di Anselmo Pagani)

 

LA CADUTA DI COSTANTINOPOLI

 

 

La freccia rossa (in alto a sinistra) indica il fiume Lycus e la direzione da cui partirono gli attacchi via terra dei turchi contro le mura colorate di verde. La distanza dalle Mura più esterne al Great Palace era di circa 4.500 metri.

 

Eroi Genovesi alla Caduta di Costantinopoli

 

Giovanni Giustiniani Longo

in una scena tratta dalla serie TV Netflix OTTOMAN.

L’8 giugno 1363, l’Imperatore bizantino Giovanni V Paleologo conferì i titoli di Re, Despota e Principe di Chio, ai seguenti nobili patrizi genovesi: Nicolò de Caneto de Lavagna, Giovanni Campi, Francesco Arangio, Nicolò di San Teodoro, Gabriele Adorno (doge di Genova 1363 al 1370. Paolo Banca, Tommaso Longo, Andriolo Campi, Raffaello de Forneto, Luchino Negro, Pietro Oliverio e Francesco Garibaldi e Pietro di San Teodoro. Con il conferimento di questi titoli, questi maonesi, avevano il dominio su: Chio, Samo, Enussa, Santa Panagia e Focea.

 

Il genovese

GIOVANNI GIUSTINIANI LONGO

fu a capo della difesa di  Costantinopoli  

Giovanni Giustiniani Longo è stato un genovese illustre. Corsaro, ammiraglio, indomito guerriero. Ha legato il suo nome all’eroica e purtroppo infausta difesa di Costantinopoli, assediata dal poderoso esercito ottomano guidato dal sultano Mehemet II. Gennaio 1453.

Appresa la notizia, Giustiniani Longo salpa alla volta di Costantinopoli alla testa di settecento fedelissimi soldati. L’imperatore Costantino XI Paleologo gli affida la difesa della città. Il 5 aprile Mehemet II manda un ultimatum a Costantino: se si arrenderà avrà salva la vita, con gli abitanti di Costantinopoli.

Costantino rifiuta.

Mehemet II ordina di concentrare i bombardamenti dei suoi poderosi cannoni nel punto più debole delle mura, presidiato dalle truppe di Giustiniani Longo. La battaglia infuria per settimane. Alla fine di maggio, gli attacchi dei turchi hanno ragione della disperata resistenza degli uomini del genovese.

Ferito il 29 aprile, il Generalissimo viene tratto in salvo dai suoi uomini e trasferito sull’isola di Chio (possedimento della famiglia Giustiniani) e lì spira il 1° giugno.

 Ammirato dal suo coraggio il sultano ordina che gli vengano riservate solenni onoranze funebri. “Giustiniani da solo valeva tutti i difensori di Costantinopoli”, furono le parole di Mehemet II.

 

 

I genovesi e la loro colonia di Chio inviarono materiale bellico e una schiera di guerrieri d’élite, guidati da Giovanni Giustiniani Longo appartenente a una delle più potenti famiglie di Genova. Ma la disparità di forze era spaventosa:

5.000 bizantini e poco più di 2.000 latini avrebbero dovuto difendere 22 chilometri di mura da un esercito di 100.000 turchi in grado di sfondare persino le MURA con un cannone potententissimo quanto sconosciuto all’epoca.

Quando venne a sapere dell’esistenza di quel Comandante genovese così coraggioso, provò a corromperlo, ma diede come risposta un no secco” adducendo come motivo che lui non era uomo da rimangiarsi la parola e aveva giurato fedeltà a Costantino XI.

E quando Mehmet II seppe della sua morte, lo stesso volle che i funerali fossero celebrati a Costantinopoli, dove il genovese fu ricordato dal sultano come un uomo speciale dalle molte qualità. Arrivò ad affermare che lui da solo valeva più di tutta la marina bizantina messa insieme.

 

LA PRESA DI COSTANTINOPOLI

 Con i suoi iconici personaggi

Due dettagliate carte del Bosforo che meritano di essere ingrandite

 

I Turchi partirono dalla rada di Gallipoli (Dardanelli) per conquistare Constantinopoli

Nel marzo 1453, a Gallipoli si radunò un’enorme flotta turca di circa 250 imbarcazioni che si attestò davanti alle mura marittime di Costantinopoli insieme a un’armata terrestre di 100.000 uomini, di cui 60.000 bashi-bazuk irregolari.

