NOLI

REPUBBLICA MARINARA DAL 1192 AL 1797

 

Alla scoperta di un piccolo angolo di medioevo sull’antico mare della Liguria

 

 

Il primo incontro con la cittadina di NOLI, in provincia di Savona, risale al mio primo viaggio da allievo Ufficiale di coperta su una petroliera, ed avvenne tramite un giovane 3° Macchinista nativo di quella Repubblica Marinara Minore. All’epoca la mia testa  era piena di punti nave, “rette d’altezza”, caricazioni di “crude oil” in Golfo Persico e scaricazioni del medesimo, per ben sei volte, nei porti del Giappone. Ascoltavo con finto interesse il glorioso racconto del passato di Noli, che però registravo in qualche cellula della mia mente ripromettendomi di verificare a tempo debito quelle notizie che, per la verità, mi sembravano un po’ esagerate. Tuttavia, dopo averne ammirato più volte, soltanto di passaggio, la golfata, i castelli e la bella passeggiata a mare, venne il giorno che decisi di fare una gita proprio a Noli.


 

Prendendo le sembianze di un turista qualunque, mi armo di macchina fotografica e di una valida “guida” del Touring che consulto prima di addentrarmi nel centro storico.


 

“Il termine Repubbliche Marinare venne attribuito tra il X e il XIII secolo a quattro città costiere italiane: Amalfi, Pisa, Genova e Venezia, poiché le flotte di queste città dominarono nei commerci l’intero Mediterraneo. Questo titolo però venne anche assegnato ad altre città quali Ravenna, Comacchio, Noli, Gaeta, Palermo e Brindisi. Le Repubbliche marinare rappresentano una variante alla civiltà comunale dove i mercanti istituirono le prime forze economiche di capitalismo: coniarono monete d’oro, misero a punto nuovi generi di trattative, brevettarono nuovi sistemi di contabilità e incentivarono progressi nella navigazione”.

 

 

Il mio amico Piero aveva ragione! E voi avete capito bene! Noli é quel Comune di 2.797 abitanti in provincia di Savona che dal 1192 al 1797 fu capitale della Repubblica omonima che ebbe forti legami con la Repubblica di Genova. Continuo a documentarmi: Le antiche pergamene conservate nell’Archivio storico del Comune di Noli comprovano, insieme alle altre vicende storiche della Repubblica, anche i trattati di alleanza stipulati con Genova dai quali emerge chiaramente che Noli, già dal 1202, fu sempre “alleata paritaria” e mai “succube” della Repubblica genovese.

 

Noli, tuttavia, vanta origini blasonate ben più lontane.  Antico centro dei Liguri, fu municipio in Epoca Romana . Nel Medioevo collezionò botte e occupazioni provenienti da ogni direzione: fu base Bizantina . I Longobardi la distrussero nel 641 fu dominio anche dei Franchi di Carlo Magno. Allo smembramento dell’Impero Carolingio fu inserita, assieme alla vicina Varigotti, nei possedimenti della Marca Alemarica e della famiglia Del Carretto, del ramo di Savona. La gloriosa storia di Noli iniziò alla fine del primo millennio quando divenne compartimento di una notevole flotta e quindi un importante centro marinaro. Diventò famosa quando prese parte alla Prima Crociata nel 1099 ricevendo privilegi politici, ma soprattutto commerciali, dal re di Gerusalemme Baldovino I, dal signore feudatario Boemondo I d’Antiochia e da Tancredi di Sicilia.

 

 

Noli aveva la fortuna di affacciarsi su un golfo riparato, all’interno del  quale le navi del tempo davano fondo l’ancora e facevano operazioni commerciali. Nell’epoca del suo massimo splendore la Repubblica era più vasta e comprendeva anche parti dei vicini territori di Orco, Mallare, Segno e Vado. La potenza e la grandezza di Noli raggiunsero l’apice durante le Crociate e durarono sino alla fine del secolo XIV. Il limite della sua espansione economica fu l’assenza di un vero porto che fosse in grado d’accogliere i traffici del cabotaggio. Fu così che Noli uscì dalle rotte commerciali e cadde nell’isolamento. Da audaci navigatori, avveduti commercianti e persino corsari, i nolesi si trasformarono in pacifici pescatori.

 

Il suo declino seguì le sorti della Repubblica di Genova, alla quale rimase sempre fedele ricevendone adeguata protezione. Nel 1797 passò sotto la dominazione francese perdendo la propria indipendenza dopo settecento anni di sostanziale libertà.

 

 

Panorama della cittadina. Da qualche anno, Noli fa parte dei “Borghi più belli d’Italia”.

