IL RITROVAMENTO DEL PORTOLANO SACRO GENOVESE

Marcella Rossi Patrone

Nel 2013, a qualche hanno dal ritrovamento, la dottoressa Valentina Ruzzin ha pubblicato un incantevole saggio di storia medievale: La Bonna Parolla. Il portolano sacro genovese. Al convegno dal titolo Le Portulan sacré. La geographié religieuse de la navigation au Moyen Âge, tenutosi a Friburgo lo stesso anno, l’intervento genovese ha suscitato grande interesse per il valore scientifico della scoperta, presentata dalla stessa Ruzzin e contestualizzata dalla prof. Valeria Polonio. Abbiamo avuto il privilegio ed il piacere di incontrare entrambe; riteniamo valga la pena divulgare l’argomento.

L’autrice del saggio citato, che da oltre un decennio svolge ricerca storica sugli atti notarili liguri dei secoli XII-XV, ci spiega chiaramente cosa sia un portolano sacro, conosciuto tra gli esperti come Santa Parola: «Si tratta, volendola definire rapidamente nella sua sostanza, di una lunga preghiera in uso presso la marineria del medioevo, strutturata come un elenco di invocazioni volte ad impetrare il soccorso di Dio, di Maria, dei santi e dei beati patroni di alcuni particolari luoghi, il cui dettato è organizzato in prevalenza secondo un particolare itinerario geografico, che racchiude gran parte del mondo allora conosciuto». Fino al ritrovamento l’unico manoscritto tramandato risaliva ad un codice del tardo XV secolo, conservato presso la Biblioteca Nazionale di Firenze. L’esemplare genovese, rinvenuto dalla dottoressa Ruzzin presso l’Archivio di Stato di Genova col titolo di Bonna Parolla, è l’unica altra testimonianza di questa devozione marittima.

Se l’origine e la diffusione della Santa Parola rimangono sconosciute, il manoscritto di Firenze ne ha descritto chiaramente l’uso:

«Incomincia la Santa Parole (sic). Si dice in galea o nave o altra fusta quando fussino stati alcuno giorno sanza vedere terra».

Tutti sanno del legame tra i santuari ed il mare, che si manifesta in modi e situazioni differenti. Alcuni santuari prendono spesso il nome dal mare o da santi protettori dei marinai, a loro volta i marinai ricordano bene i santuari costieri cui rivolgere le loro preghiere. Gli ex voto marinari rimangono poi la più semplice e visibile testimonianza di questo legame.