 

GALLIPOLI (turco Gelibolu) Cittadina della Turchia europea (20.266 ab. nel 2007), nella prov. di Çanakkale, sopra la costa meridionale della penisola omonima, in posizione strategica.

 

PIANI DI GUERRA 

TURCHI E BIZANTINI

 Si evidenziano tratteggiate le Mura di Costantinopoli

I Turchi attaccheranno le mura di terra più vulnerabili  (sulla sinistra della carta)

 

 

 

Sotto: Mappa di Costantinopoli con la disposizione delle forze bizantine di difesa (rosso) e le forze assedianti ottomane (verde)

 

 

IL POTENTISSIMO CANNONE “URBAN”

In questa famosa stampa francese la freccia rossa indica il grande cannone puntato contro le mura della fortezza triangolare di  Costantino XI

 

Il gigantesco cannone URBAN la cui devastante potenza non era ancora nota ai bizantini.

 

Maometto II aveva anche un’arma segreta: “La Bombarda”, un cannone gigantesco che sparava proiettili di granito di 600 chili a una distanza di un chilometro e mezzo ogni 90 minuti.

Era stato costruito da Urbano di Transilvania, ex alleato di Costantino passato agli ottomani, che però morì nei primi giorni d’assedio per l’esplosione della sua stessa creazione.

Il 5 aprile 1453, Maometto II intimò a Costantino XI di arrendersi tramite un messaggero. Se lo avesse fatto, avrebbe avuto salva la vita e sarebbe diventato governatore di Costantinopoli, risparmiando anche la popolazione dal saccheggio.

La risposta di Costantino XI fu ferma:

«Darti la città non è volontà mia né di alcuno dei suoi abitanti; abbiamo infatti deciso di nostra spontanea volontà di combattere e non risparmieremo la vita.»

I cannoni di minor calibro avevano il compito di correggere il tiro di “URBAN”.

 

L’AMMIRAGLIO GENOVESE

Giovanni GIUSTINIANI LONGO

Genova 1418- Chio 1453

Raffigurazione immaginaria

Stemma Giustiniani

Giovanni Giustiniani Longo, Podestà di Caffa, è stato un corsaro, ammiraglio e generale italiano della Repubblica di Genova che operò nel Levante.

 

DA GENOVA A COSTANTINOPOLI

Quando G. Giustiniani Longo, nella sua Genova, seppe dell’arruolamento di soldati pronti a combattere per difendere Costantinopoli, posta sotto la minaccia dell’esercito ottomano, decise di imbarcarsi alla volta dell’antica Bisanzio con un reparto “personale” di settecento soldati.

Non c’erano le radio a quei tempi e, visto il ritardo accumulato, nessuno ormai credeva che i soccorsi invocati e sperati potessero arrivare in tempo.

Il destino volle che a fine gennaio del 1453, le due navi “latine”, battenti bandiera genovese, comparissero all’orizzonte: era Giovanni Giustiniani con 700 armati, di cui 500 erano i temutissimi balestrieri genovesi.

Ad accoglierlo – però – si presentarono numerose imbarcazioni turche che aprirono il fuoco provocando incendi e danni a bordo dei genovesi.

Ma il Giustiniani fece subito capire il suo valore con una mossa tanto ardita quanto marinarescamente perfetta.

Il comandante genovese diede l’ordine di affiancare le due galee facendone un corpo unico con due murate anziché quattro da difendere.

I turchi caddero nel tranello!

Ai primi turchi che raggiungevano il capo di banda  della nave, venivano mozzate le mani e i loro corpi nella caduta trascinavano in mare gli altri assalitori.

 

LA TORRE DI GALATA

TORRE DEI GENOVESI

Quartiere genovese di PERA

(Al centro della carta sotto)

il suo nome originario era TORRE DI CRISTO. Venne costruita dai genovesi nel 1348 come parte delle fortificazioni del quartiere di Galata, tanto da essere anche chiamata informalmente “Torre dei Genovesi” per via dei suoi costruttori e della colonia genovese a cui apparteneva. 

 

La torre di Galata è una torre in pietra di epoca medievale  fu costruita dai genovesi  e situata nel distretto di Galata a Istambul. 

Descrizione

Misura 66,9 metri in altezza (62,59 escludendo l’ornamento in cima al tetto conico), con un diametro interno di 8,95 metri e mura spesse 3,75 metri. Si trova a circa 140 metri sopra il livello del mare. Quando venne edificata era l’edificio più alto della città.