 

 

 

La Torre Comunale e parte del Palazzo Civico. Alta 33 metri, in pietra verde locale con merli ghibellini. Oggi restano otto case-torri delle 72 originarie. Edificata sul finire del XIII secolo è attigua al palazzo comunale. Pressoché intatta e terminata da merli a coda di rondine, presenta un basamento in pietra verde del luogo e con una parte soprastante in mattoni.

 

Il Palazzo Comunale, già sede di governo dell’antica Repubblica Marinara di Noli

 

 

 

Inizio il “tour” dalla Loggia della Repubblica, situata a fianco del palazzo del Comune, sotto la quale vi sono delle targhe commemorative di illustri personaggi storici nati nella località o che vi hanno trascorso un periodo della loro vita, come Cristoforo Colombo, Giordano Bruno e Antonio Da Noli.

 

Di fronte alla loggia si può ammirare una bellissima piazza in cui, con delle piastrelle marmoree, sono rappresentate le bandiere delle Repubbliche Marinare  e di Noli che nel decimo secolo era la Quinta Repubblica Marinara.

 

Sottostante il Palazzo Comunale si trova la Loggia della Repubblica (secc.XIV.XV) con due grandi archi in laterizi che poggiano su una colonna ottagonale con capitello a bugnato tipico della fine del ‘300 – inizi ‘400. Interessanti sono le lapidi infisse nel muro della Loggia stessa, proprio davanti alla porta della prigione bassa o Paraxetto e all’anello di ferro usato per la tortura detta dei tratti di corda. Esse ricordano alcuni uomini illustri che a Noli nacquero o soggiornarono. Da Noli, infatti, passò Dante: “Vassi in San Leo e discendesi in Noli” (Purgatorio IV, 25).

 

Dalla rada di Noli partì Cristoforo Colombo il 31 maggio 1476 per iniziare, dal Portogallo, il lungo cammino che lo avrebbe portato alla scoperta del Nuovo Mondo. A Noli visse per alcuni mesi, nel 1576, Giordano Bruno insegnando a’ putti la gramatica et legendo la sfera a certi gentilhuomini, prima di morire bruciato come eretico, nel 1600, in Piazza delle Erbe a Roma.

Qui nacque Anton da Noli che scoprì, nel 1460, le isole di Capo Verde.

La Loggia conserva, però, un’altra lapide molto interessante; è la prima a destra verso la Porta di Piazza. Non parla di personaggi ma è l’unico ricordo marmoreo delle ferree leggi che vigevano nella Repubblica.

Poiché nel 1666 gli Antichi Decreti di buon governo, specialmente quelli stabiliti nel 1620 che imponevano, per i forestieri, la sicurezza in cambio del pagamento di 300 scudi, venivano disattesi, il Mag.co Consiglio grande de’ quaranta in legitimo e sufficiente numero congregato deliberava: “Che si facci registrare la sostanza di detto decreto in una pietra marmorea da ponersi ad una delle colonne del pubblico Palazzo, affinché in l’avvenire si tenghi in viridi osservanza, e ogn’uno sappia quello che converrà fare e si guardi bene a non contravenire.”

 

Questo editto si trova ora infisso sotto la Loggia a perenne ricordo! (Gandoglia, op. cit., pp. 279-280

 

 

 

Al termine di via Sartorio, la vecchia linea ferroviaria che attraversava Noli, ha risparmiato l’unica grande Torre ancora alta fino alla sommità, la Torre del Canto, o dei “Quattro Canti”.  così denominata perché situata nel centro geometrico della città e all’angolo della via proveniente da monte. Essa è curiosamente trapezoidale e non quadrata, ed è forse la più antica fra quelle conservate, avendo ancora abbondanza di elementi romanici e poche aperture in alto …”

 

L’alta torre è a forma trapezoidale con fusto compatto e con rade aperture in stile romanico nella parte bassa.

 

La chiesa di San Paragorio, prima cattedrale di Noli

 

Lasciando la piazza e proseguendo per i caratteristici vicoli, si possono raggiungere le varie Chiese del paese, tra cui quella di San Paragorio, dedicata all’omonimo martire giunto a Noli durante il dominio bizantino e che è stata dichiarata monumento nazionale. PRIMA CATTEDRALE DELLA REPUBBLICA S. PARAGORIO

La chiesa, uno dei monumenti protoromanici più importanti della Liguria, sorge fuori dalle mura cittadine ed è circondata da un’area cimiteriale bizantina e altomedievale. Nella sua forma attuale è databile al primo periodo romanico (sec. XI). Gli scavi, avviati nel 1889 da A. D’Andrade, ripresi da N. Lamboglia, fondatore dell’Istituto Internazionale di Studi Liguri, che proseguono tuttora per opera della Sovrintendenza archeologica della Liguria ed hanno evidenziato, sotto l’attuale edificio, la presenza di una chiesa paleocristiana.

