AFFONDAMENTO DELLA PETROLIERA
Il 1º dicembre 1941
IRIDIO MANTOVANI
E della sua scorta
Ctp ALVISE DA MOSTO
Il 1º dicembre 1941 l’Arno, di nuovo insieme alle altre navi Ospedale: Virgilio e Laurana, fu mandata a cercare i sopravvissuti della grossa nave cisterna Iridio Mantovani e del cacciatorpediniere Alvise da Mosto che la stava scortando, affondati circa 75 miglia a nord-ovest di Tripoli (rispettivamente in 33°53′ N e 12°50′ E e 33°53′ )
La petroliera Iridio Mantovani e le sue gemelle erano le più grandi, moderne e veloci motonavi cisterna italiane della loro epoca: gioielli della cantieristica italiana, erano le “superpetroliere” del tempo, e tra le navi cisterna più grandi al mondo al momento della loro costruzione.
Cacciatorpediniere ALVISE DA MOSTO
Il 1° dicembre 1941, la petroliera Iridio Mantovani era in navigazione da Trapani a Tripoli con un carico di prodotti petroliferi. Verso le ore 13.20, quando ormai si trovava a poche ore dall’arrivo a Tripoli, fu attaccata e ferita gravemente da 4 aerei Blenheim del 107° Sq. della R.A.F. di Malta.
Alle ore 16.45 fu nuovamente attaccata da aerei nemici e colpita mortalmente con bombe. Abbandonata dall’equipaggio con incendio a bordo, venne poco dopo raggiunta e affondata a cannonate da una formazione navale UK, composta dagli incrociatori Aurora e Penelope e dal cacciatorpediniere Lively, in Lat. 33°50’N e Long. 12° 50’E (circa 60 miglia a nord-nord-ovest di Tripoli).
M/n IRIDIO MANTOVANI
Un po’ di storia…
Bandiera | Flag | Italiana – Italian |
Armatore | Owner | Agenzia Generale Italiana Petroli – Roma – ITALY |
Impostazione chiglia | Keel laid | 27.01.1938 |
Varo | Launched | 22.12.1938 |
Consegnata | Delivered | 13.05.1939 |
Cantiere navale | Shipyard | Cantieri Riuniti dell’Adriatico – Monfalcone – ITALY |
Costruzione n. | Yard number | 1204 |
Tipo di scafo | Hull type | scafo singolo – single hull |
Materiale dello scafo | Hull material | acciaio – steel |
Nominativo Internazionale | Call Sign | I B K I – |
I.M.O. International Maritime Organization | 5615034 | |
M.M.S.I. Maritime Mobile Service Identify | ||
Compartimento Marittimo | Port of Registry | Genova |
Numero di Registro | Official Number | 2350 |
Posizione attuale | Actual position | CLICCA QUI / CLICK HERE |
Stazza Lorda | Gross Tonnage | 10.539 Tons |
Stazza Netta | Net Tonnage | 6.826 Tons |
Portata (estiva) | DWT (summer) | 14.770 Tonn |
Lunghezza max | L.o.a. | 158,50 m |
Lunghezza tra le Pp | L. between Pp | |
Larghezza max | Breadth max | 20,90 m |
Altezza di costruzione | Depth | |
Bordo libero (estate) | Summer Freeboard | |
Velocità massima | Max speed | 16,0 kn |
Con la pelle appesa a un chiodo
Con le gemelle Sergio Laghi, Franco Martelli e Giulio Giordani – tutte battezzate, per disposizione del governo, con nomi di militari decorati di Medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria –, faceva parte del programma di modernizzazione della flotta AGIP, avviato a fine anni Trenta con l’espansione commerciale della compagnia. Tale programma, che nelle intenzioni doveva dotare l’AGIP di una flotta all’avanguardia per l’epoca, prevedeva la realizzazione di quattro motocisterne da 10.500 tsl e 15.000 tpl (appunto Mantovani, Laghi, Martelli e Giordani) per il lungo corso, quattro motocisterne più piccole da 2000 tpl (da impiegarsi sulle rotte con la Libia e l’Africa Orientale) e due di dimensioni ancora più ridotte, 1000 tpl (per il traffico con la Dalmazia) e 600 tpl (per il traffico con il Dodecaneso).
UN PO’ DI STORIA…
col supporto di Wikipedia
27 gennaio 1938
La Iridio MANTOVANI
Impostata nei Cantieri Riuniti dell’Adriatico di Monfalcone (numero di costruzione 1204).
22 dicembre 1938
Varata nei Cantieri Riuniti dell’Adriatico di Monfalcone, alla presenza del Ministro delle Comunicazioni, Giovanni Host-Venturi, in rappresentanza del governo.
Essendo una costruzione interamente autarchica, la stampa dà gran risalto al varo della Mantovani e della gemella Franco Martelli.
13 maggio 1939
Completata (seconda delle quattro unità della sua serie ad entrare in servizio) per l’Azienda Generale Italiana Petroli (AGIP), con sede a Roma.
28 novembre 1940
Requisita dalla Regia Marina, senza essere iscritta nel ruolo del naviglio ausiliario dello Stato.
9 gennaio 1941
Derequisita dalla Regia Marina.