Dalla Palestina il cristianesimo si diffuse precocemente e rapidamente lungo le coste liguri, affacciate sul mar Mediterraneo. La sua radicata presenza affiancò per secoli le relazioni politiche e commerciali connesse alla navigazione, lungo le rotte mediterranee da e verso la terraferma. Dopo il crollo dell’Impero Romano d’Occidente, sotto il dominio bizantino, longobardo e carolingio le vie del mare non persero importanza: la navigazione di cabotaggio fu praticata con perizia e continuità anche prima del X secolo, quando decollò l’attività marittima ligure. Lungo la costa passava infatti la rotta che univa i porti tirrenici a quelli del mediterraneo occidentale ed i liguri non dimenticarono mai l’esperienza acquisita con Etruschi, Romani e Bizantini. La documentazione rimane scarsa, comunque lo attestano alcuni particolari episodi che ci piace ricordare. Alla fine del VII secolo il mondo mediterraneo si trovò diviso in mondo romano germanico, mondo bizantino e mondo arabo, nuova espressione di uno stato teocratico in rapida espansione territoriale. Nei primi decenni dell’VIII secolo gli arabi invasero la Sardegna e si impadronirono di Cagliari, dov’erano custoditi i resti di Sant’Agostino. Il re cattolico longobardo Liutprando ordinò allora una spedizione navale per metterli in salvo e sbarcarli a Genova, da dove furono trasferiti a Pavia. Successivamente Carlo Magno assegnò ai territori liguri la protezione delle coste, isole comprese, e non esitò ad inviare in Liguria un proprio notaio perché allestisse una flotta adeguata al trasporto di un elefante, un ingombrante dono diplomatico del califfo di Bagdad; l’elefante fu sbarcato a Portovenere e raggiunse incolume la corte imperiale, dove visse per anni. Alla fine del IX secolo il vescovo Sabatino mandò alcune navi a Sanremo, per salvare e custodire a Genova le reliquie di San Romolo, in pericolo per le incursioni degli arabi stanziati a Frassineto, in Provenza. Nell’Alto Medioevo, quindi, la tradizione marinara ligure perdurò in difesa della dignità civile e della libertà religiosa. Nel 934 una flotta araba arrivò ad assaltare e saccheggiare Genova e la reazione fu immediata: una spedizione navale annientò il nemico, recuperando prigionieri e bottino. Quest’unica aggressione, ricordata con enfasi dagli annalisti di ambo le parti, confermò la forza della città, che nei decenni successivi passò definitivamente al contrattacco. Da questo momento Genova prese a costruire la propria affermazione sul mare con la supremazia navale, cui aggiunse la creazione di un geniale sistema mercantile e finanziario. Si cominciò a navigare studiando gli astri, i venti, le correnti e le coste, utilizzando lo scandaglio. Il cabotaggio permise di orientare la navigazione e di fare il punto nave riconoscendo il litorale, ma anche di localizzare le correnti e le secche, gli approdi e gli scogli. Quando gli strumenti di bordo erano scarsi, si tendeva a non perdere di vista la terraferma, appoggiandosi alla memoria geografica ed al portolano, che nel Medioevo si affermò come un vero e proprio genere letterario. I portolani indicavano qualsiasi irregolarità costiera utile e descrivevano le manovre necessarie per evitare i pericoli, avvalendosi di una tradizione ininterrotta di uso ed esperienza. Il Medioevo fu permeato di una religiosità che coinvolse la vita privata e le relazioni sociali, il pensiero e la parola. Il mare ebbe un’importante dimensione religiosa, connessa innanzi tutto ai pellegrinaggi nei luoghi santi della cristianità ed alle crociate, che rappresentarono anche un’esperienza marittima. Tra tempeste e bonacce, in mare si era in continuo pericolo e si recitavano le preghiere dei naviganti. Scrive l’Anonimo Genovese alla fine del XIII secolo:

«Noi chi semper naveghemo

E ‘n perigor semo

En questo perigoloso mar,

ni mai possamo repossar,

no devemo uncha cesar

lo pietoso De pregar

che ne scampe, con soi santi,

da li perigoli, chi son tanti,

…..

non compaiono né stelle, né sole, né luna;

scuro è il cielo di questa tempesta;

e non abbiamo nemmeno la speranza

di poter giunger al porto;

…..

En sì greve ruyna

no savemo aotra meixina

de qual alcun de noi spere

se no far a De preghere,

chi za mai no abandona

chi ge fa pregera bonna

e in gran tribulacion

sa tosto dar salvacion».

Mentre si faceva pregera bonna, con grande conforto si riconoscevano le chiese allineate luogo la costa, come i grani di un rosario. Molteplici usanze religiose si associarono così alla navigazione ed i santuari punteggiarono le coste, destinatari di preghiere e insieme puntuali riferimenti per le rotte.

Da oltre un secolo gli storici studiano la litania della Santa Parola recitata dai marinai medievali, ma la ritrovata versione genovese mostra oggi alcune differenze rilevanti. Rispetto a quella toscana, considerata mutila, la litania ligure ha la stessa struttura, ma aggiunge un’introduzione, un’orazione conclusiva e, come illustra Valentina Ruzzin, ha alcune particolarità. Premesso che le due versioni presentano la stessa la forma, che forniscono entrambe testimonianze religiose, storiche, geografiche, sociali ed economiche, soffermiamoci solo sul testo genovese.

