LE TORRI E GLI SCAGNI
DUE SIMBOLI DELLA GENOVA MERCANTILE
La Repubblica di Genova
Nel periodo delle Repubbliche Marinare, Genova era costellata di torri, con stime che variano da 66 a 80, costruite principalmente dalle famiglie più potenti come elemento di prestigio e difesa del proprio patrimonio, inclusa l’area portuale.
Queste torri non erano necessariamente costruite dagli armatori, ma piuttosto dalle famiglie nobili genovesi, che spesso avevano interessi sia commerciali che politici.
Torre Dei Morchi
Torre degli Embriaci
Torre Maruffo vista dai tetti della Cattedrale di San Lorenzo
(foto di Antonio Figari)
Gli armatori genovesi al tempo delle Repubbliche Marinare, sono stati una componente fondamentale della storia marittima di Genova, protagonisti di una lunga tradizione di attività cantieristica e di trasporto navale. Le principali famiglie armatoriali genovesi, hanno gestito flotte mercantili di grande rilievo, contribuendo allo sviluppo economico della città e del paese.
Gli armatori genovesi, in particolare quelli che appartenevano alle principali famiglie nobili, erano soliti costruire torri proporzionate all’altezza delle loro navi più grandi.
Queste TORRI, spesso erette nelle vicinanze del porto, servivano sia come simbolo del loro potere e ricchezza, sia come punti di osservazione strategici per monitorare le proprie flotte e il traffico marittimo.
Più alta e imponente era la torre, maggiore era la reputazione e il prestigio dell’armatore.
Queste torri, quindi, non avevano solo una funzione pratica di controllo, ma anche un forte valore simbolico e sociale, rappresentando l’importanza degli armatori nella vita economica e politica di Genova.
Vi propongo il LINK di una pregevolissima ricerca sulle Torri di Genova.
iSEGRETIdeiVICOLIdiGENOVA
http://www.isegretideivicolidigenova.com/p/le-torri-di-genova.html
DALLA TORRE ALLO SCAGNO ….
La parola genovese “scagno”, che significa ufficio, scrivania o studio, è attestata fin dal XVI secolo, con il significato di “ufficio commerciale” o “scrivania”. L’etimologia della parola è legata al termine tedesco “Schagen”, che indica un banco o un tavolo da lavoro, e al latino medievale “scannus”.
Lo “Scagno” è una parola molto antica e indicava lo spazio in cui si svolgeva l’attività commerciale e la gestione di materiali, come un ufficio o una scrivania. “Scagno” veniva anche usato per indicare un magazzino o una stanza dove si smistavano merci, soprattutto in riferimento alle banchine storiche di Genova-Porto.
L’Evoluzione del termine:
Nel tempo, il termine ha assunto il significato più ampio di ufficio o studio, sia commerciale che di altro tipo, e anche quello più specifico di scrivania, dove si svolgono attività amministrative o di lavoro intellettuale.
Diffusione:
La parola “scagno” e la locuzione “cammara-scagno” è tipica della “lingua” genovese e non si trova in altre varianti dialettali liguri con la stessa frequenza o significato. La locuzione indicava un ufficio commerciale o una scrivania.
Importanza storica:
L’istituzione dello “scagno” si perde quindi nella notte dei tempi della storia della Repubblica di Genova, e si pensi a quanti magazzini sorgevano lungo la Ripa Maris…
In sostanza, “scagno” è un termine che evoca il mondo del commercio e della gestione dei beni, particolarmente legato alla storia portuale di Genova.
VOCABOLARIO: zeneize.net
stipetto = scagnétto, segretèr [682, FB]
scagno (ufficio/2) = scàgno [FB]
scrittoio/2 (stanza per scrivere o studiare) = scàgno [682]
ufficio/2 (locale, stanza) = scàgno, ofìçio [682, 546]
– oggi scàgno denota l’ufficio, lo studio di qualunque attività; più anticamente era l’ufficio di avvocati, procuratori, notai e agenti marittimi.
Scagnetté. Ebanista , chi lavora di Ebano , oggi nell’uso, artefice il quale con Ebano e altri le gni preziosi, od anche con legni comuni, fa lavori più minuti e più gentili che non farebbe il falegname.