Nel 2020, la torre è stata ristrutturata e riaperta come museo e punto panoramico.

Storia

Foto della Torre di Galata scattata da J. Pascal Sébah tra il 1875 e il 1895. 

 

La torre venne costruita nel 1348 da Rosso Doria, primo governatore genovese di Galata, che la battezzó Christea Turris (Torre di Cristo). In origine la torre faceva parte delle fortificazioni che circondavano la cittadella di Galata, colonia di Genova sul Bosforo. Durante l’Impero Ottomano la parte superiore della torre e il suo tetto conico vennero modificati in seguito a numerose ristrutturazioni.

A partire dal 1717 gli Ottomani iniziarono a utilizzare la torre come punto di osservazione per individuare gli incendi in città. Nel 1794, durante il regno del sultano Selim III,  il tetto di piombo e legno subì seri danni a causa di un incendio. Le fiamme colpirono di nuovo la torre nel 1794 e nel 1875 una violenta tempesta spazzò via il tetto, che fu ristrutturato solo tra il 1965 e il 1967 utilizzando pietra al posto del legno.

Blocco del Porto bizantino

La freccia BLU indica la posizione della Catena che impediva l’accesso in porto alle navi nemiche

 

Sorpresi dalla reazione dei genovesi, i turchi fermarono l’assalto per trovare un altro modo per fermarli. Ne approfittò il “Genovese” che, con una ardita manovra, riuscì a raggiungere la famosa catena del Corno d’Oro che era stata tempestivamente abbassata per favorire l’entrata in sicurezza delle due galee salvando gli equipaggio, il prezioso carico di armigeri, le munizioni e i viveri.

Lo sbarco a Costantinopoli avvenne tra l’entusiasmo della popolazione.

Vista la sua esperienza in assedi, il Giustiniani fu nominato protostator, ossia:

Comandante delle difese dall’Imperatore

e messo a guardia e a protezione delle mura della città.

 Costantino XI fece molto affidamento sul Comandante genovese, determinato a combattere per difendere la cristianità.

Con questo presupposto di FEDE, ma anche forte di un legame di amicizia con l’Imperatore bizantino, Giustiniani decise di porsi alla difesa della città, sebbene ormai conoscesse quanto disastrosa fosse la situazione: il rapporto tra bizantini e ottomani era di uno a undici.

Ma c’era un’altra incognita da risolvere: Costantinopoli aveva la cerchia di mura più sicura e impenetrabile d’Europa.

L’Avvincente storia di Giovanni Giustiniani Longo, uomo d’arme e di mare che, nonostante la giovane età, riuscì fino all’ultimo a tenere testa alle truppe del sultano, infondendo coraggio e speranza alle truppe greche grazie al suo forte carisma; solo una tragica eventualità, voluta dal destino, infranse i suoi piani.

Giovanni Giustiniani Longo fu sicuramente uno tra i più importanti personaggi apparsi come testimone sulle scene degli ultimi giorni dell’impero bizantino ed esponente di una delle più nobili famiglie della città (la famiglia Giustiniani infatti aveva possedimenti e traffici commerciali nel levante e in particolare nel mar Egeo), e svolgeva a tutti gli effetti il mestiere di corsaro “ante litteram”, cioè era comandante di una nave pirata, autorizzato dal proprio governo di attaccare navi nemiche.

In quegli anni, i turchi ottomani, forti degli ultimi successi contro le potenze balcaniche, avevano circondato la città di Costantinopoli, la capitale dell’impero bizantino: infatti la città, posta sul Bosforo tra Asia e Europa, da sempre considerata la “seconda Roma”, era ormai una città in decadenza, e il giovane sultano ottomano, Maometto II, la bramava più di qualsiasi altra cosa.

L’ultimo imperatore bizantino, Costantino XI, cosciente della drammaticità della situazione in cui versava la città, mandò richieste d’aiuto alle potenze europee; purtroppo, nessun aiuto giunse da Occidente, anche le “promesse” Galee del Papa non furono mai avvistate davanti al Corno d’Oro, soltanto Genova rispose all’appello disperato dell’ultimo Paleologo, l’ultimo difensore rimasto della Cristianità.

 

L’ULTIMA PROPOSTA DI RESA

 

Giovedì 5 aprile 1453 Maometto II inviò un ultimatum all’imperatore Costantino XI promettendo di salvare la vita a lui e ai suoi cittadini se si fosse arreso; promise anche che non vi sarebbero stati saccheggi.