La Bonna Parolla si divide in due parti: nella prima, secondo l’ordine gerarchico, ci si rivolge ai santi più importanti ed a quelli dei naviganti; nella seconda, che è la più lunga, ci si rivolge ai titolari di particolari luoghi sacri, presenti lungo le coste mediterranee e atlantiche. La litania segue una vera e propria rotta, che parte dal vicino Oriente e continua verso l’Europa senza alcuna rappresentazione grafica, come accade nel portolano. Per questo motivo si parla oggi di portolano sacro.

Resoconti di navigazione attestano che la marineria genovese ricorreva a questa preghiera in situazioni pericolose, particolarmente quando mancava la visibilità. Citiamo ad esempio il caso di Anselmo Adorno, nobile fiammingo di origine genovese, che nel 1470 salpò da Genova su una nave diretta in Terrasanta. L’Adorno descrisse come, per una fitta nebbia al largo della Sicilia, tutti gli imbarcati avessero intonato per diverse sere la Santa Parola.

La Bonna Parolla, prima solo immaginata, è ora leggibile. Lo scorso autunno, in occasione della mostra documentaria Tutti i Genovesi del Mondo, l’archivio di Stato di Genova ha esposto in una teca questo manoscritto anonimo, come primo documento. Appare scritta ordinatamente, sia pur con qualche correzione, in cinque colonne, su un bifoglio filigranato di secondo utilizzo. Recentemente la prof. Valeria Polonio ha anche tenuto la pubblica conferenza Andare per mare nel Medioevo: il portolano sacro dei liguri (Genova, 10 marzo 2016 Accademia Ligure di Scienze e Lettere – Palazzo Ducale).

La preghiera ligure si apre con l’esortazione illuminante

« Ostae su, varendomi, e diremo la Bonna Parolla da pardie, che Deo ne fassa salvi ».

tradotto

« Funi su, valentuomini, e diciamo la Buona Parola da partire, affinché Dio ci faccia salvi ». (Ruzzin)

Era quindi detta da pardie, ovvero per partire e benedire la partenza, non solo quando si navigava in difficoltà. Spiega Valentina Ruzzin: «Pensata dai genovesi per essere detta alla partenza, l’originaria litania potrebbe essersi propagata altrove, non diversamente da quel che è accaduto con altre realtà della nautica mediterranea… Dal momento che la partenza pare dunque essere il vero fulcro della Bonna Parolla genovese, si è proceduto ad indagare sommariamente alcune fonti documentarie in questa direzione». Cosicché si va a scoprire che questa pratica era comune già nella Genova del XIV secolo, tanto che un secolo dopo venne utilizzata come decorrenza ufficiale dei giorni di servizio pagati dal Comune agli imbarcati sulle galee.

Dee n’aie (Dio ci aiuti), ripetevano i marinai genovesi ad ogni invocazione, iniziando a raccomandarsi per tre volte alla basilica del Santo Sepolcro, a Maria ed alla croce del Monte Calvario in Terrasanta, il vertice della devozione. Continuavano poi invocando i santi, 41 in ordine d’importanza, qui in ordine trascritti:

Sam Pee e Sam Pero de Roma

Sam Zoane Baptisto e lo Evangelisto

lo angero Sam Michael

lo angero Sam Raffael

lo angero Sam Carbie,

lo angero cherubim

lo angero serafim

lo apostolo Santo Andrea

lo apostolo mese Sam Iacomo

lo apostolo mese Sam Feripo

lo apostoro mese Sam Berthome

lo apostoro m(ese) Sam Simon e Iuda

lo apostoro m(ese) Sam Mathee

lo apostoro m(ese) Sam Tadee

lo apostoro m(ese) Sam Bernabe

lo apostoro m(ese) Sam Pee

lo apostoro m(ese) Sam Mathia

lo apostoro m(ese) ***

lo avangelista mese Sam Luca

lo avangelista mese Sam Marcho

lo evangelista mese Sama Zoane

lo evangelista mese Samb Mathee

lo martoro m(ese) Sam Lorenso

lo martoro m(ese) Sam Vicentio

lo martoro m(ese) Sam Sibastiam

lo martoro m(ese) Sam Stevam

lo martoro m(ese) Sam Fabian

lo docto m(ese) Sam Grigorio

lo docto m(ese) Sam Avostim

lo docto m(ese) Sam Anbroxio

lo docto m(ese) Sam Ieronimo

lo confesao m(ese) Sam Francesco

lo pricao m(ese) Sam Domeneg

lo barom m(ese) Santo Antogno Corposamto

lo barom m(ese) Santo Cristofam

lo acorreo mesamc Sam Micherozo

lo acorreo m(ese) Sam Theramo

lo cavare m(ese) Sam Zorzo

lo cavare m(ese) Sam Martino.

Nel terzultimo, Sam Theramo riconosciamo il protettore dei marinai Sant’Erasmo detto anche Sant’Elmo.

Da Oriente inizia poi il sacro itinerario, differente da quello toscano a volte per l’ordine d’invocazione, a volte per le località menzionate, a volte per le chiese menzionate. In volgare sono invocati ben 129 riferimenti e nell’ ordine si riconoscono:

1) il monastero di Santa Caterina,

1) il monastero di Santa Caterina, Monte Sinai

2) il monastero di Ayios Sabas, Alessandria d’Egitto

3) San Salvatore ?, Lattakieh

4) il monastero di Santa Maria, Monte Carmelo

5) la chiesa di San Giorgio (moschea al-Kidr), Beirut

6) il monastero di Stavrovouni

7) la chiesa di Santa Maria della Cava, Famagosta

8) la chiesa di San Giovanni, Rodi

9) la chiesa di Sant’Antonio, Rodi

10) il convento di San Francesco, Feodosija

11) la chiesa di San Michele, Pera (Istanbul)

12) Santa Sofia, Istanbul

13) la chiesa di Ayios Dimitrios, Thessaloniki

14) la chiesa di San Giorgio, Metilene

15) la chiesa di Sant’Isidoro, Chios

16) la chiesa di San Pantaleone, Chios

17) la chiesa di Santa Maria, Chios

18) la chiesa di Ayia Paraskevi, Candia

19) il monastero di San Michele, Capo Maleas

20) San Leone (?), Methoni

21) la chiesa di Sveti Vlaho, Dubrovnik

22) la chiesa di San Marco, Zara

23) la chiesa di San Marco, Venezia

24) la chiesa di San Ciriaco, Ancona

25) la chiesa di San Nicola, Bari

26) la basilica di San Michele Arcangelo,Monte Sant’Angelo

27) la chiesa di Santa Maria del Casale, Brindisi

28) la chiesa di San Cataldo, Taranto

29) la chiesa di Santa Maria di Leuca

30) la chiesa di Santa Maria della Scala, Messina

31) la chiesa di Santa Lucia, Siracusa

32) la chiesa di Sant’Agata, Catania

33) la chiesa di Santa Caterina, Malta

34) la cappella di San Dimitri, Garb, Gozo

35) San Cristoforo (?), Agrigento

36) Sant’Oberto (?), Sciacca

37) la chiesa Maria Santissima Annunziata, Trapani

38) la chiesa di Sant’Oliva, Palermo

39) la chiesa di San Bartolomeo, Lipari

40) la chiesa di Sant’Andrea, Amalfi

41) la chiesa di San Matteo, Salerno

42) la chiesa di San Costanzo, Capri

43) la chiesa di Santa Maria di Piedigrotta, Napoli

44) lachiesa di Santa Restituta, Ischia

45) la chiesa della Santissima Annunziata, Gaeta

46) la chiesa della Santissima Trinità, Gaeta

47) Sette pomi (?), Roma

48) Santa Fermina di Civitavecchia

49) la chiesa di Santa Manza, Bonifacio

50) il convento di San Francesco, Calvi

51) la cappella di Sant’Antonino, Ersa

52) San Nicola (?), Piombino

53) San Ranieri di Pisa (santo patrono)

