IL TRATTATO ITALO-JUGOSLAVO

(Rapallo, 12 Novembre 1920)

A cura di Pier Luigi Benatti – Emilio Carta

Per indurre l’Italia ad entrare in guerra contro gli Imperi Centrali, Gran Bretagna, Francia e Russia promisero con il Trattato di Londra (26 aprile 1915), oltre alla sistemazione di alcune pendenze coloniali  l’Alto Adige, Trieste e tutta l’Istria nonché buona parte della Dalmazia e della Carniola a popolazione prevalentemente slovena e croata (Fiume veniva invece assegnata come porto alla Croazia).

Villa Spinola, in località San Michele di Pagana,
 dove il 12 novembre 1920 venne firmato il
trattato fra l’Italia e la Jugoslavia

Il trattato di Londra si basava su una concezione della diplomazia rimasta ai tempi di Napoleone (quando si spostavano a piacimenti i popoli, salvo restando i diritti divini dei principi) e quindi come poteva conservare la sua validità nel 1918?

Il multiforme impero Austro-Ungarico si era disgregato, gli slavi del sud (serbi, croati, sloveni, montenegrini) cercavano faticosamente di costituirsi in nazione, il presidente Wilson aveva proclamato il principio dell’autodeterminazione dei popoli e della diplomazia aperta. 
Alla Conferenza di Pace di Parigi (18 gennaio 1919) esplose quindi il dissidio tra gli italiani Orlando e Sonnino e il presidente americano; questi non accettava l’annessione italiana di Fiume e della Dalmazia e di una piccola parte dell’Istria.

Anche a causa di incomprensioni personali tra le parti non si riuscì a trovare un compromesso, cosicché Orlando e Sonnino abbandonarono la conferenza (24 aprile 1919).
 I dissidi interni e l’instabilità politica dei due governi, disordini a Fiume provocati dalle truppe italiane e soprattutto l’occupazione della città da parte di D’Annunzio acuirono sempre più il dissidio; soltanto nel maggio del ’20 Nitti iniziò il riavvicinamento italo-jugoslavo, che fu poi portato a buon fine dall’ultimo governo Giolitti. Dopo accurate trattative e la mediazione franco-inglese, convennero a Rapallo Trumbic, Vesnic, Sforza e Bonomi (a trattative concluse giunse anche Giolitti); l’accordo finale non fu facile, e solo la sincera e sofferta dichiarazione di Sforza di essere disposto a sacrificare ogni sua popolarità e posizione personale ad una soluzione giusta ed equa purché Trumbic facesse altrettanto, ci ottenne Zara.


Il momento della storica firma di Giolitti
 del trattato italo-jugoslavo di Villa Spinola alla 
presenza del Presidente del Consiglio jugoslavo 
Milenko Vesnic (al centro)

Il trattato dava all’Italia tutta l’Istria sino allo spartiacque, Zara e qualche isola del Quarnero, facendo di Fiume uno stato indipendente; si davano garanzie per gli altri pochi italiani di Dalmazia.
 L’accordo mirava saggiamente non a strappare qualche lembo di terra ma fondare una stabile amicizia italo-jugoslava, a stabilire una collaborazione economica che ci avrebbe aperto il mercato dei Balcani ed eventualmente ad impedire una nuova spinta germanica verso sud. Eventi successivi annullarono rapidamente lo spirito e la pratica del trattato ma non totalmente.
 Siglato nelle ovattate sale di Villa Spinola, a San Michele di Pagana, l’accordo prevede per la città di Fiume lo ‘status’ di città autonoma mentre vengono assegnate all’Italia Zara e l’Istria.

