SEM BENELLI E IL SUO CASTELLO DI ZOAGLI

 

 

SEM BENELLI Filettole (Prato) 1877 – Zoagli 1949


 

SCHEDA:

Sem Benelli – Scrittore simbolista, amico di Marinetti, divenne celebre come drammaturgo (La cena delle beffe, 1909) scrivendo diverse tragedie e commedie di ambientazione storica.

Partecipò alla Prima guerra mondiale e fu per due volte ferito e decorato di medaglia d’argento. Nella notte del 31 ottobre 1918 fece parte dell’equipaggio che trasportò davanti al porto di Pola: Raffaele Paolucci e Raffaele Rossetti che all’alba affonderanno l’ammiraglia austriaca Viribus Unitis e fu il primo soldato italiano che recò ai cittadini di Pola l’annuncio della liberazione.

Interventista alla vigilia della Grande Guerra, fu attratto dal Fascismo fino al delitto Matteotti, quando diventò critico nei confronti del regime; questo gli attirò frequenti tagli della censura.


Lo scrittore è sepolto nel chiostro di S.Domenico (Prato).

 

Sem Benelli, caduto oggi in un ingiusto oblio, fu un poeta e drammaturgo italiano che conobbe uno straordinario successo nei primi cinquant’anni del Novecento. La sua vita, svoltasi sempre ai massimi livelli, ebbe inizio a Prato, in Toscana, nel 1877 e si concluse a Zoagli (Liguria) nel 1949. L’autore della famosa Cena delle beffe visse da protagonista i momenti cruciali della storia nazionale. Non solo, ma attraverso Sem Benelli è stato possibile indagare il rapporto, spesso ambiguo, che si instaurò tra il fascismo e il mondo della cultura che ebbe il suo snodo nel Ministero della cultura popolare e nelle creazioni volute dal regime: l’Accademia d’Italia, Cinecittà, la Direzione generale del teatro, le riviste, citandone qualcuna che con Benelli ebbe a che fare.

«Chi non beve con me, peste lo colga!»

(Sem Benelli, La cena delle beffe, 1908)


Il Castello di Sem Benelli al tramonto. Si erge in posizione dominante sull’intero golfo, ubicato su uno sperone di roccia a strapiombo sul mare. Il sito è contrassegnato dal toponimo “Castellaro”. L’edificio, di mole notevole, è visibile dal percorso della via Aurelia che lo affianca a nord.

Percorrendo la strada sul litorale che da Zoagli porta a Chiavari si rimane colpiti dall’improvvisa visione di un castello dallo stile molto originale, forse unico nel suo genere, il castello cosiddetto di Sem Benelli che il poeta drammaturgo volle erigere dopo il suo insediamento a Zoagli nel 1911, dove morì il 18 dicembre 1949.

La villa-Castello fu eretta su uno sperone roccioso a strapiombo sul mare, in località Monteprato. Fu fatta costruire dallo stesso nel 1914 su progetto del suo scenografo teatrale Giuseppe Mancini.

Durante i lavori di costruzione del castello, Sem Benelli abitò in affitto a San Pietro di Rovereto, nella villa Capitanio-Soracco.


L’edificio, nonostante sia di costruzione recente, si presenta in un aspetto eterogeneo di stile medievale e gotico, con l’utilizzo di pietra a vista, maioliche e marmi colorati. Il corpo centrale è contornato da una serie di altri moduli in un sistema complesso seppur compatto e maestoso. L’ingresso della villa è inquadrato da un monumentale arco che ricorda un fondale scenico, originale componente con cui Mancini ha voluto valorizzare la struttura.

Da una informativa del Comune di Zoagli riportiamo:

“La costruzione fu voluta dallo scrittore toscano Sem Benelli (1877-1949), che acquistò il terreno da un certo Giovannino delle Gallerie con i ricavati dei diritti d’autore della sua opera e della sua Compagnia Stabile denominata “benelliana”.