 

Casa Pagliano. Costruita nel XIV secolo e restaurata nel 1906 da Angelo Demarchi, assistente dell’architetto Alfredo d’Andrade, il suo interno fu notevolmente trasformato in tale rivisitazione. L’esterno si presenta come la tipica casa medievale nolese: un basamento in grossi conci in pietra verde locale e con poche aperture e una parte superiore in mattoni con bifore e trifore. Fu sede delll’Ordine dei Cavalieri di Malta.

 

Torre e Porta Papona delXIII-XIV secolo. Edificata fuori le mura antiche del borgo e collegata, con un arco in mattoni, al camminamento che scende dal Castello di Monte Ursino, l’edificio fu nei secoli deposito di armi e munizioni della Repubblica. Presenta bifore e monofore in stile gotico.

La Porta Papona, munita di porta ferrata, si trovava di fronte alla Torre omonima. Nei tempi della Repubblica aveva grande importanza strategica, in quanto sbarrava l’accesso al Monte Ursino che fu sempre l’estremo rifugio degli abitanti di Noli in caso di assalti nemici. La Torre (secc. XIII – XIV), con monofore e bifore gotiche, è posta appena fuori della prima cinta muraria (secc. XI – XII) ed è collegata, con un arco in mattoni, al camminamento delle mura che scendono dal Castello. La Torre servì come deposito per le armi e le munizioni della Repubblica. Dai libri dei conti, conservati nell’A.S.N., si può ricavare che, nel 1581 “il maistro Francesco Colombo era intento a chiudere li barchoni della Torre di Papone, ove si mettevano in deposito le polveri, armi e munizioni portate col leudo di patron Benedetto Badetto”. La polvere da sparo si comprava in barili sia a Genova che a Toirano “al prezzo medio di lire 10 e mezza il rubbo”

 

 

Il castello di Monte Ursino (XII-XIV sec.)

Inoltre non bisogna dimenticare il Castello di Monte Ursino, situato sulla collina e che può essere raggiunto a piedi o in macchina e le torri medievali “sparse” per il paese. Il Castello di Monte Ursino, nella sua forma attuale, risale ai rifacimenti che Genova volle venissero effettuati, nel 1552, dal Capitano Andrea da Bergamo per adeguare torri e mura ai nuovi tipi di armi da combattimento come, ad esempio, bombarde e spingarde che impiegavano la polvere da sparo. il Castello è formato da un recinto poligonale irregolare che racchiude il poderoso maschio circolare; ai lati sono visibili i resti di due torri più recenti. La collina di Monte Ursino racchiude, però, altri “tesori”. “Occorre ricordare che, prima dello sviluppo dell’abitato al piano, nel sec. XII, il primitivo borgo feudale, al riparo del Castello dei Del Carretto, aveva cominciato a svilupparsi sulle ripide pendici del monte e presumibilmente fin sul mare mediante una serie di costruzioni in grandi blocchi, simili alle «casazze» di Calvisio a Finale; di esse restano numerosi avanzi fra le fasce e gli uliveti inclusi nella cinta del sec XIII”

 

Le pietre antiche di Noli hanno un fascino misterioso cui é difficile sottrarsi, tuttavia ciò che mi ha colpito maggiormente é la storia ancor più misteriosa del suo più importante ed emblematico personaggio: Antonio da Noli.

 

Il Monumento alle Scoperte venne costruito nel 1960 a Lisbona per commemorare i 500 anni dalla morte di uno dei più famosi personaggi della storia portoghese: Enrico il Navigatore, uno dei più grandi imprenditori di spedizioni marittime di scoperte.

 

Costruito ai piedi del fiume, nel quartiere di Belém a Lisbona, si distacca per la sua magnificenza: 52 metri d´altezza. L´opera venne disegnata da José Ângelo Cottinelli Telmo e Leopoldo de Almeida e rappresenta una caravella e tutto il gruppo della marina comandato per Enrico il Navigatore che si situa sulla prua della barca in cemento. Dietro di lui e per ordine di importanza, troviamo altri eroi marittimi che collaborarono alle scoperte.

 

Una delle cose più interessanti del monumento è che si può esplorare nella sua interezza e ci sono sia delle scale che l´ascensore che vi porteranno fino al sesto piano, dove potrete ammirare tutta la costa del fiume e la regione di Belém.

 

La costruzione ha due lati, ovest ed est, ma visitare il monumento e vederlo da ponente è un´esperienza indimenticabile,dato che il sole aiuta a far prendere quasi vita ai marinai dell´imbarcazione.