Scagno. Banco, Studio, il Banco è il luogo dove i banchieri custodiscono i denari ed esercitano la lor professione; Studio, stanza destinata allo studio, e segnatamente quella dell’Avvocato, del Procuratore e del Notaio.
F/b –
Iniziamo il nostro viaggio per farvi conoscere un po’ meglio Villa Cambiaso, la sua storia e i vini che in essa vengono selezionati.
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La famiglia Cattaneo Adorno è di antichissima origine genovese e, nel vecchio scagno, gli archivi conservano fin dal Medioevo contabilità e documenti che narrano della coltivazione dell’azienda agricola.
Vivo era l’interesse al vino dimostrato in quelle antiche carte aziendali ma soprattutto a quello che si produceva, con passione e cura, nel Monferrato e nell’Oltrepò Pavese.
Incuriosisce quindi trovare anche conti e filze del secolo scorso che parlavano di vaste distese di vigne, uva e vini pregiati prodotti sulle colline del Genovesato.
Tanto che l’uva Bosco, oggi alla base di molti vini liguri, dal Bianco di Coronata al Bianco delle Cinque Terre, era stata selezionata nei boschi dell’azienda ai primi dell’Ottocento da una mutazione in bianco della Barbera, più rustica e resistente della Bianchetta e del Vermentino.
– La madia di Renata Merlo
Lo scagno: solo chi è “genovese dentro” sa cosa significa questa parola:
Un brulichio di attività
Una vecchia macchina per scrivere, un bugigattolo disadorno, con mobili tarlati, una scrivania e due sedie. Era lo “scagno”, uno stanzino il più delle volte a livello strada dove si facevano nel Centro Storico di Genova contratti a volte di entità milionaria, iniziati magari nella vicina Piazza Banchi conoscendosi con una stretta di mano. In uno scagno di vico Cartai ebbe la sua prima sede la Compagnia di Navigazione di Raffaele Rubattino, al numero 8 rosso.
LO SCAGNO DELL’ARMATORE
(Museo Navale di Pegli)
https://www.museidigenova.it/it/node/8035
Nell’epoca della vela capitano e armatore erano sovente la stessa persona, nella quale confluivano tutte le scelte – da quelle nautiche a quelle commerciali.
Quando i guadagni erano consistenti, il capitano-armatore reinvestiva gli utili incrementando la flotta.
Lo faceva sovente insieme a dei soci, e – per ridurre i rischi – anche diversificando i settori di attività. L’armatore diventava allora un vero dirigente d’azienda.
Nell’ufficio dell’armatore – o scagno come veniva chiamato – si trovano documenti di ordini diversi: quelli commerciali, relativi al traffico delle merci, e quelli più strettamente “marittimi”.
Tra i documenti commerciali, troviamo le polizze di carico, un tipo di documento che certificava che un vettore aveva preso in consegna a bordo di una nave merce di un determinato tipo, con l’incarico di condurla a una destinazione in cambio di un nolo precedentemente pattuito.
Quasi sempre, nell’Ottocento, la merce è accompagnata da una polizza assicurativa, che assicura la merce stessa dalla perdita o dal danneggiamento durante il viaggio.
Le navi, oltre ad essere assicurate per le singole merci, erano assicurate come corpo presso le Società di Mutua Assicurazione stabilite tra armatori di una stessa area: in caso di perdita del veliero, ogni membro della Società contribuiva, per la sua quota, a rifondere il danno del proprietario del bastimento incorso in avaria o naufragio.
Tra i documenti marittimi, ecco i registri contabili di bordo dei viaggi già compiuti: l’armatore li controllava attentamente per vedere se i capitani avevano proceduto a una oculata (e parsimoniosa) gestione.