 

L’inevitabile  battaglia di Costantinopoli

Costantinopoli e  le sue MURA

(tratteggiate nella carta sotto)

Questa preziosa cartina  spiega più di tante parole la posizione e l’estensione delle Mura costruite intorno al Palazzo imperiale (a destra in basso) e che risultano raddoppiate sul lato sinistro da dove partì l’assedio dei turchi.

Santa Sofia era molto vicina al PALAZZO DEL THEMA,(TOPKAPI) ultima residenza imperiale di Costantino XI vicino al centro della città, mentre l’imperatore si trovava a difendere le mura teodosiane all’esterno di questo quartiere.

 

Sotto Rappresentazione del piano d’attacco di Memet II nel colore verde. La difesa di Costantino XI nel colore rosso.

 

Ma Costantino rifiutò e Maometto II, vedendo che non arrivava risposta, il giorno successivo iniziò il bombardamento contro le difese prospicienti il fiume LYCINO a NORD OVEST delle Mura reputato il punto più debole delle mura di Costantinopoli.

Costantino XI presidiava di persona quella zona insieme alle sue guardie imperiali e designò Giovanni Giustiniani Longo al ruolo di suo aiutante, affidandogli il punto più critico delle mura, dove il comandante genovese e i suoi settecento soldati combatterono con estremo coraggio.

 

L’ultima Messa

L’Ammirazione del Sultano

 Quando Maometto II venne a sapere dell’esistenza di quel generale genovese così coraggioso, provò a corromperlo, ma G. Giustiniani diede come risposta un no secco adducendo come motivo che lui non era uomo da rimangiarsi la parola e aveva giurato fedeltà a Costantino XI Paleologo.

L’assedio durò  un mese e mezzo. Sabato 26 maggio 1453, il sultano ordinò la sospensione dell’attacco per tre giorni al fine di preparare l’assalto finale. 
I bizantini, saputa la notizia, furono presi dalla disperazione e la sera del lunedì 28 maggio fecero celebrare dal cardinale Isidoro l’ultima messa a Santa Sofia. Alla celebrazione partecipò tutta la cittadinanza di Costantinopoli.

Giovanni – ricordano i suoi biografi – sedeva vicino a Costantino. Quando Isidoro finì il suo sermone, Costantino si alzò in piedi e si diresse lentamente verso l’altare per tenere un breve discorso.

Cercando di rincuorare il suo popolo, disse: “con l’aiuto di Dio e della Santa Vergine, Costantinopoli avrebbe potuto salvarsi dall’attacco ottomano”; proseguì ringraziando tutta la popolazione, il clero e infine i Latini che erano venuti ad aiutare Costantinopoli. Un particolare ringraziamento lo rivolse a Giovanni Longo Giustiniani, dicendo che non avrebbe mai pensato che un genovese si sarebbe battuto con tanto coraggio e lealtà verso Costantinopoli.

Costantino riuscì per un giorno a riunire le due chiese, cattolica e ortodossa, raccolte nella stessa chiesa e con la stessa disposizione d’animo.

 

L’EPILOGO

Dopo la messa, Giovanni Giustiniani Longo si diresse verso la porta di San Romano, quella che il giorno dopo avrebbe dovuto difendere, e siccome la porta stessa e le sue vicine mura erano piene di brecce, ordinò ai suoi uomini di ripararle.

Le mura furono riparate e rinforzate in breve tempo con l’ausilio di legna, cocci di mattoni, arbusti paglia e ogni cosa che potesse risultare utile alla bisogna. Fece anche costruire un fossato che corresse dietro le mura in modo tale da potersi trincerare insieme ai suoi uomini.

Il sultano, scoraggiato, sospese temporaneamente l’assedio in attesa di rinforzi. Arrivarono 60.000 uomini che si aggiunsero alle forze già schierate. Il bombardamento riprese e durò ininterrottamente per 48 giorni, provocando crolli continui in due punti diversi presso il fiume Lycino.

Il colpo di grazia arrivò quando i bizantini videro le navi ottomane nel Corno d’Oro: il sultano era riuscito a trasportare via terra decine di imbarcazioni, aggirando la catena che sbarrava l’ingresso del porto. Ora anche le mura marittime erano sotto attacco.