54) la chiesa di Santa Maria della Spina, Pisa

55) il santuario di Santa Liberata, Cerreto Guidi, Firenze

56) Volto Santo, Lucca

57) Santa Zita, Lucca

58) San Francesco di Assisi, La Spezia (?)

59) monastero di San Venerio del Tino, La Spezia

60) l’ eremo di Sant’Antonio di Punta Mesco, La Spezia

61) la chiesa di San Francesco, Chiavari

62) la chiesa di San Michele, San Michele di Pagana, Genova

63) Santa Margherita Ligure, Genova

64) l’abazia di San Fruttuoso, Capodimonte, Genova

65) la chiesa di San Nicolò, Capodimonte, Genova

66) la chiesa di San Gerolamo, Quarto, Genova

67) la chiesa di San Giuliano, Albaro, Genova

68) la chiesa di San Siro e Lorenzo, Genova

69) la chiesa di Nostra Signora del Carmine, Genova

70) la chiesa di Santa Maria del Garbo in Polcevera, Genova

71) la chiesa di Santa Maria, Coronata, Genova

72) la chiesa di Sant’Andrea, Sestri, Genova

73) la chiesa di Sant’Ambrogio,

74) la chiesa di San Pietro, Vesima, Genova

75) la chiesa di San Nazario e Celso, Arenzano, Genova

76) il convento di San Domenico, Varazze, Savona

77) la chiesa di Santa Maria, Savona

78) la chiesa di San Paragorio, Noli, Savona

79) l’abazia di Santa Maria di Finalpia, Savona

80) la chiesa di Santa Margherita, Noli, Savona

81) la chiesa di San Martino, Albenga, Savona

82) la chiesa di Sant’Elmo, Diano Marina, Imperia

83) la chiesa di San Maurizio, Porto Maurizio, Imperia

84) la cappella di Saint-Hospice, Cap Ferrat

85) Île Saint-Honorat (località)

86) Île Sainte-Marguerite (località)