La costruzione cade un anno dopo la cosiddetta Torre Merello di Gino Coppedè, ideale pendant del Castello di Sem Benelli sul territorio zoagliese. Nel 1933 Raffaele Calzini indica il Castello di Sem Benelli come costruzione emblematica dell’anno 1914, assieme ad altri due edifici milanesi (palazzo Viviani-Cova di Adolfo Coppedè, e casa Berri-Menegalli di G. Arata).

Rispetto alla tipologia delle “ville-castello” dei Coppedè (a Genova, per esempio, il Castello Mackenzie del 1897-1902, la Villa Coppedé del 1902, il Castello Turcke del 1903, a Lido di Camaiore la Villa Rolandi-Ricci del 1909, a Lugano la Villa Cattaneo del 1913), il Castello di Sem Benelli, a pianta articolata, sembra caratterizzato da una maggiore compattezza di volumi, che si raggruppano in modo complesso attorno a un alto corpo centrale elevato sugli altri a mò di torre.

L’insieme è improntato a uno spiccato decorativismo ottenuto mediante il trattamento chiaroscurale delle superfici, la presenza in esterno di parti dipinte, soprattutto l’accostamento di materiali diversi (pietra, mattoni, marmi colorati).

Si tratta di caratteri tipici dell’architettura eclettica tra fine Ottocento e inizio Novecento, che tuttavia Mancini arricchisce, in quest’esempio, di componenti originali come l’effetto decisamente teatrale conferito all’ingresso della villa, strombato e inquadrato da un monumentale arcone a mò di fondale scenico, e il trattamento curvilineo delle superfici, realizzato soprattutto nella sommità della “torre” che assume una forma rastremata in alto, rinunciando alla larga copertura tipica dello stile Coppedè, come pure alle sue componenti neo-medievali e neo-gotiche e all’impostazione squadrata della pianta e degli alzati.

Mancini, piuttosto, potrebbe aver tratto ispirazione dalla tipologia del mausoleo novecentesco sviluppato verso l’alto, con forma a pinnacolo che ricorda certa architettura sacra orientale (gli stupa tibetani e indiani): si veda, per esempio, la Tomba Ernesto Puccio di Gino Coppedé al cimitero di Staglieno (Genova)”.


Tomba di Sem Benelli – Chiostro di San Domenico (Prato)

Tuttavia, dopo un anno, il corpo fu trasportato a Prato, presso la sua città natale; fu rispettata, invece, la volontà testamentaria che legò il suo archivio e la sua biblioteca alla Società Economica di Chiavari, oltre ad una infinita corrispondenza con personaggi del calibro di Pirandello, Emilio Treves, Mussolini, D’Annunzio ed altri.

Il lascito Sem Benelli è costituito da 3.080 volumi a stampa e 140 plichi di manoscritti. Va notato, tuttavia, che, come si rileva dalla sua opera Schiavitù, Sem Benelli aveva precedentemente venduto parte dei suoi libri; inoltre i tedeschi, perquisendo nel 1943 il suo alloggio, vi avevano manomesso molti plichi di lettere.


Riportiamo per gli appassionati un compendio delle sue opere:

Sem Benelli, come abbiamo visto, è stato un poeta, scrittore e drammaturgo italiano, autore di testi per il teatro e di sceneggiature per il cinema. Fu anche autore di libretti d’opera.

È stato spesso considerato dalla critica un D’Annunzio in minore, ma recentemente il suo talento letterario è stato rivalutato fino a considerarlo come una fra le maggiori espressioni della tragedia moderna.

Il drammaturgo pratese fu autore del testo teatrale La cena delle beffe, tragedia ambientata nella Firenze medicea di Lorenzo il Magnifico, che ebbe un successo clamoroso e tale comunque da consegnare il suo nome alla storia della letteratura. Da questa tragedia fu tratto nel 1941 dal regista Alessandro Blasetti l’omonimo celebre film con Amedeo Nazzari e Clara Calamai. In quel film abbiamo il primo sprazzo di nudo nella storia del cinema sonoro di Cinecittà: Clara Calamai che interpreta Ginevra alla quale viene strappata la camicia da notte lasciandone intravedere il seno.