 

L’ULTIMA SPERANZA

Costantino capì che la fine era vicina. I viveri scarseggiavano e l’unica speranza erano le navi promesse da Venezia che ancora non erano giunte. Dal porto di Costantinopoli fu inviato un brigantino battente bandiera turca con un equipaggio di 12 volontari travestiti da ottomani per sollecitare i veneziani.

Il 23 maggio 1453, dopo 20 giorni, il brigantino fece ritorno. Il capitano chiese di parlare urgentemente con Costantino XI: aveva setacciato per tre settimane il mar Egeo senza trovare traccia della spedizione promessa dai veneziani.

Costantino, consapevole del triste destino che incombeva sul suo popolo, ringraziò i marinai uno a uno, con la voce soffocata dalle lacrime che contagiarono tutti i presenti in uno straziante pianto collettivo.

Tuttavia l’imperatore poteva ancora salvarsi. Moltissime corti europee lo avrebbero accolto con tutti gli onori. Ma Costantino aveva già deciso:

 «Il mio popolo ha scelto di non abbandonare la città e di difenderla fino alla morte, ed io, come rappresentante supremo della Seconda Roma, non posso esimermi dal fare altrettanto.»

 

L’ULTIMA NOTTE

Sabato 26 maggio, Maometto II riunì il consiglio di guerra e annunciò che il 28 maggio ci sarebbe stato un giorno di riposo e preghiera, e la mattina del 29 maggio tutto l’esercito ottomano avrebbe iniziato l’attacco finale.

Quando giunse il giorno di pausa, tutto tacque. Gli ottomani pregavano e riposavano mentre il sultano faceva un lungo giro di ispezione. La sera del 28 maggio, Costantino XI e Giustiniani Longo si misero a presidio della porta di San Romano.

In quell’ultimo lunedì della Costantinopoli romana, Costantino chiese ai suoi cittadini di dimenticare tutte le liti e i contrasti tra ortodossi e latini. Si svolse una lunghissima processione spontanea che attraversò ogni angolo della città, con i fedeli che si ricongiungevano tutti insieme, per l’ultima volta, a Santa Sofia.

Lì li attendeva il loro imperatore che pronunciò le sue ultime parole pubbliche:

«So che l’ora è giunta, che il nemico della nostra fede ci minaccia con ogni mezzo. Affido a voi, al vostro valore, questa splendida e celebre città, patria nostra, regina d’ogni altra. Ci sono quattro grandi cause per cui vale la pena di morire: la Fede, la Patria, la Famiglia e il Basileus. Ora, per vostra stessa scelta, voi dovete essere pronti a sacrificare la vostra vita per queste cose, come d’altronde anch’io sono pronto al sacrificio della mia stessa vita.»

 Costantino abbracciò tutti i presenti, continuando: «Vi chiedo scusa per ogni eventuale sgarbo che io ho compiuto verso di voi senza volerlo.»

Poi si inginocchiò, chiese perdono per i propri peccati e ricevette l’eucaristia.

Quella fu l’ultima liturgia cristiana nella Cattedrale di Santa Sofia, e probabilmente la più commovente di tutta la storia.

Alle prime ore di martedì 29 maggio 1453 ci fu l’ultimo attacco ottomano: la battaglia durò circa sei ore; Giovanni e suoi pochi soldati superstiti erano alla difesa della porta di San Romano; i soldati ottomani non riuscivano a penetrare, continuamente respinti. Giovanni e i suoi uomini difesero Costantinopoli con ferocia e coraggio.

La battaglia intanto proseguiva, con la strenua difesa dei soldati di Giustiniani Longo, ai quali si erano aggiunti tutti i latini ormai fedeli a lui. Ma quando i giannizzeri – reparto d’élite degli ottomani – arrivarono, Giovanni fu colpito almeno 2 volte e infine gravemente (ferito mortalmente al petto, morì dopo soli 3 giorni).

Secondo i resoconti, i suoi uomini superstiti abbandonarono le posizioni caricando il ferito su una barella per trasportarlo al luogo in cui erano attraccate le navi. La popolazione e gli altri soldati, vedendo passare quella sorta di corteo, che portava via l’ultimo baluardo e l’eroe della battaglia, si addolorarono rassegnandosi alla sconfitta.

 

Costantino, vedendo che ormai non vi era più nulla da fare, si tolse le insegne imperiali e con le sue poche guardie sopravvissute secondo una leggenda si buttò nella mischia scomparendo per sempre: nessuno di quegli uomini avrebbe avuta salva la vita.