87) abazia di Saint-Victor, Marseille

88) Sant’Antonio abate (reliquie), Vienne

89) chiesa di Saint-Paul, Narbonne

90) la chiesa di Saint-Pierre, Villeneuve-lès-Maguelone

91) la chiesa de Santa Eulalia, Barcelona

92) il monastero di Santa María de Montserrat, Barcelona

93) la chiesa di Santa María (detta La Ceu), Palma de Mallorca

94) la chiesa di Sant Nicolau, Palma de Mallorca

95) la chiesa di Santa María, Minorca

96) la chiesa di Santa María la Mayor, Ibiza

97) la chiesa de la Asunción de Nuestra Señora, Valencia

98) il monasterio de San Ginés de la Jara, Cartagena

99) la chiesa di Santa Cruz, Cádiz

100) El Puerto de Santa María, Cádiz

101) la chiesa di Santa María de la Sede, Sevilla

102) la chiesa di Santa Ana, Triana, Sevilla

103) Real Monasterio de Nuestra Señora de Guadalupe, Cáceres

104) Sanlúcar de Barrameda

105) il santuario de Nuestra Señora de Regla, Chipiona

106) Cabo de São Vicente

107) San Giuliano (?), Lisbona

108) Sant’Eustachio (?), Isole Berlengas

109) monastero di San Estevo (?), Isla de Faro

110) eremo di San Guillermo, Finisterre

111) la chiesa di Nuestra Señora de la Blanca, Muxía

112) Santiago de Compostela

113) La Coruña

114) monastero di Saint-Mathieu, Pointe Saint-Mathieu

115) cappella di St Clare, Dartmouth

116) il convento di St Francis, Plymouth

117) il priorato di Belvoir, Belvoir, Leicestershire

118) l’abazia di Netley, Netley, Hampshire

119) la chiesa di St Paul, Londra

120) la chiesa di St Thomas, Canterbury

121) la chiesa di Holy Cross, Goodnestone, Kent

122) San Luigi di Francia

123) la chiesa di Saint-Denis, Parigi

124) Sinte-Katherine, Ostende

125) San Giovanni (?), Sluis

126) San Cristoforo (?), Sluis

127) la basilica du Saint-Sang, Bruges

128) Unserer Lieben Frauen St. Marien, Altenburg

129) Reichsabtei Weingarten, Weingarten.

Riusciamo a ricordare qualche chiesa o qualche località?

Per calarci nell’itinerario, su gentile concessione della dottoressa Valentina Ruzzin, replichiamo una delle quattro tavole geografiche della pubblicazione.

Scopriamo qualche punto?

 

 

Commentiamo brevemente. Nella parte medio orientale e adriatica l’itinerario ligure si concentra sulle colonie genovesi e sulle tradizionali mete commerciali, circumnaviga la Sicilia, tocca la Campania, il Lazio, la Corsica, la Toscana e chiaramente presta grandissima attenzione alla Liguria ed ai luoghi ad essa limitrofi. Prosegue lungo le coste francesi, iberiche, inglesi e torna sul continente menzionando i porti fiamminghi. Dopo l’itinerario, la litania continua con l’invocazione a nove sante: la bea Madarenna, madona Santa Catarina, m(adona) Santa Agneize, m(adona) Santa Lucia, m(adona) Santa Seseiria, m(adona) Santa Elizabeta, m(adona) Santa Apolonia, m(adona) Santa Orsora, madona Santa Ihaira, Santa Ihera. Santa Chiara è invocata per ultima e per due volte. Il testo genovese non si esaurisce con la duplice invocazione a santa Chiara, ma mostra il suo senso chiudendo con una preghiera che pare una liturgia: « …il capitano, come pare dai registri galearum, o persino un prete, se a terra? – si rivolge agli uomini di prua, prima in volgare e poi in latino, esortandoli a rispondere secondo un canone precostituito. L’equipaggio è prima di tutto oggetto di un invito a recitare tre Avemaria e tre Padre Nostro, per pregare Dio, la Vergine e messe San Giuliano, che hanno fatto uscire la nave da un buon porto, affinché la riconducano, con gli imbarcati e la mercanzia, ad uno ancora migliore; successivamente è partecipe di quella che pare una sorta di invocazione Commentiamo brevemente. Nella parte medio orientale e adriatica l’itinerario ligure si concentra sulle colonie genovesi e sulle tradizionali mete commerciali, circumnaviga la Sicilia, tocca la Campania, il Lazio, la Corsica, la Toscana e chiaramente presta grandissima attenzione alla Liguria ed ai luoghi ad essa limitrofi. Prosegue lungo le coste francesi, iberiche, inglesi e torna sul continente menzionando i porti fiamminghi. Dopo l’itinerario, la litania continua con l’invocazione a nove sante: la bea Madarenna, madona Santa Catarina, m(adona) Santa Agneize, m(adona) Santa Lucia, m(adona) Santa Seseiria, m(adona) Santa Elizabeta, m(adona) Santa Apolonia, m(adona) Santa Orsora, madona Santa Ihaira, Santa Ihera. Santa Chiara è invocata per ultima e per due volte. Il testo genovese non si esaurisce con la duplice invocazione a santa Chiara, ma mostra il suo senso chiudendo con una preghiera che pare una liturgia: « …il capitano, come pare dai registri galearum, o persino un prete, se a terra? – si rivolge agli uomini di prua, prima in volgare e poi in latino, esortandoli a rispondere secondo un canone precostituito. L’equipaggio è prima di tutto oggetto di un invito a recitare tre Avemaria e tre Padre Nostro, per pregare Dio, la Vergine e messe San Giuliano, che hanno fatto uscire la nave da un buon porto, affinché la riconducano, con gli imbarcati e la mercanzia, ad uno ancora migliore; successivamente è partecipe di quella che pare una sorta di invocazione scaramantica, forse, di non semplice interpretazione. Si richiamano oggetti reali – il ghindazzo, la sentina, il timone – posti in condizione di pericolo o una serie di eventualità cui scampare. Tutto è comunque volto a richiedere a Dio una bonna nocte per tutti… Con le ultime parole della litania si chiede a Dio una notte quieta, un mare tranquillo, un vento sicuro. Sono probabilmente originali, le sole esclusive di questa preghiera; sono semplici e dirette. In fondo, ad una buona navigazione non si può aggiungere altro». (Ruzzin)