Da Noli a Capo Verde

 

 

Il più antico documento in cui si riferisce l’origine di Antonio de Noli afferma che era un navigatore «di nazionalità genovese e di sangue nobile». L’origine genovese del navigatore è stata confermata nel manoscritto antico Famiglie di Genova. Antiche, e moderne, estinte, e viventi, Nobili, e populari trovato nel 2008 a Genova, che descrive il navigatore come membro della stessa famiglia di Giacomo de Noli, il quale nel 1315 divenne membro del Consiglio di Genova “XII –Anziani” sotto il governo del doge Nicolò Guarco. In questa fonte è indicato anche che l’origine della riferita famiglia Noli di Genova “si può supponere dalla piccola città o Castello di Noli”.

Si sostiene che Antonio de Noli sarebbe nato intorno al 1419, forse a Serra Riccò, dove esiste da tempi antichissimi una frazione con il nome di Noli, oppure a Voltri (nel tempo di Antonio Noli anch’essa facente parte della Repubblica di Genova). In passato, alcuni autori legati alla città di Noli (ad esempio Gandoglia, 1919) hanno dichiarato che il navigatore è nato a Noli, provincia di Savona. Nondimeno, né documenti né prove sono mai stati presentati a sostegno di questa ipotesi. Gli stessi autori hanno usato il nome “Antonio da Noli” (una versione portoghese del nome), dove “da” avrebbe significato “proveniente” dalla Città di Noli.

 

Il navigatore è detto anche Anton da Noli, e potrebbe essere la stessa persona conosciuta come Antoniotto Usodimare, anche se l’identità fra i due non è accertata, né universalmente riconosciuta. Inoltre, la maggior parte degli storici ha fatto riferimento al navigatore genovese nella letteratura italiana e internazionale come Antonio de Noli.

 

Nel 1449, per ragioni politiche, partì da Genova insieme al fratello Bartolomeo e al nipote Raffaele, con tre galee di sua proprietà e si recò in Portogallo per ottenere l’appoggio dell'”infante” Enrico il Navigatore, noto finanziatore di esplorazioni. Su mandato di questi, tra il 1456 e il 1460 esplorò le coste atlantiche dell’Africa, spingendosi ad esplorare le Isole Bijagos, il fiume Gambia e le isole del Capo Verde delle quali, secondo alcuni, fu il vero scopritore nel 1460. In questo periodo navigò anche con Alvise Cadamosto, fatto che contribuì a far crescere l’incertezza sulle attribuzioni delle scoperte.

 

Nel 1462 ottenne dal re Alfonso V il riconoscimento ufficiale di scopritore delle isole, insieme al possesso dell’isola di Santiago (conosciuta dai navigatori anche come “Isola di Antonio”). Qui venne fondata Ribeira Grande, dove il de Noli si stabilì per avviare la colonizzazione delle isole. Nel 1466 ottenne l’autorizzazione di esercitare la tratta degli schiavi africani. Nel 1472 venne nominato governatore delle isole del Capo Verde.

 

Durante la Guerra di successione castigliana iniziata nel 1475 i castigliani occuparono le isole di Capo Verde. Antonio de Noli inizialmente rimase come governatore, ma dopo fu preso prigioniero e portato in Spagna. I portoghesi non chiesero il rilascio di Antonio de Noli mentre era prigioniero in Spagna. Dopo essere stato liberato nel 1477 per ordine del re Ferdinando di Castiglia, se ne persero definitivamente le tracce. Non è documentato cosa in concreto successe ad Antonio de Noli e la sua sorte dopo il recupero di Capo Verde da parte dei portoghesi. Il navigatore aveva una figlia, Branca Aguiar e fonti portoghesi riportano che qui il navigatore aveva anche un figlio che lo accompagnò poi nelle campagne di Gambia. Manoscritti che si trovano presso la Biblioteca Malatestiana indicano che il figlio sarebbe stato Simone de Antonio Noli Biondi (Simone “figlio de Antonio Noli”), della famiglia “oriunda” che era arrivata a Cesena alla fine del Quattrocento e aveva comprato seggi nel Consiglio di Cesena, pagandoli in oro. La figlia Branca Aguiar era stata sposata con un nobile portoghese (Dom Jorge Correia de Sousa, fidalgo da casa real) e quindi le piantagioni dei de Noli a Capo Verde sarebbero diventate patrimonio della Corona portoghese.

 

Il nome “Antonio da Noli” è stato dato ad un cacciatorpediniere della Regia Marina italiana (vedi foto) che operò durante la seconda guerra mondiale e ad una nave freight-liner della Società di Navigazione ITALIA di 11.245 TSL in servizio di linea tra Genova e Vancouver via Canale di Panama dal 1972 al 1979.

 

Nel 2009 è stata fondata a Serra Riccò (Genova) dal professore universitario svedese Marcello Ferrada de Noli la rete di ricerca internazionale Antonio de Noli Academic Society.

 

 

 

Carlo GATTI

Rapallo, 4 Dicembre 2014