Giovanni e suoi uomini riuscirono a imbarcarsi sulla loro nave genovese e si diressero verso Chio; la nave arrivò a destinazione nei primi giorni di giugno, ma il condottiero genovese morì appena giunto per le ferite riportate nella difesa di Costantinopoli.

Il suo funerale si svolse a Costantinopoli a opera del condottiero turco vittorioso, Maometto II che, venuto a sapere della sua morte, organizzò un rito a suo nome e apostrofò con parole di stima il suo avversario: disse che quell’uomo da solo valeva più di tutti i difensori di Costantinopoli messi assieme, celebrandolo con una messa cristiana.

L’ammiraglio genovese 

Giovanni Giustiniani Longo è considerato un eroe della difesa di Costantinopoli nel 1453, dove divenne una figura chiave nell’organizzazione della resistenza contro l’assalto ottomano di Maometto II.

Nonostante l’esito della battaglia con la caduta della città, Giustiniani guidò le difese in modo valoroso, pianificando la riparazione delle mura e respingendo le gallerie scavate dai Turchi. Morì per le ferite riportate durante l’assedio

 E quando seppe della sua morte, lo stesso Maometto II volle che i funerali fossero celebrati a Costantinopoli, dove il genovese fu ricordato dal sultano come un uomo speciale dalle molte qualità. Arrivò ad affermare che lui da solo valeva più di tutta la marina bizantina messa insieme.

Il contingente genovese riuscì a contenere gli attacchi nemici; lo stesso Giovanni combatté valorosamente ispirando coraggio sia nei greci che nei latini, incutendo allo stesso tempo timore e rispetto nei suoi nemici, al punto tale che il sultano rimase abbagliato dalla sua forza e dal suo coraggio.

Così una nenia popolare greca ricorda la data fatidica in cui, dopo circa cinquanta giorni d’assedio, il sultano Mehmet II decise di sferrare l’attacco finale che avrebbe determinato la vittoria e la conseguente conquista della “seconda Roma” oppure la ritirata definitiva degli assedianti.

“Piangete, Cristiani, e lacrimate su questa grande distruzione. Martedì ventinovesimo giorno del mese di maggio dell’anno 1453 il figlio di Agar si impadronì della città di Costantinopoli”.

 

L’Eredità Immortale

 La “Seconda Roma” però non morì davvero quel giorno.

I costantinopolitani che migrarono in Occidente diedero un contributo fondamentale al Rinascimento con la riscoperta dei grandi studi classici.

Inoltre, la nipote dell’ultimo imperatore romano, Sofia Paleologa, sposò Ivan III di Russia.

Grazie a questo matrimonio e ai già solidi legami iniziati con l’imperatore Basilio II e Vladimir I di Kiev, Mosca poté assurgere al rango di “Terza Roma” e la religione cristiana continuò a vivere non da naufraga, ma come conquistatrice di nuove rotte di terra e di mare.

Costantino XI Paleologo era riuscito nell’impresa più difficile: morire da Imperatore romano, lasciando un esempio immortale di coraggio e dedizione che avrebbe attraversato i secoli, dimostrando che a volte la sconfitta può essere più gloriosa della vittoria stessa.

Il successore Ivan IV si proclamò “Zar”, ovvero “Cesare”, rivendicando con orgoglio il sangue romano che scorreva nelle sue vene.

Da quel momento molti sovrani si proclamarono successori dei Cesari, compreso lo stesso sultano dell’Impero Ottomano.

L’ultimo imperatore di Bisanzio era morto, ma l’idea di Roma, con il suo mito e la sua grandezza, continuava a vivere e a ispirare i popoli d’Europa e d’Oriente.

 

 

FINE

 

 

Riferimenti:

 – Wikipedia

ALDO CAZZULLO: Una giornata particolare – Costantinopoli: la caduta dell’Impero – 27/11/2024

https://www.youtube.com/watch?v=7oUOtfE2vqo

– GIOVANNI GIUSTINIANI LONGO

http://www.giustiniani.info/giovannigiustiniani.html

– MURA DI TEODOSIO A. COSTANTINOPOLI

 https://www.danielemancini-archeologia.it/le-mura-di-teodosio-a-costantinopoli-in-3d/

 

 Carlo GATTI

Rapallo, 16 Ottobre 2025