Lo scagno dell’armatore
SCAGNI E CARRETTE:
GLI IMPRENDITORI PORTUALI GENOVESI A CAVALLO FRA OTTO E NOVECENTO
https://www.acompagna.org/rivista/2020/2/p14.pdf
di Francesco Pittaluga
Lo “scagno”, (foto sopra) inteso come luogo di lavoro e per estensione anche come “filosofia del lavoro” ha origini antichissime. Il termine lo si trova, seppur con alcune variazioni fonetiche, non solo nella parlata ligure ma anche nel veneziano, nel provenzale, nel catalano, nel portoghese, nelle lingue del Baltico e del Mare del Nord laddove, si può dire, erano assimilabili le varie modalità commerciali che hanno sempre unito chi parlava suddette lingue.
Circa poi l’etimologia del termine, tante sono le ipotesi. Fra le più accreditate vi è quella che lo vuole derivato dal latino “scrannum” che indicava il sedile sopraelevato (una specie di “seggiolone per bambini” in scala più grande) dotato di ribalta e scrittoio sul quale stava assiso il responsabile del fondaco o del magazzino dove avveniva lo stoccaggio delle merci che lui stesso poteva così controllare e seguire nel loro smistamento.
A Genova l’istituzione dello scagno si perde nella notte della storia della Repubblica: basti pensare ai tanti magazzini che si stendevano lungo la “Ripa Maris”
(foto sopra).
da F/B
Lo “scagno” a Genova.
Così si era soliti denominare, all’epoca del Comune e della Repubblica, il luogo dove era collocato il banco sul quale i mercanti contavano il denaro e scrivevano i rendiconti economici (lo utilizzavano anche i notai, gli avvocati e i procuratori). Col tempo lo scagno assunse il significato di ufficio, spesso piccolo e poco sfarzoso.
Ma lo scagno, nella realtà genovese, è il “ponte di comando” da cui, generazione dopo generazione, imprenditori, agenti marittimi, intermediari, grossisti hanno diretto i loro traffici in arrivo e in partenza dal porto.
Da quei piccoli locali di Sottoripa, via San Luca, via Luccoli, di tutto il centro e della zona attorno al porto, ieri come oggi, con attrezzature tecnologiche più avanzate, si spostano tonnellate di prodotti.
Lo scagno lo frequentò anche Eugenio Montale, aiutando il padre nell’azienda di famiglia: prodotti chimici, come acquaragia e colofonia nell’ufficio di piazza Pellicceria.
Nello scagno poi si ambientano le macchiette di Govi-Pastorino, genovesi astuti e tirchi (Pignasecca e Pignaverde), pronti ad acchiappare al volo ogni occasione vantaggiosa sulle tariffe delle merci.
Per il titolare lo scagno rimane comunque un luogo magico, il centro di tutto, una ragione di vita, una creatura da curare come un figlio.
Sergio de Nicolai
…..L’AVVISATORE MARITTIMO DI UN TEMPO…..
Farsi identificare dai frati aveva un’importanza vitale per le famiglie dei marinai che da mesi e forse da anni aspettavano notizie dei loro cari; ma era economicamente rilevante soprattutto per l’armatore che aveva il tempo di predisporre i lavori di bordo, il cambio dell’equipaggio, i nuovi noli e le relative destinazioni.
Il santuario di N.S. delle Grazie, posizionato a Zoagli sulla antica ss. AURELIA, aveva sicuramente il compito di vedetta, tuttora testimoniato dagli ex voto appesi ai vecchi muri in centinaia di esemplari e lasciati dai nostri avi-marinai a testimonianza della loro devozione alla Madonna.
Avvenuto il “contatto” tra il Comandante del veliero ed il Capo Guardiano, la missione proseguiva e si esauriva soltanto dopo la avvenuta comunicazione dell’avvistamento del vascello all’armatore o alle autorità portuali preposte. L’operazione si svolgeva in poche ore, alla velocità della carrozza a cavalli.
NOSTRA SIGNORA DELLE GRAZIE – CHIAVARI
UN ANTICO TEMPIO MARINARO
https://www.marenostrumrapallo.it/nostra-signora-delle-grazie-chiavari-tempio-dei-marinai/
di Carlo GATTI
Vallo a spiegare il Mare a chi non c’è nato!
Vallo a spiegare che per Noi, Gente di Mare,
il solo guardarlo è già tutto!
Carlo GATTI
Rapallo, 23 giugno 2025