Dalla riduzione del testo a libretto, venne ricavata da Umberto Giordano l’opera omonima andata in scena in prima rappresentazione al Teatro alla Scala di Milano il 20 dicembre 1924. La sola bibliografia teatrale di Benelli comprende una trentina di titoli, sviluppati nell’arco di una quarantina di anni e articolati tanto su drammi sociali quanto su commedie di ambientazione di tipo borghese.

Benelli ebbe il pregio di saper coltivare la sua vena artistica, senza adagiarsi sugli allori del successo ottenuto con la Cena; negli anni immediatamente successivi riuscì a scrivere altri importanti lavori teatrali di impronta storica che ebbero un particolare successo anche in virtù dei multiformi apparati scenografici con i quali venivano rappresentati in scena. Si segnalano qui, in particolare, le tragedie L’amore dei tre re (1910), servita anche da libretto per un melodramma di Italo Montemezzi andato in scena nel 1913; Il mantellaccioRosmunda (scritte nelm1911); La Gorgona (1913), da cui furono tratti due film omonimi nel 1915 e nel 1942; ed infine Le nozze dei centauri (lavoro pubblicato nel 1915). Nel 1913 compose un poema sinfonico in onore di Giuseppe Verdi, musicato da Francesco Cilea ed eseguito al Teatro Carlo Felice di Genova, città alla quale il cigno di Busseto era molto legato.

A detta dei critici l’arte letteraria di Benelli – specie per quanto riguarda la produzione principale che va dal 1908 al 1915 – è contraddistinta da una raffinata ricchezza di simbolismi, solo in parte intaccata da un cupo erotismo e da forti connotazioni di carattere psicologico. La successiva produzione poco aggiungerà al suo valore di scrittore dalle molte sfaccettature. Meritano di essere comunque segnalate le commedie: Adamo ed Eva (del 1933), Madre Regina ed Eroi (messe in scena nel 1934) e Caterina Sforza, ispirato all’omonimo personaggio storico (1938).

Benelli fu amico di Marinetti, che aveva avuto parole di lode per le sue opere sino a dopo la fine della Prima guerra mondiale, che Benelli aveva propugnato come convinto interventista. In seguito i rapporti tra i due mutarono radicalmente, arrivando al «disprezzo reciproco».

Allo stesso modo mutò in Benelli l’ammirazione per il regime fascista, che pure aveva condiviso con Gabriele D’Annunzio partecipando con lui all’Impresa Fiumana come legionario. Dopo l’omicidio di Giacomo Matteotti ad opera di fascisti nel 1924 nasce in Benelli, che fu tra i firmatari del Manifesto degli intellettuali antifascisti del maggio del 1925, un’accesa ostilità per il regime fino al punto di fondare un’organizzazione antifascista, la Lega Italica, che il governo chiuse quasi immediatamente.

La vera natura politica del drammaturgo è stata forse colta da Giuseppe Bottai nel suo Diario 1944-48 definendo non fascista ma mussoliniano Benelli che, insieme a altri come lui «davano ragione a Mussolini contro il fascismo». Un mussolinismo ideale il suo, pericoloso e dannoso per il reale regime fascista. Ma forse chi era veramente Sem Benelli lo si può cogliere in quanto egli scrisse di sé stesso:

 

«L’artista è l’eroe che i tiranni invidiano e che gli Stati vogliono assoggettare e deformare poiché egli vive per l’uomo ed è spesso contro lo Stato. Se mi direte anarchico, non importa: sono anarchico perché credo l’uomo più importante dello Stato.»

 

Carlo GATTI

Rapallo, 29 Maggio 2019