Concludendo, il ritrovamento della Bonna Parolla testimonia come a Genova la litania marinara fosse già recitata nel XIV secolo ed apre a nuove ricerche. Evidentemente una caratteristica del portolano sacro fu quella di modificarsi nel tempo ad opera dei marinai, secondo le particolari devozioni, le trasformazioni delle chiese, le diverse rotte. Siamo di fronte ad una pagina fondamentale della storia marinara italiana in Europa: una geografia sacra, dove la funzione religiosa si sposa a quella geografico-orientativa, dove i simboli diventano anche segnali. Accade ancor oggi nel mondo della navigazione. E non dimentichiamo che i pescatori, di generazione in generazione, hanno tramandato le posizioni di pesca ricorrendo a precisi punti d’orientamento a terra, tra cui le chiese ed i campanili che orlano le coste europee.

Ringraziamo allora i giovani studiosi genovesi, impegnati in progetti esemplari di ricerca e didattica, che oggi affrontano la ricchezza della storia medievale, ne trasmettono la vivacità ed offrono indispensabili strumenti per la comprensione del mondo attuale. Ringraziamo chi li sostiene.

Genova Nervi, 16 maggio 2016

Bibliografia:

Anonimo Genovese, Le poesie storiche, testo e versione italiana a cura di Jean Nicolas, Editore Casabianca (per conto dell’associazione “A Compagna” di Genova), Sanremo, 1983.

Bacci Michele, Rohde Martin (Edité par), Le Portulan sacré. La geographié religieuse de la navigation au Moyen Âge, Colloque Fribourgeois 2013, De Gruyter, Germany, 2014.

Bacci Michele, Portolano sacro. Santuari e immagini sacre lungo le rotte di navigazione del Mediterraneo tra tardo Medioevo e prima età moderna, in: E. Thunø and G. Wolf (eds.), The Miraculous Image in the Middle Ages and Renaissance, L’Erma di Bretschneider, Rome, 2004, pp. 223- 248.

Bellomo Elena, Sapere nautico e geografi a sacra alle radici dei portolani medievali (secoli XII-XIII) [a stampa in Dio, il mare e gli uomini, Quaderni di storia religiosa”, 15 (2008), pp. 215-241

Mannoni Tiziano, Quando il mare diventa una grande via di comunicazione, in Storia della cultura ligure, a cura di Dino Puncuh, 2, Genova 2004 (Atti della Società Ligure di Storia Patria, n.s. 118)Ruzzin Valentina, La Bonna Parolla. Il portolano sacro genovese, Atti della Società Ligure di Storia Patria, Brigati, Genova, 2013.

Ruzzin Valentina, Alcune osservazioni in merito al ritrovamento della Bonna Parolla genovese, in Le Portulan sacré…(cit.), pag. 221.

Polonio Valeria, La Liguria e la sua originalità: una variante del Portolano sacro, in Le Portulan sacré…(cit.), pag. 227.

 

Rapallo, 20 maggio 2016