1° maggio 1941
Nuovamente requisita dalla Regia Marina, ancora senza essere iscritta nel ruolo del naviglio ausiliario dello Stato.
La petroliera I.Mantovani in navigazione – (foto da “Il vero traditore” di Alberto Santoni, Mursia, 1981) |
2 maggio 1941
Subito derequisita.
1° novembre 1941
Requisita per la terza ed ultima volta dalla Regia Marina, sempre senza essere iscritta nel ruolo del naviglio ausiliario dello Stato.
14-15 novembre 1941
La Mantovani lascia la Liguria per trasferirsi a sud, scortata dalla torpediniera Giacinto Carini.
I NEMICI
Incrociatore Inglese HMS AURORA
Incrociatore Inglese HMS ARETHUSA
Incrociatore Inglese HMS PENELOPE
Cacciatorpediniere inglese LIVELY
Aerei della RAF Bristol Blenheim
DUE NAVI CON DUE MISSIONI DIVERSE
STESSO DESTINO
CRONACA DELL’AFFONDAMENTO
Il 1º dicembre 1941 il Da Mosto, al comando del capitano di fregata Francesco Dell’Anno (nato a Taranto il 16 ottobre 1902), era di scorta alla grande e moderna motonave cisterna Iridio Mantovani in navigazione, carica di 8.500 tonnellate di carburante, da Napoli a Tripoli. Come abbiamo già visto, alle 13.20 il convoglio italiano fu attaccato da quattro bombardieri Bristol Bleheim del 107° Squadron della Royal Air Force. Centrata da alcune bombe, la petroliera si immobilizzò con gravi danni.
Il Da Mosto prese a rimorchio la petroliera danneggiata ma, causa del suo sbandamento, i cavi si spezzarono.
Alle 16.45 il convoglio fu nuovamente attaccato da aerei: colpita da altre bombe sul ponte di comando, la Mantovani s’incendiò, mentre il Da Mosto recuperava l’equipaggio della petroliera.
Alle 18, furono avvistati fumi all’orizzonte. Il cacciatorpediniere si avvicinò alle navi ritenendo fossero motovedette italiane, ma si trattava invece della Forza britannica K, composta dagli incrociatori leggeri Aurora e Penelope e dal cacciatorpediniere Lively.
Il Da Mosto si avvicinò coraggiosamente fino a 1.000 metri di distanza dalle navi inglesi, lanciò vari siluri aprì il fuoco con i cannoni, emise cortine fumogene, ma la sproporzione di forze rese tutto inutile: ripetutamente colpito, il cacciatorpediniere s’immobilizzò con gravi danni e dovette essere abbandonato dall’equipaggio; mentre era in corso l’abbandono della nave, questa, colpita nel deposito munizioni poppiero, fu scossa dall’esplosione di tale deposito, impennò la prua ed affondò rapidamente di poppa, alle 18.15, in posizione 33°53′ N e 12°28′ O (circa 75 miglia a nordovest di Tripoli).
Il Lively sfilò a bassa velocità e a breve distanza dal gruppo dei naufraghi e dalla nave agonizzante, rendendo loro l’onore delle armi prima di allontanarsi senza raccogliere nessuno. Anche la Mantovani fu finita a cannonate dalle navi inglesi, inabissandosi in posizione 33°50′ N e 12°50′ E; il suo equipaggio fu recuperato dall’Aurora.
Dell’equipaggio del Da Mosto scomparvero in mare 138 uomini, mentre il comandante Dell’Anno ed altri 134 superstiti furono recuperati da unità italiane.
Il comandante Dell’Anno (poi scomparso in mare con il cacciatorpediniere Scirocco) fu decorato con la medaglia d’oro al valor militare per la sua eroica difesa.
Nel corso del conflitto il Da Mosto aveva svolto 79 missioni di guerra per un totale di 23.531 miglia percorse e 1.440 ore di moto.
Comandanti
Capitano di fregata Giangiacomo Ollandini (nato a Genova il 2 gennaio 1901) (10 giugno 1940 – novembre 1941)
Capitano di fregata Francesco Dell’Anno (nato a Taranto il 16 ottobre 1902) (novembre – 1 dicembre 1941)
Conclusione
Nel dicembre 1941, l’Italia era in grave difficoltà nel Mediterraneo. La Regia Marina, oberata dai compiti operativi e con risorse energetiche limitate, non riusciva più a garantire una scorta adeguata alle proprie navi mercantili.
La superiorità aeronavale britannica era schiacciante, impedendo efficacemente qualsiasi intervento aereo a protezione dei convogli.
L’affondamento dell’Iridio Mantovani e dell’Alvise da Mosto è un esempio lampante della vulnerabilità italiana in quel periodo che evidenzia la crescente inferiorità rispetto alla potenza navale e aerea britannica.
Le carte di LIMES
(Rivista Italiana di geopolitica)
In questo senso, molti storici individuano nella mancata occupazione dell’isola di Malta da parte di Mussolini e Hitler un fatale errore strategico che portò alla graduale perdita di controllo strategico-militare delle rotte navali commerciali e militari dell’intero Mare Mediterraneo.
Carlo GATTI
Rapallo, 29 Aprile 2025