Quella rapallese fa capo alla nuova regolamentazione dei confini fra Italia e Jugoslavia (il nuovo Stato sorto sulle rovine dell’Impero Austro Ungarico), una questione postbellica alquanto spinosa, mentre a Sanremo, nelle sale del castello Devechan, si discute fra gli Alleati l’ammontare delle indennità dovute dai vinti ai vincitori.
 Gabriele D’Annunzio, scrittore e poeta oltre che uomo d’azione di grande carisma, non riconosce però il patto di Rapallo e si rifiuta di sgomberare la città come ordinatogli dal generale Caviglia.
 Alla fine D’Annunzio cede all’intimazione passando i poteri ad un governo provvisorio ma solo dopo la minaccia del generale italiano di bombardare Fiume. A Rapallo le due delegazioni giungono il 7 novembre e, mentre quella italiana viene ospitata a New Casino Hotel (oggi Excelsior Palace Hotel),gli jugoslavi prendono alloggio all’Hotel Imperiale. Per l’Italia sono presenti il ministro degli Esteri Carlo Sforza e quello della guerra, Bonomi, il senatore Salata, il Capo di Stato Maggiore della Marina ammiraglio Acton e il generale Badoglio. Manca il Presidente del Consiglio Giolitti trattenuto a Roma da impegni di governo, ma é solo un contrattempo. Egli sarà, infatti, a Rapallo alcuni giorni dopo per la firma del Trattato.

La delegazione jugoslava è invece guidata dal Presidente del Consiglio Vesnic, accompagnato dal ministro degli Esteri Trumbic e da quello alle Finanze, Stojanovic.
 A Villa Spinola (poi Pesenti) i lavori per definire le questioni Fiume e Dalmazia iniziano l’8 novembre e proseguono senza sosta intervallati da una breve visita di saluto alla delegazione italiana del sindaco di Rapallo, Lorenzo Ricci, accompagnato dai colleghi di giunta e dal consigliere provinciale Bontà.
 La villa, in cotto, di stile inglese, era stata costruita ail’inizio del Novecento dal marchese Ugo Spinola ed ospitò più volte membri di Casa Savoia. Devastata dalle occupazioni militari successive all’8 settembre 1943, sarà ceduta, dopo l’ultima guerra, al duca Nicolino De Ferrari che la rimise in pristino, sostituendo al sommo del grande cancello il proprio stemma a quello degli Spinola. La villa è in territorio rapallese.

Il  Presidente del Consiglio Giovanni Giolitti
 assieme ai Ministri Sforza, Bonomi
 e al Generale Badoglio

Foto di gruppo per i delegati italiani presenti
 alla conferenza italo-jugoslava

Il Trattato venne siglato il 12 novembre 1920 alle 23.45 e con esso vennero attribuite all’Italia: Zara e le Isole di Cherso, Lussino, Lagosta e Pelagosa, mentre le altre isole e la Dalmazia restarono al nuovo Regno di Jugoslavia con la ‘coda’ polemica della città di Fiume, con reazioni anche violente dopo essere stata dichiarata: ‘Stato Libero’. La ratifica jugoslava del Trattato di Rapallo porta la data del 22 novembre, quella italiana del 2 febbraio 1921.



La delegazione italiana, alloggiata al New Casino Hotel (nella foto) era guidata dal Ministro della guerra Bonomi,dall’Ammiraglio Acton e dal Generale Badoglio.
Quella jugoslava, ospitata all’Imperial Palace Hotel, comprendeva il Presidente del Consiglio Vesnic ed i Ministri Trumbic e Stojanovic

Il 10 aprile 1922 in occasione della Conferenza di Genova, i ministri italiani Facta e Schanzer si incontrarono a Rapallo con gli jugoslavi Vasic e Nincic per risolvere alcune questioni relative all’applicazione del trattato.
E’ curiosa la polemica di carattere strettamente locale che, per diversi anni, fece capo all’esatta ubicazione geografica del Trattato Italo-Jugoslavo.

Alcuni giornali dell’epoca individuarono la sede dello storico incontro in Santa Margherita Ligure con la protesta delle autorità politiche rapallesi delle quali si fece portavoce anche un periodico locale, ‘Il Mare‘.
 Per la tranquillità dei rapallesi il conte Sforza il 13 novembre, al momento di lasciare la cittadina rivierasca, rassicurò il sindaco Ricci confermandogli che l’accordo avrebbe preso il nome di ‘Trattato di Rapallo’, un’affermazione poi supportata dall’invio di una copia dello storico documento con lettera autografa datata
 17 novembre 1920.
 Non fu il solo segno di apprezzamento: il Presidente del Consiglio jugoslavo Vesnic inviò infatti una lettera di ringraziamento al Sindaco per l’accoglienza ricevuta assieme ad un’offerta di 2.500 lire da destinare in beneficenza.


Rapallo, 5.4.2011